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giovedì 15 ottobre 2020
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il "ragazzo" del mondo
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Forse il titolo più giusto sarebbe stato "Il ragazzo del mondo" visto che era lui quello "inaccettabile" perché al di fuori della setta. Se fosse stato un bravo ragazzo, sarebbe stato ugualmente inaccettabile. Lo so, perché io sono stata una "ragazza del mondo" e ho subito tutti i pregiudizi, la maldicenza, la cattiveria, l'oscurantismo di cui sono portatori, da parte della famiglia di lui.... peraltro giá dissociato. Non disassociato come dicono intendendo che sono loro ad espellere anche quando sei tu a decidere di "liberarti". Comunque la cosa certa è che Libero paga un prezzo altissimo e Giulia non si libererá mai completamente dalla lugubre tristezza di vivere con la quale sfregiano per sempre un ragazzino che cresce in quell'ambiente.
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Forse il titolo più giusto sarebbe stato "Il ragazzo del mondo" visto che era lui quello "inaccettabile" perché al di fuori della setta. Se fosse stato un bravo ragazzo, sarebbe stato ugualmente inaccettabile. Lo so, perché io sono stata una "ragazza del mondo" e ho subito tutti i pregiudizi, la maldicenza, la cattiveria, l'oscurantismo di cui sono portatori, da parte della famiglia di lui.... peraltro giá dissociato. Non disassociato come dicono intendendo che sono loro ad espellere anche quando sei tu a decidere di "liberarti". Comunque la cosa certa è che Libero paga un prezzo altissimo e Giulia non si libererá mai completamente dalla lugubre tristezza di vivere con la quale sfregiano per sempre un ragazzino che cresce in quell'ambiente. Queste affermazioni nascono dalla mia storia con un ex testimone, che dura da 34 anni.
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maria
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lunedì 27 luglio 2020
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film di grande sensibilità
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Questo film è eccezionale.Da ex Testimone dissociata mi ha rifatto vivere tutte le difficoltà e la sofferenza che ebbi al momento che lasciai la religione. Ho pianto e rielaborato quel dolore passato, attraverso questo film.Crisi di identità, che anche in Giulia appaiono, e i momenti di blocchi con la sessualità ecc.. Per essere stato scritto da persone che non hanno vissuto dentro e poi ne sono usciti è veramente stato fatto con grande sensibilità e cura. Complimenti al regista, al sceneggiatore e agli attori. Devo aggiungere che non è affatto una storia così improbabile, perché è successo che ragazze cresciute dentro quell'organizzazione rigida siano state attratte all'opposto, ovvero da " cattivi ragazzi".
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Questo film è eccezionale.Da ex Testimone dissociata mi ha rifatto vivere tutte le difficoltà e la sofferenza che ebbi al momento che lasciai la religione. Ho pianto e rielaborato quel dolore passato, attraverso questo film.Crisi di identità, che anche in Giulia appaiono, e i momenti di blocchi con la sessualità ecc.. Per essere stato scritto da persone che non hanno vissuto dentro e poi ne sono usciti è veramente stato fatto con grande sensibilità e cura. Complimenti al regista, al sceneggiatore e agli attori. Devo aggiungere che non è affatto una storia così improbabile, perché è successo che ragazze cresciute dentro quell'organizzazione rigida siano state attratte all'opposto, ovvero da " cattivi ragazzi".
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martedì 3 marzo 2020
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c
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mia moglie è figlia e sorella di Testimoni di Geova (io sono cattolico), ma non è una battezzata. Concordo con la tua analisi . In più, aggiungerei che una confessione fortemente misogina. Infatti, citano un passo della ( loro) Bibbia in cui è detto chiaramente che se "Geova è il padrone dell'uomo...l'uomo lo è della donna , la quale deve essere sottomessa al marito..."
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vepra81
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domenica 9 settembre 2018
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se è così meglio nel mondo
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Inizio a vedere questo film per capire meglio le regole e la filosofia dei testimoni di Geova. Una visione distorta della mondo del cristinesimo che non convidivo. Qui però devo recensiere un film e non fare religione. Ci sono tante frasi che sono contradditorie. L'esempio è del dentista che per essere tale ha dovuto studiare. Se il mondo fosse tutto dei testimoni non ci sarebbero figure professionali. Nella seconda parte si entra più nella vita sociale di una ragazza di 19 anni. Anche qui come fai ad avere 19 anni in estate e fare ancora le superiori? In questa parte mi giudico i genitori che nell'aver chiuso sua figlia dal mondo per una vita hanno ottenuto totalmente l'opposto.
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Inizio a vedere questo film per capire meglio le regole e la filosofia dei testimoni di Geova. Una visione distorta della mondo del cristinesimo che non convidivo. Qui però devo recensiere un film e non fare religione. Ci sono tante frasi che sono contradditorie. L'esempio è del dentista che per essere tale ha dovuto studiare. Se il mondo fosse tutto dei testimoni non ci sarebbero figure professionali. Nella seconda parte si entra più nella vita sociale di una ragazza di 19 anni. Anche qui come fai ad avere 19 anni in estate e fare ancora le superiori? In questa parte mi giudico i genitori che nell'aver chiuso sua figlia dal mondo per una vita hanno ottenuto totalmente l'opposto. Io avrei avuto maggiore polso nel non far frequentare a mia figlia soggetti pericolosi e con problemi sociali. Ma questo è un altor discorso. Film davvero bello in quanto mi ha fatto vivere in ogni personaggio. Lui migliore attore? Meglio lei come migliore attrice.
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bergat
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domenica 24 giugno 2018
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la narrazione degli stupido-facenti
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La religione nelle sue forme più agnostiche, l'integralismo musulmano e anche cattolico, sono un male infinito, come lo è anche la malavita e la droga. Una ragazza suo malgrado si ritrova all'interno di un mondo di ignoranza fatto di dogmi e regole basate su conecetti religiosi, su cose mai provate. E basterebbe un po' di intelligenza per capire che religione non vuol dire credere in Dio, perchè più ci si addentra nella religione e nelle sue forme più esasperate, e più si trova la dimostrazione che Dio è un concetto che non ha niente a che vedere con cio' che ci insegna la religione. Questa ragazza quindi si trova anche in funzione di in amore che sboccia, a mettere in discussione la propria fede e a finire di collidere con il mondo del malaffare, ma riesce a svincolarsi dalle proprie sovrastruttire e a trovare la propria strada.
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La religione nelle sue forme più agnostiche, l'integralismo musulmano e anche cattolico, sono un male infinito, come lo è anche la malavita e la droga. Una ragazza suo malgrado si ritrova all'interno di un mondo di ignoranza fatto di dogmi e regole basate su conecetti religiosi, su cose mai provate. E basterebbe un po' di intelligenza per capire che religione non vuol dire credere in Dio, perchè più ci si addentra nella religione e nelle sue forme più esasperate, e più si trova la dimostrazione che Dio è un concetto che non ha niente a che vedere con cio' che ci insegna la religione. Questa ragazza quindi si trova anche in funzione di in amore che sboccia, a mettere in discussione la propria fede e a finire di collidere con il mondo del malaffare, ma riesce a svincolarsi dalle proprie sovrastruttire e a trovare la propria strada.
Il fim è elegantemente esposto, ma è un pugno nell'occhio, alla religione.
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lunedì 23 aprile 2018
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mi permetto...
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Salve, lei parla di Chiesa. Lei sa benissimo che non siamo davanti ad una religione ma ad un movimento che si rifa ad una certa lettura della Parola di Dio. Poi loro non hanno neanche una chiesa, come luogo di culto, bensì una sala del Regno. Ovviamente, come figli di Dio, bisogna rispettare la loro dignità. Lei parla anche della luce di Dio, che deve illuminare. Certo, se parliamo del Dio di Cristo, certo che illumina. Lui che ha sconfitto le tenebre e la morte non può che illuminare. Grazie dell'attenzione
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ennio
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lunedì 26 febbraio 2018
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un film contro le minoranze silenziose
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I due protagonisti mi sono piaciuti. La loro storia, pur abbastanza banale, è piacevole da seguire. Tre stelle le meritava.
Quello che colpisce di più, in questo film, è che tutti i modelli presi per rapprersentare la realtà (il ragazzo bello e irrequieto, la ragazza timida, il boss spacciatore, le mamme apprensive ecc) sono chiaramente riconoscibili e stereotipati, nel senso buono e "ovvio" della cosa. L'unico salto notevole di tensione narrativa si ha nella rappresentazione dei testimoni di Geova. Ora io non ho mai avuto a che fare con questa organizzazione, non sono certo un fan della religione, ma so che è una piccola comunità, una ristretta minoranza di persone.
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I due protagonisti mi sono piaciuti. La loro storia, pur abbastanza banale, è piacevole da seguire. Tre stelle le meritava.
Quello che colpisce di più, in questo film, è che tutti i modelli presi per rapprersentare la realtà (il ragazzo bello e irrequieto, la ragazza timida, il boss spacciatore, le mamme apprensive ecc) sono chiaramente riconoscibili e stereotipati, nel senso buono e "ovvio" della cosa. L'unico salto notevole di tensione narrativa si ha nella rappresentazione dei testimoni di Geova. Ora io non ho mai avuto a che fare con questa organizzazione, non sono certo un fan della religione, ma so che è una piccola comunità, una ristretta minoranza di persone. Che in questo film vengono rappresentate come dei mostri, nell'unica scena veramente notevole che è quella della "confessione" della ragazza davanti ai maggiorenti della chiesa. Sembra di vedere un documentario su Scientology, angosciante.
Davvero in una società come la nostra dominata dal laicismo, dalle libertà sociali e religiose, era necessario, per imbastire una storia, tirare in ballo una piccola comunità addossandole quasi un marchio del demonio? Non mi sembra una scelta nè coraggiosa nè opportuna. E' molto facile sparare su chi non può difendersi. In fondo, non è molto diverso da ciò che facevano, con altre modalità, i nazionalsocialisti a certe minoranze in Germania. Demonizzarli come fonte del male assoluto.
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[+] 'l'oppio dei popoli.
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dede
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venerdì 28 luglio 2017
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siamo usciti prima della fine
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Come scritto nel titolo, siamo usciti prima della fine. Attratti dal tema proposto, nuovo nel suo genere, siamo andati con le migliori intenzioni. Banale la classica storia di sempre della brava ragazza studiosa e di buona famiglia che si innamora, scandalizzando il parentame, del ragazzaccio con un passato "di strada", un pò "Tre metri sopra il cielo" e via dicendo. Dialoghi surreali e finti da soap opera italiana, l'unica cosa ad alzare un pò il livello recitativo è Michele Riondino, sempre bravo. Bella anche la fotografia. Peccato perchè la tematica prometteva molto bene.
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csf0137
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giovedì 20 luglio 2017
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soporifero come un corto inutilmente allungato
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peccato perché il tema sarebbe stato intrigante se non fosse stato sviluppato in maniera approssimativa e superficiale.
Il regista Marco Danieli tutor al centro sprimentale di cinematografia dopo una vita passata a fare corti, alcuni interessanti altri così così, ha voluto fare anche la sceneggiatura che forse era meglio se dava in deroga a qualcun altro. La produzione a saltelli (dato che stranamente i contributi statali non sono bastati e che il primo produttore è fallito c'è voluto un produttore terzo) ha stranamente gratificato attori "esordienti" come la Serraiocco che per quanto brava a certe raffinatezze espressive non arriva (rimarchevole la tristissima interpretazione involontariametne comica della risata isterica alla fine del film quando LIbero annuncia alla imbalsamata Giulia di voler aprire un negozio di animali esotici.
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peccato perché il tema sarebbe stato intrigante se non fosse stato sviluppato in maniera approssimativa e superficiale.
Il regista Marco Danieli tutor al centro sprimentale di cinematografia dopo una vita passata a fare corti, alcuni interessanti altri così così, ha voluto fare anche la sceneggiatura che forse era meglio se dava in deroga a qualcun altro. La produzione a saltelli (dato che stranamente i contributi statali non sono bastati e che il primo produttore è fallito c'è voluto un produttore terzo) ha stranamente gratificato attori "esordienti" come la Serraiocco che per quanto brava a certe raffinatezze espressive non arriva (rimarchevole la tristissima interpretazione involontariametne comica della risata isterica alla fine del film quando LIbero annuncia alla imbalsamata Giulia di voler aprire un negozio di animali esotici.. o le espressioni da "chi mi ci ha messo qui? che ore sono che devo andare a preparare il polpettone?" della stessa giulia durante lo spaccio di cocaina tramite la rivista La Torre di Guardia). Riondino fa del suo meglio come sempre e Marco Leonardi che per altro è un attore capace viene messo un po' di sottecchi quando il personaggio del padre di Giulia avrebbe meritato un maggiore sviluppo nella storia. Visione bonaria della setta di fanatici studenti biblici che appaiono quasi normali nel loro incedere terreno nonostante siano soliti far crepare i propri figli negando loro le trasfusioni di sangue (fatto rilevante ma nemmeno menzionato nel film !?) , fare il lavaggio del cervello alle mogli per cercare di portare nella setta anche i mariti e i figli, inculcare nelle menti dei genitori idee del tipo "è meglio avere un figlio morto piuttosto di uno che esca dalla congregazione" .. ma non si può pretendere troppo da un film. (non si può pretendere troppo da un film? .. mi faccio anch'io la domanda, è anche vero però che quando vedo un film di Tarkovskij [uno qualunque] e uno [l'unico] di Danieli, iddio mi perdoni per averli accumunati nella stessa frase, mi vengono spontanee le due dicotomiche lapalissiane [almeno per me] risposte). Il film comunque è -guardabile-ma nulla più. Ogni tanto sfocia involontariamente nella commedia, genere odiato dal regista il quale prospetta la tragedia come ars magna artis scordando che negli ultimi tempi nel nostro paese si sono fatte anche delle belle commedie tipo "lo chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti (regista imho di altro livello) con uno strepitoso villain interpretato dal germanico Luca Marinelli. Evidentemente il padre spirituale onomatopeico di Danieli (Daniele ma questa volta Lucchetti) non sembra avergli passato l'amore per il grottesto di classe ma purtroppo solo il suo prematuro declino cinematografico dal film "piccoli maestri" (non compreso) in avanti.. e qui chiudo perché vorrei aggiungere altre critiche ma ho finito la voglia a disposizione, peccato.
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valterchiappa
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martedì 6 giugno 2017
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uscire dalla gabbia
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Cosa sono le gabbie? Sbarre che costringono. O che proteggono. Come un sommozzatore che si immerga in un mare infestato da squali, dice in una battuta la protagonista di “La ragazza del mondo”. Di quante gabbie abbiamo bisogno, quanto ci salvano o quanto invece ci uccidono: questo è il tema portante del film di Marco Danieli. E, nel raccontare il percorso di crescita di una giovane ragazza, sceglie quelle più anguste e soffocanti: l’ossessione religiosa e l’amore.
Giulia (Sara Serraiocco) è una testimone di Geova. La famiglia fondamentalista e la comunità le costruiscono attorno un guscio che la dovrebbe tutelare dei pericoli del mondo.
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Cosa sono le gabbie? Sbarre che costringono. O che proteggono. Come un sommozzatore che si immerga in un mare infestato da squali, dice in una battuta la protagonista di “La ragazza del mondo”. Di quante gabbie abbiamo bisogno, quanto ci salvano o quanto invece ci uccidono: questo è il tema portante del film di Marco Danieli. E, nel raccontare il percorso di crescita di una giovane ragazza, sceglie quelle più anguste e soffocanti: l’ossessione religiosa e l’amore.
Giulia (Sara Serraiocco) è una testimone di Geova. La famiglia fondamentalista e la comunità le costruiscono attorno un guscio che la dovrebbe tutelare dei pericoli del mondo. Le sono inibiti gli studi avanzati, come ogni forma di affermazione personale e, ovviamente, l’amore. La vita è chiusa fra doveri castranti: la scuola, un lavoro modesto, la pratica religiosa, compresa la famosa predicazione porta a porta. La gabbia ti vuole piccolo per contenerti. Ma Giulia ci sta stretta, ha intelligenza, talento. Il caldo conforto del nido sicuro è una subdola tentazione, un richiamo che può diventare irresistibile. Ma per Giulia no: dietro l’aspetto dimesso, il viso senza trucco, la chioma raccolta in una treccia, sotto gli abiti virginali nasconde una determinazione incrollabile e una forza sovrumana. Cerca una via di fuga prima attraverso lo studio in cui eccelle, stimolata dalla professoressa di matematica (Lucia Mascino), ma anch’essa è solo un’altra persona che le dice cosa deve fare. Finché non incontra Libero (Michele Riondino), un ragazzo difficile, ex spacciatore, che prima tenta di redimere e a cui poi si abbandona anima e, finalmente, corpo. Il suo gesto la porta all’estromissione dalla comunità e ad umiliazioni che sopporta con sofferenza e stoicismo al medesimo tempo. Ma resiste, e si butta nelle braccia di quel ragazzo irruento; lo fa con determinazione: è lei che bacia sempre per prima, sa placarne i bollori nonostante l’inesperienza, per aiutarlo imbocca senza esitazione strade pericolose. Ha pensato di trovare nella sregolatezza del suo uomo la strada verso la libertà; ma l’amore si rivela solo un’altra prigione, altrettanto angusta, altrettanto soffocante. Per crescere Giulia dovrà fare ancora un altro passo.
La descrizione crudamente realistica della comunità dei Testimoni di Geova, basata su una forte opera preliminare di documentazione, fa pensare ai più che “La ragazza del mondo” sia un film sul fanatismo religioso, con accenti di forte critica. Invece Marco Danieli non esprime alcun giudizio. Lo fa lo spettatore, assistendo a situazioni, meticolosamente descritte, che non possono non provocare ripugnanza. Ma per Danieli Geova è solo uno dei possibili despoti, così come lo è la famiglia, così come lo diventa Libero. “La ragazza del mondo” racconta piuttosto una crescita che si concretizza nella conquista della libertà, percorso faticoso e necessario per chi non vuole rinunciare alla propria identità.
“La ragazza del mondo”è un bel film che non diventa ottimo per alcuni vuoti della sceneggiatura: le dinamiche evolvono per scatti bruschi, troppo tarda e repentina la definitiva presa di coscienza di Giulia, poco lavorato il personaggio di Libero. Per contro solida è l’architettura, basata sulla precisa funzione affidata ai personaggi chiave, tappe di un cammino che è salvifico, ma doloroso come una Via Crucis.
Poderosa l’interpretazione dei due giovani protagonisti; ma se Michele Riondino è limitato da un personaggio stereotipato, Sara Serraiocco è abilissima nel lavorare con il linguaggio minimale consentito al suo personaggio e ne svela la forza con lampi che balenano repentini da uno sguardo che deve mantenersi dimesso o con impercettibili contratture della muscolatura di un volto abituato ad apparire contrito.
Giulia si libera ed esce. Ma Marco Danieli nell’astenersi dal giudizio non indica una via preferenziale. A noi la scelta. Se chiuderci nel sicuro riparo di una gabbia o se, come Giulia, uscire verso l’aria e diventare cittadini del mondo.
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