no_data
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lunedì 11 aprile 2016
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luchini for president
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Dopo “La cuoca del Presidente”, Christian Vincent fa centro pieno con il suo nuovo film, di cui firma anche la sceneggiatura (premiata a Venezia). LA CORTE è la storia d'amore tra uno scorbutico Presidente di Corte d'Assise e una giurata, di cui l'uomo si era perdutamente innamorato qualche anno prima quando lei, anestesista. l'aveva assistito per un'operazione chirurgica all'anca. Vincent ci fa seguire l'intero processo che vede un uomo accusato di aver ucciso a calci la figlioletta neonata. Noi non sappiamo come siano andati realmente i fatti, e non lo sa neanche la giuria, ragione in più per riflettere sull'applicazione della giustizia.
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Dopo “La cuoca del Presidente”, Christian Vincent fa centro pieno con il suo nuovo film, di cui firma anche la sceneggiatura (premiata a Venezia). LA CORTE è la storia d'amore tra uno scorbutico Presidente di Corte d'Assise e una giurata, di cui l'uomo si era perdutamente innamorato qualche anno prima quando lei, anestesista. l'aveva assistito per un'operazione chirurgica all'anca. Vincent ci fa seguire l'intero processo che vede un uomo accusato di aver ucciso a calci la figlioletta neonata. Noi non sappiamo come siano andati realmente i fatti, e non lo sa neanche la giuria, ragione in più per riflettere sull'applicazione della giustizia. Ma il processo serve a Vincent solo da sfondo per la dichiarazione d'amore del Presidente Racine (un monumentale Fabrice Luchini, premiato anche lui a Venezia) alla bella Ditte (la danese Sidse Babett Knudsen, che ne ha ricavato quest'anno il César). Detto così il film sembra poca cosa, ma nella sua semplicità la messa in scena è così perfetta che la storia d'amore si incastona nel processo come un diamante. Inutile aggiungere che Luchini riesce a far apparire poesia anche la battuta più banale e a farti penetrare nei pensieri, negli umori e nei sentimenti del suo personaggio. Il finale poi riesce a rappresentare l'essenza dell'amore e del corteggiamento.
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giulio vivoli
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domenica 10 aprile 2016
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amore e giustizia
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La potenza evocatrice di un incontro capace di trasformare la personalità e cambiare naturalmente visione e senso della vita: è quello che accade ad un inflessibile Fabrice Luchini, giudice di Corte d’ Assise che passa dal cappotto blu e la sciarpa rossa alla toga con ermellino, dal carattere chiuso e schivo, lo stile di vita austero e abitudinario, nel ritrovare in aula di tribunale come giurato popolare la premurosa anestesista che lo aveva accudito e colpito sentimentalmente durante una precedente degenza ospedaliera. Il film è una godibile commedia molto delicata sia nel racconto che nelle immagini, fatte di sguardi discreti e imbarazzati e di tenere carezze, il tutto avvolto in un’atmosfera da favola sentimentale vera e credibile, perché resta sempre a contatto con la realtà quotidiana: due diverse solitudini che si incontrano, i commenti ironici e sarcastici dei giurati togati e popolari, un processo per infanticidio a carico di due genitori giovani e sbandati ad appesantire la vicenda di pathos e seriosità.
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La potenza evocatrice di un incontro capace di trasformare la personalità e cambiare naturalmente visione e senso della vita: è quello che accade ad un inflessibile Fabrice Luchini, giudice di Corte d’ Assise che passa dal cappotto blu e la sciarpa rossa alla toga con ermellino, dal carattere chiuso e schivo, lo stile di vita austero e abitudinario, nel ritrovare in aula di tribunale come giurato popolare la premurosa anestesista che lo aveva accudito e colpito sentimentalmente durante una precedente degenza ospedaliera. Il film è una godibile commedia molto delicata sia nel racconto che nelle immagini, fatte di sguardi discreti e imbarazzati e di tenere carezze, il tutto avvolto in un’atmosfera da favola sentimentale vera e credibile, perché resta sempre a contatto con la realtà quotidiana: due diverse solitudini che si incontrano, i commenti ironici e sarcastici dei giurati togati e popolari, un processo per infanticidio a carico di due genitori giovani e sbandati ad appesantire la vicenda di pathos e seriosità. Fino ad una sentenza assolutoria in nome della legge che “non deve affermare la verità, ma i principi del diritto”, frutto di rinnovati indulgenza ed equilibrio di giudizio, che l’arrivo dell’Amore porta magicamente con sé.
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maumauroma
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martedì 5 aprile 2016
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la corte
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Racine e' un severo giudice impegnato in un difficile caso di infanticidio. L'affascinante Ditte e' un medico anestesista che fa parte, nel processo, della giuria popolare.Il magistrato in passato ha conosciuto la dottoressa durante un ricovero dopo un incidente e se ne e' perdutamente innamorato.Entrambi con un fallimentare matrimonio alle spalle, entrambi soli nonostante il lavoro di successo.Il lungo svolgimento del processo dara' l'opportunita'al giudice di riallacciare il rapporto con Ditte e forse di far nascere un nuovo amore . Film interessante, anche se irrisolto, che oscilla in continuazione su diversi tessuti di trama,da classico film processuale a commedia sentimentale con un tocco di denuncia sociale nelle conversazioni tra i giurati.
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Racine e' un severo giudice impegnato in un difficile caso di infanticidio. L'affascinante Ditte e' un medico anestesista che fa parte, nel processo, della giuria popolare.Il magistrato in passato ha conosciuto la dottoressa durante un ricovero dopo un incidente e se ne e' perdutamente innamorato.Entrambi con un fallimentare matrimonio alle spalle, entrambi soli nonostante il lavoro di successo.Il lungo svolgimento del processo dara' l'opportunita'al giudice di riallacciare il rapporto con Ditte e forse di far nascere un nuovo amore . Film interessante, anche se irrisolto, che oscilla in continuazione su diversi tessuti di trama,da classico film processuale a commedia sentimentale con un tocco di denuncia sociale nelle conversazioni tra i giurati.Grande prova di Luchini e degli altri attori. a volte pero' affiora un pizzico di noia e una patina di superficialita'
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nautilus
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lunedì 4 aprile 2016
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omaggio a luchini
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Film costruito su misura per Luchini, bravissimo, bravissimi gli altri attori ma ...
Trama esilissima, film indeciso : la vicenda processuale che dovrebbe fare da sfondo a tratti prende il sopravvento ma non si risolve; la storia tra i due protagonisiti accennata, non si sviluppa. Tutto rimane un po' appeso. Qualche figura eccessivamente macchiettistica (l'avvocato che telefona durante il processo; la vecchia governante; la figlia teen ager).
Mi aspettavo qualcosa di meglio.
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pintaz
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lunedì 4 aprile 2016
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in piedi, la corte...
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Il Presidente della Corte d'Assise (Fabrice Luchini) è un giudice integerrimo. Viene definito "a doppia cifra" in quanto le condanne prevedono un minimo di 10 anni. Chiamato a presiedere un caso di omicidio di una bimba di 7 mesi da parte del padre, la propria fermezza al limite della spigolosità inizia a crollare quando si rende conto, tramite estrazione, che nella giuria popolare ritrova Birgit, una donna che aveva conosciuto in un ospedale a causa di un brutto incidente avvenuto anni prima, amandola, senza che lei ne fosse a conoscenza. Film essenziale ma straordinariamente delicato. Nella primissima parte della pellicola si pensa a un giallo con la cronologia della ricostruzione degli eventi drammatici avvenuti all'interno dell'appartamento dove è morta la piccola.
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Il Presidente della Corte d'Assise (Fabrice Luchini) è un giudice integerrimo. Viene definito "a doppia cifra" in quanto le condanne prevedono un minimo di 10 anni. Chiamato a presiedere un caso di omicidio di una bimba di 7 mesi da parte del padre, la propria fermezza al limite della spigolosità inizia a crollare quando si rende conto, tramite estrazione, che nella giuria popolare ritrova Birgit, una donna che aveva conosciuto in un ospedale a causa di un brutto incidente avvenuto anni prima, amandola, senza che lei ne fosse a conoscenza. Film essenziale ma straordinariamente delicato. Nella primissima parte della pellicola si pensa a un giallo con la cronologia della ricostruzione degli eventi drammatici avvenuti all'interno dell'appartamento dove è morta la piccola. Lentamente l'attenzione viene rivolta ai due protagonisti con un continuo contraltare tra il desiderio di amare da parte di lui (forse unico mai provato nella vita), e il rifiuto, iniziale, di lei incredula di tanta passione nei suoi confronti.
Il primo incontro fra il giudice e la dottoressa all'interno di un piccolo locale di provincia è fantastico. Gli sguardi, i piccoli sorrisi, la delusione nel rifiuto, la voglia di non chiudere nessuna porta ma di aprirsi l'uno all'altra. Uno spaccato di cinema veramente speciale.
Inutile negare che lo sguardo finale di lui vale il prezzo del biglietto. Con voce greve alla soglia dell'ultima frustrazione arrivata senza nemmeno poter sospirare, si accinge a iniziare l'ennesimo processo con le parole di rito. Quando si accorge che lei rientra in aula con lo stesso vestito con il quale si erano conosciuti, lentamente gli occhi si fondono con la bocca formando non un sorriso ma una gioia mista a incredulità che nessuna parola, ma solo gli sguardi, possono far comprendere. Quel gusto unico dell'incontro desiderato da sempre farà apparire la toga di ermellino, da quel momento, meno ingombrante...
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vanessa zarastro
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mercoledì 30 marzo 2016
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il privato del giudice
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In linea con libri e film francesi dove gli ispettori, i giudici o i Presidenti della corte d’appello sono umani, anche quando professionalmente severi. Cristian Vincent apre uno squarcio sul privato del giudice integerrimo Xavier Racine, molto ben interpretato da Fabrice Luchini: una brutta influenza, un divorzio in atto. Ha un assoluto bisogno di complicità che cerca e trova in una giurata estratta a sorte Ditte Lorensen-Coteret (la brava Sidse Babett Knudsen) che guardacaso è un’infermeria dell’ospedale dove Racine era stato ricoverato tempo addietro per un brutto incidente. Il volto sorridente di Ditte al suo risveglio è rimasto per Racine un volto amico che si sente rassicurato dalla presenza della donna.
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In linea con libri e film francesi dove gli ispettori, i giudici o i Presidenti della corte d’appello sono umani, anche quando professionalmente severi. Cristian Vincent apre uno squarcio sul privato del giudice integerrimo Xavier Racine, molto ben interpretato da Fabrice Luchini: una brutta influenza, un divorzio in atto. Ha un assoluto bisogno di complicità che cerca e trova in una giurata estratta a sorte Ditte Lorensen-Coteret (la brava Sidse Babett Knudsen) che guardacaso è un’infermeria dell’ospedale dove Racine era stato ricoverato tempo addietro per un brutto incidente. Il volto sorridente di Ditte al suo risveglio è rimasto per Racine un volto amico che si sente rassicurato dalla presenza della donna. Infatti le chiederà di assistere anche ad un nuovo processo dove lei non ricopre alcun ruolo.
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lunedì 28 marzo 2016
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la realtà sotto la lente di ingrandimento
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La realtà ha un doppio binario e lo dice sapientemente il titolo scelto per il mercato italiano dal distrubutore, che una volta ogni tanto ha centrato pienamente l'essenza del film. Così La Corte che vista da lontano è intesa come Istituzione giudiziaria con i suoi giudici avvocati, giudici, giurati e pubblici ministeri se guardata con la lente di ingrandimento, da vicino si trasforma in una "corte", nella storia, cioè, del corteggiamento di un Presidente di Corte di Appello, Xavier Racine (magistralmente interpretato da Fabrice Luchini[+]
La realtà ha un doppio binario e lo dice sapientemente il titolo scelto per il mercato italiano dal distrubutore, che una volta ogni tanto ha centrato pienamente l'essenza del film. Così La Corte che vista da lontano è intesa come Istituzione giudiziaria con i suoi giudici avvocati, giudici, giurati e pubblici ministeri se guardata con la lente di ingrandimento, da vicino si trasforma in una "corte", nella storia, cioè, del corteggiamento di un Presidente di Corte di Appello, Xavier Racine (magistralmente interpretato da Fabrice Luchini ) imperturbabile e solenne giudice, inflessibile terrore di tutti gli imputati (quando lo si guarda da lontano), in un timido e impacciato corteggiatore se osservato da vicino nel suo intimo. Un film minimalista che è tutto giocato sulla realtà vista in modo affrettato e superficiale (quando osservata da lontano) ed una molto più umana, a tutto tondo, quando viene osservata al microscopio. Una regia così magistralmente prepotente da risultare quasi inesitente per la capacità di lasciare pieno spazio all'espressività dei voti di tutti gli interpreti che se la giocano tutta nei non pochi primi piani. Infatti è tutto un gioco di alternanza tra primi piani a campi lunghi che trasformano un avvocato quasi totalmente inesistente (sempre impegnato in conversazioni telefoniche con "altri" clienti) in un magistrale Perry Mason fondamentale per la vita del proprio cliente/imputato. In ultima analisi la scelta di osservare la vita in profondità con serena e pacata saggezza trasforma la vita e la rende degna di essere vissuta cosa che, forse, non sarebbe se fosse vista con superficialità e distacco. Un film che lascia dopo 98' di visione totalmente in pace con se stessi e gli altri; appagati dall'aver potuto assistere non ad una proiezione cinematografica ma ad uno svolgersi della vita di alcune persone nella loro piena e totale quotidianità.
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lunedì 28 marzo 2016
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la realtà sotto la lente di ingrandimento
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La realtà ha un doppio binario e lo dice sapientemente il titolo scelto per il mercato italiano dal distrubutore, che una volta ogni tanto ha centrato pienamente l'essenza del film. Così La Corte che vista da lontano è intesa come Istituzione giudiziaria con i suoi giudici avvocati, giudici, giurati e pubblici ministeri se guardata con la lente di ingrandimento, da vicino si trasforma in una "corte", nella storia, cioè, del corteggiamento di un Presidente di Corte di Appello, Xavier Racine (magistralmente interpretato da Fabrice Luchini[+]
La realtà ha un doppio binario e lo dice sapientemente il titolo scelto per il mercato italiano dal distrubutore, che una volta ogni tanto ha centrato pienamente l'essenza del film. Così La Corte che vista da lontano è intesa come Istituzione giudiziaria con i suoi giudici avvocati, giudici, giurati e pubblici ministeri se guardata con la lente di ingrandimento, da vicino si trasforma in una "corte", nella storia, cioè, del corteggiamento di un Presidente di Corte di Appello, Xavier Racine (magistralmente interpretato da Fabrice Luchini ) imperturbabile e solenne giudice, inflessibile terrore di tutti gli imputati (quando lo si guarda da lontano), in un timido e impacciato corteggiatore se osservato da vicino nel suo intimo. Un film minimalista che è tutto giocato sulla realtà vista in modo affrettato e superficiale (quando osservata da lontano) ed una molto più umana, a tutto tondo, quando viene osservata al microscopio. Una regia così magistralmente prepotente da risultare quasi inesitente per la capacità di lasciare pieno spazio all'espressività dei voti di tutti gli interpreti che se la giocano tutta nei non pochi primi piani. Infatti è tutto un gioco di alternanza tra primi piani a campi lunghi che trasformano un avvocato quasi totalmente inesistente (sempre impegnato in conversazioni telefoniche con "altri" clienti) in un magistrale Perry Mason fondamentale per la vita del proprio cliente/imputato. In ultima analisi la scelta di osservare la vita in profondità con serena e pacata saggezza trasforma la vita e la rende degna di essere vissuta cosa che, forse, non sarebbe se fosse vista con superficialità e distacco. Un film che lascia dopo 98' di visione totalmente in pace con se stessi e gli altri; appagati dall'aver potuto assistere non ad una proiezione cinematografica ma ad uno svolgersi della vita di alcune persone nella loro piena e totale quotidianità.
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lbavassano
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domenica 27 marzo 2016
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gradevolmente debolissimo
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Ottimamente recitato da Fabrice Luchini, in grado di rendere con meritoria sottigliezza la personalità di un uomo fondamentalmente timido che si è costruito una corazza difensiva di rigida intrattabilità, meno da Sidse Babett Knudsen, staticamente monoespressiva (ma c'é da dire che il suo personaggio, oggetto e mai soggetto d'amore, offre ben poche possibilità), proprio nei personaggi dà il meglio di sé. Debolissima la storia. Sotto il profilo giudiziario (troppo presto lo spettatore è messo in grado di farsi un'opinione di come stiano in realtà le cose, ed il cosiddetto "colpo di scena" non fa che confermarla piuttosto banalmente), ma anche sotto quello sentimentale, ad un certo punto talmente preponderante da far sospettare che la vicenda processuale, il ruolo stesso del protagonista (esula evidentemente dalle intenzioni del regista l'approfondimento di quanto le sue debolezze umane possano avere inciso sulle sue sentenze implacabili), siano solo un pretesto.
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Ottimamente recitato da Fabrice Luchini, in grado di rendere con meritoria sottigliezza la personalità di un uomo fondamentalmente timido che si è costruito una corazza difensiva di rigida intrattabilità, meno da Sidse Babett Knudsen, staticamente monoespressiva (ma c'é da dire che il suo personaggio, oggetto e mai soggetto d'amore, offre ben poche possibilità), proprio nei personaggi dà il meglio di sé. Debolissima la storia. Sotto il profilo giudiziario (troppo presto lo spettatore è messo in grado di farsi un'opinione di come stiano in realtà le cose, ed il cosiddetto "colpo di scena" non fa che confermarla piuttosto banalmente), ma anche sotto quello sentimentale, ad un certo punto talmente preponderante da far sospettare che la vicenda processuale, il ruolo stesso del protagonista (esula evidentemente dalle intenzioni del regista l'approfondimento di quanto le sue debolezze umane possano avere inciso sulle sue sentenze implacabili), siano solo un pretesto. Anche sotto tale versante la vicenda scorre senza sussulti verso un lieto fine scontato quanto il verdetto della giuria. Film carino, e nulla di più.
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flyanto
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mercoledì 23 marzo 2016
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un giudice in apparenza severo
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Il regista Christian Vincent, dopo "La Cuoca del Presidente", con "La Corte" firma un 'altra deliziosa commedia interpretata da due ottimi ed affiatati protagonisti, Fabrice Luchini e Sidse Babett Knudsen.
Luchini è il severo Presidente della Corte d' Assise del tribunale delal piccola città dio provincia di Saint-Omer, temuto ed un poco inviso a tutti coloro che per un motivo o per l'altro hanno a che fare con lui soprattutto dal punto di vista professionale. In realtà egli è un uomo retto, severo il quale, poichè occupa nella propria e delicata professione una posizione di un certo rilievo, può divenire oggetto di false lusinghe nonchè bersaglio per molti al fine di ottenere veri e propri favori.
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Il regista Christian Vincent, dopo "La Cuoca del Presidente", con "La Corte" firma un 'altra deliziosa commedia interpretata da due ottimi ed affiatati protagonisti, Fabrice Luchini e Sidse Babett Knudsen.
Luchini è il severo Presidente della Corte d' Assise del tribunale delal piccola città dio provincia di Saint-Omer, temuto ed un poco inviso a tutti coloro che per un motivo o per l'altro hanno a che fare con lui soprattutto dal punto di vista professionale. In realtà egli è un uomo retto, severo il quale, poichè occupa nella propria e delicata professione una posizione di un certo rilievo, può divenire oggetto di false lusinghe nonchè bersaglio per molti al fine di ottenere veri e propri favori. In tal modo egli preferisce prendere le dovute e giuste distanze da tutti, facendo così fraintendere che la propria riservatezza sia una forma di scontrosità e di atteggiamento burbero. Ma in realtà il suddetto giudice è un uomo solo, divorziato, preciso e soddisfatto del proprio lavoro ma fondamentalmente romantico, sebbene riservato. Quando nel corso di un processo per l' omicidio di una neonata egli incontra nuovamente una sua fiamma passata, l'anestesista Sidse Babett Knudsen, egli comincia a corteggiarla molto esplicitamente ma sempre all'insegna del rispetto e di una sincera galanteria.
Il pregio di questa commedia risiede proprio nella delicatezza in cui è raccontata la vicenda e sopratutto nel modo in cui viene presentata la figura del giudice protagonista, mettendone in evidenza tutti gli aspetti e tutte le svariate sfaccettature. Inoltre, la presenza di un ottimo attore, quale è Fabrice Luchni, costituisce già di per sè una sicura garanzia e, nel caso specifico, l'attore francese impersona al meglio la personalità del proprio personaggio, a tal punto da fargli giustamente assegnare la Coppa Volpi come migliore attore all'ultimo Festival del Cinema di Venezia. Sidse Babett Knudsen, forse più nota nella sua Danimarca che da noi, è molto bella e assai dolce nelle espressioni del suo volto e perfettamente ed armoniosamente si accompagna a Luchini, in modo tale da impersonare entrambi una vera e sincera coppia di innamorati.
Altamente consigliabile per chi ama i films girati ed interpretati con garbo ed equilibrio.
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