muttley72
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lunedì 2 maggio 2016
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un colpo al cerchio ed una alla botte
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Visto il film solo oggi ...in dvd. Il film che ha battuto ogni record di incasso in Italia... continua nella fortunata tradizione comica tracciata da Zalone nei suoi film precedenti.
In questo film l'argomento centrale sono i "dipendenti pubblici con posto fisso", appoggiati dai politici che li hanno fatti assumere e che sono lavoratori poco produttivi.....
Essi vengono "colpiti" dalla riforma che intende "precarizzarli" (o licenziali con incentivo economico...) si fa riferimento, in particolare, alla abolizione delle Province o alla loro trasformazione in Aree metropolitane. Tale riforma è nel film considerata solo di facciata e quindi inutile...
Per conservare il posto fisso e tutti i vantaggi che esso da rispetto a chi ne è sprovvisto, Zalone (uno dei pochi colpiti dalle nuove regole) gira in varie sedi italiane ed estere (si ironizza sui Paesi del Nord europa dove tutto funziona meglio ma che hanno anche qualche difetto).
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Visto il film solo oggi ...in dvd. Il film che ha battuto ogni record di incasso in Italia... continua nella fortunata tradizione comica tracciata da Zalone nei suoi film precedenti.
In questo film l'argomento centrale sono i "dipendenti pubblici con posto fisso", appoggiati dai politici che li hanno fatti assumere e che sono lavoratori poco produttivi.....
Essi vengono "colpiti" dalla riforma che intende "precarizzarli" (o licenziali con incentivo economico...) si fa riferimento, in particolare, alla abolizione delle Province o alla loro trasformazione in Aree metropolitane. Tale riforma è nel film considerata solo di facciata e quindi inutile...
Per conservare il posto fisso e tutti i vantaggi che esso da rispetto a chi ne è sprovvisto, Zalone (uno dei pochi colpiti dalle nuove regole) gira in varie sedi italiane ed estere (si ironizza sui Paesi del Nord europa dove tutto funziona meglio ma che hanno anche qualche difetto).
Zalone da un colpo al cerchio ed una alla botte:..quando fa il furbo parla con "furbesco" accento milanese (...riferimento nemmeno tanto velato a Silvio B.), quando invece viene a contatto con ecologisti e persone (eccessivamente) "impegnate nel sociale" e con concetti del Mondo "troppo ingenuamente aperti".... ironizza anche su queste. Il film finisce indirettamente anche per affrontare un tema, quello della paternità di chi è rimasto scapolo ed in casa con i genitori fino ad età avanzata....anche qui si ironizza sull'opposto..cioè sulle le nuove (e strane) famiglie allargate createsi sulla "sedimentazione" di molte separazionii (con figli). Battute anche sul razzismo (nemmeno tanto velate). Il film scorre via velocissimo poiché è un continuo di situazioni comiche senza pause. Attori famosi (Banfi, Micheli) fanno da spalla a Zalone. Si ride..cosa più importante in un film comico. Tre stelle piene.
Forse in questo caso a battere i record di incasso.... hanno in parte contribuito, oltre agli estimatori del comico-cantante...anche tutti i dipendenti pubblici ....e le loro famiglie.
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raffele
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giovedì 28 aprile 2016
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un meridionale al polo, che ridere
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Anche Totò veniva a galla da un minestrone italico ricco di sapori, modi, gesti veraci, ipocriti o furbacchioni. La sua napoletanità, piazzata a Milano al cospetto di un vigile urbano incredulo o nella casbah di Algeri faceva sorridere ancora di più per il contrasto (qualche frase volgaruccia in dialetto scappa a tanti di noi se perdiamo la pazienza ad Oslo, poi ne ridiamo fra amici ricordando la faccia imbambolata della gente del posto). Totò era, come dire, più sanguigno e poetico di Checco. Pareva proprio un Napoletano convinto che il mondo intero fosse un sobborgo di Napoli, Checco invece si vede che scherza. La faccetta liscia di Checco è meno segnata dalla sua Puglia.
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Anche Totò veniva a galla da un minestrone italico ricco di sapori, modi, gesti veraci, ipocriti o furbacchioni. La sua napoletanità, piazzata a Milano al cospetto di un vigile urbano incredulo o nella casbah di Algeri faceva sorridere ancora di più per il contrasto (qualche frase volgaruccia in dialetto scappa a tanti di noi se perdiamo la pazienza ad Oslo, poi ne ridiamo fra amici ricordando la faccia imbambolata della gente del posto). Totò era, come dire, più sanguigno e poetico di Checco. Pareva proprio un Napoletano convinto che il mondo intero fosse un sobborgo di Napoli, Checco invece si vede che scherza. La faccetta liscia di Checco è meno segnata dalla sua Puglia. Scoppiettanti di gag che rifanno il verso alla società ed al cinema d'altro genere tutti e due, forse Checco (e tanti altri) non entreranno mai nella storia anche perché ci sono già Totò e Macario: se pensiamo che nella storia americana c'è Jerry Lewis, togliamo Totò dalla nostra e possiamo metterci Teocoli e Zalone. Detto questo, Checco che affabula la tribù antropofaga e chiama "strunz!" la guida africana che lo ha reso vulnerabile al potere dello sciamano di smascherare una frottola, è gustoso come un bigné. Voglio dire che se mettiamo da parte un po' di intransigenza intellettualoide, che facilmente serpeggia sui divani dal 68 in poi se si parla di satira o Jazz, possiamo dire che Quo Vado è simpatico, divertente, e addirittura, è una goccia in quel mare che prima o poi smaterializzerà qualche macigno italiano, che so, lo sbigottimento dinanzi alla coppia omosessuale, il parcheggiare male con la naturalezza del prendere un caffè. Per il posto fisso ci vole qualche presupposto in più sul fronte dei mercati e di una imprenditoria senza mafia, è più difficile aihmé.
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giuseppetoro
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giovedì 21 aprile 2016
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film mediocre
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Comicità di checco zalone unica, ma questo film rispetto agli altri manca di qualcosa..l'ho trovato piu fermo, piu chiuso..
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liuk!
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domenica 17 aprile 2016
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checco ora forse è il caso di cambiare strada
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Per essere il film italiano più visto di sempre sicuramente mi aspettavo qualcosa di più, comunque siamo davanti ad una discreta commedia, molto satirica e che mette a nudo le problematiche del lavoro in Italia. La comicità di Zalone è qui più pacata, meno esplosiva e complssivamente si ride meno che nei precedenti.
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g_andrini
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mercoledì 13 aprile 2016
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simpatico
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E' una pellicola simpatica, strappa qualche risata. Racconta di un periodo passato, credo che si vadi verso qualcosa di migliore. Il cinema italiano, immagino, cambierà di tipologia in futuro.
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silvano bersani
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domenica 28 febbraio 2016
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non è cinema
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marce84
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giovedì 18 febbraio 2016
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checco zalone e la favola del posto fisso
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Il quarto film del duo Checco Zalone-Gennaro Nunziante è un’altra commedia di successo: è un successo non solo in termine di incasso, ma anche di qualità del film. Perché quest’ultimo film è più maturo rispetto ai precedenti. Probabilmente si ride di meno ed è meno irriverente e provocante, ma è più consapevole nel suo intento ed è costruito meglio, anche se non mancano le risate e le battute pungenti.
Il bersaglio del film sono i soliti vizi dell’italiano, in cui noi tutti ci riconosciamo: in questo caso sono presi di mira luoghi comuni dei lavoratori pubblici, la pigrizia e la mentalità ottusa di un certo tipo di italiano, la cultura italica dei furbetti contrapposta a uno sguardo moderno sul mondo, sull’apertura mentale e di valori incarnata in questo caso dai popoli nordici, visti come punto di riferimento.
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Il quarto film del duo Checco Zalone-Gennaro Nunziante è un’altra commedia di successo: è un successo non solo in termine di incasso, ma anche di qualità del film. Perché quest’ultimo film è più maturo rispetto ai precedenti. Probabilmente si ride di meno ed è meno irriverente e provocante, ma è più consapevole nel suo intento ed è costruito meglio, anche se non mancano le risate e le battute pungenti.
Il bersaglio del film sono i soliti vizi dell’italiano, in cui noi tutti ci riconosciamo: in questo caso sono presi di mira luoghi comuni dei lavoratori pubblici, la pigrizia e la mentalità ottusa di un certo tipo di italiano, la cultura italica dei furbetti contrapposta a uno sguardo moderno sul mondo, sull’apertura mentale e di valori incarnata in questo caso dai popoli nordici, visti come punto di riferimento. Ma Checco Zalone sottolinea tutto questo in maniera lieve, senza toni arroganti, senza forzature, non vuole giudicare e non vuole schierarsi. E’ chiaro che i vizi dell’italiano medio sono presi di mira, ma allo stesso tempo, controbilancia il tutto, ad un certo punto, sottolineando l’eccessiva rigidità della cultura norvegese e una certa malinconia per le abitudini italiane. In questo Checco è geniale e il tono rimane sempre in sospeso fra l’ironia, un pizzico di rabbia per come va il nostro paese in bilico tra farsa e tragedia e un tono da favola. Non è un caso che il racconto venga narrato, come fosse un cantastorie e, quindi, come una favola, dallo stesso Checco a una tribù indigena africana. Una favola “moderna” per ridere insieme dell’italiano, per criticare le sue brutte abitudini e per auspicare un mondo migliore, più giusto, più aperto, più civile. Ma senza paternali e senza “giusto o sbagliato”. Ecco perché piace così tanto agli italiani. Perché il messaggio arriva con una battuta, con un sorriso. Ed è la maniera preferita dallo spettatore.
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thekinglamon
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martedì 16 febbraio 2016
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qui rido?
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No, qui non si ride. Checco Zalone porta sugli schermi dell'italia il suo film più politico, dove in ogni sua battuta si può ritrovare una critica allo stato o ad altro. Zalone ha un posto fisso, Zalone vive con i suoi, il lavoro di Zalone è amato dalle donne, Zalone ama questa vita. Tutto si stravolge con una riforma che lo riguarda, che non cambia la vita a nessuno se non a lui. Tentano di rubargli il lavoro dei suoi sogni ma lui resiste. Una trama semplicistica, se si trama si può parlare. Potrebbe finire in qualsiasi momento della pellicola senza creare scalpori. Una sequela di situazioni, certamente concatenate fra loro, che provano a scatenare grosse risate ma che in realtà riescono a far spuntare una breve mezzaluna.
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No, qui non si ride. Checco Zalone porta sugli schermi dell'italia il suo film più politico, dove in ogni sua battuta si può ritrovare una critica allo stato o ad altro. Zalone ha un posto fisso, Zalone vive con i suoi, il lavoro di Zalone è amato dalle donne, Zalone ama questa vita. Tutto si stravolge con una riforma che lo riguarda, che non cambia la vita a nessuno se non a lui. Tentano di rubargli il lavoro dei suoi sogni ma lui resiste. Una trama semplicistica, se si trama si può parlare. Potrebbe finire in qualsiasi momento della pellicola senza creare scalpori. Una sequela di situazioni, certamente concatenate fra loro, che provano a scatenare grosse risate ma che in realtà riescono a far spuntare una breve mezzaluna. Sulle varie tecniche cinematografiche non si può mettere parola perché se no si dovrebbe paragonare questo film a un qualsiasi video su youtube o su facebook. Allora come gli si può dare più di una semplice stellina? Si può perchè questo film fa il lavoro che deve fare, INTRATTENERE! Uscito dalle sale difficilmente si riesce a definirlo un "brutto" film. E anche se è il suo film più politico non porta a riflessioni sulle problematiche stereotipate che vengono presentate, in pochi parleranno dei fannulloni che sfruttano del posto fisso, ma parleranno delle battute sul posto fisso, ricordandole con il sorriso o no. Ed è questa la forza del comico che spopola in tutta la penisola. Prendiamo questo film come una decente ora e mezza passata con il sorriso sul viso e non per un film di denuncia perché ,lo stesso film, non vuole far denuncia.
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sgorgy r
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lunedì 15 febbraio 2016
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personaggio scomodo
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Tutti i giudizi negativi, sono semplicemente perchè Zalone o non piace (ma non si critica perchè l'attore non piace) o, la più frequente, perchè è un personaggio cinematografico politicamente schierato con la minoranza. Anche le critiche negative dei giornalisti, guarda caso, sono state sempre di personaggi di sinistra!!!
Il film, in verità, non fa altro che narrare una storia vera, risaputa ed innegabile in maniera tragicomica!
Rispondo anche a mauro che ha anche asserito che il film è costato agli italiani: MA TU STAI FUORI DI TESTA!!! lo scalpore è stato proprio perchè dallo stato non ha voluto niente per non fare come la maggior parte dei suoi colleghi!
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(di paolo_francesco)
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megliosenza
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sabato 13 febbraio 2016
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quo dire?
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Film "più che discreto" come dice Mymovie sulle tre stelle.
Dico solo questo: che un ragazzo meridionale faccia satira sui fancazzisti degli uffici pubblici è immenso, impagabile, favoloso!
Come quando Luca Medici, su canale 5, a Berlusconi, in prima serata, ha avuto il coraggio di cantare con la chitarra sulla pancia una volgarissima versione della poeticissima e meravigliosa Marinella di De André, con il famigerato verso: "sono altri 1.000euro, se ti giri", detti da un iimitato Berlusconi alla D'Addario.
Cioè: come su canale 5, Zalone ha avuto il coraggio, in prima serata, di dargli dentro a Berlusconi sulla D'Addario: "Sono altri 1.
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Film "più che discreto" come dice Mymovie sulle tre stelle.
Dico solo questo: che un ragazzo meridionale faccia satira sui fancazzisti degli uffici pubblici è immenso, impagabile, favoloso!
Come quando Luca Medici, su canale 5, a Berlusconi, in prima serata, ha avuto il coraggio di cantare con la chitarra sulla pancia una volgarissima versione della poeticissima e meravigliosa Marinella di De André, con il famigerato verso: "sono altri 1.000euro, se ti giri", detti da un iimitato Berlusconi alla D'Addario.
Cioè: come su canale 5, Zalone ha avuto il coraggio, in prima serata, di dargli dentro a Berlusconi sulla D'Addario: "Sono altri 1.000euro se ti giri", così anche, con lo stesso coraggio, lui Medici nei panni di Zalone, a MILIONI d'italiani sui datori di lavoro, gliel'ha detto che vivono alle spalle del contribuente italiano e rubando lo stipendio!
Finalmente, grazie Luca!
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(di paolo_francesco)
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