andrea1974
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lunedì 2 gennaio 2017
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se il montaggio fosse stato diverso..
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Il film avrebbe avuto tutte le carte in regola per sbancare: una vicenda dickensiana straordinaria e commovente, in cui la realtà supera la fantasia; una fotografia degna de "La mia Africa", capace di catturare atmosfere indiane e australiane in modo spettacolare; una bravura mostruosa degli attori Nicole Kidman e del piccolo Saroo (ma un tono minore per Dev Pavel); un ritmo con i tempi giusti, capaci di far pensare, di far vivere lo sfinimento della ricerca e il crollo psicologico del "leone". Eppure l'alchimia si ferma qui: ripensandoci, ciò che lascia il film a metà sta nel montaggio. In fondo si poteva giocare su un duoplice binario: la strada verso casa per un adulto alla ricerca della madre naturale, la strada verso casa per un bambino perdutosi a Calcutta verso una madre adottiva.
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Il film avrebbe avuto tutte le carte in regola per sbancare: una vicenda dickensiana straordinaria e commovente, in cui la realtà supera la fantasia; una fotografia degna de "La mia Africa", capace di catturare atmosfere indiane e australiane in modo spettacolare; una bravura mostruosa degli attori Nicole Kidman e del piccolo Saroo (ma un tono minore per Dev Pavel); un ritmo con i tempi giusti, capaci di far pensare, di far vivere lo sfinimento della ricerca e il crollo psicologico del "leone". Eppure l'alchimia si ferma qui: ripensandoci, ciò che lascia il film a metà sta nel montaggio. In fondo si poteva giocare su un duoplice binario: la strada verso casa per un adulto alla ricerca della madre naturale, la strada verso casa per un bambino perdutosi a Calcutta verso una madre adottiva. Invece la scelta di una narrazione cronologica, di una strutturazione narrativa che segua unicamente la crescita di Saroo, ne appiattisce la polifonia e la tensione interiore del protagonista e dei personaggi a corona. E' un bel film, avrebbe potuto diventare un capolavoro.
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lunedì 2 gennaio 2017
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bel film
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bello, scorrevole.....da vedere...
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francesco izzo
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domenica 1 gennaio 2017
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molto bello ma lento
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La storia raccontata dal film è una storia vera. E sono molto realistici infatti sia i furtarelli dei due fratellini, sia la loro solidarietà nella miseria, sia la paura del protagonista bambino salito improvvidamente su un treno e portato lontano dai suoi luoghi di origine, sia le sue fughe per sfuggire ad infami aguzzini che approfittano dei piccoli vagabondi.
Poi l'adozione, il fratello adottivo con grossi problemi, e i genitori adottivi estremamente generosi ed affettuosi.Infine la sua ricerca delle origini, che gli nasce da dentro e non cozza, anzi si intreccia con l'amore per la fidanzata, i genitori e il fratello adottivi .
La storia è molto bella, al di la della pur ben realizzata interpretazione degli attori; unico difetto, a mio parere, la lentezza estrema dello svolgimento.
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La storia raccontata dal film è una storia vera. E sono molto realistici infatti sia i furtarelli dei due fratellini, sia la loro solidarietà nella miseria, sia la paura del protagonista bambino salito improvvidamente su un treno e portato lontano dai suoi luoghi di origine, sia le sue fughe per sfuggire ad infami aguzzini che approfittano dei piccoli vagabondi.
Poi l'adozione, il fratello adottivo con grossi problemi, e i genitori adottivi estremamente generosi ed affettuosi.Infine la sua ricerca delle origini, che gli nasce da dentro e non cozza, anzi si intreccia con l'amore per la fidanzata, i genitori e il fratello adottivi .
La storia è molto bella, al di la della pur ben realizzata interpretazione degli attori; unico difetto, a mio parere, la lentezza estrema dello svolgimento.
E una certa smielatura di fondo che è pur sempre credibile (se la storia è vera...!!), ma si avverte con una certa insistenza soprattutto nella seconda parte del film.
Comunque lo consiglio certamente.
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ely57
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domenica 1 gennaio 2017
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più forme d'amore e tanti lion
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Si sa che sono diverse le declinazioni dell'amore ed il regista, mediante questa storia vera, che é una tra le 80.000 che ogni anno l'India produce in termini di abbandono o fuga di minori prova a descriverne i perché e i come.
Approfondisce molto bene, anche quella parte, e ne é dedicato tutto il primo tempo, che ci fa fare i conti come spettatori, con quella fase che va dalla nascita all'adozione di cui, quando pensiamo all'adozione rimuoviamo ed é la vita che si svolge nel bene o nel male, nella povertà in questo caso ma potrebbe essere nella delinquenza o nella violenza in altri casi, e il numero dei bambini soli e abbandonati in un sottopasso di Calcutta ci vengono mostrati e nei loro occhi riconosciamo questa triste varietá e sono tutti Lion.
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Si sa che sono diverse le declinazioni dell'amore ed il regista, mediante questa storia vera, che é una tra le 80.000 che ogni anno l'India produce in termini di abbandono o fuga di minori prova a descriverne i perché e i come.
Approfondisce molto bene, anche quella parte, e ne é dedicato tutto il primo tempo, che ci fa fare i conti come spettatori, con quella fase che va dalla nascita all'adozione di cui, quando pensiamo all'adozione rimuoviamo ed é la vita che si svolge nel bene o nel male, nella povertà in questo caso ma potrebbe essere nella delinquenza o nella violenza in altri casi, e il numero dei bambini soli e abbandonati in un sottopasso di Calcutta ci vengono mostrati e nei loro occhi riconosciamo questa triste varietá e sono tutti Lion.
La domanda che ci pone il film é lì nella seconda parte, verso il finale e viene formalizzato dalla Kidman (eccezionale madre adottiva) ed é:
che senso ha per una coppia fertile fare dei figli, quindi aggiungerne al mondo, quando tutti siamo in debito verso i tanti che soffrono?
Una bella responsabilitá morale ci lascia ad inizio d'anno questo film. Rimuoviamo e continuiamo nel nostro tran tran, facciamo o faremo qualcosa, ma piaccia o non piaccia sicuramente dopo questa visione il regista ci rende tutti consapevoli di una realtà che ci fa comodo tenere lontana, sia in termini di rapporti corretti d'amore in famiglia sia in termini di amore globale e solidale.
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antonio ruggiero
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sabato 31 dicembre 2016
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un pensionato al cinema e' andato a vedere lion
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In dicembre ho visto ben tre film ....."basati su una storia vera".,... Sully, Florence ed ora Lion. Tutti si concludono puntualmente con video e foto dei personaggi reali di queste storie vere. Quindi anche Lion è un film dal soggetto non originale, che scorre placidamente, senza forti drammi e grandi emozioni. Si parte da un una poverissima famiglia indiana e da un simpatico ragazzino indiano D.O.C., di nome Saroo, che, per arrangiarsi rubacchia in giro e poi si perde, solo soletto, sui vagoni della famosa Indian Railways,nella stazione di Calcutta. Finisce adottato da una nobile (di cuore) coppia australiana, che invece di mettere al mondo figli, preferisce farseli portare da un Jet-cicogna fino in Tasmania, e poi plasmarli secondo le regole educative e nutritive della civiltà moderna.
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In dicembre ho visto ben tre film ....."basati su una storia vera".,... Sully, Florence ed ora Lion. Tutti si concludono puntualmente con video e foto dei personaggi reali di queste storie vere. Quindi anche Lion è un film dal soggetto non originale, che scorre placidamente, senza forti drammi e grandi emozioni. Si parte da un una poverissima famiglia indiana e da un simpatico ragazzino indiano D.O.C., di nome Saroo, che, per arrangiarsi rubacchia in giro e poi si perde, solo soletto, sui vagoni della famosa Indian Railways,nella stazione di Calcutta. Finisce adottato da una nobile (di cuore) coppia australiana, che invece di mettere al mondo figli, preferisce farseli portare da un Jet-cicogna fino in Tasmania, e poi plasmarli secondo le regole educative e nutritive della civiltà moderna. Infatti,dopo vent'anni, ritroviamo il piccolo Saroo trasformato in un novello, bellissimo dio Nettuno che esce dalle acque, ma senza il tridente (l'attore indiano Dev Patel). Il Saroo grande è un bravissimo studente, socializza e corteggia le ragazze,ma cova anche, senza grande struggimento, il bisogno di ritrovare le sue origini,e la sua famiglia. Da ragazzo intelligente non corre a piagnucolare al "Chi la Visto" australiano, ma utilizzando i modernissimi mezzi forniti da Google-Earth , riesce col suo PC a ritrovare il suo villaggio,la sua casa ed anche la sua mamma ......e così tutti tornano a vivere felici e contenti. Apprendo da internet che il vero Saroo, che di cognome fa Brierley, è un bel ragazzone di 35 anni, continua a vivere in Tasmania, e non mi sembra che se la passi male. Ha scritto anche un libro autobiografico delle sue peregrinazioni, da cui il regista Garth Davis ha tratto il film. Per cui tra qualche mese Saroo riceverà anche da me (in quanto pensionato\acquirente di un biglietto x Lion da 5 euro) il corrispettivo di qualche centesimo per i diritti d'autore: il mio piccolissimo contributo per aiutare i ragazzini abbandonati di Calcutta.
Antonio Ruggiero
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raffaele sanfilippo films
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venerdì 30 dicembre 2016
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molto bello
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ovettombk
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venerdì 30 dicembre 2016
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bellissimo
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miss brown
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venerdì 30 dicembre 2016
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e' una storia vera? allora preferisco quelle finte
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Ormai dovrei saperlo, se un film viene sbandierato fin dal trailer come "tratto da una storia vera" va evitato come la peste. E invece sono cascata un'altra volta su un film buono giusto per stirare mentre lo danno di pomeriggio in tv.
La storia inizia nel 1986 in un paesino del nord dell'India, in cui vivono il piccolo Saroo di 5 anni, il fratello Guddu di 14 e una sorellina neonata, figli di una poverissima donna analfabeta che tira avanti facendo la raccoglitrice di pietre in una cava. I figli la aiutano come possono, rubacchiando carbone dai treni o cibo dalle offerte dei templi. Finché un giorno Guddu trova un lavoro notturno; Saroo lo segue ma, anziché aspettarlo su una panchina della stazione, si rifugia su un treno merci.
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Ormai dovrei saperlo, se un film viene sbandierato fin dal trailer come "tratto da una storia vera" va evitato come la peste. E invece sono cascata un'altra volta su un film buono giusto per stirare mentre lo danno di pomeriggio in tv.
La storia inizia nel 1986 in un paesino del nord dell'India, in cui vivono il piccolo Saroo di 5 anni, il fratello Guddu di 14 e una sorellina neonata, figli di una poverissima donna analfabeta che tira avanti facendo la raccoglitrice di pietre in una cava. I figli la aiutano come possono, rubacchiando carbone dai treni o cibo dalle offerte dei templi. Finché un giorno Guddu trova un lavoro notturno; Saroo lo segue ma, anziché aspettarlo su una panchina della stazione, si rifugia su un treno merci. Si risveglia il giorno dopo, ma ci vorranno 2 giorni e 1600 chilometri prima di poter scendere dal vagone sigillato. A Calcutta è completamente perso, non parla nemmeno il bengali; vive di espedienti per un paio di mesi finché un'anima pia non lo porta alla Polizia, così finisce in un orfanotrofio che pare un carcere. Qui dopo un annetto rientra nel gruppo di fortunati che vengono adottati da coppie australiane.
E qui finisce la prima ora, tutta recitata in vari dialetti indiani sottotitolati.
Finalmente appare una garrula e cotonata Nicole Kidman nei panni dell'affettuosa mamma adottiva (in 4 scene di pochi minuti). Passano 20 anni e lo scricciolo Sunny Pawar (bravissimo) diventa quel bendiddio di Dev Patel. E' laureato, ha una bella fidanzata (Rooney Mara, sprecata), un buon lavoro, ama dio, la patria e la famiglia, ma ha un chiodo fisso: ritrovare la sua vera casa. Ci mette anni, è talmente ossessionato che finisce per licenziarsi e vivere come un eremita folle; passa tutto il suo tempo a cercare su Google Maps il suo paese, ricucendo quei lontani ricordi resi opachi dal tempo: lungo migliaia di chilometri di ferrovia cerca di riconoscere un ponte, una cisterna dell'acqua, il crinale di una collina. E ci riesce: nel 2012 (dopo 130 interminabili minuti di film) ritrova paese e mamma. E scopre che il suo nome significa Leone (da cui il titolo, c'è scritto nei titoli di coda).
Non ci viene risparmiato nulla: il piccolo Saroo sfida impavido la sorte e fugge correndo a perdifiato da poliziotti, squadroni della morte e viscidi pedofili (per fare poker mancano solo i ladri di organi). Non c'è un vero "cattivo", ma un fratellastro (anche lui indiano e secondo bambino adottato) con problemi psichici fin da piccolo, da adulto tossico e violento, si direbbe invidioso dei suoi successi. Su tutto volteggia soave la Kidman: e ho definitivamente deciso che questo film era un gigantesco bidone quando lei rivela al figlio di averlo adottato non perché sterile, ma perché a 12 anni, durante un temporale, ebbe una visione in cui un bambino dalla pelle scura le prendeva la mano e la chiamava mamma. (!!!) Non poteva mancare la carrambata finale, con la ripresa - fintissima - dell'incontro del 2013 tra i veri protagonisti della storia.
Il regista è riuscito a trasformare un paese come l'India, che si fotografa da solo, in un collage di inquadrature banali, e ad annacquare una storia tragica trasformandola in una sagra dello stereotipo e dei buoni sentimenti, destinata alle vecchie signore e alle animucce candide: al cinema si sono fatte sfuggire la lacrima, ma sono le stesse persone che all'uscita hanno strapazzato il venditore di rose pakistano, citando gli ormai proverbiali 35 euro al giorno (sentito con le mie orecchie).
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marcko68
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giovedì 29 dicembre 2016
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non mi rassegno!
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Coinvolgente ed emozionante. Finale amaro anche se non drammatico. Ho preferito la prima parte in lingua originale con i due fratelli complici ed innamorati l'uno dell'altro. La ricerca di Sarou ha parzialmente successo e manca un protagonista all'appello.
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filippotognoli
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giovedì 29 dicembre 2016
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la vera storia di saroo
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Toccante, inteso, vero: questi sono i primi aggettivi che mi vengono in mente alla fine del film. E' quasi un docu-film, nel senso che la pellicola mira a raccontare la vera storia a lieto fino di uno dei tanti/troppi bambini indiani scomparsi nel nulla (alla fine si scoprira' che ogni anno, nella sola India circa 80000 bimbi finiscono dispersi.) Saroo da piccolo e' interpretato da uno strepitoso bimbo che non puo' non commuovere ed incantare al primo sguardo. Da adolescente poi un bravissimo Dev Patel da corpo e voce al protagonista. Da menzionare anche l'intensa interpretazione dei genitori adottivi, Kidman e Rigby, e della madre indiana di Saroo. Scontante, ma comunque non banali le immagini dei personaggi veri sui titoli di coda.
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