Jaume Collet-Serra, classe 1974, catalano di nascita, statunitense d'adozione. Dopo l'università a Los Angeles si dedica alla regia di videoclip, in particolare del connazionale Enrique Iglesias. E agli spot pubblicitari, che puntualmente nota Joel Silver, produttore di Matrix e di un sacco di belle cose anni '90, occhio clinico infallibile per i giovani talenti. L'incipit della carriera è all'insegna dell'horror, con il dignitoso remake di un classico: La maschera di cera (2005). Si prosegue sulla stessa strada con Orphan (2009), ed è qui che si accende la lampadina. La storia è quella di una famiglia americana che adotta una bambina, in verità una consumata assassina passata tra Estonia e Stati Uniti da orfanatrofi e cliniche psichiatriche. Un finale sorprendente, qualche clichè risolto al meglio (la madre in crisi per una figlia nata morta combatte sola contro tutti per salvare quel che resta della famiglia) e un senso di inquietudine pervasivo non generato dalla pur notevole sceneggiatura, ma da scelte di regia spiazzanti (la bimba omicida è sempre dove meno te l'aspetti). Collet-Serra, che prima di arrivare già maggiorenne negli States era cresciuto in un collegio, riflette sull'angoscia dello sradicamento e introduce temi legati a maternità e paternità, destinati a tornare in altre forme nei titoli successivi.
Seguendo, senza rimorsi o atteggiamenti autoriali, la bussola del cinema di genere, il regista si dedica all'action. Prima con Unknown - Senza identità (2009), un thriller di spionaggio che cita apertamente Frantic di Roman Polanski. Il film è derivativo ma importante perché inaugura la collaborazione tra Collet-Serra e l'attore nordirlandese Liam Neeson. Di nuovo insieme per Non-Stop (2014), che al netto di un finale addomesticato è eccellente. Ripropone una situazione non nuova (un terrorista su un aereo minaccia di farlo esplodere, l'agente della sicurezza Neeson indaga alla cieca tra i passeggeri) con un senso della tensione crescente e tutto cinematografico. Interessante il cortocircuito che si instaura nell'ambiente chiuso e assediato dalla minaccia, dove lo stesso investigatore finisce per essere investigato. Neeson aderisce al ruolo non solo per esigenze di copione: essendo nel film, come nella vita, dell'Irlanda del Nord, la moralità è messa in discussione dai media perché potenziale terrorista dell'Ira (!).
Connotazione che prosegue anche in Run All Night - Una notte per sopravvivere, nelle sale dal 30 aprile, dove Neeson è un ex malavitoso alcolizzato di Hell's Kitchen, il quartiere di Manhattan tradizionalemente abitato da discendenti irlandesi, quello che nella versione doppiata di Stato di grazia di Phil Joanou (1990) viene chiamato «merdaio». E sembra arrivare direttamente da quel film Ed Harris, vecchio boss dell'Irish Mob che chiede la testa del figlio di Neeson (interpretato da Joel Kinnaman), costringendo il padre a risorgere col coltello tra i denti. Se in Non-stop la tensione e il ritmo sono variabili legate a un luogo (l'angusto abitacolo di un aereo, per definizione senza vie di scampo), in Run All Night - Una notte per sopravvivere si ragiona sul tempo (una sola notte) recuperando una caratteristica del thriller/noir metropolitano, dove il conto alla rovescia fa quasi da contrappunto musicale allo sviluppo dell'intreccio. Ma a essere sottoposti ai più duri colpi del dramma sono ancora una volta i legami familiari e di sangue, compresi quelli da vecchio "clan". Dalle macerie del quale si ergono titanici Harris e Neeson, impegnati in un duello dal sapore western.