enzo70
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mercoledì 29 marzo 2017
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boon al di sotto dei suoi standard
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Dany Boon è l’interprete perfetto per le commedie d’oltralpe che caratterizzano i difetti dell’uomo. In supercondriaco l’attore francese riuscì veramente a far ridere lo spettatore, interpretando un uomo afflitto da una vera e propria mania per l’igiene. Il tirchio quasi perfetto di questo film è Francois Gautier, un violinista avarissimo, disposto a tutto pur di risparmiare l’ennesimo euro; ma l’arrivo della figlia scombina i piani di risparmio di Francois portandolo alla fine del film a destinare i risparmi di una vita agli orfani messicani.
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Dany Boon è l’interprete perfetto per le commedie d’oltralpe che caratterizzano i difetti dell’uomo. In supercondriaco l’attore francese riuscì veramente a far ridere lo spettatore, interpretando un uomo afflitto da una vera e propria mania per l’igiene. Il tirchio quasi perfetto di questo film è Francois Gautier, un violinista avarissimo, disposto a tutto pur di risparmiare l’ennesimo euro; ma l’arrivo della figlia scombina i piani di risparmio di Francois portandolo alla fine del film a destinare i risparmi di una vita agli orfani messicani. Ma nonostante la solita ottima interpretazione di Boon il film non decolla mai, gli eccessi di Francois allalunga stancano, o indispettiscono, e manca quella forte verve comica che ha caratterizzato, ad esempio, supercondriaco; probabilmente l’errore di fondo del film è stata quella di andare oltre un film che per funzionare bene doveva, semplicemente, divertire lo spettatore.
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tmpsvita
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venerdì 24 marzo 2017
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commedia all'insegna della gag più banale
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Ho guardato questa pellicola senza aspettarmi niente se non una commedia leggera con protagonista un attore che avevo apprezzato in altri film. Ma purtroppo dovevo dar retta al commento del dizionario su MYmovies; il film è incredibilmente? banale, soporifero, assurdo, ridicolo, ripetitivo e assolutamente non divertente. È tutto una continua ripetizione della gag sul tirchio che non vuole pagare e se la prima gag non fa ridere immaginatevi l'ultima! Inoltre Dany Boon l'ho trovato molto sotto tono. Il tutto è infiocchettato da un ritmo noioso e alle volte incerto, una fotografia piatta e dei momenti drammatici a dir poco fuori luogo. Voto 3/10.
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scavadentro65
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giovedì 23 marzo 2017
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la solitudine dell'avaro
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Un pregio delle commedie francesi (e sovente di quelle nostrane) è quello di avere sempre un retrogusto amaro, uno spessore più consistente rispetto a quelle statunitensi: qui si ricerca più il sorriso della risata, più l'ironia che la volgarità, più il contenuto che il contenitore. La vicenda è basica, ma narrata con molta leggerezza e introducendo temi di discreto spessore: la paternità, l'amore, la solitudine. L'avarizia diviene quindi pretesto per raccontare la società e le apparenze, con i moti dell'anima che cambiano a seconda dei punti di vista. Il tirchio magistralmente interpretato da Boon viene idolatrato dalla figlia che sull'equivoco dell'orfanotrofio in Messico tesse una tela giustificativa per l'avarizia paterna.
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Un pregio delle commedie francesi (e sovente di quelle nostrane) è quello di avere sempre un retrogusto amaro, uno spessore più consistente rispetto a quelle statunitensi: qui si ricerca più il sorriso della risata, più l'ironia che la volgarità, più il contenuto che il contenitore. La vicenda è basica, ma narrata con molta leggerezza e introducendo temi di discreto spessore: la paternità, l'amore, la solitudine. L'avarizia diviene quindi pretesto per raccontare la società e le apparenze, con i moti dell'anima che cambiano a seconda dei punti di vista. Il tirchio magistralmente interpretato da Boon viene idolatrato dalla figlia che sull'equivoco dell'orfanotrofio in Messico tesse una tela giustificativa per l'avarizia paterna. Questo assunto evidentemente falso diviene verosimile, vero e reale trasformando non solo il violinista ma anche il contorno. Vicini di casa, colleghi orchestrali, "mondo esterno" che odiano e disprezzano (a ragion veduta) vengono convinti e si convincono della sconfinata moralità del soggetto, mutando completamente il contesto in una recitazione corale notevole. Anche l'innamorata si fa paladina dell'avaro, sino al finale ove l'uomo non potendo rivelare la verità si trova costretto a cambiarla in funzione della nuova veste di benefattore. Non stona neppure il "dono" del rene paterno alla figlia, risolto con molta delicatezza e senza troppo sentimentalismo. Si nota molta attenzione per i particolari ed i richiami: nel finale il tirchio in Messico indossa l'unica maglietta posseduta; nel delirio al ristorante l'uomo si immagina in fuga con sfondamento di porta novello Nicholson in "Shining"; durante le 4 stagioni la musica è accellerata tipo "Arancia meccanica". Di rilievo gli attori, molto crudi e "europei", con tocchi di verismo assolutamente azzaccati. Da vedere, in attesa di una probabile versione italiana....
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zoomecontrozoom
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martedì 21 marzo 2017
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anche i tirchi fanno figli
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Ci sono film impegnativi e ci sono film che pur leggeri, hanno in seconda lettura, un impegno non da sottovalutare: "Un tirchio..." appartiene alla seconda categoria. Questa è una storia che pare ruotare attorno all'interprete principale, il tirchio per eccellenza, e tutto sembra incentrato su questa sua odiosa caratteristica: la tirchieria all'eccessso. Il protagonista ha e fa tutto ciò che rende odioso un tirchio e non cerca nemmeno di nasconderlo finchè, nel gioco dei malintesi, trova pure ragione alle sue tirchierie. Il ritmo incalza con il brio della commedia ed il personaggio è sempre più insopportabile, davvero un omuncolo che ha , inspiegabilmente vista la sua spilorceria che si vuole poi pensare legata alla personalità tutta, ha una grande sensibilità musicale, tanto da essere un ottimo concertista.
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Ci sono film impegnativi e ci sono film che pur leggeri, hanno in seconda lettura, un impegno non da sottovalutare: "Un tirchio..." appartiene alla seconda categoria. Questa è una storia che pare ruotare attorno all'interprete principale, il tirchio per eccellenza, e tutto sembra incentrato su questa sua odiosa caratteristica: la tirchieria all'eccessso. Il protagonista ha e fa tutto ciò che rende odioso un tirchio e non cerca nemmeno di nasconderlo finchè, nel gioco dei malintesi, trova pure ragione alle sue tirchierie. Il ritmo incalza con il brio della commedia ed il personaggio è sempre più insopportabile, davvero un omuncolo che ha , inspiegabilmente vista la sua spilorceria che si vuole poi pensare legata alla personalità tutta, ha una grande sensibilità musicale, tanto da essere un ottimo concertista. Gli ambienti della storia, la scena intorno a lui è limitata, e il personaggio così, si delinea più strettamente in quelli che sono i rapporti umani con i vari gruppi con i quali divide la sua vita. Tutti sanno che lui è tirchio. La commedia però finisce e nelle sue trame si legge quello che così leggermente è trattato : il rapporto di un uomo che deve rendere conto di sè agli altri uomini e in primis a sua figlia. Questo è il nocciolo del racconto, interpretato mirabilmente dal cast di attori, ognuno nel proprio ruolo, perfetti: perfetti nell'interpretazione (w i doppiatori), perfetti nella mimica facciale, perfetti i dialoghi. Aggiungendoci la cura scenografica, dei costumi, e delle musiche ben calibrate che accompagnano le situazioni, si ha un film riuscito che merita essere valutato oltre la sua esteriorità di commedia, anzi, di favola. Sottolineo favola in quanto, personaggi così, tutti quanti messi assieme, che agiscono sia nei momenti di rabbia che in quelli di felicità senza mai eccedere, e con il finale dove tutto va in gloria, si trovano solo nei pur impegnativi Cenerentola o Biancaneve, ma ogni tanto la leggerezza che sa affrontare temi come l'importanza della figura paterna per i figli, l'importanza di essere capaci di affrontare se stessi, è molto più incisiva di discorsi che si fanno sentire sulle spalle dello spettatore con l'imprinting dell'ineluttabilità della vita.
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flyanto
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lunedì 20 marzo 2017
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anche i peggiori tirchi hanno un cuore
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Il comico francese Dany Boon ritorna sugli schermi cinematografici con il film "Un Tirchio Quasi Perfetto" dove, come si evince esplicitamente dal titolo stesso, egli interpreta il ruolo di una persona molto tirchia, quasi all'inverosimile. Il protagonista della storia, infatti, è un violinista di un certo livello il quale, però, è attaccato al denaro in una maniera esagerata e proprio per questo motivo ha improntato tutta la propria esistenza a spendere il meno possibile e risparmiare più che può. Ovviamente per questa motivazione non è ben visto da tutti i suoi colleghi e dai vicini di casa: se può, infatti, egli cerca sempre di usufruire al meglio dei beni e dei mezzi altrui pur di non caricarsi di alcun onere di natura economica.
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Il comico francese Dany Boon ritorna sugli schermi cinematografici con il film "Un Tirchio Quasi Perfetto" dove, come si evince esplicitamente dal titolo stesso, egli interpreta il ruolo di una persona molto tirchia, quasi all'inverosimile. Il protagonista della storia, infatti, è un violinista di un certo livello il quale, però, è attaccato al denaro in una maniera esagerata e proprio per questo motivo ha improntato tutta la propria esistenza a spendere il meno possibile e risparmiare più che può. Ovviamente per questa motivazione non è ben visto da tutti i suoi colleghi e dai vicini di casa: se può, infatti, egli cerca sempre di usufruire al meglio dei beni e dei mezzi altrui pur di non caricarsi di alcun onere di natura economica. Così l'uomo non ha di conseguenza nemmeno una relazione amorosa in quanto, secondo lui, troppo dispendiosa e quelle passate le ha lasciate rovinosamente fallire pur, appunto, di non spendere ed impegnarsi economicamente. Da una di queste, però, è nata a sua insaputa una figlia che un giorno all'improvviso gli si presenta e gli si stabilisce in casa e da questo momento in poi, come anche da un corteggiamento esplicito avanzato nei suoi confronti da una collega, il tirchio in questione dovrà rivedere completamente la propria esistenza....
Una commedia divertente, piacevole ma piuttosto superficiale ed inverosimile nel suo contenuto e pertanto un poco deludente nell' insieme. A Dany Boon spetta l'intera riuscita del film che lo conferma come uno dei migliori attori comici d'Oltralpe degli ultimi tempi. Ma siamo ben distanti dal successo quanto mai meritato del precedente, per esempio, "Giù al Nord". Peccato, un'occasione veramente sprecata!
Consigliabile solo come puro e semplice divertissement ma nulla di più.
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