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alessandro vanin
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sabato 18 aprile 2015
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semplicemente magnifico
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L'ultimo lupo è un film che come tutti i capolavori ha varie letture. Infatti è un film che racconta l'importanza del rispetto per la natura, per gli animali e dell'importanza dell'equilibro L'equilibrio dell'ecosistema che se viene alterato dall'uomo subisce solo danni Ma anche l'equilibrio interiore con Chen Zhen che pur essendo già adulto, trova nel vecchio saggio del villaggio un secondo padre (infatti lo chiama padre)Infine anche l'equilibrio tra due culture quella comunista atea progressista cinese e quella tradizionale spirituale mongola. Ognuna ha i suoi pregi e i suoi difetti. Quella cinese porta distruzione della natura, ma anche medicine salvavita come la penicillina. Quella tradizionale mongola che rispetta la natura e il suo spirito fino a fondersi ocn loro, ma è anche arcaica nei matrimoni combinati.
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L'ultimo lupo è un film che come tutti i capolavori ha varie letture. Infatti è un film che racconta l'importanza del rispetto per la natura, per gli animali e dell'importanza dell'equilibro L'equilibrio dell'ecosistema che se viene alterato dall'uomo subisce solo danni Ma anche l'equilibrio interiore con Chen Zhen che pur essendo già adulto, trova nel vecchio saggio del villaggio un secondo padre (infatti lo chiama padre)Infine anche l'equilibrio tra due culture quella comunista atea progressista cinese e quella tradizionale spirituale mongola. Ognuna ha i suoi pregi e i suoi difetti. Quella cinese porta distruzione della natura, ma anche medicine salvavita come la penicillina. Quella tradizionale mongola che rispetta la natura e il suo spirito fino a fondersi ocn loro, ma è anche arcaica nei matrimoni combinati.
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alessandro vanin
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sabato 18 aprile 2015
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semplicemente magnifico
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L'ultimo lupo è un film che come tutti i capolavori ha varie letture. Infatti è un film che racconta l'importanza del rispetto per la natura, per gli animali e dell'importanza dell'equilibro L'equilibrio dell'ecosistema che se viene alterato dall'uomo subisce solo danni Ma anche l'equilibrio interiore con Chen Zhen che pur essendo già adulto, trova nel vecchio saggio del villaggio un secondo padre (infatti lo chiama padre)Infine anche l'equilibrio tra due culture quella comunista atea progressista cinese e quella tradizionale spirituale mongola. Ognuna ha i suoi pregi e i suoi difetti. Quella cinese porta distruzione della natura, ma anche medicine salvavita come la penicillina. Quella tradizionale mongola che rispetta la natura e il suo spirito fino a fondersi ocn loro, ma è anche arcaica nei matrimoni combinati.
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L'ultimo lupo è un film che come tutti i capolavori ha varie letture. Infatti è un film che racconta l'importanza del rispetto per la natura, per gli animali e dell'importanza dell'equilibro L'equilibrio dell'ecosistema che se viene alterato dall'uomo subisce solo danni Ma anche l'equilibrio interiore con Chen Zhen che pur essendo già adulto, trova nel vecchio saggio del villaggio un secondo padre (infatti lo chiama padre)Infine anche l'equilibrio tra due culture quella comunista atea progressista cinese e quella tradizionale spirituale mongola. Ognuna ha i suoi pregi e i suoi difetti. Quella cinese porta distruzione della natura, ma anche medicine salvavita come la penicillina. Quella tradizionale mongola che rispetta la natura e il suo spirito fino a fondersi ocn loro, ma è anche arcaica nei matrimoni combinati.
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maopar
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martedì 14 aprile 2015
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l'ultimo lupo salvato per amore
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Bellissimo film di Jean Jacques Annaud, ,tratto dal romanzo autobiografico di Jiang Rong , uno dei più grandi successi letterari
Contemporanei .20 milioni di copie vendute in Cina nel 2004,titolo originale “ il totem del lupo” .Questo sessantottenne scrittore
Condannato a 18 anni di reclusione per aver partecipato in Piazza Tienanmen ,ha realmente vissuto come il suo personaggio Chen
nella Mongolia Interna per undici anni e ha anche lui ha allevato un piccolo di lupo….
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Bellissimo film di Jean Jacques Annaud, ,tratto dal romanzo autobiografico di Jiang Rong , uno dei più grandi successi letterari
Contemporanei .20 milioni di copie vendute in Cina nel 2004,titolo originale “ il totem del lupo” .Questo sessantottenne scrittore
Condannato a 18 anni di reclusione per aver partecipato in Piazza Tienanmen ,ha realmente vissuto come il suo personaggio Chen
nella Mongolia Interna per undici anni e ha anche lui ha allevato un piccolo di lupo…. E’ un fervente Ambientalista…Un film spettacolare che lancia
Uno sguardo sulle sconfinate steppe della Mongolia: fra cielo e terra uomini e animali vivono le loro vite con rapporti di rispettosa convivenza.
La sopraffazione dell’uomo moderno diventa sterminio spietato e inutile, sconvolgendo i delicati equilibri dell’ eco-sistema,che tantostavano
A cuore delleantiche generazioni . Due giovani insegnanti inviati dal Regime in una sperduta comunità della Mongolia ,con il compito
Di istruirei giovani Mongoli ,invece ricevono una grande lezione di Vita…di quella che viene definita “ semplice”,ma che di fatto è di una complessità inimmaginabile:
difficoltà determinate dalle avversità metereologiche…maestose tempeste di vento …,infinite fatiche per assicurarsi riservedi cibo….sempre però
Partecipando consapevolmente allabellezza di questo vero Eden .
L’antico popolo dei Mongoli dimostra una sapiente conoscenza dell’ ambiente . Frutto anche dell’ osservazione dei comportamenti del Lupo della steppa
il grande GengisKhan appreseleregole“della guerra “che lo resero invincibile…
E perché non approfittare della grande capacità di caccia di questo animale,al vertice della” piramide alimentare,sottraendogli per i bisogni della
popolazione mongola,”un ragionevole quantitativo di prede?..”
Ma l’ avidità della società consumistica pretende tutto ,affama i lupi ,avviando la reazione a catena che inesorabilmente,con un effetto” DOMINO”
Determinerà conseguenze devastanti per la steppa.
E’ l’uomo che vince sempre contro gli animali,per cattiveria e disoneste strategie distruttive…
Ma quel giovane insegnante che contro la volontà del capo villaggio ,aveva adottato un cucciolo di lupo “,facendo di un Dio uno schiavo …..”
Aveva allevato per amore da solo ,contro una montagna di difficolta, inconsapevolmente…” l’ultimo dei lupi.”
Presa coscienza della sua poco sensibile iniziativa, sopraffatto dal rimorso per l’errore commesso, cambia addestramentoper reinserire
Il lupo nell’ambientediorigine…E questa volta con il consenso del sapiente capo villaggio… comprende così che ,con il suo sconsiderato atto
d’amore,aveva salvato non solo “L’ULTIMO LUPO”, ma un intero ECO-SISTEMA …
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amarolucano
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martedì 7 aprile 2015
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l'ultimo lupo
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spiace rilevare che per film d'autore che trattano temi importanti, quali il rapporto dell'uomo con la natura, non ci sia l'interesse del grande pubblico. La storia è raccontata in modo lineare, senza particolari colpi di scena, ottenendo così un risultato credibile, dove lo spettatore trova il tempo per riflettere e rimanere allo stesso tempo affascinato dai bellissimi luoghi in cui il film è ambientato (il rapporto uomo/natura e la bellissima fotografia mi hanno ricordato il miglior Terrence Malick).
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alex2044
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lunedì 6 aprile 2015
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lasciatevi abbagliare dai lupi
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Il film è ben fatto . I paesaggi sono affascinanti . Gli attori bravini e un po' naif . Ma i più bravi e di una bellezza abbagliante, sono i lupi e probabilmente era quello che Annaud voleva . Il film è riuscito anche nella sua parte ,discreta , di critica del Maoismo e di atto d'accusa verso le ideologie totalizzanti con il loro bagaglio negativo di ottusità burocratica .
La scommessa è vinta . Niente da dire , Annaud con gli animali ci sa proprio fare .
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brian77
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martedì 31 marzo 2015
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film all'antica, però...
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Ho dovuto rileggere due o tre volte la frase "Raccomandato" dalla sua amante ecc, perché non capivo chi fosse quest'amante, che cosa avesse raccomandato (il libro?), a cosa si riferisse film più visto illegalmente ecc. Poi ho capito cosa voleva dire la recensione con quella frase così involuta, ma non sarebbe molto più semplice scrivere in italiano?
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great steven
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lunedì 30 marzo 2015
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bando agli accademismi, largo a carità e fedeltà!
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L'ULTIMO LUPO (CINA, 2015) diretto da JEAN-JACQUES ANNAUD. Interpretato da SHAOFENG FENG, SHAWN DOU, ANKHNYAM RAGCHAA, YIN ZHUSHENG, BASEN ZHABU, BAOYINGEXIGE
Cina, 1967: un giovane studente di città, nel pieno della Grande Rivoluzione Culturale, decide di passare dalla vita metropolitana ad un’esperienza in piena steppa mongola per imparare l’arte di vivere dei pastori nomadi che portano avanti, all’aria aperta ed esposti ad ogni singolo pericolo consequenziale, tradizioni secolari dure a morire. I lupi sono considerati dalle popolazioni della steppa come elementi nocivi per le mandrie di buoi e cavalli, ma il ragazzo, dopo aver salvato l’ultimo cucciolo di una nidiata di lupacchiotti mentre la madre è assente, lo alleverà in segreto, evitando di “consegnare la sua anima” ad una divinità frequentemente citata dalle tribù nomadi e facendolo crescere come un autentico animale domestico.
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L'ULTIMO LUPO (CINA, 2015) diretto da JEAN-JACQUES ANNAUD. Interpretato da SHAOFENG FENG, SHAWN DOU, ANKHNYAM RAGCHAA, YIN ZHUSHENG, BASEN ZHABU, BAOYINGEXIGE
Cina, 1967: un giovane studente di città, nel pieno della Grande Rivoluzione Culturale, decide di passare dalla vita metropolitana ad un’esperienza in piena steppa mongola per imparare l’arte di vivere dei pastori nomadi che portano avanti, all’aria aperta ed esposti ad ogni singolo pericolo consequenziale, tradizioni secolari dure a morire. I lupi sono considerati dalle popolazioni della steppa come elementi nocivi per le mandrie di buoi e cavalli, ma il ragazzo, dopo aver salvato l’ultimo cucciolo di una nidiata di lupacchiotti mentre la madre è assente, lo alleverà in segreto, evitando di “consegnare la sua anima” ad una divinità frequentemente citata dalle tribù nomadi e facendolo crescere come un autentico animale domestico. Verrà osteggiato dai suoi maestri, dagli abitanti dei villaggi e dal suo stesso compagno di studi, ma il suo gesto d’amore saprà infine rendergli la meritata giustizia, anche quando sarà giunto il momento, per il lupo ormai cresciuto, di prendere la sua strada, possibilmente lontano dagli esseri umani e dalle trappole che disseminano ovunque per sbarazzarsi di questi quadrupedi carnivori che nascondono in verità una sublime intelligenza e un senso di fedeltà senza eguali nel regno animale. Annaud ha sempre girato film con la Natura come unica ed eccelsa protagonista, e anche questa volta decisamente non ha cambiato rotta, con la sola aggiunta che, nel caso in esame, ha voluto profondere in favore delle figure umane una sensibilità mistica che, a seconda del carattere analizzato, li fa comportare o a beneficio di colei che muove i fili dei grandiosi spettacoli ambientali o a discapito dei personaggi non umani che si spostano all’interno di una realtà artificialmente danneggiata e perseguitata. Il regista aveva già affrontato una discesa nel metafisico adattando il primo romanzo di Umberto Eco nel celebre (anche se non perfetto) film con Sean Connery nei panni del frate francescano Guglielmo da Baskerville e d’altronde, dati i precedenti col film L’orso (1988), non gli mancavano certo i connotati necessari per riprendere il discorso della libertà animale e metterlo al centro di un piccolo capolavoro di nicchia che potrà essere ampiamente valorizzato tanto dai naturalisti più indiscriminati quanto dagli spettatori di bocca buona che apprezzano il cinema d’essai imperniato su un ecologismo tutt’altro che accademico e anzi impregnato positivamente di un linguaggio profondamente etico che sa parlare al cuore dell’importanza di questioni da non sottovalutare, non ultima la denuncia dell’eccidio nei confronti di animali allo stato brado che cercano esclusivamente di sopravvivere nonostante le azioni perpetrate a loro danno. Caso raro di un film produttivamente cinese al 100% ma diretto da un cineasta francese, il che fa comunque presagire quanto rimanga ancora potente l’influenza cinematografica europea nei riguardi dei cineasti asiatici disposti a investire denaro per pellicole ambientate nei territori di loro competenza realizzate a scopi meramente divulgativi ed esplicativi in senso paternalistico. Al di là comunque di qualche anelito di retorica che lo appesantisce un po’, questo apologo umanitario rivela tutto il suo carattere educativo nell’espressione di una dialettica incontestabile che favorisce a gran voce la vita dei carnivori a quattro zampe più simili ai nostri cani domestici e li tratta col dovuto rispetto senza negar loro nemmeno il più piccolo merito, che tuttavia sbandiera il diritto di essere manifestato e rappresentato. Il regista, decidendo di proseguire sulla via già tracciata con le sue precedenti opere e rincarando la dose di simpatia per i suoi personaggi e di carità per le creature difese con un cuore immenso e palpitante, ha fatto di nuovo centro presentando al pubblico un prodotto che esula dalle dimostrazioni scolastiche più perbeniste per abbracciare un insieme di parole onnicomprensive capaci di unire sotto un unico stendardo tutti i popoli che scelgono di credere nella propria libertà partendo proprio dal non sottrarla a chi abita questo pianeta molto prima che comparissero gli homo sapiens. Attori da applauso, una colonna sonora più coinvolgente che mai e una sceneggiatura che alterna saggiamente la sobrietà con l’incalzamento della tensione. Distribuito anche in 3D. Tratto dal romanzo Il totem del lupo di Jiang Rong.
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gadman
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domenica 29 marzo 2015
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il rispetto dell'uomo della natura
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Un bellissimo film! Tutta ruota intorno al rapporto dell'uomo con la natura, l'uomo del villaggio mongolo la rispetta e vive rispettandone le sue regole, l'uomo della città crede di dominare la natura, ma in realtà ne subisce gli effetti devastanti e incontrollati! Fotografia e paesaggi meravigliosi! Grande regista!
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minnie
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lunedì 23 marzo 2015
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il regista che sussura ai lupi
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Jean Jacques Annaud ha tenuto domenica 22 marzo la sua lezione magistrale al teatro Petruzzelli, quando è stato premiato nel corso del sesto Bifest, Festival internazionale del cinema ideato e diretto da Francesco Laudadio. Dopo la proiezione del suo magico "Sette anni in Tibet" (un film, dicevano in platea gli spettatori,che anche dopo anni di visioni mantiene intatto il suo potere evocativo, storico e poetico), la sera in anteprima nazionale si è assistito alla sua più recente fatica, "L'ultimo lupo" appunto, di cui Annaud ci ha svelato tutti i retroscena. Intanto va detto che parlando e quasi immedesimandosi, con grande genialità attoriale, nel lupo, molto meglio di un Lorenz d'antan, si capisce che Annuad gli animali li ama davvero, li rispetta e sa come prenderli, anche perché lui, regista che capisce gli attori e le persone, ha detto che in fondo " siamo in tutto animali" e che riprendere un cucciolo di lupo e un neonato è in fondo la stessa cosa.
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Jean Jacques Annaud ha tenuto domenica 22 marzo la sua lezione magistrale al teatro Petruzzelli, quando è stato premiato nel corso del sesto Bifest, Festival internazionale del cinema ideato e diretto da Francesco Laudadio. Dopo la proiezione del suo magico "Sette anni in Tibet" (un film, dicevano in platea gli spettatori,che anche dopo anni di visioni mantiene intatto il suo potere evocativo, storico e poetico), la sera in anteprima nazionale si è assistito alla sua più recente fatica, "L'ultimo lupo" appunto, di cui Annaud ci ha svelato tutti i retroscena. Intanto va detto che parlando e quasi immedesimandosi, con grande genialità attoriale, nel lupo, molto meglio di un Lorenz d'antan, si capisce che Annuad gli animali li ama davvero, li rispetta e sa come prenderli, anche perché lui, regista che capisce gli attori e le persone, ha detto che in fondo " siamo in tutto animali" e che riprendere un cucciolo di lupo e un neonato è in fondo la stessa cosa. Quanto al lupo adulto, certo c'è anche da averne paura ma per esempio lui, prima di cominciare le riprese, riceveva una sorta d'imprinting dal capobranco, che gli leccava tutta la faccia. Un comportamento certamente spiegabile, tra l'altro (tra cui una naturale straordinaria empatia, la stessa che ha conquistato la platea, che non è di tutti), col fatto che anche il regista è un capobranco; il regista, che ha la visione d'insieme di tutto il film e che in questo caso ha adeguato la visuale umana, da una certa altezza, a quella dei lupi. Annaud è un giramondo, le sue due figlie vivono in Africa, continente per il quale ha un debole, il fatto di girare in Mongolia, di avere dunque una linea d'orizzonte così ampia, un panorama così diverso, gli ha solo dato ancor più voglia di lavorare. "Perché per me è così, è sempre stato così: vivo a Parigi, è una città molto bella, pulita, sobria, ma quando me ne stufo vado al cinema e vedo altre prospettive". Annaud di certo non è nuovo a queste esperienze e poi nella sua tenuta in campagna ha diversi animali, cani gatti anche un asino e "ammiro gli insetti, assisto alla felicità, le bonheur, della natura". Annaud tiene molto alla recitazione istintiva e ha avuto difficoltà a lavorare con attori, come per esempio Sean Connery nel Nome della rosa, che invece volevano che gli indicasse tutto, anche il posto degli oggetti. Ha detto inoltre di amare molto il cinema italiano, di aver ammirato da piccolo "Ladri di biciclette" e di aver apprezzato molto i lavori di Scola, di Parker e di Costa Gavras, tutti registi presenti quella mattina al Petruzzelli in un inedito, eccezionale poker d'assi della pellicola. Chissà se Annaud ha visto un film di Francesco De Santis in cui i lupi invadevano un paese sui monti d'ìAbruzzo e che aveva uno stile quasi da film horror. Annaud invece ama gli animali perché ama gli uomini, vi riconosce, anche nel lupo, tutte le sfumature del carattere umano, dal bene al male e si può affermare perciò che Annaud è il nuovo san Francesco di cui a Gubbio si diceva che parlasse coi lupi. Annaud ama la diversità, le culture variopinte, rifugge dalla omologazione e per questo non ama il cinema americano, lo trova noioso. Di certo ogni suo film, lui che è affascinato dai monasteri, dalle civiltà primordiali, è un'avventura poetica. E dopo Bari, lo aspettiamo anche dall'altra parte della cinepresa: di sicuro è anche un ottimo attore. Ha conquistato perfino i lupi!
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