Anno | 2015 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Franco Maresco |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,19 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 15 settembre 2015
Franco Maresco e Claudia Uzzo omaggiano l'artista palermitano Franco Scaldati, scomparso nel 2013.
CONSIGLIATO SÌ
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Era uno dei fratelli La Marca ne Il ritorno di Cagliostro, ma evidentemente più di questo nel panorama teatrale siciliano e per il linguaggio teatrale isolano. Aperto alla cultura europea e attratto da Samuel Beckett, Franco Scaldati, poeta e attore, fu il primo a divulgare fuori dalla sua regione un sottosuolo viscerale e lirico, ideologico e naïf, regressivo ed eccessivo, un maledettismo sociale reso da una koinè che recuperava e reinventava una lingua archetipica. La funzione esercitata dall'artista palermitano nell'evoluzione recente del teatro siciliano, e in seconda battuta sul cinema di Ciprì e Maresco, è raccontata in un documentario che ricostruisce la traiettoria drammaturgica di Franco Scaldati, morto nella primavera del 2013.
Documentario agiografico contrappuntato dalla cronaca cruenta di una regione che conobbe una stagione di morti ammazzati a qualsiasi grado delle istituzioni, Gli uomini di questa città io non li conosco. Vita e teatro di Franco Scaldati dice molto e dice meglio del suo autore, Franco Maresco, del suo dolore ineffabile e della sua lacerazione traumatica perenne che trova in Scaldati espressione terragna e lunare. Per Maresco sono spariti i luoghi, i volti e i riti su cui lui e Ciprì avevano cominciato a fare cinema. Tutto è omologato e appiattito. Palermo è diventata informe e anonima, è scomparso quell'inferno dove il loro sguardo, e quello di Scaldati prima, cercavano di cogliere una metafora universale dell'apocalisse. La Palermo di Scaldati, ci racconta Maresco, era devastata dal cemento e soffocata da Cosa Nostra eppure attraversata da una visione religiosa dell'esistenza. Cono di luce che riporta in vita un mondo, lo sguardo di Maresco risorge un tempo fertile fatto di idee e slanci deliranti, che mescolavano disperazione, metafisica e sentimento. Una stagione sgargiante seppellita col corpo e la voce di Scaldati, maschera arcaica che diventava campione della modernità.
Tra scorie urbane e suburre tragiche, che Maresco emerge dagli archivi, Gli uomini di questa città io non li conosco è un'opera amara su un Paese dal passato incerto e il futuro incognito, su un pubblico cinico e indifferente alla forza trascinante, magmatica e abissale che fu (e rimane) il teatro di Franco Scaldati. Febbricitante e siderale insieme, la lingua drammaturgica di Scaldati muove da un appestante sottosuolo, produce una poetica miracolosa e una comicità stralunata, che parla alla luna ("Lucio") e ha un respiro esistenziale ("Totò e Vicè"). Una parola, la sua, che mette a nudo la carne, l'anima, il personaggio, l'attore perdendo la propria forma per riacquistarne un'altra. Lontano dallo spettacolo delle merci e dal foyer del Biondo, il teatro in cui andava in scena Scaldati e che adesso lo ignora e si adegua, Maresco insegue le tracce di un 'teatrante' innamorato della luna come Lucio nel testo chiave (e omonimo) degli anni Settanta, manifesto poetico del suo teatro.
Attraverso la scansione del suo corpo-voce, Maresco ci trascina nel mondo dell'artista che reagiva al comune sentimento di cinismo con un'intransigenza e una tensione religiosa fortissime. Barboni-filosofi o filosofi con la barba, Maresco e Scaldati hanno dolorosamente preso coscienza dell'abbruttimento, non solo culturale, della loro città, del loro Paese che non si è nemmeno accorto che un poeta se n'è andato. In silenzio, con pudore. Dalla luna Scaldati guardava e continua a guardare la sua Palermo, in cui scovava qualcosa di antico, di atavico, di pre-tecnologico, qualcosa che ancora resiste e convive confusamente col moderno. Un pozzo dei pazzi affollato di umanità squassata e illuminato di luci calcinate, in cui Scaldati scriveva dell'uomo e del suo rapporto irrisolto con la morte, con la fine delle cose, scriveva di Palermo, una città dove comincia tutto e non finisce niente.
FILM : Gli uomini di questa città non li conosco, vita e teatro di Franco Scaldati . Regia di Franco Maresco.Italia 2015 Quando un regista, amico di un altro regista, ne vuole raccontare vita e opera in un suo film , allora è in seria difficoltà,. Se il regista amico è vivente ,l'amicizia ,fino ad allora salda e duratura, comincia a vacillare fino [...] Vai alla recensione »