fabio
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giovedì 9 agosto 2018
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tra documentario e film sperimentale
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Piacevole questo lavoro di Soukurov. Per chi ama l'arte e per chi ama la storia.
Qualche perdita di ritmo c'è ma nel complesso il film non affatica troppo.
C'è la ricerca di un linguaggio che potrebbe risultare gravosa per il pubblico più generalista ma alla fine il film risulta ben comprensibile.
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stefanoangelo
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giovedì 16 marzo 2017
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perplesso
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ho visto il film solo ieri (cineforum) e l'ho trovato faticoso da seguire. il tema dominante della preservazione e del ruolo dell'arte nella storia è svolto con un linguaggio diciamo "sperimentale", non certo accattivante.
Mi è parso un film dedicato agli addetti ai lavori, agli iniziati più che ad un pubblico generico (non il "grande pubblico") di gente a cui piace il cinema.
La cosa che più mi ha interessato è il racconto di una Franca collaborazionista e consenziente nei versi della Germania, al di là della retorica con cui ci hanno raccontato questo pezzo di storia. Atteggiamento che ha contribuito a salvaguardare le opere del Louvre e a tenerle in terra francese, invece di vederle migrate in Germania.
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ho visto il film solo ieri (cineforum) e l'ho trovato faticoso da seguire. il tema dominante della preservazione e del ruolo dell'arte nella storia è svolto con un linguaggio diciamo "sperimentale", non certo accattivante.
Mi è parso un film dedicato agli addetti ai lavori, agli iniziati più che ad un pubblico generico (non il "grande pubblico") di gente a cui piace il cinema.
La cosa che più mi ha interessato è il racconto di una Franca collaborazionista e consenziente nei versi della Germania, al di là della retorica con cui ci hanno raccontato questo pezzo di storia. Atteggiamento che ha contribuito a salvaguardare le opere del Louvre e a tenerle in terra francese, invece di vederle migrate in Germania...ma probabilmente non disperse o distrutte.
In fondo la Francia è riuscita a "vincere" una guerra a buon prezzo, a differenza di altri Paesi che il prezzo l'hanno pagato e molto alto..e allora vive la France et le Louvre!
Tornando al film, troppe cose sullo schermo e solo accennate, mai risolte: oltre al pezzo di storia di cui sopra, il rapporto tra i due protagonisti, i "fantasmi" del Louvre, gli spostamenti pericolosi delle opere d'arte, il ruolo di questa nella storia dell'uomo, il flash su l'Ermitage e il pezzo di storia russa, la zattera della medusa...
Linguaggio cinematografico sperimentale, metaforico, dicevo...o gran pasticcio?
Giudizio sostanzialmente negativo..2/5.
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liuk!
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giovedì 2 giugno 2016
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docu-film
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Più che un film si tratta di un documentario sulla storia del Louvre. Interessante, spesso noioso, ricco di informazioni poco conosciute.
Si può vedere sapendo a che cosa si va incontro.
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alexander 1986
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sabato 21 maggio 2016
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il viaggio nella memoria
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Cuore pulsante della cultura europea, il museo del Louvre (Parigi) è stato spesso anche il luogo in cui si è potuto verificare il percorso della Storia. Attraverso un onirico racconto tanto storico quanto squisitamente estetico, il regista russo Sokurov racconta la nascita dell'Europa contemporanea nelle figure degli uomini che seppero salvare, nei tempi bui, il valore della cultura.
Non so per quale ragione questa pellicola abbia fatto schifo a tanti spettatori e critici.
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Cuore pulsante della cultura europea, il museo del Louvre (Parigi) è stato spesso anche il luogo in cui si è potuto verificare il percorso della Storia. Attraverso un onirico racconto tanto storico quanto squisitamente estetico, il regista russo Sokurov racconta la nascita dell'Europa contemporanea nelle figure degli uomini che seppero salvare, nei tempi bui, il valore della cultura.
Non so per quale ragione questa pellicola abbia fatto schifo a tanti spettatori e critici. Ma non importa. Posso solo dire che ci sono film che emozionano mente e cuore, e che nessuno di questi lo fa senza un prezzo da pagare. E che quello chiesto da "Francofonia" è relativamente basso.
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g_andrini
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sabato 21 maggio 2016
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buon modo di passare il tempo
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Confermo che è difficile da seguire dall'inizio alla fine senza distrarsi, ma credo sia una cosa studiata a tavolino dal regista. Comunque, è di piacevole visione, con immagini splendide su monitor ad alta fedeltà cromatica.
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lbavassano
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domenica 6 marzo 2016
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un'dea, forse, troppo alta di cinema
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Il cinema come luogo (pretesto?) per un saggio storico-filosofico. Il Louvre come simbolo della storia della civiltà, con le proprie intrinseche, inevitabili, contraddizioni che non possono non sollevare una serie ininterrotta di domande. La grandezza, umana e sovrumana, dell'arte e la smisurata (umana e disumana) volontà di potenza degli uomini. La devozione agli ideali più sublimi e la rapina come moventi inestricabilmente intrecciati nell'edificazione dei monumenti più alti (immortali?). Un'idea franco-centrica (o franco-germano-centrica) dello spirito europeo e la Russia bolscevica come grande esclusa. Un finale che rilancia tali questiti in forma tragicamente ironica (l'ironia della Storia?).
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Il cinema come luogo (pretesto?) per un saggio storico-filosofico. Il Louvre come simbolo della storia della civiltà, con le proprie intrinseche, inevitabili, contraddizioni che non possono non sollevare una serie ininterrotta di domande. La grandezza, umana e sovrumana, dell'arte e la smisurata (umana e disumana) volontà di potenza degli uomini. La devozione agli ideali più sublimi e la rapina come moventi inestricabilmente intrecciati nell'edificazione dei monumenti più alti (immortali?). Un'idea franco-centrica (o franco-germano-centrica) dello spirito europeo e la Russia bolscevica come grande esclusa. Un finale che rilancia tali questiti in forma tragicamente ironica (l'ironia della Storia?). Un'idea alta di cinema, talmente alta da rischiare di dimenticare le ragioni stesse del fare cinema.
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robroma66
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lunedì 8 febbraio 2016
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cosa resta dopo di noi
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Cinema, storia, arte, rimbalzi temporali, memoria, identità collettiva. In Francofonia c'è tutto ciò che afferisce alla identità collettiva europea (ammesso che sia una categoria univocamente individuabile).
Diversi frammenti visionari e diacronici si intessono intorno alla vicenda principale, quella della preservazione del patrimonio artistico del Louvre durante l'occupazione nazista della Francia. Jacques Jaujard era il conservatore in carica nel momento in cui la Francia fu occupata dai nazisti.
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Cinema, storia, arte, rimbalzi temporali, memoria, identità collettiva. In Francofonia c'è tutto ciò che afferisce alla identità collettiva europea (ammesso che sia una categoria univocamente individuabile).
Diversi frammenti visionari e diacronici si intessono intorno alla vicenda principale, quella della preservazione del patrimonio artistico del Louvre durante l'occupazione nazista della Francia. Jacques Jaujard era il conservatore in carica nel momento in cui la Francia fu occupata dai nazisti. Il conte Franziskus Wolff-Metternich era invece l'uomo mandato da Berlino per trasferire in Germania una parte degli immensi tesori del Louvre. I due, pur molto diversi e nemici, troveranno il filo comune della volontà di preservare le opere (messe al sicuro in castelli fuori città nell'imminenza dell'invasione nazista), consapevoli che il tempo dell'arte va oltre quello dell'Uomo. La narrazione è giustapposta e interferita da Napoleone e dalla Marianna -che aleggiano nelle stanze del museo-, dai "padri russi" Chekov e Tolstoj, dal collegamento via internet con un cargo partito da Rotterdam carico di beni artistici e sferzato dalla tempesta, dall'assedio di Leningrado con tutto il suo insopportabile fardello di annientamento e di morte. Un bel film che offre infiniti spunti di riflessione e una visione teleologica dell'Uomo.
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domenica 31 gennaio 2016
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francofonia' : la storia del louvre
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APPENA HO SAPUTO CHE QUESTO FILM ERA DI SOKUROV MI SONO RIPROMESSO DI VEDERE QUESTO FILM PERCHE' DOPO IL FAUST CHE SICURAMENTE VEDRO' NON VEDEVO L'ORA DI VEDERE QUESTO FILM PERCHE' PENASVO CHE SAREBBE STATO IL SUO CAPOLAVORO O QUASI. ED EFFETIVAMENTE UN PO' MI SONO DOVUTO RICREDERE. QUESTO FILM RIPERCORRE LA STORIA DEL LOUVRE. PREMETTO CHE IO AMO MOLTO L'ARTE E L'ARCHITETTURA FRANCESE E PENSAVO CHE QUESTO FILM ESSENDO PERGIUNTA UN DOCUMENTARIO SAREBBE STATO COME UNA MOSTRA D'ARTEV ALL' LOUVRE ALTERANDOLA A DEI FILMATI INVECE HO TROVATO ATMKOSFERE DIVERESE E SOPRATUTTO NON SI VEDENO I QUADRI PIU' FAMOSI ESPOSTI AL LOUVRE AD ESEMPIO DELLA MONNALISAC O GIOCONDA NON C'ENE STATA TRACCIA APPARTE NEL CARTELLONE PER IL RESTO SI SILASCIA GUARDARE MA
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APPENA HO SAPUTO CHE QUESTO FILM ERA DI SOKUROV MI SONO RIPROMESSO DI VEDERE QUESTO FILM PERCHE' DOPO IL FAUST CHE SICURAMENTE VEDRO' NON VEDEVO L'ORA DI VEDERE QUESTO FILM PERCHE' PENASVO CHE SAREBBE STATO IL SUO CAPOLAVORO O QUASI. ED EFFETIVAMENTE UN PO' MI SONO DOVUTO RICREDERE. QUESTO FILM RIPERCORRE LA STORIA DEL LOUVRE. PREMETTO CHE IO AMO MOLTO L'ARTE E L'ARCHITETTURA FRANCESE E PENSAVO CHE QUESTO FILM ESSENDO PERGIUNTA UN DOCUMENTARIO SAREBBE STATO COME UNA MOSTRA D'ARTEV ALL' LOUVRE ALTERANDOLA A DEI FILMATI INVECE HO TROVATO ATMKOSFERE DIVERESE E SOPRATUTTO NON SI VEDENO I QUADRI PIU' FAMOSI ESPOSTI AL LOUVRE AD ESEMPIO DELLA MONNALISAC O GIOCONDA NON C'ENE STATA TRACCIA APPARTE NEL CARTELLONE PER IL RESTO SI SILASCIA GUARDARE MA LUNGI DALL'ESSERE UN CAPOLAVORO
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martedì 5 gennaio 2016
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l'arte è un presente continuo
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Non è un film politicamente corretto. Pensa che si possa raccontare di Parigi occupata dalle sale del Louvre quasi vuote, ma silenziose e incontaminate, nella prospettiva di due ‘anime belle’ separate da tutto meno che da una comune passione per la grandezza dell’arte. Sale di un museo in cui un Napoleone malridotto e una Marianne scarmigliata si aggirano come fantasmi smarriti, sovrastati da qualcosa che li supera nettamente. Mostra di credere che ci sia un’arte che definisce una ‘civilisation’ e – sotto sotto, che questa civilisation (europea?) sia insuperabile. Si interroga in modo naif e un po’ brutale sui rapporti tra rapina, violenza storica e culto della bellezza, ma lascia l’interrogativo aperto, ancor peggio che Harry Lime nel “Terzo uomo”.
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Non è un film politicamente corretto. Pensa che si possa raccontare di Parigi occupata dalle sale del Louvre quasi vuote, ma silenziose e incontaminate, nella prospettiva di due ‘anime belle’ separate da tutto meno che da una comune passione per la grandezza dell’arte. Sale di un museo in cui un Napoleone malridotto e una Marianne scarmigliata si aggirano come fantasmi smarriti, sovrastati da qualcosa che li supera nettamente. Mostra di credere che ci sia un’arte che definisce una ‘civilisation’ e – sotto sotto, che questa civilisation (europea?) sia insuperabile. Si interroga in modo naif e un po’ brutale sui rapporti tra rapina, violenza storica e culto della bellezza, ma lascia l’interrogativo aperto, ancor peggio che Harry Lime nel “Terzo uomo”. Nel più profondo è convinto che la bellezza salverà il mondo, che il suo fragile carico messo mille volte a rischio ce la farà a restare a galla nelle tempeste della storia anche là dove la tecnologia più avanzata mostra i suoi bachi e ci restituisce solo una dimensione deformata del reale. Come Wislava Szymborska, suggerisce che finchè quella donna del Rijksmuseum / nel silenzio dipinto e in raccoglimento / giorno dopo giorno versa /il latte dalla brocca nella scodella / il Mondo non merita /la fine del mondo. No, decisamente non è un film politicamente corretto né storicamente rigoroso, nonostante il taglio documentario. E – se vogliamo - non è neanche un film, in senso stretto. E’ un lungo soliloquio per immagini, stratificazione composita e liberamente alternata di documentario, documentario ricostruito ad arte, squarci fotografici d’epoca, biografia/cronologia in stile quasi burocratico, i personaggi di Clouet e quelli di Leonardo che ci fissano dal fondo dei quadri come Tolstoj dalla profondità di una foto d’epoca, marce militari e musica classica, momenti più propriamente filmici e affondi nel dettaglio della zattera di Géricault. Come se offrisse materiali per una riflessione (il più delle volte dichiaratamente mostrati nella loro natura di materiali di lavoro, ciascuno con le sue specificità, i suoi supporti e tecniche e colori diversi per tipo e qualità…), il regista incanala i frammenti della sua memoria storica e culturale di visitatore del passato in cerca della sua e della nostra identità. E può essere conversazionale, divagante, ironico, autoironico e persino didattico e pedante in modo provocatorio. La ricomposizione la faccia lo spettatore. Per questa inedita libertà di approccio e questa spudorata fiducia nella cultura come zattera di salvataggio in un’epoca di mercificazione e sciatteria il film conquista (almeno me). Tre stelle e mezzo.
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flaw54
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martedì 5 gennaio 2016
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ma è un film?
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Al di là di tutto non rieco a capire l' entusiasmo per un' opera come questa. Elogio della cultura,è vero, ma dova sta l' impatto cinematografico? Forse il nome drl regista giustifica tutto? Il cinema, secondo me, è un' altra cosa e qui Sokurov dimostra di non avere idee e di sfruttare il suo carisma per un lavoro superficiale e del tutyo inutile. Meglio ammirare i quadri del Louvre che vedere un' opera c ome questa che non saprei neppure definire con un nome preciso. Mi sono annoiato mortalmente.
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