Advertisement
Le cose che verranno, ecco perché il film vuole insegnarci qualcosa

Il lavoro di Mia Hansen-Løve è l'ennesima conferma dell'intelligenza della cinematografia francese. Al cinema.
di Roy Menarini

Impostazioni dei sottotitoli

Posticipa di 0.1s
Anticipa di 0.1s
Sposta verticalmente
Sposta orizzontalmente
Grandezza font
Colore del testo
Colore dello sfondo
0:00
/
0:00
Caricamento annuncio in corso
Isabelle Huppert (Isabelle Ann Huppert) (71 anni) 16 marzo 1953, Parigi (Francia) - Pesci. Interpreta Nathalie Chazeaux nel film di Mia Hansen-Løve Le cose che verranno - l'Avenir.
sabato 22 aprile 2017 - Focus

Il primo commento che sorge spontaneo appena finito di vedere Le cose che verranno è: perché in Francia si fanno film così intelligenti molte volte all'anno, con una naturalezza e una apparente semplicità a noi sconosciuta? In effetti, chi conosce anche solo sommariamente la produzione transalpina, sa che - sebbene raramente distribuiti in Italia - molti sono i film che raggiungono una qualità media e uno standard intellettuale degni di questo nome in ogni singola stagione. Le ragioni sono state ripetute alla nausea: una cultura cinematografica profonda e condivisa; una educazione al gusto e all'immagine che permette un continuo ricambio di talenti dietro la macchina da presa e in sede di sceneggiatura e recitazione; un sostegno statale discutibile fin che si vuole ma certamente in grado di ottenere risultati non solo qualitativi dentro un sistema molto solido; un senso di responsabilità e competizione per il quale gli autori pensano sempre a fare buoni film per la collettività cercando di evitare figuracce di fronte a una platea di spettatori ben formati e spesso numerosi.

Non abbiamo alcuna intenzione di metterci a fare confronti sulla situazione italiana, che pure sarebbero utili. Piuttosto, è più fruttuoso chiedersi perché un film come Le cose che verranno dovrebbe insegnarci qualcosa. Proponiamo alcune spiegazioni.
Roy Menarini

Se lo si prende come un ritratto al femminile, il film di Mia Hansen-Løve, giovane regista e già moglie di Olivier Assayas (che la ringrazia nei titoli di coda del suo formidabile Personal Shopper), funziona senza particolari effervescenze. Grazie a Isabelle Huppert, si dirà, si può costruire anche un canovaccio di base e sarà lei poi a riempire di sfumature anche il più legnoso dei caratteri. Il talento vero della pellicola, invece, è quello di trasformarsi in un conte philosophique di grande sensibilità. Sebbene la professione della protagonista, Nathalie sia quella della docente di filosofia, infatti, bisogna fare attenzione al fatto che essa ricopre il ruolo di insegnante liceale, e non di professoressa universitaria. Questa distinzione è decisiva ai fini dell'arco di trasformazione del personaggio. Nathalie non solo vive una agiata vita borghese, coltiva ottimi allievi, è infastidita dal ripetersi fuori tempo massimo di proteste politiche esagitate, ma persino scrive manuali per le scuole superiori.


CONTINUA A LEGGERE
In foto una scena del film.
In foto una scena del film.
In foto una scena del film.

Il manuale liceale è il luogo stesso della istituzionalizzazione, in qualche modo è il contrario stesso dell'avventura filosofica, anche quando - come nel caso di Nathalie - il libro viene scritto con la massima competenza e puntigliosità. Tra tutte le perdite che la protagonista subisce nel corso della pellicola, quella che la priva della sua collana e della nuova edizione del suo manuale è la più salvifica, perché le permette di smettere di insegnare filosofia e la spinge a vivere filosoficamente (primum vivere, deinde philosphari, naturalmente). Non verrà sedotta dalle scelte dell'ex allievo, confinato in campagna a riflettere sull'anarchia e a leggere testi di Slavoj Žižek, eppure capirà molto di se stessa, delle sue fragilità, dei suoi limiti, e imparerà ad essere al tempo stesso stoica e socratica, trovando infine un equilibrio tra tutte le dimensioni emotive della sua esistenza.

Nel frattempo, però, Le cose che verranno ci ha detto qualcosa anche sulle trasformazioni del mercato editoriale francese (sempre più liberista), sulla borghesia anti-gauchiste incarnata dal marito, sull'apatia della sinistra socialista contemporanea (rappresentata dalla stessa Nathalie, matura sì, ma anche senza più energia rivoluzionaria), sull'utopismo delle giovani generazioni schiacciate dal presente, sui temi della famiglia e dell'amicizia, e persino - perché no - sulla natura dei gatti. Ecco perché è facile voler bene al medio cinema autoriale francese - per la sua densità di contenuti, per la sua fluidità sentimentale, per la sua acutezza di sguardo - ed ecco perché vorremmo vederlo più spesso nelle nostre sale.


SCOPRI IL FILM

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati