elpanez
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sabato 17 dicembre 2016
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star wars più maturo e profondo: rogue one!
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NO SPOILER: Era da molto che aspettavo questo film e non sapevo sinceramente che cosa aspettarmi essendo una storia ambientata nel mondo di Star Wars ma non narrando fatti accaduti negli episodi precedenti. Il risultato? Fantastico.
La regia è più cupa e misteriosa, il tono del film è molto più maturo rispetto ai suoi predecessori, le scene d’azione sono fantastiche e geniali, sia in quello che fanno, che come lo fanno.
La sceneggiatura è buona, i dialoghi sono belli e spontanei.
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NO SPOILER: Era da molto che aspettavo questo film e non sapevo sinceramente che cosa aspettarmi essendo una storia ambientata nel mondo di Star Wars ma non narrando fatti accaduti negli episodi precedenti. Il risultato? Fantastico.
La regia è più cupa e misteriosa, il tono del film è molto più maturo rispetto ai suoi predecessori, le scene d’azione sono fantastiche e geniali, sia in quello che fanno, che come lo fanno.
La sceneggiatura è buona, i dialoghi sono belli e spontanei. I personaggi subiscono un’evoluzione concreta e ben costruita. Sono tutti incastrati perfettamente, a partire dall’inizio (storie separate) alla fine (si completa il puzzle) davvero funzionale!
La colonna sonora nonostante non sia più di Williams l’ho trovata davvero azzeccata e impetuosa. Nelle magnifiche scene in cui lo spazio è il soggetto in scena, con queste navi enormi che fluttuano, pianeti illuminati e una musica davvero, e sempre, gratificante.
La fotografia è molto affascinante, rispettando in qualche modo anche i canoni dei vecchi Star Wars ma modernizzandosi un po’. Ci troviamo di fronte a scene da quadro con colori sgargianti e combinati benissimo fra loro.
Il cast in generale è buono, Felicity Jones convince, il suo personaggio inoltre è caratterizzato tale da non renderlo banale. Ben Mendelsohn risalta molto nel personaggio che interpreta, anche se quest’ultimo ha una parte un po’ ridicola e caratterizzata piuttosto male.
Infine uno Star Wars davvero fantastico, con battaglie epiche e dirette impeccabilmente. Ci troviamo di fronte a un mondo ricostruito in modo eccelso che ci catapulta in valli desolate e sconfinate tale da farti, almeno per due ore, sognare di essere all’interno di Guerre Stellari.
Ps: inoltre la visione in 4DX ha reso la mia esperienza con questo film una vera e propria immersione nel mondo, se avete la possibilità guardatevelo perché vi divertirete tantissimo!
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bebust
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domenica 18 dicembre 2016
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rogue one - last one
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Rogue one è lo spin-off \ filler che dovrebbe essere dedicato principalmente ai fans di star wars, perché difficilmente chi non conosce l’universo Stellare può capire cosa accade durante la proiezione.
Eppure: la Disney pare credere che qualsiasi cosa si proponga agli addicted della saga vada bene, pur di fare del merchandising. Le aspettative di ogni appassionato erano altre, ci si aspettava un film non una trama da videogame realizzata su schemi drammatici noti e qualche frase epocale emersa dal nulla caratteriale dei personaggi. Completa incapacità di trasmettere emozioni allo spettatore che non riesce ad immedesimarsi in una storia che non esiste.
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Rogue one è lo spin-off \ filler che dovrebbe essere dedicato principalmente ai fans di star wars, perché difficilmente chi non conosce l’universo Stellare può capire cosa accade durante la proiezione.
Eppure: la Disney pare credere che qualsiasi cosa si proponga agli addicted della saga vada bene, pur di fare del merchandising. Le aspettative di ogni appassionato erano altre, ci si aspettava un film non una trama da videogame realizzata su schemi drammatici noti e qualche frase epocale emersa dal nulla caratteriale dei personaggi. Completa incapacità di trasmettere emozioni allo spettatore che non riesce ad immedesimarsi in una storia che non esiste. Estrema superficialità nel proporre la tragicità della perdita di alcuni personaggi che paiano essere inciampi necessari per inscenare questo grande videogioco (ed è preoccupante se a farlo è la Disney). Troppi tecnicismi verbali che riducono la sceneggiatura a frasi che contengono più numeri che lettere. Assenza di pathos, si veda l’entrata di Lord Vedar, appena uscito dalla doccia. Una CGI impeccabile ed estrema, che, se nei primi starwars aveva la decenza di sottoscrivere un patto con lo spettatore con il quale chiedeva di credere all’ambientazione surreale con un po’ di fantasia, qui invece pretende di essere creduta nella sua proposizione senza dover ricorre alla fantasia, ma che cade irrimediabilmente e senza attenuanti nei volti fantocci palesemente ricreati in CGI, palesi manichini che saltano nelle esplosioni e fondali non ben armonizzati con gli interpreti (si veda l’ingresso di Vedar e nell’episodio 7 la scena dell’uccisione di Solo).
Un fan vorrebbe non ha pretese di realismo assoluto, ma vorrebbe solo un po’ di coerenza e qualche scena di cui possa ricordarsi con entusiasmo all’uscita del cinema.
Non parliamo della colonna sonora, usata con il contagocce e storpiata nel finale per far credere che sia stata ri-arrangiata.
Non parliamo della scena iniziale con gli anelli di quel simil-saturno che sembrano una messa piatta in cui sono saltate alcune facce.
A salvarsi è solo l’irriverenza del Robot metallico.
Addio starwars. La saga si conclude qua.
Almeno per me.
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fabal
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lunedì 2 gennaio 2017
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un aggancio riuscito
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L’anno scorso la visione di Episodio VII mi aveva profondamente deluso, se non irritato. Un reboot spacciato per sequel, che ricalcava la trama, gli snodi narrativi, i personaggi e persino i dialoghi del primo storico Guerre Stellari del 1977. Un film che pretendeva l’autonomia viaggiando però sul ricalco, proponendo una trama pressoché identica e un cattivo nuovamente mascherato che intrinsecamente si prestava al paragone con Darth Vader (che poi sarebbe suo nonno) e ne usciva goffo. Con un’esplorazione del mistero della Forza quasi assente, per nulla sacrale e per giunta condita da scambi di battute elementari. Nuovi e vecchi personaggi si incontravano scaldando però i cuori dei fan: la riapparizione di Han Solo è stata la più intensa e significativa, ma è stato tolto di mezzo con un colpo di scena di dubbio gusto, una morte alla Game of Thrones.
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L’anno scorso la visione di Episodio VII mi aveva profondamente deluso, se non irritato. Un reboot spacciato per sequel, che ricalcava la trama, gli snodi narrativi, i personaggi e persino i dialoghi del primo storico Guerre Stellari del 1977. Un film che pretendeva l’autonomia viaggiando però sul ricalco, proponendo una trama pressoché identica e un cattivo nuovamente mascherato che intrinsecamente si prestava al paragone con Darth Vader (che poi sarebbe suo nonno) e ne usciva goffo. Con un’esplorazione del mistero della Forza quasi assente, per nulla sacrale e per giunta condita da scambi di battute elementari. Nuovi e vecchi personaggi si incontravano scaldando però i cuori dei fan: la riapparizione di Han Solo è stata la più intensa e significativa, ma è stato tolto di mezzo con un colpo di scena di dubbio gusto, una morte alla Game of Thrones.
Alla maggior parte però, Il risveglio della Forza è piaciuto per via un innegabile pregio. Visivamente faceva rivedere gli ambienti, i mezzi, l’atmosfera della trilogia classica, senza quell’evanescenza sbrilluccicante degli Episodi I, II, III. La critica che ha incensato questa svolta “neoclassica” esaltando il film di Abrams è stata ipocrita, perché dieci anni prima aveva salutato con favore il peggior episodio di Star Wars di sempre: La vendetta dei Sith. Con un giudizio partorito forse più dalla gratitudine che dalla qualità del prodotto, l’ultimo episodio firmato Lucas è stato definito come il migliore della nuova trilogia e il modo degno di chiudere la più grande epopea del cinema.
Personalmente non sono affatto d’accordo e ritengo invece gli Episodi I e II dei film buoni, decisamente migliori del terzo e comunque perfettamente autonomi, quasi anarchici e irriverenti nel porsi di fronte alla prima trilogia. Belli o brutti che fossero, e non sempre ben recitati.
Ormai la critica non stronca più i film high budget, quelli che devono incassare: non lo fa quasi mai con la gragnola seriale di capitoli marveliani, non lo fa coi blockbusters fracassoni in generale, non vedo perché dovrebbe farlo con Star Wars e con un film costato 250 milioni di dollari.
Ma veniamo a Rogue One che, a differenza de Il risveglio della Forza non è un sequel ma un prequel. E ha il vantaggio di avere la traccia narrativa già nota fin dai titoli di testa del primo Star Wars.
Oro colato per i fan: finalmente capiremo cosa sono questi piani della Morte Nera per cui Darth Vader tanto si affanna e come i ribelli li hanno conquistati. La sceneggiatura deve quindi essere solida e coerente, e non si può giocare sul reboot perché il film deve esattamente ricoprire il ruolo di casella mancante. Ma per farlo non basta la trama ma anche la FEDELTA’ VISIVA alla trilogia classica, che però era già stata riesplorata con successo lo scorso anno.
E’ insomma un film dalle potenzialità enormi, con la strada spianata e la possibilità di fare fan service a gogò utilizzando l’agognata arma dei cameo.
Insomma, Rogue One ha tutte le carte in regola per far emozionare i fan storici ed uscire dal cinema con quel senso di nostalgico appagamento che io stesso non vivevo da un bel po’.
Anche se il film parte piuttosto male con una prima parte legnosa, la seconda metà difficilmente può lasciare insoddisfatti. Preso di per sé il film non è un capolavoro e non so fino a che punto possa essere un buon punto di partenza per chi non sia avvezzo alla trilogia classica o almeno ad Una nuova speranza. Ma chi la conosce bene non potrà restare indifferente almeno alle perfette soluzioni visive che Rogue Oneè in grado di offrire, sia con la riproposizione degli elementi classici ma lustrati a nuovo da una splendida fotografia (pianeti, mezzi, costumi e armi) sia con i volti di alcuni personaggi interamente ricostruiti in CGI che faranno letteralmente strabuzzare gli occhi.
L’atmosfera è quella giusta, in cui lo spettatore può sentirsi a casa in tranquillità, senza il solito di ricatto morale di aprirsi al nuovo demonizzando la sua nostalgia. No, ora la nostalgia si può vivere con la massima serenità, senza che i cameo prevalgano sui nuovi personaggi che comunque raccontano la loro nuova storia.
Cosa che, però, non sempre fanno bene, generando anzi dei veri e propri momenti di stanca e inducendo lo spettatore a non meravigliarsi dell’adesso MA A SPERARE NEL DOPO, CONVINTO CHE IL MEGLIO DEBBA ANCORA ARRIVARE. Magari con qualche ingresso clamoroso o qualche scena che lo proietti istantaneamente ad Una nuova speranza. E infatti le sequenze migliori sono tutte nella seconda parte.
Insomma, l’impressione è sempre la stessa: che ancora una volta un film di Star Wars tanto più sia bello quanto più faccia RIVIVERE, più che vivere. Quanto più rimandi. Che non possa mai sottrarsi al compito della citazione perenne, che non possa veramente appassionare le nuove generazioni se non di riflesso, e che, in buona sostanza, Darth Vader abbia sempre “troppo” in più rispetto a Jyn, Rey, Ren, Finn, Cassian e questi nomi tutti uguali.
Altro difetto dei nuovi è il loro tratto eccessivamente romanzato e poco ironico. Dialoghi lunghi e melensi coinvolgono spesso la bella Felicity Jones che chiude molte sequenze con frasi ad effetto di una snervante banalità morale, abusando del termine “speranza” quanto basta e per giunta facendolo con tutti i personaggi che incontra. Ma veniamo all’analisi del film più dettagliata, partendo dalla sceneggiatura.
SCENEGGIATURA: 7
Rogue One parte decisamente in sordina. Ci bombarda di sequenze brevi, cambiando cinque pianeti nei primi dieci minuti ma giocando subito a carte scoperte: vedere la base ribelle su Yavin come la ricordavamo, con quello stesso piglio artigianale, oltre alle facce note che la popolano, è un ottimo biglietto da visita. Purtroppo, però, la prima parte è farraginosa, lenta, confusa. Troppi personaggi ci vengono presentati e tutti dalla dubbia utilità. I dialoghi cominciano a puzzare di retorica e l’unico mordente consiste nelle ripetute scene di guerra, nell’estenuante ricerca dell’ingegner Galen Erso.
La seconda parte invece, migliora. Dal secondo rendez-vous su Yavin fino all’assalto di Scarif l’azione finalmente si concentra nel punto focale e i nodi vengono al pettine. Superfluo ricordare lo schieramento della flotta ribelle ne Il ritorno dello Jedi, ma anche qui tutto è fatto davvero bene, piloti compresi. Alcuni dei quali, ricostruiti in CGI, sono gli stessi dello storico assalto alla Morte Nera.
Da qui alla fine il film scorre efficace, sicuro di sé, perché l’inizio di Una nuova Speranza è sempre più vicino cronologicamente e la strada è spianata. Molto bello il recupero dei piani, emozionante la battaglia terrestre sull’isola di Scarif, ottimo il balzo di ritmo nel finale. Gli intermezzi strappalacrime non svaniscono ma sono ora più tollerabili.
La sceneggiatura dunque funziona. Più per l’idea di fondo che per i tempi, non sempre scanditi in modo brillante. Chris Weitz non è un veterano di fantascienza, Gilroy invece è lo sceneggiatore dell’epopea di Bourne ma anche del brillantissimo State of Play.
Nell’idea di fondo c’è invece il soggetto di Gary Whitta (confesso di non sapere chi sia) ma anche di John Knoll, non uno qualunque.
Che è inoltre il produttore esecutivo di Rogue One, e questa non può che essere una garanzia. E’ un premio Oscar agli effetti speciali, guadagnato per l’innegabile qualità visiva della saga di Pirati dei Caraibi, ma è anche un veterano di Star Wars. Già, perché fu supervisore agli effetti visivi anche ai tanto bistrattati episodi I,II e III. Non ne Il risveglio della Forza.
PERSONAGGI: 5
Ai nuovi personaggi manca sostanzialmente l’ironia.
Anziché mascherare i loro tormenti negli scambi di battute sdrammatizzanti (sapete perfettamente cosa intendo, ma giova ripeterlo:
Leia: “Ti amo!”
Han Solo: “Lo so”) fanno dei pipponi tremendi sulla speranza, sulla missione esistenziale di resistere all’Impero. Nessuno che abbia il coraggio di dire che lo fa per soldi, rivolgendosi con fordiana irriverenza a un capo della Ribellione. No, per carità. Sono tutti eroi di grandi principi, avventurieri senza sorriso che se pure cedono al cinismo lo fanno per un fine superiore.
Non parliamo dell’ologramma ciarliero con cui Galen Erso redime la sua anima ricordando a sua figlia quanto grande sia l’amore di un padre. Bla bla bla.
E molto spesso un tema sonoro invasivo accompagna questa prolissità emotiva, amplificando il tono romanzato di questo nuovo Star Wars.
Ma ormai il mood è quello dell’entusiasmo e ora si perdona tutto, innescando il solito spiacevole criterio dei due pesi e due misure. Lo fa Lucas ne L’attacco dei Cloni, celebrando una scialba storia d’amore con il tema Across the stars, e viene massacrato dalla critica e dal pubblico. Con Gareth Edwards si passa sopra. Meno male che non lo ha fatto J.J. Abrams altrimenti la critica avrebbe elogiato il piglio innovativo “di un universo che acquisisce finalmente una dimensione umana laddove l’aridità emotiva di Lucas l’aveva prosciugato con le sue stesse mani”. Ok, fine della polemica.
Anche se Felicity Jones è più bella e più inquadrata come attrice, a me la strafottenza velenosa e sarcastica di Carrie Fisher manca da morire. Ma questo fa parte della mia personale preferenza nel concetto di attore, e forse di sceneggiature più anarchiche che una volta consentivano agli interpreti la licenza della disinvoltura.
Lo pseudo-monaco shaolin con la sua guardia del corpo diventano indispensabili (oppure l’ex pilota imperiale con le movenze di Pippo), quando abbassare il tasso di serietà è d’obbligo, perché troppo alto nei protagonisti, soprattutto nel musone Diego Luna. Personalmente, l’unico personaggio a cui mi sono davvero affezionato è il droide convertito K-2SO, che è quello più irriverente, simpatico e che sa rendersi utile. Più spazio avrebbe meritato l’interessante Saw Guerrera, interpretato da un attore importante come Forest Whitaker che insieme a Mikkelsen tiene alto il livello del cast. Purtroppo entrambi sono davvero marginali e coinvolti nei già citati siparietti strappalacrime. Peccato.
Sui cameo non mi esprimo, perché rischio di sembrare troppo nostalgico. Ma se qualcuno ha il coraggio di affermare che l’entrata di Vader non emozioni venti volte di più di tutte le Jyn, i Kylo Ren, i Cassian messi insieme… Beh, per me non è onesto con se stesso.
COLONNA SONORA: 6
Giacchino è allievo di Williams, e si vede. La colonna sonora ha il grosso merito di essere autonoma, sebbene un tantino invasiva nei momenti drammatici. I temi classici non prevalgono su quelli inediti ma compaiono coi tempi giusti, accompagnando bene le immagini e suscitando piacevoli emozioni.
FOTOGRAFIA: 10
Di meno non si può davvero dare. L’integrazione tra gli effetti speciali e la fedeltà agli scenari classici è perfetta. Le scocche dei caccia ribelli mantengono il piglio artigianale dei modellini ma non stonano con le piroette digitali a suon di laser chiassosi. I costumi sono perfetti, il make up dei personaggi anche. Anche tutti gli interni, delle astronavi, della Morte Nera, della base ribelle sono riprodotti in maniera eccellente e a tratti lo spettatore matura davvero l’impressione che Una nuova speranza non sia che la seconda parte di questo film, tanto riuscita è la continuità visiva. Anche gli ambienti nuovi sono interessanti: l’installazione su Eadu, il complesso acquatico di Scarif.
EMOZIONE: 7
Dal cinema si esce emozionati, soprattutto se siete fan di vecchia data. E’ un’emozione, però, che sa di revival.
Come già detto, l’equivoco di fondo è il valore intrinseco di Rogue One: entusiasma perché fa rivivere, brilla non di luce propria ma riflessa. LA SUA LUCE E’ IN REALTÀ LA NUOVA LUCE CON CUI INQUADRA IL VECCHIO GUERRE STELLARI, che probabilmente mai più vedremo con gli stessi occhi. Tutto benissimo, e personalmente non ho alcun problema ad ammettere questa rendita perenne.
A differenza de Il risveglio della Forza, però, questa rendita è ora palese, dichiarata. Non si pretende di fare un film nuovo facendo poi uscire un reboot ruffiano. Si fa un film di complemento dichiarato con un’idea già tracciata, con un ruolo e una dimensione ben precisi. Rogue One trova la sua dignità di film solido non perché si sgancia ma perché si aggancia senza giri di parole, e lo fa molto bene.
Certo, manca la Forza. Mancano gli Jedi e quel senso di profondità sacrale che aleggia intorno a Yoda o Obi Wan. E non si subisce il fascino del Lato Oscuro, ma forse è giusto così. Non è corretto che gli Skywalker e nipoti rubino sempre la scena agli altri. Qui si parla dei ribelli e della loro vittoria finora sottovalutata.
CONCLUSIONI
Rogue One è un must per i fan.
E’ un film che si merita un bel 7 perché meraviglia, soprattutto visivamente. A tratti è lento, noioso e romanzato, ma la presenza massiccia di elementi di revival risolleva il mordente. E’ una perfetta introduzione a Una nuova speranza.
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ciotla
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giovedì 12 gennaio 2017
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passaggio cruciale dell'intera storia star wars
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Passaggio essenziale per far luce sulla storica frase: "Navi spaziali ribelli, dopo aver colpito una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico. Durante la battaglia, spie ribelli sono riuscite a rubare i piani tecnici dell'arma decisiva dell'Impero, la Morte Nera". Inizia in sordina ma dalla metà in poi è in grado di riaccendere la passione insita in Guerre Stellari.
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Passaggio essenziale per far luce sulla storica frase: "Navi spaziali ribelli, dopo aver colpito una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico. Durante la battaglia, spie ribelli sono riuscite a rubare i piani tecnici dell'arma decisiva dell'Impero, la Morte Nera". Inizia in sordina ma dalla metà in poi è in grado di riaccendere la passione insita in Guerre Stellari. Spin-off ben riuscito, superiore a molti episodi della saga originale incluso episodio VII.
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liuk!
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sabato 1 aprile 2017
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prequel-sequel
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Rogue One precede la trilogia originale di Lucas e segue, temporalmente, la trilogia di Anakin.
A livello di plot, quindi, non aggiunge nulla alla saga ma si limita a ricoprire il ruolo di exploit delle vicende scritte all'inizio di Una Nuova Speranza. Sicuramente questo è il punto nevralgico di una pellicola molto ben realizzata ma poco originale.
Se alla Disney manca fantasia di certo non mancano effetti speciali all'avanguardia e buoni attori. Il comparto tecnico è ineccepibile e il tocco di classe è dato dall'accostamento di tecniche visive di prim'ordine a effetti anni 70 che ricalchino quelli usati da Lucas. Rivedremo quindi terminali, pulsantoni e raggi laser colorati che ci riporteranno indietro di 40 anni.
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Rogue One precede la trilogia originale di Lucas e segue, temporalmente, la trilogia di Anakin.
A livello di plot, quindi, non aggiunge nulla alla saga ma si limita a ricoprire il ruolo di exploit delle vicende scritte all'inizio di Una Nuova Speranza. Sicuramente questo è il punto nevralgico di una pellicola molto ben realizzata ma poco originale.
Se alla Disney manca fantasia di certo non mancano effetti speciali all'avanguardia e buoni attori. Il comparto tecnico è ineccepibile e il tocco di classe è dato dall'accostamento di tecniche visive di prim'ordine a effetti anni 70 che ricalchino quelli usati da Lucas. Rivedremo quindi terminali, pulsantoni e raggi laser colorati che ci riporteranno indietro di 40 anni.
Complessivamente avrei forse preferito uno Star Wars 8, più interessante e stimolante, ma voglio pensare a Rogue One come un omaggio vintage a tutti i fans.
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mario nitti
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venerdì 16 dicembre 2016
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la disney esplora l'universo di guerre stellari
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Per prima cosa sullo schermo appare, oggi come 39 anni fa, appare la scritta “Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana” e ti ritrovi a casa. “Rouge One” però non è l’ottavo episodio della serie, ma l’inizio dell’esplorazione delle trame collaterali dell’universo di Guerre Stellari.
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Per prima cosa sullo schermo appare, oggi come 39 anni fa, appare la scritta “Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana” e ti ritrovi a casa. “Rouge One” però non è l’ottavo episodio della serie, ma l’inizio dell’esplorazione delle trame collaterali dell’universo di Guerre Stellari. La Walt Disney ha deciso di sfruttare la gallina dalle uova d’oro di cui ha acquistato i diritti affiancando ai film principali episodi autonomi cherispondono a domande specifiche. In questo caso si spiega come aveva fatto l’alleanza a venire in possesso dei piani della Morte Nera. Inizio lento, con introduzione di nuovi personaggi e finale con un concentrato di battaglie e duelli, per un film che si lega ai precedenti, mantenendo però anche una sua autonomia: a creare un senso di continuità sono infatti soprattutto i soldati imperiali, gli incrociatori stellari e tutti gli oggetti che appartengono al mondo di Sta Wars, mentre l’apparizione dei personaggi mitici è limitata ad situazioni marginali. Comunque le oltre due ore di film scorrono senza fatica e lo spettacolo vale il prezzo del biglietto.
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bottiglia
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sabato 17 dicembre 2016
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the new/old star wars
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La critica ed il pubblico stanno generalmente apprezzando questo capitolo, si può notare tale approvazione nella soddisfazione del pubblico che si trova in sala. Per 133 minuti lo spettatore è coinvolto, si parla dello spettatore medio ovviamente perchè un fan della saga,in questo capitolo, rimane letteralmente incollato allo schermo e non vuole più staccarsene. Complimenti davvero a Gareth Edwards per la regia, Disney e Lucasfilm hanno rischiato con Rogue One: i personaggi principali degli altri episodi diventano comparse o personaggi secondari eppure tutto viene colmato, senza sbavature. La trama parte dal primo minuto, è avvincente, imprevedibile,si incastra perfettamente fra gli episodi "La vendetta dei Sith" ed "Una nuova speranza" accontentando i fan, ma senza tempestare di dettagli che stordirebbero i nuovi spettatori.
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La critica ed il pubblico stanno generalmente apprezzando questo capitolo, si può notare tale approvazione nella soddisfazione del pubblico che si trova in sala. Per 133 minuti lo spettatore è coinvolto, si parla dello spettatore medio ovviamente perchè un fan della saga,in questo capitolo, rimane letteralmente incollato allo schermo e non vuole più staccarsene. Complimenti davvero a Gareth Edwards per la regia, Disney e Lucasfilm hanno rischiato con Rogue One: i personaggi principali degli altri episodi diventano comparse o personaggi secondari eppure tutto viene colmato, senza sbavature. La trama parte dal primo minuto, è avvincente, imprevedibile,si incastra perfettamente fra gli episodi "La vendetta dei Sith" ed "Una nuova speranza" accontentando i fan, ma senza tempestare di dettagli che stordirebbero i nuovi spettatori. Il film persegue l'ideale della ribellione e lo approfondisce dalle alte gerarchie, fino ad arrivare ai comuni soldati,che manifestano il loro credo in dialoghi fluidi e per nulla forzati. Non è semplice nei grandi capitoli, accontentare sia il vecchio pubblico che il nuovo, perciò il lavoro che si cela dietro è davvero sorprendente. Finalmente viene espresso il potenziale di un vecchio colosso come Disney ed il padrone di casa Lucasfilm. Naturalmente non è la perfezione, una colonna sonora meno intensa a tratti avrebbe dato più respiro e qualchedettaglio sulla crudeltà dell' invasivo impero non avrebbe guastato, ma tuttavia è come voler trovare il "pelo" nell'uovo. Il film coinvolge,funziona, soprende,ricorda e nella saga sicuramente occupa una posizione sul podio. Da vedere,preferibilmente sul grande schermo. VOTO 9.
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bebust
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sabato 17 dicembre 2016
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rogue one - last one
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Rogue one è lo spin-off \ filler che dovrebbe essere dedicato principalmente ai fans di star wars, perché difficilmente chi non conosce l’universo Stellare può capire cosa accade durante la proiezione.
Eppure: la Disney pare credere che qualsiasi cosa si proponga agli addicted della saga vada bene, pur di fare del merchandising. Le aspettative di ogni appassionato erano altre, ci si aspettava un film non una trama da videogame realizzata su schemi drammatici noti e qualche frase epocale emersa dal nulla caratteriale dei personaggi. Completa incapacità di trasmettere emozioni allo spettatore che non riesce ad immedesimarsi in una storia che non esiste.
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Rogue one è lo spin-off \ filler che dovrebbe essere dedicato principalmente ai fans di star wars, perché difficilmente chi non conosce l’universo Stellare può capire cosa accade durante la proiezione.
Eppure: la Disney pare credere che qualsiasi cosa si proponga agli addicted della saga vada bene, pur di fare del merchandising. Le aspettative di ogni appassionato erano altre, ci si aspettava un film non una trama da videogame realizzata su schemi drammatici noti e qualche frase epocale emersa dal nulla caratteriale dei personaggi. Completa incapacità di trasmettere emozioni allo spettatore che non riesce ad immedesimarsi in una storia che non esiste. Estrema superficialità nel proporre la tragicità della perdita di alcuni personaggi che paiano essere inciampi necessari per inscenare questo grande videogioco (ed è preoccupante se a farlo è la Disney). Troppi tecnicismi verbali che riducono la sceneggiatura a frasi che contengono più numeri che lettere. Assenza di pathos, si veda l’entrata di Lord Vedar, appena uscito dalla doccia. Una CGI impeccabile ed estrema, che, se nei primi starwars aveva la decenza di sottoscrivere un patto con lo spettatore con il quale chiedeva di credere all’ambientazione surreale con un po’ di fantasia, qui invece pretende di essere creduta nella sua proposizione senza dover ricorre alla fantasia, ma che cade irrimediabilmente e senza attenuanti nei volti fantocci palesemente ricreati in CGI, palesi manichini che saltano nelle esplosioni e fondali non ben armonizzati con gli interpreti (si veda l’ingresso di Vedar e nell’episodio 7 la scena dell’uccisione di Solo).
Un fan vorrebbe non ha pretese di realismo assoluto, ma vorrebbe solo un po’ di coerenza e qualche scena di cui possa ricordarsi con entusiasmo all’uscita del cinema.
Non parliamo della colonna sonora, usata con il contagocce e storpiata nel finale per far credere che sia stata ri-arrangiata.
Non parliamo della scena iniziale con gli anelli di quel simil-saturno che sembrano una messa piatta in cui sono saltate alcune facce.
A salvarsi è solo l’irriverenza del Robot metallico.
Addio starwars. La saga si conclude qua.
Almeno per me.
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il cinefilo
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lunedì 19 dicembre 2016
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era ora!
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Dopo la vergognosa trilogia-prequel di George Lucas che ha gettato ontà e disonore su questo grandioso franchising e dopo il nauseante the force awakens dell'anno scorso...finalmente la Disney riporta il titolo"star wars" ai suoi fasti, pur non essendo assolutamente uno dei capitoli ufficiali della saga.
Stavolta, più che di un"fantasy-fantascientifico", possiamo parlare di un"fantascientifico di guerra" e qui sta l'innovazione Disneyana(che rinuncia, finalmente, a bambini petulanti, insopportabili e fastidiosi)che lancia ai fan una ventata di serietà e un senso della drammaticità come mai si era visto prima d'ora in un loro prodotto.
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Dopo la vergognosa trilogia-prequel di George Lucas che ha gettato ontà e disonore su questo grandioso franchising e dopo il nauseante the force awakens dell'anno scorso...finalmente la Disney riporta il titolo"star wars" ai suoi fasti, pur non essendo assolutamente uno dei capitoli ufficiali della saga.
Stavolta, più che di un"fantasy-fantascientifico", possiamo parlare di un"fantascientifico di guerra" e qui sta l'innovazione Disneyana(che rinuncia, finalmente, a bambini petulanti, insopportabili e fastidiosi)che lancia ai fan una ventata di serietà e un senso della drammaticità come mai si era visto prima d'ora in un loro prodotto.
Jyn Erso, magari, non ha la simpatia di Rey(protagonista de il risveglio della forza e unica nota positiva di quel film)e, in più di un occasione, si rende antipatica oltre misura...ma ha carisma e regge bene il film dall'inizio alla fine.
Personaggi memorabili come nella migliore tradizione a cui ci aveva abituato l'insuperabile trilogia originale(mai più, nel cast, tronchi di pino inespressivi come Hayden Christensen o Ewan McGregor)effetti speciali grandiosi e realistici che cagano in testa, letteralmente, a quelli utilizzati negli schifosi prequel di Lucas...di cui si salva solo La vendetta dei Sith.
La spettacolare e lunghissima scena di guerriglia finale diventa metafora delle moderne tragedie legate ai conflitti in medio-oriente e fa capire al pubblico di tutto il mondo che si può fare intrattenimento senza disdegnare una nota di pura realtà...in una parola: capolavoro.
Tra le altre note positive voglio ricordare la presenza di Darth Fener, che noi fan aspettavamo di rivedere da più trent'anni...mai più Hayden Christensen con il sopracciglio abbassato e con il carismo a quota zero nel pietoso tentativo da darsi un tono serioso ma finendo per risultare ridicolo e fasullo come tutto il resto...mai più Natalie Portman che passa metà del film a non fare niente salvo aspettare di partorire i figli di Anakin...mai più Jar Jar che pesta gli escrementi e si becca le scoregge in faccia nel vano tentativo di far ridere...BASTA! aspetto da anni questo momento...e quel momento è arrivato, specie dopo la delusione di episodio 7.
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khaleb83
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giovedì 11 maggio 2017
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forse il migliore della saga
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Il franchise di Star Wars ha una storia travagliata. I primi tre capitoli hanno fatto la storia del cinema e della fantascienza (anche se l'etichetta di genere è quantomai stretta). La trilogia prequel nasce da uno spunto fantastico ma viene realizzata pressoché a tutti i livelli in maniera pessima, mentre Episodio VII ha una serie di difetti e di risvolti che lo rendono più adatto a un cortometraggio amatoriale di citazione che a un effettivo capitolo a sé stante. Ma Rogue One trova il giusto compromesso in tutto. I personaggi funzionano, sia per interpretazione che per caratterizzazione; l'immotivatamente osannata Daisy Ridley avrebbe solo da studiare da Felicity Jones. Dimenticabile forse giusto Donnie Yen, più un atleta che un attore, ma per il resto c'è una buona alchimia, che riesce anche a far dimenticare come il "gruppo" si formi in maniera un pochino forzata, non naturale come accadeva nei vecchi capitoli; d'altronde per quelli parliamo di una cinematografia molto datata, cui certe mancanze si perdonavano più facilmente, ma oggi il palato si è raffinato e si vuole di più.
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Il franchise di Star Wars ha una storia travagliata. I primi tre capitoli hanno fatto la storia del cinema e della fantascienza (anche se l'etichetta di genere è quantomai stretta). La trilogia prequel nasce da uno spunto fantastico ma viene realizzata pressoché a tutti i livelli in maniera pessima, mentre Episodio VII ha una serie di difetti e di risvolti che lo rendono più adatto a un cortometraggio amatoriale di citazione che a un effettivo capitolo a sé stante. Ma Rogue One trova il giusto compromesso in tutto. I personaggi funzionano, sia per interpretazione che per caratterizzazione; l'immotivatamente osannata Daisy Ridley avrebbe solo da studiare da Felicity Jones. Dimenticabile forse giusto Donnie Yen, più un atleta che un attore, ma per il resto c'è una buona alchimia, che riesce anche a far dimenticare come il "gruppo" si formi in maniera un pochino forzata, non naturale come accadeva nei vecchi capitoli; d'altronde per quelli parliamo di una cinematografia molto datata, cui certe mancanze si perdonavano più facilmente, ma oggi il palato si è raffinato e si vuole di più. Eppure l'alchimia, per l'appunto, è tale da far dimenticare questo passaggio rapidamente, riuscendo a rendere la storia davvero corale anche nei risvolti prettamente d'azione. I momenti comici sono perfettamente dosati, non fanno mai perdere la scena di pathos come accade in Episodio VII, e persino l'antagonista del film, per quanto sia molto più di sfondo, ha una sua credibilità e accuratezza notevoli; non ci sono personaggi in fieri mal gestiti, e le citazione spuntano praticamente ad ogni angolo senza per questo diventare il tema portante del film. La trama è perfettamente inserita nel solco degli altri capitoli, anzi risolve anche quello che si potrebbe considerare un buco di Una Nuova Speranza, ma è credibile, solida, sensata. Volendo tappare il naso davanti alla leggenda, probabilmente potremmo dire che finora Rogue One potrebbe essere il migliore degli otto film visti.
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