Dramma del dolore di una coppia che ha perso il figlio di 4 anni. I due, Amanda e Javier, lei interprete e lui architetto, non riescono ad accettare la perdita e si allontanano, perché soprattutto la donna sente il bisogno di restare da sola, oppressa com'è dal rimorso (il bimbo è morto annegato in piscina in un momento di assenza della madre). Film asciutto e ben dialogato, gioca più sui silenzi che sulle parole, ed è inoltre recitato con convincente immedesimazione soprattutto da Elena Anaya, che interpreta il personaggio della madre. Il regista pecca però di una sorta di autocompiacimento del dolore, esibito nella sua parte più esteriore soprattutto dal commento musicale, di un sinfonismo largo e patetico.
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Dramma del dolore di una coppia che ha perso il figlio di 4 anni. I due, Amanda e Javier, lei interprete e lui architetto, non riescono ad accettare la perdita e si allontanano, perché soprattutto la donna sente il bisogno di restare da sola, oppressa com'è dal rimorso (il bimbo è morto annegato in piscina in un momento di assenza della madre). Film asciutto e ben dialogato, gioca più sui silenzi che sulle parole, ed è inoltre recitato con convincente immedesimazione soprattutto da Elena Anaya, che interpreta il personaggio della madre. Il regista pecca però di una sorta di autocompiacimento del dolore, esibito nella sua parte più esteriore soprattutto dal commento musicale, di un sinfonismo largo e patetico. Alcuni ottimi spunti e alcune scene di un pathos insistente sono controbilanciate da una ricerca del lirismo a tutti i costi e dalla mancanza di approfondimento del personaggio maschile, sbiadito e incolore. Non del tutto convincente.
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