great steven
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domenica 4 settembre 2016
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la politica di un tempo fa scuola a quella di oggi
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QUANDO C'ERA BERLINGUER {2014} diretto da WALTER VELTRONI
Ritratto del piu' celebre e amato segretario del Partito Comunista Italiano, ruolo che ricopri' dal1972 al1984, anno della morte, che creo' un commosso cordoglio nel mondo politico nostrano e apri' alla comprensione i cuori del popolo.Lontano dal volerlo trasformare in un'agiografia con toni deliberatamente demagogici, l'ex soindaco di Roma e segretario {2007-2009} del Partito Democratico realizza un documentario schietto ed efficace, magari celebrando iun tantino di troppo se' stesso a causa di un affetto parzialmente eccessivo, ma ottenendo senza dubbio il soddisfacente esito di un grandissimo omaggio che rende gifrustizia alla figura di un uomo mingherlino e parco, ma incredibilmente determinato nei suoi scopi, coerente nelle sue decisioni, spietato coi nemici e lungimirante negli obiettivi.
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QUANDO C'ERA BERLINGUER {2014} diretto da WALTER VELTRONI
Ritratto del piu' celebre e amato segretario del Partito Comunista Italiano, ruolo che ricopri' dal1972 al1984, anno della morte, che creo' un commosso cordoglio nel mondo politico nostrano e apri' alla comprensione i cuori del popolo.Lontano dal volerlo trasformare in un'agiografia con toni deliberatamente demagogici, l'ex soindaco di Roma e segretario {2007-2009} del Partito Democratico realizza un documentario schietto ed efficace, magari celebrando iun tantino di troppo se' stesso a causa di un affetto parzialmente eccessivo, ma ottenendo senza dubbio il soddisfacente esito di un grandissimo omaggio che rende gifrustizia alla figura di un uomo mingherlino e parco, ma incredibilmente determinato nei suoi scopi, coerente nelle sue decisioni, spietato coi nemici e lungimirante negli obiettivi. Il film di Veltroni - che si sta facendo sempre piu' apprezzare, negli ultimi anni, come artista, soprattutto in veste di scrittore grazie ai riusciti esperimenti di L'isola e le rose e Ciao, libro autobiografico in cui immagina un dialogo col padre defunto - ridisegna il percorso politico di Berlinguer, dagli inizi negli anni 1940, quando, sedicenne, si avvicino' al mondo operaio sassarese guadagnandosi un piccolo ruolo direttivo e trascorse addirittura un centinaio di giorni in galera per una manifestazione di protesta, passando poi per l'abbraccio alla fede del comunismo sovietico, le vittorie elettorsali ai numerosi referendum proposti e attuati, il compromesso storico, le delusioni intestine al PCI, i comizi, il plauso delle folle oceaniche ai raduni coi cittadini italiani, fino all'ultima appariizone pubblica, quattro giorni prima della morte, in cui sfido' la malattia che gia' lo stava divorando per rivolgere parole di speranza all'Italia che usciva faticosamente dalla fase terroristica e dagli anni di piombo per avviarsi alla scandalosa epoca di Tangentopoli. Emerge dalle testimonianze di tutti i personaggi di rilievo che lo conobbero, che con lui tramonto' un'epoca, e insieme un modo di fare politica, modo che si traduceva in impegno accorato al fianco dei lavoratori, interesse alle tematiche e sofferenze popolari, lotta alla corruzione, accortezza nello scegliere i collaboratori e questioni di principio nello stabilire a quali credi politici affidarsi, senza badare allo strapotere delle potenze straniere che infervorava nel clima della Guerra Fredda. Grande attenzione e' dedicata al segmento del compromesso storico, da lui fortemente voluto iniseme ad Aldo Moro, e il film ne esplicita le ragioni analizzando non tanto il sequestro dell'Onorevole in via Fani del 16 marzo 1978, quanto piuttosto i dissapori avuti all'interno della direzione del partito per le correnti contrarie al suddetto provvedimento. Il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano si commuove al pensiero del futuro politico per il Paese che lui e Berlinguer, compagni di partito, sognavano di effettuare insieme. L'operaio di Padova Silvio Finesso non riesce nemmeno lui a trattenere le lacrime mentre rievoca il suo ultimo, straziante comizio. La figlia Bianca rammenta dell'ultima volta che lo vide e delle vicende famigliari che la spinsero a seguire le orme paterne. Il capo della sua scorta Alberto Menichelli parla della forza d'animpo che sempre dimostro' nei momenti difficili e della perseveranza che adotto' immancabilmente quando si trattava di rilanciare il movimento per sfoderare il ripiego risolutivo ai problemi della Nazione. Non lesina parole di ammirazione neppure Alberto Franceschini, fondatore delle Brigate Rosse. Spendono poarole sul personaggio addirittura personalita' politiche non italiane come Mikhail Gorbaciov e Richard Gardner, ambasciatore italiano negli USA. Comincia con le imbarazzanti risposte errate dei giovani d'oggi che lo credono un commissario o un mafioso, e allora e' necessario che intervenga Marcello Mastroianni a rendergli giustizia rievocandone la memoria insieme ad un antico proverbio Navajo che tira in ballo il vento per parlare dei ricordi che fuggono, da quest'ultimo trascinati, se non vengono saldamente fissati nella mente; finisce con la foto di Enrico bambino in piedi su una spiaggia della Sardegna, dopo che la sua carriera e la sua parabola di vita sono state descritte senza soluzione di continuitia' e con accenti che sanno di irrimediabile, ma pur sempre piacevole, nostalgia. Non ha ottenuto, da parte della critica, l'attenzione e l'appoggio che avrebbe meritato; lungi dall'essere un bio-pic che si autocompiace di fungere da panegirico, rivela la sua natura di documento storico e storiograico in particolar modo in una ricostruzione che grida a gran voce il tramonto di un'intera epoca e di uno specifico modus operandi, incarnati vivamente nella persona di Berlinguer e ormai irrecuperabili nel momento attuale. Con la voce di Toni Servillo per Berlinguer e quella di Sergio Rubini per doppiare l'unico intervento di Pier Paolo Pasolini. Distribuisce Bim.
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onufrio
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sabato 13 giugno 2015
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ritratto di un vero uomo politico
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Walter Veltroni realizza un documentario raccontandoci chi fosse Enrico Berlinguer, narrandone le gesta nel periodo in cui portò il Partito Comunista Italiano come secondo partito della Nazione dietro soltanto alla Democrazia Cristiana. Il Tutto viene rivisitato attraverso vecchi amici di Berlinguer con una visione nostalgica; lo sguardo "giovane" viene dato da Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che pur non conoscendo il politico, ricorda l'uomo con profonda stima e affetto, e così è per tutti, come lo testimoniarono i funerali del 1984, con una folla immensa ad acclamare l'ultimo vero grande uomo politico italiano, o almeno: secondo loro.
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francesco2
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venerdì 12 giugno 2015
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quando c'era (il) veltroni (critico)
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C'era una volta il Veltroni politico ed al contempo innamorato del cinema, che scriveva belle recensioni sul supplemento di un importante quotidiano nazionale.
Ci fu poi ( E forse c'è anche adesso) il Veltroni scrittore, da cui sono state tratte brutte e pretenziose trasposizioni cinematografiche "La scoperta dell'alba").
C'è oggi un regista, anzi un documentarista, che appare ben distante da personaggi irriverenti come Michael Moore. Ma che lo è sino aun certo punto.
Perché ciò che si contesta al regista di "Bowling for a Colombine" è la sua serie di domande e risposte in cui non si ascoltano mai voci contrarie.
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C'era una volta il Veltroni politico ed al contempo innamorato del cinema, che scriveva belle recensioni sul supplemento di un importante quotidiano nazionale.
Ci fu poi ( E forse c'è anche adesso) il Veltroni scrittore, da cui sono state tratte brutte e pretenziose trasposizioni cinematografiche "La scoperta dell'alba").
C'è oggi un regista, anzi un documentarista, che appare ben distante da personaggi irriverenti come Michael Moore. Ma che lo è sino aun certo punto.
Perché ciò che si contesta al regista di "Bowling for a Colombine" è la sua serie di domande e risposte in cui non si ascoltano mai voci contrarie. Ma ammesso
che sia così, Veltroni prende il peggio dell (Ex)ragazzaccio per costruire un santino, per quanto forse meritato, sull'ex leader del PCI. Né lesina interventi autobiografici, che rendono l'opera ancora meno "Documentaristica".
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mkatum
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mercoledì 11 febbraio 2015
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un film trash
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Ho visto stasera il film "Quando c'era Berlinguer" di Valter Veltroni uscito pochi mesi fa. Ammetto che Veltroni come cinefilo (ma anche come scrittore o, peggio, politico) non ha mai destato in me entusiasmi.
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Ho visto stasera il film "Quando c'era Berlinguer" di Valter Veltroni uscito pochi mesi fa. Ammetto che Veltroni come cinefilo (ma anche come scrittore o, peggio, politico) non ha mai destato in me entusiasmi. Questo film va oltre l'agiografia di regime, sconfinando nel trash del solito polpettone dei funerali (raccontati da uno sfinito Ingrao che ha avuto da dire ben altro su Berlinguer) condito con la lacrimuccia finale di un Napolitano che negli ultimi sei anni della segreteria e dello "spostamento a sinistra" lo combattè aspramente organizzando la fronda interna nella Direzione di un partito che iniziò allora il proprio declino. La politica a sinistra del PCI è rappresentata da un ex brigatista, Franceschini. Il PSI dall'esponente della "sinistra ferroviaria" (si chiamava così, giuro) Signorile che nulla contò nel partito di Craxi. Dieci secondi per Gorbacev, contro dieci minuti per Franceschini e probabilmente di più per l'autista di Berlinguer stesso.
Spazzatura.
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(di francesco2)
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rita branca
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lunedì 16 giugno 2014
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“quando si poneva ancora la questione morale”
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Quando c’era Berlinguer (2014) bel film documentario di Walter Veltroni, basato sulla sua omonima opera e in cui egli stesso commenta, parlando in prima persona, e collega i fatti e gli avvenimenti storici relativi alla vita del grande protagonista del comunismo italiano.
Viene tracciata, con rigore storico e talvolta con forte commozione la biografia di Enrico Berlinguer dall’infanzia non facile a Sassari, per la grave malattia di sua madre, la sua perdita in fase adolescenziale e la gioventù e la maturità intensamente impegnate al fine ottimistico di riformare la società italiana per renderla più equa e felice.
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Quando c’era Berlinguer (2014) bel film documentario di Walter Veltroni, basato sulla sua omonima opera e in cui egli stesso commenta, parlando in prima persona, e collega i fatti e gli avvenimenti storici relativi alla vita del grande protagonista del comunismo italiano.
Viene tracciata, con rigore storico e talvolta con forte commozione la biografia di Enrico Berlinguer dall’infanzia non facile a Sassari, per la grave malattia di sua madre, la sua perdita in fase adolescenziale e la gioventù e la maturità intensamente impegnate al fine ottimistico di riformare la società italiana per renderla più equa e felice.
Attraverso la testimonianza di molte voci contemporanee (fra cui l’attuale presidente della repubblica Napolitano, Ingrao, Eugenio Scalfari, tanti artisti, uomini della scorta e gente comune) e in un collage di numerosi video in cui lo si vede in azione, nel corso di interviste televisive, comizi, manifestazioni pubbliche, si delinea la figura di un uomo non comune, mite, ma profondamente ostinato e fermo nella difesa dei diritti della classe operaia e non solo, dotato di grande intelligenza, apertura mentale e flessibilità, rispettoso delle differenze ma strenuamente combattivo e fiero e onesto come pochi. Un grande sardo, un grande italiano, il cui nome riempie di orgoglio e costituisce un incoraggiamento per chiunque creda nella giustizia e intenda battersi perché trionfi.
Davvero un lavoro utile questo di Veltroni, perché aiuta a continuare a credere che non tutto è marcio, che ancora si possa sperare nella politica volta al bene comune, rinforzando il messaggio che il giovane governo Renzi lancia, non solo, ma Quando c’era Berlinguer sembra indispensabile a colmare un’incredibile lacuna nella preparazione delle giovani attuali generazioni, come sottolineano le prime sequenze, che rivelano, con sorpresa dello spettatore di mezza età, che il nome di Enrico Berlinguer è sconosciuto alla maggior parte…
Il film si chiude poeticamente con l’immagine di una barca a Stintino a cui il regista ipotizza che Enrico possa aver fatto ritorno e che lo spettatore vuole fare sua.
Consigliato anche al triennio degli istituti superiori.
Rita Branca
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filippo catani
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lunedì 16 giugno 2014
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un ritratto lucido e nostalgico
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A trent'anni dalla sua scomparsa, Walter Veltroni realizza un documentario sullo storico segretario del PCI Enrico Berlinguer alternando immagini di repertorio ad interviste ai testimoni di allora.
Davvero ben realizzato questo documentario che restituisce, specialmente alle giovani generazioni, il ritratto di un uomo politico onesto e appassionato alle sue idee e battaglie che non ha avuto paura di nuotare anche controcorrente. E forse questo documentario farà bene proprio a quei giovani intervistati inizialmente e che in maggioranza non avevano idea di chi fosse Berlinguer (qualcuno addirittura si spinge a dire che fosse il presidente di un fantomatico stato europeo coreano).
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A trent'anni dalla sua scomparsa, Walter Veltroni realizza un documentario sullo storico segretario del PCI Enrico Berlinguer alternando immagini di repertorio ad interviste ai testimoni di allora.
Davvero ben realizzato questo documentario che restituisce, specialmente alle giovani generazioni, il ritratto di un uomo politico onesto e appassionato alle sue idee e battaglie che non ha avuto paura di nuotare anche controcorrente. E forse questo documentario farà bene proprio a quei giovani intervistati inizialmente e che in maggioranza non avevano idea di chi fosse Berlinguer (qualcuno addirittura si spinge a dire che fosse il presidente di un fantomatico stato europeo coreano). Gli amici e compagni del tempo e la figlia corroborano le immagini di repertorio che ci restituiscono le immagini di un uomo lucido e integerrimo (forse da lì nasceva l'idea che fosse un uomo triste e che Berlinguer smentisce in una intervista a Mixer quì riportata). Il segretario da una parte sarà artefice di grandi successi elettorali mentre dall'altra subirà la freddezza dei sovietici per il suo essere fieramente democratico ma soprattutto si troverà a fronteggiare la fine degli anni '70 con il loro carico di morti e il definitivo naufragio del compromesso storico con Moro. Bellissime anche le immagini delle vecchie tribune politiche che ci offrono l'idea di una politica si combattuta ma senza urli e con schieramenti ben delineati al contrario di quanto spesso accade oggi. Un ritratto che non lascerà indifferenti nemmeno coloro che, pur non essendo di quella parte politica, ne hanno apprezzato la levatura morale e intellettuale.
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atea devota
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domenica 20 aprile 2014
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l'uomo che non voleva la tv a colori...
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Malinconie filo comuniste irrilevanti, datate e anacronistiche. Un uomo moralista che, a dispetto del riformismo, era il simbolo del regressismo. Film assolutamente fazioso e pieno di menzogne storiche.
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mfrancescap
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lunedì 7 aprile 2014
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provaci ancora walter
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Sono andata al cinema con mia mamma, prima di entrare mi ha detto "Non conosci Enrico, vieni che te lo presento". Sono uscita dalla sala con un bagaglio di informazioni minori di ciò che mi aspettavo. Tra le mie aspettative c'era quella di vedere un film che mi descrivesse in modo più o meno oggettivo la figura politica di Berlinguer inquadrandolo nel contesto storico, di cui sono una quasi ignorante. Berlinguer mi ha sempre affascinato perchè in casa mia si è sempre detto davanti aitg e alle tribune elettorali degli ultimi anni "Eh quando c'era Berlinguer..." Il film però ha deluso in parte le mie aspettative, perchè, per quanto mi riguarda, non offre un ritratto di Berlinguer, ma rappresenta uno sguardo nostalgico dei 50enni 60enni che hanno vissuto quel periodo e hanno voglia di tornare indietro nel tempo per annusare quel profumo di comunismo che ora non c'è più.
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Sono andata al cinema con mia mamma, prima di entrare mi ha detto "Non conosci Enrico, vieni che te lo presento". Sono uscita dalla sala con un bagaglio di informazioni minori di ciò che mi aspettavo. Tra le mie aspettative c'era quella di vedere un film che mi descrivesse in modo più o meno oggettivo la figura politica di Berlinguer inquadrandolo nel contesto storico, di cui sono una quasi ignorante. Berlinguer mi ha sempre affascinato perchè in casa mia si è sempre detto davanti aitg e alle tribune elettorali degli ultimi anni "Eh quando c'era Berlinguer..." Il film però ha deluso in parte le mie aspettative, perchè, per quanto mi riguarda, non offre un ritratto di Berlinguer, ma rappresenta uno sguardo nostalgico dei 50enni 60enni che hanno vissuto quel periodo e hanno voglia di tornare indietro nel tempo per annusare quel profumo di comunismo che ora non c'è più. Ne esce un lungometraggio che pecca un po' in elogio nostalgico del tempo e dell'uomo, vedi tutte quelle troppe testimonianze affettuose di persone che hanno conosciuto Berlinguer (a parte Jovanotti). Questo film rappresenta solo una bozza della figura di Berlinguer, che mi immagino sia molto più complessa di come il film la presenti. Alcuni temi molto importanti sono lasciati in sospeso, come i professori universitari che ti spiegano argomenti sconosciuti, tralasciando alcune parti che dovresti già conoscere.
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fralerouge
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mercoledì 2 aprile 2014
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...ehhh bei tempi...
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Film ben scritto e congegnato sui bei tempi che furono. Nostalgia per le figure di spicco degli statisti che oggi non esistono più. Ci si emoziona, ci si appassiona...
Non me lo aspettavo davvero. Una bella sorpresa.
Poi ci si ricorda che il regista è stato uno dei protagonista della scena politica degli ultimi 20 anni e si prova un senso di sgomento e imbarazzo che definirei quasi kafkiano.
Peccato... Per tutto.
Nulla di personale ovviamente
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fralerouge
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mercoledì 2 aprile 2014
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... bei tempi...
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Bei tempi quando c' era Berlinguer... Operazione ben scritta e congeniata in nome della nostalgia del passato. Ci si commuove e ci si appassiona.
Poi ho ricordato che il regista è stato uno dei protagonisti dela storia politica degli ultimi venti anni e ho provato un profondo senso di disagio e profondo imbarazzo.
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