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A Quiet Passion, quando la poesia nobilita il cinema

'Filmare' i versi è un lavoro molto complesso. L'autore che affronta il tema merita un plauso, grande.
di Pino Farinotti

A Quiet Passion

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Cynthia Nixon (Cynthia Ellen Nixon) (58 anni) 9 aprile 1966, New York City (New York - USA) - Ariete. Interpreta Emily Dickinson nel film di Terence Davies A Quiet Passion.
giovedì 21 giugno 2018 - Focus

A Quiet Passion è nelle sale, firmato da Terence Davies. Racconta la vita di Emily Dickinson (1830-1886), un'anima triste, complessa e dotata di una grazia particolare, capace di leggere il presente e anche il futuro del suo Paese. È la più grande poetessa americana. Trascorse la vita fra le mura di casa, isolata, a contatto solo con la propria creatività che era per lei una difesa e un'esplorazione. Dal suo luogo chiuso intese e raccontò il dramma intellettuale e morale dell'America, precorrendo la storia e grazie a uno stile unico e innovativo, sul piano della metrica e del lessico. La Dickinson come premessa e strumento per un discorso sul rapporto fra il cinema e la poesia. Ma voglio dare un'altra indicazione rispetto alla funzione del cinema, che da qualche tempo si interessa all'arte nobile, alludo ai tanti titoli dedicati ai pittori, e non si tratta solo di un Caravaggio e di un Van Gogh, ma di artisti, innovatori, "diversamente popolari": alludo a gente come Schiele, Schnabel, Beuys, Diefenbach, per citarne alcuni.

"Filmare" i versi è ancora più complesso, perché non ti puoi valere delle immagini, potenti, efficaci di certi dipinti, ma devi stare alle parole che non sono facili da rappresentare. Certo, accade che spesso il privato di un poeta sia narrativa interessante. Ma le protagoniste sono le parole. L'autore che affronta il tema merita un plauso, grande.
Pino Farinotti

Esiste un momento di poesia applicata, esclusiva del cinema, riguarda il movimento del cosiddetto "Fronte popolare": titoli come La grande illusione, Il porto delle nebbie, Les enfants du Paradis, autori come Clair, Renoir, Carné, soprattutto Prévert, poeta. I personaggi, un disertore, un ladro o un ferroviere, dialogavano col linguaggio dei poeti, un registro opposto a quello del cinema, che vuole battute semplici e dirette. Eppure la grande qualità, il sortilegio di quelle parole, scardinavano la regola ferrea. "Quel" cinema è il più alto che sia mai stato prodotto, nelle epoche e nei paesi.

Jane Campion, regista neozelandese nel suo Un angelo alla mia tavola (1990) racconta la storia di Janet Frame, poetessa dalle pesanti patologie, all'inizio incompresa, ma due volte candidata al premio Nobel. La stessa Campion, dedica il suo Bright Star agli ultimi anni di vita del poeta inglese John Keats (1795/1821) morto a Roma a 26 anni. La Campion, nei titoli finali fa leggere tutti gli ottanta versi dell'Ode all'usignolo, poema magico e tragico. Uno stralcio che incantò Fitzgerald: Anche se la mente, lenta, ha perplessità e indugi / Con te, subito tenera è la notte / Con la sua luna regina sul trono / E le fate stellate tutt'intorno.


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