loland10
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domenica 5 febbraio 2017
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end..tip-tap
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“La La Land” (id., 2016) è il terzo lungometraggio del regista di Providence Damien Chazelle.
Eccolo. Siamo al film di cui si parla dopo premi a iosa (7 Golden Globe) e le quattordici candidature (record) ai prossimi Oscar. Un film da vedere come dicono gli incassi oltreoceano e dalle lusinghe di molti con voti mediamente alti. Ecco sì, fortissimamente sì… ma alla fine ci si accorge che qualcuno non è d’accordo.
Per quanto conta mi metto nella lista dei secondi: un film non molto avvincente, alquanto scialbo nella struttura narrativa, mielosamente convenzionale e anche timido nei cliché da ballo-musicale.
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“La La Land” (id., 2016) è il terzo lungometraggio del regista di Providence Damien Chazelle.
Eccolo. Siamo al film di cui si parla dopo premi a iosa (7 Golden Globe) e le quattordici candidature (record) ai prossimi Oscar. Un film da vedere come dicono gli incassi oltreoceano e dalle lusinghe di molti con voti mediamente alti. Ecco sì, fortissimamente sì… ma alla fine ci si accorge che qualcuno non è d’accordo.
Per quanto conta mi metto nella lista dei secondi: un film non molto avvincente, alquanto scialbo nella struttura narrativa, mielosamente convenzionale e anche timido nei cliché da ballo-musicale.
L’incipit che pare roboante e ben assortito (in un ingorgo di traffico super a Los Amgeles sopra un ponte…lungo come un ballo da riprendere) sa di lontananza vistosa da ogni leggerezza e persuasione prima che i cofani delle auto non reclamano il ‘grease’ di qualche decennio fa. Il gioco leccornia si contrae e si mastica come chewing gum di dolcezza ammiccante e un fruscio di un medio alzato come (s)creanza moda di un turbine volgare post-moderno.
Perché il Cinemascope reclamizzato (per allargare lo schermo) si chiude con il The End passato in gloria mentre il Grande Schermo urge basito di qualcosa di vero e di nuovo. E per allestire una ‘Hollywood’ rigenerante il più mesto ‘coriandolo’ carnevalesco ci dona un servizio ‘di bambole’ una dentro l’altra con una musica che si apre a richiesta senza una vera emozione. Certo il finale ad incastri suggerisce il bello ma quindici minuti quindici non sollevano il tip-tap di una pellicola troppa allineata per un gusto (laconico) e pop(peggiante).
La, la colpa è di qualche abbaglio o forse ho visto male, sta di fatto che una noia leggera premia il gusto del grande schermo.
A chi si addice un film di acqua minerale con zolletta di zucchero (shakerata).
Lungamente inutile il refrain musicale che viene orecchiato troppe volte per rimanere originale.
A-ha. Ed ecco che ‘Take on me’ (del 1985) ribattezza il film anni ottanta come fosse un musical(rello) non proprio in auge (e che dire che il brano synth-pop norvegese cade dalle nuvole come fosse oggi con un ritmo alquanto incerto … tra vintage, piscina, boy pettorale e girl plastificate).
Long drink in attesa di bevuta, long play in attesa di vederli, long music in attesa di sentirla, long musical è in partenza (long fly…).
Antesignano di un genere post-datato… direi piuttosto ante-deja-vu con doppia strada (traffico o non traffico) che par vero il sogno di un amore (im)possibile (rivedere David Lean di ‘Breve incontro’ -1945- è una vera lezione per tutti).
Non curante e poco incurante o forse solo sbiaditamente accurato per i vizi (reconditi) di una chiosa di un cinema troppo intristito dal virtuoso post-modernismo (annullato) e senza barriere digitali.
Dimesso e disteso, dileguante e dj(Legend). E fare musica nei punti chiusi e oscuri (il cinema è linea di leggende in chiusura come l’incipit di ‘The Canyons’ -2013- di Paul Schrader).
Emma Stone (Mia) e Roy Gosling (Sebastian) sembrano ben assortiti ma non riescono a completarsi come si vorrebbe e lei nella sua semplice gestualità e leggero disincanto fa la brava nel post-vuoto attorno. Il bollore o meglio il(a) bollito(a) con la barba incolta e/o con la maglietta (quasi sgualcita di tendenza) al provino della vita rimarca il gusto del perdente sempre fino a quando le scarpe con i tacchi (meglio toglierle a casa di fronte al marito e bebè) sono scomode e perdenti.
E il doppio di scena (come ‘Sliding Doors’ -1998-) come la doppia versione come i doppi ruoli sono come un sogno da riempire con narrazione non occasionale. D’altronde qualche gesto e qualche minima volgarità rientra nell’entourage dell’acchiappa-pubblico per piacere a tutte le età.
Quattordici... come già aver vinto.... come un film alla Vincente Minnelli (si legge). E allora ‘Un americano a Parigi’… quante stelline ad oggi?
Voto: 5½ /10 (voto di routine per un film che non rivedrei -volentieri- a stretto giro).
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fede17
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lunedì 6 febbraio 2017
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un cinema che non si vedeva più da troppo tempo
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Damien Chazelle dipinge con leggerezza e nostalgia un capolavoro artistico dall'alta qualità cinematografica. Il film ricorda il cinema spensierato dell'età d'oro di Hollywood in una versione più moderna, in un mondo più frenetico e complicato. Il piano sequenza iniziale è di una bellezza artistica e cinematrografica straordinaria, che non può che far innamorare sin dal primo minuto i sognatori e gli amanti del cinema. La storia viene sviluppata bene e il finale è malinconico e commovente, mostrando come sarebbero andate le cose in un mondo diverso da quello attuale, in un mondo migliore. La la land è dal punto di vista artistico uno dei film migliori degli ultimi anni, un cinema che non si vedeva più da troppo tempo.
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samanta
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sabato 11 febbraio 2017
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i sogni si possono realizzare
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Come giustamente rilevato da Pino Farinotti LA LA LAND è un ritorno alla commedia musicale di Hollywood anni '50. Siamo per intenderci al tempo di "un americano a Parigi" (6 Oscar), "Cantando sotto la pioggia" (2 nomination), "Spettacolo di Varietà" (3 Nomination).Film musicali che si evolveranno poi con West Side Story, My Fair Lady e così via. L'intelligenza del regista Chazelle è di ricreare quell'atmosfera ambientandola ai nostri giorni, con un abile accorgimento: il musicale (canzoni e balletti) seppure di notevole levatura è più contenuto rispetto all'elemento narrativo. La trama è semplice due ragazzi MIa (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling) cercano nella Los Angeles di sfondare nello spettacolo, Mia per vivere fa la cameriera in un caffé negli studios, e da anni fa provini sempre con esiti deludenti o umilianti, Sebastian che vorrebbe riproporre il Jazz originale si accontenta di suonare nei ritrovi musichette varie e anzi si fa licenziare se osa riproporre il Jazz puro.
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Come giustamente rilevato da Pino Farinotti LA LA LAND è un ritorno alla commedia musicale di Hollywood anni '50. Siamo per intenderci al tempo di "un americano a Parigi" (6 Oscar), "Cantando sotto la pioggia" (2 nomination), "Spettacolo di Varietà" (3 Nomination).Film musicali che si evolveranno poi con West Side Story, My Fair Lady e così via. L'intelligenza del regista Chazelle è di ricreare quell'atmosfera ambientandola ai nostri giorni, con un abile accorgimento: il musicale (canzoni e balletti) seppure di notevole levatura è più contenuto rispetto all'elemento narrativo. La trama è semplice due ragazzi MIa (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling) cercano nella Los Angeles di sfondare nello spettacolo, Mia per vivere fa la cameriera in un caffé negli studios, e da anni fa provini sempre con esiti deludenti o umilianti, Sebastian che vorrebbe riproporre il Jazz originale si accontenta di suonare nei ritrovi musichette varie e anzi si fa licenziare se osa riproporre il Jazz puro. I due che s'incrociano casualmente finalmente si incontrano e scatta l'amore. La scena come Farinotti sottolinea è delicata le mani al cinema si toccano e scatta un bacio ma non segue il nudo e il lettodi prammatica né tanto meno nel film c'é il momento omosessuale che FarinottiI sarcasticamente definiscei obbligatorio e strategico in ogni film. Insomma siamo nell'atmosfera degli anni 50. I due vivono insieme e Mia cerca di aiutare Sebastian ad aprire un locale e gli crea anche il logo, ma per difficoltà economiche il tentativo non riesce e Sebastian si fa assumere in una band che suono musica pop. Mia diverge da questa scelta sia per motivi ideali (l'abbandono dei propri sogni) che per la lontananza da casa causa gli spettacoli in tutti gli Stati. La stessa Mia dopo essere riuscita a recitare in un monologo abbandona i suoi tentativi stante l'insucesso della serata e ritorna a casa nel Nevada. Ma sarà Sebastia che contattato da una assistente di una produzione che aveva assistito allo spettacolo di Mia a convincerla a ritornare a L.A. e fare il provino che avrà successo e quindi Mia riceve la sua prima proposta di attrice in un film. I due si giurano eterno amore. Il film riprende 5 anni dopo: Mia è diventata una famosa attrice ha un marito e una figlia piccola e per caso una sera spinta dal marito entra in un locale con il logo che aveva inventato lei: è di Sebastian che è riuscito a creare un locale di grande successo e in cui ripropone la musica Jazz amata. Mia ascoltandolo sogna come sarebbe stata la sua vita se fosse vissuta con Sebastian e lasciando il locale tra i due c'e un sorriso forse d'intesa forse di addio per sempre.
Il film è ben diretto, la musica è accattivante ed in alcuni casi molto bella penso alla canzone City of Stars, una buona interpretazione specie quella di Emma Stone, il balletto iniziale sull'autostrada bloccata dal traffico è spettacolare. Certamente presenta un aspetto della vita: con la forza della volontà (e un pò di fortuna) si possono realizzare i propri sogni, c'é anche il rovescio della medaglia: quanti giovani a L.A. non riescono a sfondare e magari si rovinano la vita. Però penso che ogni tanto presentare il bicchiere mezzo pieno sia non solo giusto ma anche bello. Non concedo il massimo del voto proprio per la rottura finale del Film nel senso che non si spiega perché i due non si siano messi insieme ma anzi non si siano più incontrati ed anche perché proprio la parte finale la trovo un pò lenta. 14 oscar mi sembrano troppi Cantando sotto la Pioggia considerato il più bel musical non ne ebbe neanche uno!
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a.i.9lli
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venerdì 27 gennaio 2017
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i sogni di damien chazelle
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Per prima cosa: l'incipit. Un cielo chiaro, azzurro, limpido, poi l'inquadratura su una fila di macchine in coda in un'assolata los Angeles, una ragazza vestita di giallo esce dalla macchina e comincia a cantare: "Another day of sun", ed è subito musical. La portata di Lalaland si capisce dalla prima sequenza, da questo numero cantato e ballato spettacolare, dove i colori dei vestiti, il sole di Los Angeles, i ballerini che saltano sulle macchine offrono già una percezione del capolavoro che sarà Lalaland. E poi finito il numero, tutti in macchina, Ryan Goslin- Sebastian sorpassa Emma Stone- Mia la quale gli fa un dito medio, Ecco, questo è il segreto di questo film, il perfetto compedio di sogno e realtà, cinismo e meraviglia.
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Per prima cosa: l'incipit. Un cielo chiaro, azzurro, limpido, poi l'inquadratura su una fila di macchine in coda in un'assolata los Angeles, una ragazza vestita di giallo esce dalla macchina e comincia a cantare: "Another day of sun", ed è subito musical. La portata di Lalaland si capisce dalla prima sequenza, da questo numero cantato e ballato spettacolare, dove i colori dei vestiti, il sole di Los Angeles, i ballerini che saltano sulle macchine offrono già una percezione del capolavoro che sarà Lalaland. E poi finito il numero, tutti in macchina, Ryan Goslin- Sebastian sorpassa Emma Stone- Mia la quale gli fa un dito medio, Ecco, questo è il segreto di questo film, il perfetto compedio di sogno e realtà, cinismo e meraviglia. La la land non è solo un musical ma è anche una commedia dove lo spirito di Chazelle stempera i momenti più onirici, Questo film è ciniscmo, sarcasmo, è la dura realtà di Hollywood e delle carriere in ascesa; il finale che lascia tanto amaro in bocca è in realtà perfetto, perchè sta perfettamente nel senso di questo film, che è la corsa di due folli verso i loro sogni. Ryan Goslin è perfetto nel ruolo di pianista jazz sfigato, che tante volte scende nella pura commedia, Emma Stone cammina( anzi balla) perfettamente nei panni dell'aspirante attrice a cui non gliene va bene una. La loro storia d'amore non è smielata, anzi, è una storia rincorsa, scherzosa, semplicemente..romantica. Poi c'è il tempo: l'Iphone, le macchine, le tecnologie, ci fanno capire che l'ambientazione sono i nostri anni, ma Mia e Sebastian con i loro sogni da Hollywood d'altri tempi potrebbero benissimo essere due amanti degli anni '60 ( formidabile è anche la scelta degli abiti, dei colori, dei tagli..vestiti che creano immagini durante i numeri di danza che permetteranno ulteriormente di far rimanere questo film nella storia: la scena del titp tap non sarebbe la stessa senza il vestito giallo di Mia). E poi..poi c'è la musica, c'è la danza, ci sono i numeri da sogno dove l'atmosfera è quella di un sogno. é come se entrassimo nella mente dei personaggi, ed è come se entrassimo tra i sogni di Damien Chazelle. Non è facile spiegare la bellezza che questo film offre a parole, solo gli occhi possono capire. Il centro della storia non è la semplice storia d'amore ma la passione verso quello che si vuole raggiungere. "Briandiamo ai sognatori" dice Mia verso la fine del film, ma anche "brindiamo ai nostri disastri" che inevitabilmente accadono su una strada così lunga. E non ha caso questo film è stato dedicato ai folli e ai sognatori, tra sogni e disastri, nel magico e impagabile scenario della Terra dei La la, los Angeles.
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vanessa zarastro
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sabato 28 gennaio 2017
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un omaggio al genere musicale
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Un film decisamente carino. Si è scritto talmente tanto, e ancora si scriverà, su questo film che è difficile dire qualcosa che non sia già stato detto, scritto e letto.
L’ubicazione è Los Angeles ai tempi d’oggi, anche se alcune scene, specialmente le prime, fanno pensare ai musicals anni’50 o ’60 (comeGrease?)con i vestiti a palloncino e con tanti colori vivaci (c’è persino il phon fucsia”). Un po’ a Hollywood, più volte all’Osservatorio Griffith, a Beverly Hill e al mare (S. Monica?). Grandi billboards sottolineano dove stiamo.
Ryan Goesling ed Emma Stone (Sebastian e Mia) si amano, si sono entrambi trasferiti da poco a L.
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Un film decisamente carino. Si è scritto talmente tanto, e ancora si scriverà, su questo film che è difficile dire qualcosa che non sia già stato detto, scritto e letto.
L’ubicazione è Los Angeles ai tempi d’oggi, anche se alcune scene, specialmente le prime, fanno pensare ai musicals anni’50 o ’60 (comeGrease?)con i vestiti a palloncino e con tanti colori vivaci (c’è persino il phon fucsia”). Un po’ a Hollywood, più volte all’Osservatorio Griffith, a Beverly Hill e al mare (S. Monica?). Grandi billboards sottolineano dove stiamo.
Ryan Goesling ed Emma Stone (Sebastian e Mia) si amano, si sono entrambi trasferiti da poco a L.A in cerca di fortuna. Squattrinati e un po’ sfigati hanno entrambi un sogno nel cassetto: lui suona il piano, adora il jazz e vorrebbe aprire un locale tutto suo mentre lei avendo avuto una zia attrice vorrebbe tanto sfondare nel teatro. Naturalmente quando il successo arriverà, a turno, li vedrà sempre più distanti. Cinque anni dopo si rincontreranno ma le loro vite sono ormai irreparabilmente lontane, anche se probabilmente l’amore è rimasto.
Molte sono le citazioni o gli spunti ripresi da Chazelle. La delicatezza della storia ricorda più Jacques Demy e Le parapluie de Cherbourg che i musicals americani. Anche l’uso dei protagonisti attori e non cantanti nè ballerini Nel film di Demy gli interpreti erano una giovanissima Catherine Deneuve e Nino Castelnuovo. Ryan Goesling ed Emma Stone comunque fanno del loro meglio: poca voce lei poca snodabilità lui, ma insieme sono carini.
Alcune scene fanno pensare ai film di Un americano a Parigi di Vincente Minnelli del 1951 mente il ballo nel Griffith Park è un esplicito omaggio al suo The Band Wagon del 1953 danzato da Cyd Charisse e Fred Astaire. Meno riuscita a mio avviso è la scena all’Osservatorio, riferimento a Gioventù bruciata del 1955 di Nicholas Ray con Natalie Wood e James Dean.
Nonostante tutti i riferimenti a film musicali – dimenticavo di citare naturalmente l’immancabile West Side Story del 1962 di Robert Wise – il film fa riflettere su una certa solitudine metropolitana sulla tristezza e sulla banalità della vita, sui successi effimeri, sui sogni e sulle delusioni. Non c’è nessun gran sogno americano ma piccoli sogni soggettivi in un mondo che cambia e che consuma i veri valori. Così afferma Sebastian (una sorta di alter ego di Chazelle): «venerano tutto ma, ma non danno importanza a niente» In una Los Angeles dove nessuno più ama il vero jazz né tantomeno lo rispetta e uno storico jazz club è diventato un locale “Samba e tapas”. Bravo Justin Hurwitz con le due canzoni vincenti: “Audition” e “City of Stars”.
Il film è comunque molto piacevole, anche se forse la candidatura a quattordici Oscar mi sembra un pochino esagerata. La la land ha già vinto sette Golden Globe e una Coppa Volpi a Venezia data Emma Stone.
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righapincher
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sabato 11 febbraio 2017
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il vero romanticismo
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Dovendo scegliere tra un grande amore e la realizzazione del proprio genio personale, cosa scegliere? Il grande amore, direte voi, che vi credete romantici. La risposta di Chazelle è -giustamente?- no. Il vero amore è fatto anche dello spronarsi reciproco a realizzare il proprio genio e se non solo di questo, di certo non ha nulla a che fare con i punti fermi, o i punti di riferimento destinati a esserci nel lungo cammino dell'esistenza. Sono i sentimentali quelli che sperano che le storie d'amore, soprattutto le proprie, durino "per sempre" e fanno di tutto per legare a sé la fonte del loro entusiasmo vitale, per nutrirsene, per "costruire". Sebastian e Mia sono invece romantici puri: si dichiarano un amore per sempre, ma le loro vite non incarneranno questo amore, sacrificato alle ragioni dell'io.
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Dovendo scegliere tra un grande amore e la realizzazione del proprio genio personale, cosa scegliere? Il grande amore, direte voi, che vi credete romantici. La risposta di Chazelle è -giustamente?- no. Il vero amore è fatto anche dello spronarsi reciproco a realizzare il proprio genio e se non solo di questo, di certo non ha nulla a che fare con i punti fermi, o i punti di riferimento destinati a esserci nel lungo cammino dell'esistenza. Sono i sentimentali quelli che sperano che le storie d'amore, soprattutto le proprie, durino "per sempre" e fanno di tutto per legare a sé la fonte del loro entusiasmo vitale, per nutrirsene, per "costruire". Sebastian e Mia sono invece romantici puri: si dichiarano un amore per sempre, ma le loro vite non incarneranno questo amore, sacrificato alle ragioni dell'io. Cinico. O saggio... In ogni caso, molto in sintonia con l'eterno mito del self made man, che solletica i cuori americani, sebbene il limite tra sincero e ruffiano sia in questo film sempre sfiorato e mai superato. A parte queste considerazioni, non ripetiamo quello che hanno già scritto in tanti (Chazelle regista eccelso, citazioni e omaggi al grande musical hollywoodiano, attori strepitosi, ecc.). Diremo che la leggera imperfezione di Gosling e Stone nel cantare e nel danzare è una delle trovate più intelligenti di Chazelle: loro due sono veri, sono come noi; se si mettono a cantare, se si mettono a danzare, lo fanno nella loro vita, come potremmo farlo noi mentre cuciniamo o andiamo al lavoro. La naturalezza prevale sulla tecnica per questa ragione, e permette anche a chi detesta i musical di sentirsi davanti a una storia, una bella, bellissima storia d'amore in ogni momento.
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l'ultimospettacolo
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lunedì 27 febbraio 2017
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una sophisticated comedy
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Se non accettate l'idea di andare a vedere una sophisticated comedy d'antan non alzatevi nemmeno dal divano. Sprechereste il vostro tempo e i vostri denari. Quella che vi propongo è una serata di assoluta delizia in un'atmosfera delicata, elegante e leggiadra. Una storia d'amore dai toni sfumati e permeati di un sentimento struggente di nostalgia. Le musiche, superlative e giustamente premiatissime ai recenti Oscar, vi trascineranno a ballare sulla sedia. La canzone City of stars, fantastica per la sua musica, e Audition, meravigliosa per il testo, strapperanno tutte le vostre lacrime. Ammesso che abbiate un cuore e dei sentimenti, elementi questi indispensabili per poter apprezzare questo film.
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Se non accettate l'idea di andare a vedere una sophisticated comedy d'antan non alzatevi nemmeno dal divano. Sprechereste il vostro tempo e i vostri denari. Quella che vi propongo è una serata di assoluta delizia in un'atmosfera delicata, elegante e leggiadra. Una storia d'amore dai toni sfumati e permeati di un sentimento struggente di nostalgia. Le musiche, superlative e giustamente premiatissime ai recenti Oscar, vi trascineranno a ballare sulla sedia. La canzone City of stars, fantastica per la sua musica, e Audition, meravigliosa per il testo, strapperanno tutte le vostre lacrime. Ammesso che abbiate un cuore e dei sentimenti, elementi questi indispensabili per poter apprezzare questo film. Buona visione
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save
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venerdì 10 marzo 2017
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l'importanza del finale
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Vi vorrei segnalare un errore nel calcolo del mymometro; la media tra 4,00, 4,39 e 3,56 fa 3,98 e non 3,49. Il film è molto bello e, una volta visto ti rimane dentro; non solo le musiche che ti restano in testa ma anche le immagini meravigliose e quella malinconia che, almeno a me, ha lasciato il finale. Proprio il finale secondo me, eleva questo film di livello; un lieto fine scontato l'avrebbe fatto scadere nella banalità mentre così, Chazelle l'ha fatto entrare nell'olimpo dei grandissimi. D'altronde anche Titanic o Braveheart, per citare due esempi, non sarebbero stati tali capolavori se Jack non si fosse inabissato nell'oceano o Wallace avesse urlato "pietà" invece di "libertà".
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stellamarina11
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domenica 5 febbraio 2017
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un film per romantici e sognatori
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Ho visto La la Land ieri e non c'è che dire, penso che si possa solo o amare o odiare, e io l'ho amato e lo amo...
Ho passato tutta ieri sera dopo il film a canticchiare alcune delle canzoni della colonna sonora (City of stars, Audition, per non parlare del motivo di Mia e Sebastian) tant'è che alla fine acquistato la colonna sonora e oggi l'ho ascoltata e riascoltata diverse volte, ricordandomi alcune scene memorabili del film ed emozionandomi ancora!
Non saprei se definire La la Land un vero e proprio musical oppure un film musicale, fatto sta che è proprio vero che riporta indietro nel tempo, e non solo perchè vuol "fare il verso" ai musical del passato, ma per una certa atmosfera nostalgica e malinconica che si respira lungo tutto il film, vuoi per la storia romantica (e sì, credo che per i non romanticoni rimarrà un polpettone difficile da mandare giù), vuoi perchè è pervaso di quell'atmosfera dei film anni '50-'60 stile vecchia Hollywood (a me tornano in mente Audrey Hepburn, Cary Grant, Doris Day e tanti altri) dove tutto sembrava più semplice e leggero.
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Ho visto La la Land ieri e non c'è che dire, penso che si possa solo o amare o odiare, e io l'ho amato e lo amo...
Ho passato tutta ieri sera dopo il film a canticchiare alcune delle canzoni della colonna sonora (City of stars, Audition, per non parlare del motivo di Mia e Sebastian) tant'è che alla fine acquistato la colonna sonora e oggi l'ho ascoltata e riascoltata diverse volte, ricordandomi alcune scene memorabili del film ed emozionandomi ancora!
Non saprei se definire La la Land un vero e proprio musical oppure un film musicale, fatto sta che è proprio vero che riporta indietro nel tempo, e non solo perchè vuol "fare il verso" ai musical del passato, ma per una certa atmosfera nostalgica e malinconica che si respira lungo tutto il film, vuoi per la storia romantica (e sì, credo che per i non romanticoni rimarrà un polpettone difficile da mandare giù), vuoi perchè è pervaso di quell'atmosfera dei film anni '50-'60 stile vecchia Hollywood (a me tornano in mente Audrey Hepburn, Cary Grant, Doris Day e tanti altri) dove tutto sembrava più semplice e leggero. Ma questo, in realtà, è un film più vero e reale di quelli infarciti di supereroi che da un po' di anni vanno per la maggiore, perchè se è vero che l'amore all'inizio ti fa danzare tra le stelle, palpitare per un bacio, fino a farti addirittura cambiare i gusti musicali, ci si rende conto che spesso per realizzare i propri sogni è necessario scendere a compromessi, mettere per un po' da parte la purezza dell'arte e allontanarsi dai sogni per rimanere ancorati alla realtà.
E anche se Mia e Sebastian si amano così tanto da spronarsi vicendevolmente, da annullare tutto ciò che li circonda sovrastando la realtà con la grandezza del loro amore, può accadere che anche l'amore più grande possa essere messo alla prova dalle scelte difficili e dalle strade che ti si aprono inaspettatamente davanti nella vita.....
Insomma, non rivelo di più della trama (anche se in molti l'hanno già fatto) per non rovinare la visione a chi ancora non avrà visto il film, ma secondo me è doveroso sottolineare che La La Land è un film decisamente sopra la media, molto sopra la media, a cominciare dalle performance degli attori. Emma Stone è spettacolare con le sue performances canore, la sua espressività facciale, l'agio con il quale si muove davanti alla telecamera e la sua abilità di passare da uno stato d'animo all'altro in un batter d'occhio. Ryan Gosling io l'adoro e potrei non essere oggettiva, ma è innegabile che come attore è di una versatilità straordinaria con la sua capacità di spaziare tra i generi, dalle commedie, ai ruoil più impegnati, passando per i ruoli "cattivi", ma in questo film è straordinario il mix di capacità dimostrate nel canto, nel ballo e nel suonare il piano come un jazzista infervorato (!!!) ... e quel suo sguardo tra lo scanzonato e il malinconico che già si conosceva.
Il regista Damien Chazelle ha solo 32 anni e ha già all'attivo un paio di film di altissimo livello, con una capacità eccezionali di cogliere l'intensità delle emozioni.
Bellissime le musiche, le coreografie, secondo me le nominations e i premi ottenuti li meritano tutti.
Per finire credo ci siano sequenze decisamente memorabili che entreranno nella storia del cinema, due su tutte il valzer tra le stelle e il tip tap di Mia e Sebastian... semplicimente meravigliosi.
Super consigliato... soprattutto ai romantici e sognatori!!!!
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fabiofeli
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lunedì 6 febbraio 2017
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la città delle stelle è un sogno ingannevole
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L’esplosivo balletto degli autisti in coda nella strada per Los Angeles è una gioia di colori e di invenzioni acrobatiche, un incipit che ci tuffa subito nella storia narrata: c’è la tensione di un bisticcio tra Mia e Sebastian (Emma Stone e Ryan Gosling), un clacson suonato a distesa da parte di lui e il gesto “vai a quel paese” da parte di lei. Si perdono nel traffico, ma si ritroveranno. Mia lavora in un bar che sta davanti alle finestre che appaiono in Casablanca di Michael Curtiz e sostiene, a ripetizione e senza successo, provini per cinema e tv; sogna di diventare una attrice grande quanto l’enorme poster della Bergman nella sua camera da letto.
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L’esplosivo balletto degli autisti in coda nella strada per Los Angeles è una gioia di colori e di invenzioni acrobatiche, un incipit che ci tuffa subito nella storia narrata: c’è la tensione di un bisticcio tra Mia e Sebastian (Emma Stone e Ryan Gosling), un clacson suonato a distesa da parte di lui e il gesto “vai a quel paese” da parte di lei. Si perdono nel traffico, ma si ritroveranno. Mia lavora in un bar che sta davanti alle finestre che appaiono in Casablanca di Michael Curtiz e sostiene, a ripetizione e senza successo, provini per cinema e tv; sogna di diventare una attrice grande quanto l’enorme poster della Bergman nella sua camera da letto. Sebastian vive per il jazz, ma suona il piano in un locale con l’imposizione di un repertorio di dozzinali canzoni di successo che lo disgusta; sognando la classe di Thelonius Monk, John Lewis, Errol Gardner e Jarret, vorrebbe riaprire un bar che fu un tempio sacro della musica jazz riempiendolo di giovani entusiasti. Sogni; ma nei musical che si rispettano i sogni si realizzano. Il musical è un genere cinematografico bizzarro: nel mezzo di una situazione drammatica dove non bisogna perdere un attimo i protagonisti improvvisano un chilometrico duetto canoro quasi fossero all’Opera o inscenano numeri di danza a due come una metafora della loro intesa amorosa e sessuale. In genere tutto è un po’ artificioso come nelle favole disneyane o nei film con Fred Astaire o Gene Kelly. Qui, però, non si ha mai la sensazione di uno stop, perché la storia tra i due va avanti e le loro vite si intrecciano. La Città delle Stelle, Los Angeles con Hollywood, è lì davanti a loro, quasi al loro piedi, come una mela da addentare. E la mordono, ma … C’è un grande ‘ma’: il successo arriverà come si aspettano e, soprattutto, li renderà felici?
Damien Chazelle (il regista, già autore del bellissimo Whiplash) inserisce nella trama musica e danza con leggerezza ed eleganza, senza scosse o forzature; e poco importa se il tip-tap dei protagonisti non è perfetto, perché sanno recitare: salgono al Planetario e ballano in un mare di stelle, ma non è ancora detto che afferreranno gli Oscar. Non li meriterebbero solo loro e la regia; anche l’autore della musica originale, la colonna sonora, il montatore … E’ venata di malinconica ironia la citazione.omaggio a Nicholas Ray: la pellicola del suo Gioventù Bruciata con James Dean fonde e si brucia sotto lo sguardo dei protagonisti, quasi a sottolineare l’irripetibilità di un capolavoro. Questa volta, però, la storia convenzionale e un po’ scontata, come si addice ad ogni musical, ci va molto vicino: un film da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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