L'infanzia di un capo |
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Un film di Brady Corbet.
Con Robert Pattinson, Stacy Martin, Bérénice Bejo, Liam Cunningham, Sophie Lane Curtis.
continua»
Titolo originale The Childhood of a Leader.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 113 min.
- Francia 2015.
- Fil Rouge Media
uscita giovedì 29 giugno 2017.
MYMONETRO
L'infanzia di un capo
valutazione media:
2,96
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un film geniale ma impervio e discontinuodi andrejFeedback: 4625 | altri commenti e recensioni di andrej |
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giovedì 2 febbraio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' difficile dare una valutazione globale di questo film, dato che esso si compone di due parti nettamente distinte e molto diverse sia per dimensioni che per contenuti e per forma espressiva utilizzata: la prima parte (articolata a sua volta in tre diversi capitoli, corrispondenti ai peggiori capricci e scatti d'ira del giovane protagonista) sviluppa l'argomento preannunciato dal titolo ed e' molto ampia (un'ora e 45 minuti), ben trattata, chiara nei suoi contenuti e girata in modo tradizionale, con raffinata (e compiaciuta) eleganza da cinema d'autore; la seconda parte, trattante la conclusione della vicenda e rappresentante il protagonista in eta' adulta, e' invece brevissima (10 minuti), quasi affrettata (soprattutto nel brusco finale) e si contraddistingue per un improvviso cambio di stile (secco, asciutto, a volte persino sgradevole) e per una maggiore ermeticita' di contenuti. Si ha quasi l'impressione di avere dinanzi due film distinti: un lungo e sontuoso tradizionale film d'epoca il primo; un cortometraggio sperimentale d'avanguardia il secondo. Personalmente, io ho amato il primo per molti e buoni motivi: l’ottima regia, di impianto tradizionale ma sicura, elegante e ispirata; la straordinaria recitazione di tutti gli attori (eccezionali il bambino e la madre); le atmosfere, suggestive, inquietanti, opprimenti; la sontuosa fotografia, che ci dona paesaggi e interni di pittorica bellezza (la campagna francese in un malinconico autunno da quadro, la grande residenza signorile decadente e un po’ tetra) e, ultime in elenco ma non certo ultime per importanza, le sapienti descrizioni di ogni oggetto inquadrato dalla cinepresa: classi sociali (la classe dirigente della vecchia Europa, in lenta decadenza come il continente da essa governato), la disfunzionale famiglia del protagonista (privilegiata ma infelice) e i personaggi principali: il padre (innamorato di una moglie che non lo ricambia e frustrato da un figlio “difficile”, che non riesce a comprendere), la madre (frustrata da un matrimonio infelice, assente e poco affettuosa) e il ragazzino, intelligente e sensibile ma infelice, disturbato e pieno di problemi. Certo, anche in questa prima e piu’ felice parte del film non manca qualche punto di debolezza: una tensione che si accumula (dato il titolo e l’argomento e anche per la personalita’ inquietante del protagonista) ma resta irrisolta; l’attesa di qualche evento grande e funesto che invece non giunge mai; la continua aspettativa che il protagonista si dimostri all’altezza (sia pure nel male) del ruolo che e’ destinato ad assumere in futuro e la costante frustrazione nel vedere che invece continua a non essere altro che un bambino capriccioso e difficile. Da questo contrasto fra le aspettative create nello spettatore (che si attenderebbe una specie di Damien in versione laica) e le modeste realizzazioni che si vedono sulla scena puo’ scaturire un senso di delusione e anche una certa irritazione, come dinanzi a una promessa fatta e non mantenuta. Quanto alla parte conclusiva del film, pur apprezzando lo sforzo di ricerca e il coraggio messi in campo dal regista, devo onestamente dire che essa non mi ha convinto per nulla e in certi momenti mi ha persino infastidito (per esempio in occasione della folle ripresa circolare “impazzita” che si scatena, con accompagnamento di musica dissonante, a pochi secondi dalla conclusione). Parimenti non mi ha convinto l'assemblaggio all’interno dello stesso film di due parti tanto, troppo diverse fra loro: questo, secondo me, ha tolto bellezza e coerenza al tutto, creando un insieme eterogeneo e poco coeso. Dovendo dare un giudizio complessivo sulla pellicola, direi che e' un bel film, ma avrebbe potuto essere un film migliore. E' anche un film complesso, lento, impegnativo, ambizioso e a tratti ermetico, che richiede un pubblico paziente e disposto ad analizzare e riflettere: consigliato piu' a chi ama il cinema d'autore che ai fautori del cinema di svago e intrattenimento.
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