roberto mioni
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domenica 17 luglio 2022
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vita riempita da ossessione è vita vuota
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La vita di un uomo riempita solo da una ossessione di vendetta è una vita vuota. Poteva scegliere altre strade per sanare traumi e ferite. Così non merita la compassione di nessuno e allontana chiunque potesse aiutarlo e sostenerlo psicologicamente. Orribile la morte di Julio, prossimo padre di famiglia, deciso a dimenticare il passato e a percorrere un cammino di fede. Quest'uomo si renderà conto che non ha annientato il suo dolore, anzi lo ha centuplicato, morto anche lui e abbandonato da tutti. Ma in fondo si tratta di un film e deve seguire altre logiche
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domenica 17 luglio 2022
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il vuoto della vendetta
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La vita di un uomo riempita solo da una ossessione di vendetta è una vita vuota. Poteva scegliere altre strade per sanare traumi e ferite. Così non merita la compassione di nessuno e allontana chiunque potesse aiutarlo e sostenerlo psicologicamente. Orribile la morte di Julio, prossimo padre di famiglia, deciso a dimenticare il passato e a percorrere un cammino di fede. Quest'uomo si renderà conto che non ha annientato il suo dolore, anzi lo ha centuplicato, morto anche lui e abbandonato da tutti. Ma in fondo si tratta di un film e deve seguire altre logiche
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mughetto
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mercoledì 15 novembre 2017
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il desiderio e la realtà
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Freud diceva che "Nei nostri moti inconsci noi sopprimiamo ogni giorno e ogni ora tutti coloro che ci sbarrano la via. ... È una bella fortuna che tutti questi desideri non posseggano l'efficacia che gli uomini preistorici attribuivano loro." Invece Josè coltiva questo desiderio di morte con tenacia e determinazione per otto lunghi anni e lo lascia esplodere fino a che la vendetta non è completa e ha annientato anche lui. Il film non pone nessun interrogativo sul dopo. Rappresenta la costruzione e la realizzazione della vendetta. La costruzione narrativa del perché e del come è affascinante.
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Freud diceva che "Nei nostri moti inconsci noi sopprimiamo ogni giorno e ogni ora tutti coloro che ci sbarrano la via. ... È una bella fortuna che tutti questi desideri non posseggano l'efficacia che gli uomini preistorici attribuivano loro." Invece Josè coltiva questo desiderio di morte con tenacia e determinazione per otto lunghi anni e lo lascia esplodere fino a che la vendetta non è completa e ha annientato anche lui. Il film non pone nessun interrogativo sul dopo. Rappresenta la costruzione e la realizzazione della vendetta. La costruzione narrativa del perché e del come è affascinante. L'iniziale tratteggiamento della figura di Josè come di un impacciato e timido uomo che resta spettatore della vita dei suoi nuovi 'amici' del bar e che sembra innamorarsi di Ana lascia lentamente lo spazio alla vera motivazione di questo attaccamento. Una vendetta attesa per anni, ma che poi si realizza in modo improvvisato e casuale. Il film è a tesi, indugia sulle scene di violenza. Non lascia spazio alla speranza. Resta senza risposte. Ma si lascia guardare con il fiato sospeso fino alla fine. Ottimi primi piani, intensi gli attori.
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angeloumana
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giovedì 10 agosto 2017
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è tardi per la vendetta
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“Una vita non può essere piena di niente e si può riempire di un’ossessione che non abbandona, che anzi la anima, le dà senso”: queste parole mi ero scritto a proposito del film Il Segreto dei Suoi Occhi, e a questo film La Vendetta di un Uomo tranquillo rimanda. Sempre di un’ossessione si tratta: nel caso di questo film quella di vendicare la morte violenta della sua fidanzata e del papà di lei, nella loro gioielleria, per mano di tre rapinatori. José (Antonio de la Torre) aspetterà 8 anni per consumare la sua vendetta, 8 anni dopo i quali Curro (Luìs Callejo) esce di prigione, lui fu solo il palo della rapina ma l’unico ad essere bloccato dalla polizia e condannato.
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“Una vita non può essere piena di niente e si può riempire di un’ossessione che non abbandona, che anzi la anima, le dà senso”: queste parole mi ero scritto a proposito del film Il Segreto dei Suoi Occhi, e a questo film La Vendetta di un Uomo tranquillo rimanda. Sempre di un’ossessione si tratta: nel caso di questo film quella di vendicare la morte violenta della sua fidanzata e del papà di lei, nella loro gioielleria, per mano di tre rapinatori. José (Antonio de la Torre) aspetterà 8 anni per consumare la sua vendetta, 8 anni dopo i quali Curro (Luìs Callejo) esce di prigione, lui fu solo il palo della rapina ma l’unico ad essere bloccato dalla polizia e condannato.
José, uomo provato ma determinato, misterioso e di poche parole, sempre come assorto in un pensiero triste, ha tessuto la sua tela, ha aspettato che l’unico condannato uscisse di prigione per, tramite e con lui, andare a “conoscere” ogni componente della rapina. In tale attesa è entrato in contatto con Ana, la moglie di Curro, e il loro bambino. Si sono conosciuti e reciprocamente sedotti, sia Ana sia José un affetto lo desideravano. Lei è Ruth Diaz: come sa, lo sguardo di una donna, dire mille parole. José, durante la sua ricerca con Curro, ha tenuto come ostaggi ben protetti l’amante, ignara dei suoi trascorsi, e il suo bambino.
E’ davvero un’ottima opera prima del regista e co-sceneggiatore, il 38enne ex attore Raùl Arévalo, ma tutti e tre i protagonisti fanno “sentire” la storia, una storia cutre (dato che è spagnola), sporca, squallida storia, di tutta la violenza che José ha covato durante 8 anni. Ma dalle ossessioni non ci si libera, nemmeno con la vendetta: a missione compiuta José ripartirà solo, forse verso il nulla o forse verso una vita ancora più buia. Il titolo originale è infatti Tarde para la ira, e dell’uomo tranquillo del titolo italiano José non ha la minima sembianza.
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marionitti
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venerdì 4 agosto 2017
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non entusiasmante, ma intrigante
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Una rapina finita male, costa l’arresto all’autista della banda, mentre gli altri riescono a fuggire.
Anni dopo si avvicina il suo rilascio e ad attenderlo ci sono varie persone, attori che reciteranno ruoli diversi nello sviluppo della storia. Se la prima metà costruisce le premesse del racconto, nella seconda, attraverso una serie di colpi di scena, si svelano i veri ruoli dei personaggi e si arriva, attraverso una costruzione molto efficace, al climax finale. Non entusiasmante, a volte un po’ lento, a volte un po’ troppo parlato, ma intrigante. Dove può arrivare un uomo qualsiasi e gli anni attenuano le colpe?
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harroldthebarrel
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martedì 27 giugno 2017
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una riflessione sulla violenza "riparatrice"
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Film solo apparentemente scontato e poco originale, che in realtà propone al di là dello sviluppo della trama una riflessione etica più profonda e cruda sul senso della vendetta e della violenza "riparatrice", che finisce per sconvolgere e azzerare completamente le differenze tra "buoni" e "cattivi". L'ho trovato, inoltre, molto ben girato: con una essenzialità che, supportata da dialoghi misurati ma realistici e intensi, lascia emergere le differenti tensioni dei singoli personaggi che si intersecano tra loro. Il resto lo fanno le interpretazioni a mio avviso notevoli dei tre protagonisti, volti parlanti anche nei silenzi.
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fabiofeli
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venerdì 21 aprile 2017
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"mi ami? perché piangi, allora?"
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La concitata scena iniziale è ripresa da una telecamera di sorveglianza di un negozio: i malviventi mascherati che stanno facendo una rapina picchiano selvaggiamente un uomo a terra, mentre martella le orecchie il frastuono dell’allarme dell’antifurto. I banditi scappano, ma la polizia blocca solo l’autista del colpo. Josè (Antonio de la Torre), un giovane sui 30 anni, veglia in ospedale un uomo anziano in stato comatoso. Cerro (Luis Callejo) riceve in carcere Ana (Ruth Diaz): è l’autista del colpo ed ha quasi scontato gli otto anni di carcere per concorso alla rapina. Josè cede all’insistenza del personale dell’ospedale che ritiene inutile la sua ininterrotta presenza al capezzale del congiunto ed accetta l’invito di un amico ad una festa; questi gli indica Ana: gli dice che è sua cognata e il suo uomo è in carcere da otto anni.
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La concitata scena iniziale è ripresa da una telecamera di sorveglianza di un negozio: i malviventi mascherati che stanno facendo una rapina picchiano selvaggiamente un uomo a terra, mentre martella le orecchie il frastuono dell’allarme dell’antifurto. I banditi scappano, ma la polizia blocca solo l’autista del colpo. Josè (Antonio de la Torre), un giovane sui 30 anni, veglia in ospedale un uomo anziano in stato comatoso. Cerro (Luis Callejo) riceve in carcere Ana (Ruth Diaz): è l’autista del colpo ed ha quasi scontato gli otto anni di carcere per concorso alla rapina. Josè cede all’insistenza del personale dell’ospedale che ritiene inutile la sua ininterrotta presenza al capezzale del congiunto ed accetta l’invito di un amico ad una festa; questi gli indica Ana: gli dice che è sua cognata e il suo uomo è in carcere da otto anni. E’ un palese invito a corteggiare la bella donna e Josè non si fa pregare; segue la donna e la raggiunge in un bar. Tra i due inizia una relazione che mette in crisi il rapporto tra Ana e Curro. Appena uscito dal carcere il bandito capisce subito che c’è qualcosa che non va. Chiede ad Ana se lo ama; alla risposta affermativa di lei domanda ancora: “Perché piangi, allora?” …
La regia del film è di Raul Arévalo, coprotagonista nell’interessante La isla minima; la pellicola è stata presentata nei trailer come miglior film spagnolo dell’anno. Si tratta di un thriller di discreta fattura, ma chi ha accostato il film di Arévalo a quelli di Hitchcock, a nostro giudizio, ha esagerato. Il maestro del brivido creava una crescente tensione allineando ad alternando scene in parallelo che facevano presagire un esito catastrofico. Se proprio si cerca un riferimento cinematografico “nobile” di stampo hollywoodiano per il personaggio di Josè, lo si potrebbe accostare al Joey di History of violence di Cronenberg, ma anche in questo secondo caso la pellicola è di tutto altro livello e non c’è paragone tra la recitazione piuttosto monocorde di Antonio de la Torre e quella di Viggo Mortensen. Una diversa valutazione va fatta sugli altri attori; in particolare Callejo e Ruth Diaz sono molto più credibili e intensi del protagonista. La visione è comunque da consigliare agli amanti del genere.
Valutazione ***
FabioFeli
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ergo
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martedì 18 aprile 2017
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essenziale ma rigoroso
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A me è piaciuto parecchio. Un film asciutto e senza ghirigori, che arriva dritto dove vuole colpire.
La vendetta è un topos millenario, e qui è trattato con l'ennesima variazione sul(le modalità del) tema. Personaggi e rispettivi drammi ritratti con stile, al confine della legalità o dei propri conflitti irrisolti. Poche efferattezze ma azzeccate. Forse solo il personaggio di Curro non è tanto credibile per come si fa ricattare ed irretire da José, ma alla fine qualche sbavatura ci può anche stare.
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lollo-brigida
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mercoledì 12 aprile 2017
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pellicola pura
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La poesia non si misura col gradimento del pubblico. Questo film è poetico e nessuno (di chi ha scritto sul forum) se ne è accorto. Non è la trama a sentenziare se un film è piacevole o meno. La trama di questo film, difatti, è alquanto classica. Un uomo che si vendica della morte della propria donna: banale, se vogliamo. Ma è tra le righe che si manifesta la raffinatezza di questa pellicola. Eh si... pellicola. La chiamo ancora pellicola, nonostante ora si utilizzi solo il digitale. Pellicola perchè l'immagine rimanda proprio a quella pastosità tipica della pellicola. Ed ecco compiersi la magia. La poesia di cui scrivevo. La grana delle immagini, sembra proprio quella del supporto fisico, materiale, epidermico della pellicola.
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La poesia non si misura col gradimento del pubblico. Questo film è poetico e nessuno (di chi ha scritto sul forum) se ne è accorto. Non è la trama a sentenziare se un film è piacevole o meno. La trama di questo film, difatti, è alquanto classica. Un uomo che si vendica della morte della propria donna: banale, se vogliamo. Ma è tra le righe che si manifesta la raffinatezza di questa pellicola. Eh si... pellicola. La chiamo ancora pellicola, nonostante ora si utilizzi solo il digitale. Pellicola perchè l'immagine rimanda proprio a quella pastosità tipica della pellicola. Ed ecco compiersi la magia. La poesia di cui scrivevo. La grana delle immagini, sembra proprio quella del supporto fisico, materiale, epidermico della pellicola. Non mi soffermo sulla trama, poichè è poco importante. Piuttosto è straordinario il finale. Anche qui, nella sua semplicità, il finale tocca il cuore. Delicato e crudele. Curru ritrova la sua compagna Ana. Ma la vendetta è stata già attuata. Il fratello di Ana, giace in un lago di sangue nel loro bar.
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francesca50
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martedì 11 aprile 2017
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thriller nuovo!
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A me il film è piaciuto molto per come è condotto e girato (specialmente la scena in cui Ana fa l'amore con Josè).
Sembra ripetere altri film del genere ma in fondo l'ambientazine e i colpi di scena lo rendono diverso. Da apprezzare è anche l'umanità dell'uomo tranquillo che lascia in vita chi deve... . Forse ci penseranno altri a completare l'opera, poiché Curro ha lasciato tracce di sé!
Bello poi averlo girato in Spagna paese da ammirare. Bravi gli attori tutti; si vede un'espressività non comune dato che non sono star con lunga esperienza.
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