7 minuti |
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Un film di Michele Placido.
Con Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Maria Nazionale, Violante Placido.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 92 min.
- Italia, Francia, Svizzera 2016.
- Koch Media
uscita giovedì 3 novembre 2016.
MYMONETRO
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Che saranno mai sette minuti?
di ZararFeedback: |
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lunedì 21 novembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film fortemente a tesi, che getta uno sguardo lucido sul mondo del lavoro oggi: la grave crisi dell’Occidente industrializzato è pagata in primo luogo dal lavoratore. E’ lui la vittima della disoccupazione, della delocalizzazione, di una perdita strisciante dei diritti guadagnati in più di un secolo di lotta operaia, della progressiva erosione della sua forza contrattuale. Come dice la vecchia sindacalista Bianca: grazie per avermi fatto capire che ormai non c’è più niente, solo la lotta brutale del singolo per la propria sopravvivenza, alla mercé di qualsiasi ricatto. Perché in quello che era una volta il rapporto sindacale e sembra oggi poco più che vuota ritualità, il lavoratore non appare più in grado di esprimere una sua forza ‘di classe’: troppa miseria, troppa concorrenza, troppa paura. Di qui la cieca reazione di pancia di fronte al ricatto, la pronta rassegnazione al meno peggio, quando non la caccia irrazionale al falso nemico, la sempre perdente guerra tra poveri. Che saranno mai sette minuti di intervallo in meno richiesti dal nuovo azionista di maggioranza in un’azienda, se è mantenuto il posto di lavoro? La storia raccontata nel film offre molteplici spunti di riflessione, è seria e drammaticamente vera. La resa filmica non è altrettanto convincente, soprattutto nel confronto con gli evidenti modelli di riferimento: il classico “La parola ai giurati” di Lumet e il recente “Due giorni, una notte” dei Dardenne. Nonostante la fotografia scolpisca letteralmente i volti e giochi egregiamente con i dettagli, e il montaggio alterni con efficacia staticità e accelerazioni drammatiche, il film è troppo teatrale, troppo gridato, incapace di far interagire i personaggi in maniera credibile. Abbastanza lunare, per es., il contrasto troppo insistito, e appunto teatrale, tra la silenziosa fissità di Bianca (la forza della ragione) e lo schiamazzo o la resistenza ottusa delle compagne del comitato di fabbrica (la pancia). Contrasto simbolico, d’accordo, ma l’operazione è veramente troppo scoperta. Recitazione mediocre, se si eccettua una non attrice, Fiorella Mannoia. Due stelle e mezzo.
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