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fabiofeli
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venerdì 27 gennaio 2017
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piccole (o grandi?) cose
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Non ci sono eventi eccezionali nella vita di Paterson (Adam Driver) che vive nella omonima cittadina del New Jersey. Si sveglia ogni mattina accanto a sua moglie che sogna di avere due gemelli o inventa un nuovo look per sé o per la casa alla ricerca di nuove illusioni creative; si reca al lavoro di autista di autobus di linea (e chi può guidare meglio di un driver?), che gli permette di orecchiare il chiacchiericcio dei passeggeri con la stessa pacata indulgenza che rivolge alle lamentele di un collega di lavoro indiano; al ritorno a casa c’è la sorpresa delle modifiche prodotte dal pennello della moglie, e c’è Marvin, un dispettoso bulldog inglese con opinioni e gelosie tutte sue, da portare a spasso; poco male: il cane fornisce a Paterson l’occasione per una birra serale nel consueto bar.
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Non ci sono eventi eccezionali nella vita di Paterson (Adam Driver) che vive nella omonima cittadina del New Jersey. Si sveglia ogni mattina accanto a sua moglie che sogna di avere due gemelli o inventa un nuovo look per sé o per la casa alla ricerca di nuove illusioni creative; si reca al lavoro di autista di autobus di linea (e chi può guidare meglio di un driver?), che gli permette di orecchiare il chiacchiericcio dei passeggeri con la stessa pacata indulgenza che rivolge alle lamentele di un collega di lavoro indiano; al ritorno a casa c’è la sorpresa delle modifiche prodotte dal pennello della moglie, e c’è Marvin, un dispettoso bulldog inglese con opinioni e gelosie tutte sue, da portare a spasso; poco male: il cane fornisce a Paterson l’occasione per una birra serale nel consueto bar. Il locale è un luogo metafisico che inscena le partite a scacchi del barista contro se stesso, i rimbrotti della moglie di costui e il dramma di un giovane innamorato rifiutato dalla donna che ama da sempre. Metafisico è anche il paesaggio che Paterson seduto su una panchina rimira appena può farlo: un ponte sul fiume che sembra una astrazione ideale, nitida ed essenziale come un dipinto di Edward Hopper. Dai piccoli fatti quotidiani l’autista trae ispirazione per gradevoli poesie minimaliste che fluiscono rapide dalla sua penna senza ripensamenti e correzioni andando a riempire il suo taccuino, ma …
Il film di Jarmush, autore a suo tempo del memorabile Daunbailò con Benigni, un bianco e nero tratteggiato in un bar americano, è leggero e cattivante, forse anche troppo, nella continua ricerca delle piccole cose di ogni giorno quasi fossero eventi irripetibili. Una vita senza scosse, se non un falso tentato suicidio da sventare o una inattesa avaria del bus; la distruzione del fatidico taccuino è l’unica “tragedia”: chiunque scrive poesie e racconti sa bene che non troverà mai più le parole perfette della prima stesura e patisce per una perdita irrimediabile che nuovi fogli bianchi da riempire non riusciranno a colmare. La pellicola fila liscia, anche troppo – ripetiamo –, nello scorrere di sequenze pacate e ripetitive. In un mondo dove tutti urlano assordanti la propria opinione, errata o giusta che sia, come fosse una verità assoluta forse parlare o scrivere o filmare a toni bassi, sommessamente, può essere una via di uscita. Forse. Non ne siamo sicuri, ma può essere proprio qui il limite del film. Anche da parte di chi pure è affascinato dal minimalismo non resta che dire al minimalista Jarmush, come al Sam di Woody Allen: riprovaci ancora, perché la vita è anche gremita di scosse e deviazioni memorabili. Resta comunque un film da vedere per la poesia che gli fornisce sostanza; e non è poco.
Valutazione ***
FabioFeli
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tavololaici
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lunedì 23 gennaio 2017
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l'emergere della creatività
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Paterson è un lavoro delicato sull' emersione della creatività. Non è un film per tutti, ma essenzialmente per umanisti. L'ermergere dell'impulso creativo, che non sente obblighi, non trova ostacoli, oltrepassa la distruzione, attraversa i problemi del reggere la quotidianeità e l'abitudine.
Che bello un film cosi' gentile, senza nemmeno un eccesso, senza volgarità! Senza superficialità. Solo delicatezza.
Gianni Buganza
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slowfilm
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domenica 22 gennaio 2017
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dal maestro del minimalismo il film dell'anno
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Paterson è un’opera che fa ringiovanire, un ritorno al cinema che riporta alle prime emozioni legate alla scoperta di Jim Jarmusch, al minimalismo poetico e alle coincidenze che danno identità a ogni giornata, al romanticismo che l’età adulta rende ancora più ricco di incertezze.
Una settimana nella vita di Paterson, autista di autobus della città di Paterson, New Jersey, scandita dal lavoro, la passione per la poesia, la creatività della compagna e i rantoli di un bulldog inglese. Jim Jarmusch, ancora più del solito, sembra parlare di sé e del suo modo di elaborare il tempo e la vita, di definire il valore delle cose e le esperienze, in un autoritratto più asciutto e spontaneo rispetto al precedente, piuttosto didascalico, Solo gli Amanti Sopravvivono.
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Paterson è un’opera che fa ringiovanire, un ritorno al cinema che riporta alle prime emozioni legate alla scoperta di Jim Jarmusch, al minimalismo poetico e alle coincidenze che danno identità a ogni giornata, al romanticismo che l’età adulta rende ancora più ricco di incertezze.
Una settimana nella vita di Paterson, autista di autobus della città di Paterson, New Jersey, scandita dal lavoro, la passione per la poesia, la creatività della compagna e i rantoli di un bulldog inglese. Jim Jarmusch, ancora più del solito, sembra parlare di sé e del suo modo di elaborare il tempo e la vita, di definire il valore delle cose e le esperienze, in un autoritratto più asciutto e spontaneo rispetto al precedente, piuttosto didascalico, Solo gli Amanti Sopravvivono. Paterson, con i sottofondi strumentali accennati, i quadri frontali che raramente ricercano il movimento di camera, il testo di Ron Padgett scritto e recitato che compare sullo schermo, descrive la realtà e la difficoltà del doverne far parte, e incarna anche uno dei più riusciti incontri fra cinema e poesia dai tempi di Il Cielo Sopra Berlino. I protagonisti perfettamente in parte, Adam Driver ormai ricercato da ogni genere di cinema e la splendida Golshifteh Farahani, sono figure e sguardo in una sintassi filmica impeccabile nella costruzione di una distanza colma di empatia. Il montaggio ricorsivo e le scelte della narrazione ricordano come una storia universale – quella della ricerca di sé e della propria relazione col mondo, che inevitabilmente tocca tutti – possa essere raccontata attraverso l’identità dell’episodio, dei gesti, delle abitudini destinate a essere stravolte. Le grandi e piccole variazioni, le pause, i dettagli, diventano tutti significativi, sguardi attraversati dal fascino di altre esistenze.
Non è lo svolgimento di una storia rumorosa già vista troppe volte che può incollare allo schermo, ma la sorpresa della vita e delle piccole ossessioni, ricercate e riportate con complicità da un grande narratore. Un’occasione per riscoprire la differenza tra i film che mostrano solo loro stessi e quelli che, come Paterson, sono più grandi delle singole parti, acquisiscono una definita personalità nella loro completezza, e invadono i pensieri nel mondo esterno, fuori dalla sala. Sullo schermo scorre una settimana di Paterson raccontata da Jim Jarmusch, e si rimarrebbe a guadarne altre tre.
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[+] evviva i buoni film!
(di maria f.)
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stefano capasso
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domenica 22 gennaio 2017
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la poesia è nel saper ascoltare e vedere
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È Lunedi e come ogni mattina Paterson si sveglia intorno alle 6:15 di mattina per andare a lavorare. Saluta sua moglie Laura, e poi si avvia col suo taccuino alla rimessa degli autobus di Paterson, New Jersey, dove prenderà l’autobus di linea che guiderà per il resto della giornata. Nei momenti di pausa trova momenti di ispirazione per scrivere sul suo taccuino poesie ispirate da quello che vede davanti a sé. Alla sera, torna a casa, e dopo cena porta a spasso il suo cane per poi fermarsi al bar per una birra. Tutti i giorni lo stesso copione, ogni giorno storie diverse.
Jim Jarmusch affronta il tema della poesia in questo film molto bello; bello nella fotografia, nei contenuti e nella modalità espressiva eterica e allo stesso tempo concreta.
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È Lunedi e come ogni mattina Paterson si sveglia intorno alle 6:15 di mattina per andare a lavorare. Saluta sua moglie Laura, e poi si avvia col suo taccuino alla rimessa degli autobus di Paterson, New Jersey, dove prenderà l’autobus di linea che guiderà per il resto della giornata. Nei momenti di pausa trova momenti di ispirazione per scrivere sul suo taccuino poesie ispirate da quello che vede davanti a sé. Alla sera, torna a casa, e dopo cena porta a spasso il suo cane per poi fermarsi al bar per una birra. Tutti i giorni lo stesso copione, ogni giorno storie diverse.
Jim Jarmusch affronta il tema della poesia in questo film molto bello; bello nella fotografia, nei contenuti e nella modalità espressiva eterica e allo stesso tempo concreta.
E’ questa la visione della poesia che ci offre il regista: la poesia è presente in ogni attimo della vita, è necessario saperla vedere. Anche nella ripetizione assoluta degli eventi è possibile cogliere in ogni momento quelle differenze che arricchiscono me rendono interessante la quotidianità, come sa fare il protagonista grazie alla sua capacità di ascolto e di vedere, di essere sempre presente nel momento. E quello che è importante, sono tutte le cose che è ancora possibile vedere e cogliere, e che danno il vero senso di continuità del ciclo della vita
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lunedì 16 gennaio 2017
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la inviterei a chiedersi perché giornali, riviste
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La inviterei a chiedersi perché giornali, riviste e televisioni stanno parlando di questo film, tutti positivamente, e perché questo portale sul quale ha scritto il suo sarcastico giudizio lo abbia giudicato DA VEDERE. Temo che lei non lo abbia capito bene bene fino in fondo. Non basta essere "un seriale frequentatore di sale cinematografiche" come dichiara di essere, per cogliere la profondità, la verità e allo stesso tempo la poesia di questa bellissima pellicola.
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enrico danelli
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domenica 15 gennaio 2017
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il più bel film di guerra ...
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... che abbia mai visto. Incipit: una fotografia su un comodino accanto al letto. Un marines in alta uniforme pluridecorato. Solo questo sappiamo del passato di Paterson. Basta per capire il resto del film che prende la poesia come uno spunto fra i tanti (poteva benissimo essere la passione per la pittura o la fotografia) e ci racconta la reazione di un uomo che per dimenticare gli orrori della guerra si infila in una esistenza grigia e monotona. Il regista non fa flash back con cruente scene di guerra e l'unico riferimento è la fotografia sul comodino accanto al letto, oltre alla scena nel bar (un uomo con una pistola che viene disarmato da Paterson con una abile mossa) che rimanda a piene mani a "History of violence", quando l'interprete (Viggo Mortesen) risolvendo una situazione pericolosa in un bar con modi paramilitari rivela la sua natura e il suo passato, come in questo film fa Paterson.
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... che abbia mai visto. Incipit: una fotografia su un comodino accanto al letto. Un marines in alta uniforme pluridecorato. Solo questo sappiamo del passato di Paterson. Basta per capire il resto del film che prende la poesia come uno spunto fra i tanti (poteva benissimo essere la passione per la pittura o la fotografia) e ci racconta la reazione di un uomo che per dimenticare gli orrori della guerra si infila in una esistenza grigia e monotona. Il regista non fa flash back con cruente scene di guerra e l'unico riferimento è la fotografia sul comodino accanto al letto, oltre alla scena nel bar (un uomo con una pistola che viene disarmato da Paterson con una abile mossa) che rimanda a piene mani a "History of violence", quando l'interprete (Viggo Mortesen) risolvendo una situazione pericolosa in un bar con modi paramilitari rivela la sua natura e il suo passato, come in questo film fa Paterson. Paterson d'altra parte è afflitto da allucinazioni (vede gemelli che non esistono) e la sua giovane e bella moglie mediorientale (conosciuta chissà dove, mi piace pensare in missione di guerra) ha i suoi complessi (bianco e nero dappertutto). La grandezza del film sta in questo fuorviare lo spettatore, nel fargli credere che sia un film sulla poesia che vince la monotonia della vita di ogni giorno. Rendiamoci conto che la poesia di Paterson è poco più che una parodia della poesia e rasenta spesso il ridicolo. La poesia del film invece è indagare le reazioni dell'animo umano che onestamente e senza mai lamentarsi apprezza una vita pur monotona (arrivando perfino a godere delle piccole cose) in confronto a quella vita passata di guerra e orrore. (p.s. se il film fosse sulla poesia delle piccole cose si meriterebbe a stento una stelletta).
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hiroaki
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sabato 14 gennaio 2017
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quello che salverei dell'anno passato
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Il primo elemento che salta all'occhio, è sicuramente la sceneggiatura entusiasmante. A lunghi tratti, è il tipico film di Jarmush, se non per alcune sequenze. Un ottimo Adam Diver e una stupenda Golshifteh Farahani, che spiccano tra tutte le interpretazioni del 2016. La struttura del film è estremamente coinvolgente, la fotografia e la regia si sposano in maniera molto interessante. L'impressione preponderante, è quella di un film fatto per il piacere del cinema, che esalta i tratti più tipici dell'underground americano. Consiglio di vederlo a tutti quelli delusi da questo anno di cinema, per poter apprezzare questa pellicola destinata ad essere ricordata e ripresentata nei cineforum l'anno prossimo.
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emanuele 1968
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sabato 14 gennaio 2017
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buon film
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Voto 2,5. Serata gelida, sala discretamente piena, tutti over 50 anche maleducati, ma si sa che la maleducazione non ha età. Commedia melodrammatica, film leggero, poetico, carino, piatto, poco da dire anche dopo film, uno stralcio di settimana di vita quotidiana, fortunatamente tranquilla, nulla di che, sicuramente ci sta di meglio ma anche di peggio, azzeccato Adam Driver.
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parte ripario
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lunedì 9 gennaio 2017
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dirò tre cose
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Del film dirò tre cose. La prima è che vorrei sapere come si chiama la doppiatrice che impresta la voce alla protagonista, ché vorrei chiederle se ha già impegni per la prossima vita.
La seconda è che vorrei sapere dall'attrice protagonista se ha già preso impegni per la prossima vita.
La terza cosa che dirò è una poesia. Ma attenzione, è una poesia che in questo film poetico sulla poesia non c'è. La so per conto mio e la riporto qui.
Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
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Del film dirò tre cose. La prima è che vorrei sapere come si chiama la doppiatrice che impresta la voce alla protagonista, ché vorrei chiederle se ha già impegni per la prossima vita.
La seconda è che vorrei sapere dall'attrice protagonista se ha già preso impegni per la prossima vita.
La terza cosa che dirò è una poesia. Ma attenzione, è una poesia che in questo film poetico sulla poesia non c'è. La so per conto mio e la riporto qui.
Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
È una poesia di Pessoa e - ripeto - nel film non c'è. Nel film ce ne sono altre. Ma se l'avete letta e se vi è piaciuta come è piaciuta a me, allora anche il film vi piacerà come è piaciuto a me. Non saprei in quale altro modo potrei dirvelo.
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[+] doppiatrice
(di kimkiduk)
[ - ] doppiatrice
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lbavassano
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domenica 8 gennaio 2017
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l'incanto quotidiano della bellezza
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Ci parla del nostro bisogno di bellezza, il bel film di Jim Jarmusch, della possibilità che a ciascuno è data di cogliere un frammento di bellezza, una sua rifrazione, anche nei paesaggi desolati che attraversiamo ogni mattina, nelle nostre vite ordinarie, nei nostri ordinari mestieri, a patto di saper guardare con occhi diversi, ascoltare con attenzione partecipe. Perché ogni luogo è Paterson e tutti possiamo essere Paterson. Ci parla della capacità della poesia di donare splendore ai luoghi desolati in cui ci siamo trovati a vivere, alle vite desolate che ci circondano e che sono la nostra. Ci parla dell'incanto e della fragilità della bellezza, del costante rischio che corre di essere distrutta dalla banalità del quotidiano, dalla nostra disattenzione soprattutto.
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Ci parla del nostro bisogno di bellezza, il bel film di Jim Jarmusch, della possibilità che a ciascuno è data di cogliere un frammento di bellezza, una sua rifrazione, anche nei paesaggi desolati che attraversiamo ogni mattina, nelle nostre vite ordinarie, nei nostri ordinari mestieri, a patto di saper guardare con occhi diversi, ascoltare con attenzione partecipe. Perché ogni luogo è Paterson e tutti possiamo essere Paterson. Ci parla della capacità della poesia di donare splendore ai luoghi desolati in cui ci siamo trovati a vivere, alle vite desolate che ci circondano e che sono la nostra. Ci parla dell'incanto e della fragilità della bellezza, del costante rischio che corre di essere distrutta dalla banalità del quotidiano, dalla nostra disattenzione soprattutto. Ci parla della sua capacità di sopravvivere nonostante tutto, di come la bellezza sia un dono, un'occasione che sta a noi saper accogliere. Ci suggerisce come anche il risveglio del lunedì mattina possa essere il luogo di un'epifania.
(Per i cinefili un sottile quanto preciso rimando a quell'altro incanto che è stato "Moonrise Kingdom")
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