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rampante
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mercoledì 17 settembre 2014
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il giustiziere che viene dal nord
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Un thriller nordico, ironico, drammatico e violento ambientato tra le nevi
Nils, cittadino modello, spazzaneve in una sperduta fredda città della Norvegia vede sconvolta la vita familiare dopo la morte del figlio, avvenuta, secondo la polizia per overdose.
Il padre non ci crede è convinto che qualcuno lo ha ucciso e una volta venuto a conoscenza di uno sgarro a un boss della coca, non avendo fiducia nelle forze dell'ordine, decide di risolvere la questione a suo modo.
Abbandonato dalla moglie l'uomo si mette sulle tracce degli assassini e inizia una buffa mattanza.
La giustizia è un gigantesco spazzaneve giallo di dimensioni enormi guidato a tutta velocità che insegue implacabile il colpevole su una strada di montagna e diventa il simbolo della sua vendetta.
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Un thriller nordico, ironico, drammatico e violento ambientato tra le nevi
Nils, cittadino modello, spazzaneve in una sperduta fredda città della Norvegia vede sconvolta la vita familiare dopo la morte del figlio, avvenuta, secondo la polizia per overdose.
Il padre non ci crede è convinto che qualcuno lo ha ucciso e una volta venuto a conoscenza di uno sgarro a un boss della coca, non avendo fiducia nelle forze dell'ordine, decide di risolvere la questione a suo modo.
Abbandonato dalla moglie l'uomo si mette sulle tracce degli assassini e inizia una buffa mattanza.
La giustizia è un gigantesco spazzaneve giallo di dimensioni enormi guidato a tutta velocità che insegue implacabile il colpevole su una strada di montagna e diventa il simbolo della sua vendetta.
L'ordine di sparizione del titolo italiano del film è proprio quello che allinea lapidi dei criminali cui ha dichiarato la sua guerra privata.
Film grottesco
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alex2044
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domenica 17 agosto 2014
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sarcasmo o pietà ?
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Poteva essere quasi un capolavoro ma il bersaglio non è stato centrato . Fra un inizio folgorante ed un finale travolgente ci sono troppi periodi nei quali la tensione scema notevolmente .Si può vedere ma le attese erano superiori.
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maciste
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sabato 16 agosto 2014
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e' intelligente ma non si applica
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Il film è ben girato, è un'idea intelligente e originale. Ma non impazzisco all'idea di rivederlo. Bisognerebbe dire al regista che non è necessario che le inquadradure durino 10 - 15 secondi. Ci sono momenti in cui dici: "ok ho capito, adesso puoi cambiare!" e niente, la telecamera rimane fissa lì, sul paesaggio o sul primo piano dell'attore immobile :-) Poteva durare 20 minuti in meno, con le stesse identiche scene.
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(di etabeta)
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mattiabertaina
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giovedì 19 giugno 2014
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black comedy norvegese, nonostante il welfare...
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“Al sud raccolgono una banana per terra e stanno bene così perché hanno il sole, non hanno bisogno del welfare”. Diversamente vanno le cose a nord, nelle terre innevate di una Norvegia propostaci sotto una luce insolita e scenari inaspettati con risvolti noir.
Il fatto scatenante della trama è la morte di un ragazzo, morte rubricata come overdose dalla polizia, classificazione che però non convince Nils Dickman, padre della vittima, fresco di nomina a “cittadino dell’anno”. Nils è un uomo schivo, guida uno spazzaneve, e fino a quel momento aveva sempre vissuto tranquillo nella sua piccola alcova esistenziale. La morte del figlio scompiglierà le carte in tavola con risultati imprevedibili e grotteschi, a metà strada tra drammatico e parodia.
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“Al sud raccolgono una banana per terra e stanno bene così perché hanno il sole, non hanno bisogno del welfare”. Diversamente vanno le cose a nord, nelle terre innevate di una Norvegia propostaci sotto una luce insolita e scenari inaspettati con risvolti noir.
Il fatto scatenante della trama è la morte di un ragazzo, morte rubricata come overdose dalla polizia, classificazione che però non convince Nils Dickman, padre della vittima, fresco di nomina a “cittadino dell’anno”. Nils è un uomo schivo, guida uno spazzaneve, e fino a quel momento aveva sempre vissuto tranquillo nella sua piccola alcova esistenziale. La morte del figlio scompiglierà le carte in tavola con risultati imprevedibili e grotteschi, a metà strada tra drammatico e parodia.
Equivoci della malavita, personaggi pensati ad hoc, digressioni ed elucubrazioni criminali da situazione tarantiniana, humour nero, scagnozzi omosessuali, una lunga sequela di morti. “In ordine di sparizione” di Hans Petter Moland concentra tutto questo in un revenge movie dalla sapida e tagliente ironia, che non si sottrae ad una genuina critica ai luoghi comuni e ai pregiudizi (– “maledetti albanesi” – “sono serbi” – “balcanici, serbi, albanesi, è lo stesso”). Un lavoro che mira ad essere una piccola perla cult, o meglio “pulp” nello scenario cinematografico, strizzando l’occhio a grandi classici moderni quali “Fargo” dei fratelli Coen, “Duel” di un giovane Spielberg e le vendette sanguinolente di Takeshi Kitano. Uno stile personale e rielaborato dal cineasta norvegese che riporta vecchie e nuove situazioni nelle fredde terre del Nord con un taglio inizialmente accattivante (ogni morte viene scandita da una schermata nera che funge da lapide, tanti morti di cui, alla fine, si perde il conto…). Diversi sono i punti di forza, come anche le interpretazioni di Stellan Skargård e Bruno Ganz, ma non si può tacere anche sui limiti di “In ordine di sparizione”: la figura del padre vendicatore di questo prolifico filone è ormai logora; pur facendo l’occhiolino a certe situazioni “pulp” non riesce, a tratti, a ottenere il risultato sperato, apparendo così gratuitamente violento o costruito ad hoc (la frase del bambino del boss malavitoso che si affeziona al suo aguzzino “lo sai cos’è la Sindrome di Stoccolma?” è parsa, a parere di chi scrive, didascalica, come alcune altre situazioni). Un film che purtroppo, nella sostanza, nulla aggiunge all’attuale panorama cinematografico del genere nonostante le più generose intenzioni.
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vanessa zarastro
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lunedì 9 giugno 2014
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croci e paradossi
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Se riuscite a superare qualche scena un po’ troppo cruenta questo film vi piacerà molto per il suo humour - come la coppia dei killers gay norvegesi che hanno paura di essere scoperti, ad esempio - per il piacere del paradosso - uno dei killer serbi affascinato dagli sport invernali si lancia in parapendio - per le splendide immagini di una Norvegia cupa e nevosa dove anche le città sono rappresentate come fossero caricature. Chissà che in che città norvergese si svolge la vicenda? Il tozzo skyline del Central Business District ritma le sequenza alternandosi agli schizzi dello spazzaneve. Stellan Skarsgård è l’ottimo protagonista – non a caso viene dal teatro svedese - con i suoi occhi di ghiaccio.
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Se riuscite a superare qualche scena un po’ troppo cruenta questo film vi piacerà molto per il suo humour - come la coppia dei killers gay norvegesi che hanno paura di essere scoperti, ad esempio - per il piacere del paradosso - uno dei killer serbi affascinato dagli sport invernali si lancia in parapendio - per le splendide immagini di una Norvegia cupa e nevosa dove anche le città sono rappresentate come fossero caricature. Chissà che in che città norvergese si svolge la vicenda? Il tozzo skyline del Central Business District ritma le sequenza alternandosi agli schizzi dello spazzaneve. Stellan Skarsgård è l’ottimo protagonista – non a caso viene dal teatro svedese - con i suoi occhi di ghiaccio.
In Norvegia c’è ilwelfare, certo lì funziona proprio tutto e ai detenuti in carcere vengono anche risistemate le dentature – così come racconta uno dei gangsters. Pensate che a Oslo tutti i semafori rossi sono doppi; mi sono chiesta perché poi ho chiesto….per i daltonici!!! E quanti saranno i daltonici in una città di 500.000 abitanti? C’è un’incredibile attenzione per il “diverso” in Norvegia, così perfino una popolazione mediterranea emigrata – compresi i depressi gangsters serbi - preferisce rinunciare al sole per il welfare.I mondi descritti da Hans Peter Molland, come quelli di Tarantino, sono mondi dove i criminali hanno ancora nomi in codice, e non possono sfuggire le ambientazioni interne curate nei dettagli: nordic design minimalista e contemporaneo per la casa di Päl Sverre Hagen lumi a candelabro e mobili dozzinali tradizionali per l’interno usato dal padrino serbo-Bruno Ganz.
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veritasxxx
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giovedì 5 giugno 2014
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sai cos'è la sindrome di stoccolma?
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La vita di Stellan Skarsgård, fresco di pensione in quel di Norvegia, è colpita da un lutto improvviso. Il suo unico figlio viene ritrovato morto per overdose ma lui è certo che la verità si trovi altrove. Con questa premessa, comincia una lunga serie di morti accidentali, morti per vendetta, morti per regolamento di conti, morti per scontri da arma da fuoco e chi più ne ha più ne metta. Ma ognuno dei caduti avrà la sua bella iscrizione sullo schermo e il suo momento di commemorazione, con tanto di simbolo religioso adeguato alla religione del defunto. Pur nei suoi toni cupi, il film ha tocchi di humor nero che non mancheranno di farvi sorridere, ben di più dell'umorismo telefonato di tanto cinemino di italica produzione.
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La vita di Stellan Skarsgård, fresco di pensione in quel di Norvegia, è colpita da un lutto improvviso. Il suo unico figlio viene ritrovato morto per overdose ma lui è certo che la verità si trovi altrove. Con questa premessa, comincia una lunga serie di morti accidentali, morti per vendetta, morti per regolamento di conti, morti per scontri da arma da fuoco e chi più ne ha più ne metta. Ma ognuno dei caduti avrà la sua bella iscrizione sullo schermo e il suo momento di commemorazione, con tanto di simbolo religioso adeguato alla religione del defunto. Pur nei suoi toni cupi, il film ha tocchi di humor nero che non mancheranno di farvi sorridere, ben di più dell'umorismo telefonato di tanto cinemino di italica produzione. Dal bambino rapito che ritrova nel suo carnecife una persona ben più amabile del padre trafficante di droga ("Sai cos'è la sindrome di Stoccolma?") alla banda di spietati spacciatori che bevono frullati vegetariani dopo aver mozzato teste come niente fosse, alle riflessioni pseudo-tarantiniane tra gangsters ("Al sud raccolgono una banana per terra e stanno bene così perchè hanno il sole, non hanno bisogno del welfare!"), passando per i luoghi comuni sui razzismi di turno ("Fottuti albanesi...veramente sono serbi!") e le difficili relazioni sentimentali tra bodyguards omosessuali (lì però almeno possono sposarsi). Il film è ben scritto, ben recitato e Bruno Ganz sembra Marlon Brando nella sua versione del padrino serbo. Se mai vi capita di visitare la terra dei fiordi e incrociate uno spazzaneve di quelli giganteschi, fate inversione a U e correte dritti a casa, che i cattivi ragazzi esistono anche in Scandinavia. Nonostante il welfare.
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(di vanessa zarastro)
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pepito1948
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giovedì 5 giugno 2014
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all'ombra di tarantino
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La vendetta è un piatto che va servito freddo….e qui in Norvegia di freddo ce n’è da morire; infatti si muore parecchio nel film di Moland, che dei morti mostra in susseguenza cronologica una meticolosa contabilità con nome e cognome, in linea con il progredire del racconto. La storia fa perno su un attempato “oriundo” (Niels) trasferitosi in una Norvegia costantemente innevata (sembra quasi che il film sia proiettato in negativo), che si guadagna da vivere usando un enorme e supertecnologico spazzaneve, mostro meccanico che richiama il camion-panzern di Duel, ma un tantino più moderno.
Constatato che l’improvvisa morte del figlio per overdose suscita non pochi sospetti, Niels si trasforma in gelido giustiziere, cercando attraverso una catena di anelli informativi che grondano sangue, di arrivare fino al manovratore, un narcotrafficante giovane e bello quanto spietato che si è spartito la piazza cittadina a metà con una gang di serbi.
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La vendetta è un piatto che va servito freddo….e qui in Norvegia di freddo ce n’è da morire; infatti si muore parecchio nel film di Moland, che dei morti mostra in susseguenza cronologica una meticolosa contabilità con nome e cognome, in linea con il progredire del racconto. La storia fa perno su un attempato “oriundo” (Niels) trasferitosi in una Norvegia costantemente innevata (sembra quasi che il film sia proiettato in negativo), che si guadagna da vivere usando un enorme e supertecnologico spazzaneve, mostro meccanico che richiama il camion-panzern di Duel, ma un tantino più moderno.
Constatato che l’improvvisa morte del figlio per overdose suscita non pochi sospetti, Niels si trasforma in gelido giustiziere, cercando attraverso una catena di anelli informativi che grondano sangue, di arrivare fino al manovratore, un narcotrafficante giovane e bello quanto spietato che si è spartito la piazza cittadina a metà con una gang di serbi. A causa delle sparizioni dovute alla implacabile azione del vendicatore, gli equilibri si rompono, inizia una guerra di tutti contro tutti, fino alla resa dei conti finale con tanto di strage generale. Tuttavia non tutti i vertici del triangolo dei burattinai avranno la stessa sorte…..
Petter Moland mette in scena un racconto coniugato al maschile (la presenza delle due donne è marginale) attraversando con sapiente disinvoltura diversi generi, dal noir al pulp, dalla gangster’s story al poliziesco, con abbondante condimento di humor, confezionando un prodotto tra La signora omicidi e uno qualsiasi dei film di Tarantino, la cui influenza è in ogni momento palpabile. Il sangue scorre a iosa, assumendo maggiore risalto sul bianco della neve, ma non impressiona più di tanto; il tono ironico generale e alcune trovate al limite del grottesco annullano ogni sussulto emotivo e prevale il sorriso che scaccia tensioni o orrore. Il regista non si prende troppo sul serio e sembra chiedere lo stesso allo spettatore; per questo inframmezza la caccia, destinata a diventare multi-direzionale, con battute che ridicolizzano i più triti luoghi comuni (“il welfare è una conquista dei Paesi nordici, è assente dove fa caldo”), con distaccato sarcasmo verso le istituzioni (i poliziotti sono sempre gli ultimi ad arrivare sui luoghi dei crimini), con siparietti che vedono gli sgherri serbi giocare a palle di neve in attesa dello scontro decisivo o la casa del grande capo serbo ricavata in un garage oscuro ed arredato con mobilio antico in antitesi con il paesaggio esterno ultramoderno e abbacinante. Insomma un film con un taglio che per ambientazione e variabilità di registro esce dal coro dei soliti racconti d’azione, sostenuto da un cast di tutto rispetto, tra cui emergono Stellan Skarsgard e Bruno Ganz, ma anche l’ottimo Pal Sverre Hagen, il giovane boss senza pietà, che non esita a far fuori il sicario che ha tradito il mandante per motivi etici e, pur vivendo in mezzo alla carne da macello, si rivela un vegano. Insomma un film tarantiniano pieno di simpatiche contraddizioni, che mostra una chiave stilistica personale ed apprezzabile.
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flyanto
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mercoledì 4 giugno 2014
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quando giustizia è stata fatta
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Dark comedy ambientata in Norvegia in cui si narra di un tranquillo spalaneve, eletto anche cittadino dell'anno nel piccolo paese dove vive, che di colpo, dopo la morte del figlio avvenuta per un regolamento di conti (di cui peraltro il figlio stesso era ignaro) cambia la sua esistenza indirizzandola tutta verso il compimento di azioni di vendetta contro tutti coloro che egli ritiene responsabili del decesso del proprio figliolo. Da qui egli partirà alla ricerca dei colpevoli e via via riuscirà ad eliminarli tutti, raggiungendo persino il grande boss che regola il traffico della droga e che in definitiva ha ordinato la morte del giovane figlio.
Questo film del regista Hans Petter Moland si presenta sicuramente come una storia altamente originale la cui appunto particolarità non sta soltanto nella trama in sè ma anche e soprattutto nel modo in cui essa viene raccontata.
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Dark comedy ambientata in Norvegia in cui si narra di un tranquillo spalaneve, eletto anche cittadino dell'anno nel piccolo paese dove vive, che di colpo, dopo la morte del figlio avvenuta per un regolamento di conti (di cui peraltro il figlio stesso era ignaro) cambia la sua esistenza indirizzandola tutta verso il compimento di azioni di vendetta contro tutti coloro che egli ritiene responsabili del decesso del proprio figliolo. Da qui egli partirà alla ricerca dei colpevoli e via via riuscirà ad eliminarli tutti, raggiungendo persino il grande boss che regola il traffico della droga e che in definitiva ha ordinato la morte del giovane figlio.
Questo film del regista Hans Petter Moland si presenta sicuramente come una storia altamente originale la cui appunto particolarità non sta soltanto nella trama in sè ma anche e soprattutto nel modo in cui essa viene raccontata. Il titolo stesso annuncia già che la vicenda si dipana in un continuo susseguirsi e crescente numero di decessi, a tal punto addirittura da perdersene il conto nel corso della narrazione. Lo spirito poi con cui la vicenda è presentata risulta assai cinico ed a volte un pò macabro ed il tutto all'insegna di un umorismo nero e sottile che investe non solo le situazioni in sè ma anche, ed in maniera determinante, i dialoghi. Ma bisogna anche sottolineare che tutta la materia viene da Moland maneggiata con un perfetto equilibrio per cui non vi sono assolutamente sbavature od eccessi, per lo meno stonanti. Insomma, un'opera che giustamente è stata paragonata per crudezza ed ironia alle pellicole di Quentin Tarantino o direttamente a "Fargo" dei fratelli Cohen. Personalmente trovo più azzeccato il paragone con la seconda pellicola e non solo per l'ambientazione composta di distese sconfinate ricoperte di neve e ghiaccio, quanto proprio per l' ironia assai graffiante e nera che vi campeggia. In ogni caso il paragone riguarda tutto l'insieme generale del film ma non lo specifico che invece lo contraddistingue per originalità ed arguzia, determinandone un'opera totalmente a sè stante che non può che non stupire e non avvincere lo spettatore sempre di più.
Il cast, popolato tutto da attori per lo più del cinema scandinavo e da noi poco conosciuti, eccezion fatta ovviamente per Stellan Skarsgard e Bruno Ganz che confermano di essere degli interpreti straordinari, costituisce un ulteriore elemento per il successo del film: tutti quanti, infatti, recitano ottimamente la propria parte incarnandola anche molto efficacemente dal punto di vista della tipologia estetica.
Stupenda, inoltre, la fotografia in altrettanti luoghi affascinanti.
In definitiva, un film altamente da consigliare sia come esempio di ottimo cinema sia come puro divertissement.
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(di tom87)
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alessandro pascolini
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mercoledì 4 giugno 2014
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una piccola perla nordica
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La pellicola si sviluppa sulla storia di Nils,spazzaneve di professione,che perde il figlio per una sospetta overdose.Da questo tragico evento si genera un enorme vortice di eventi concatenati,che hanno come motore la furia vendicativa di un padre ferito nel profondo.Andrà avanti contro tutto e tutti,contro qualcosa molto più forte e pericoloso di lui,contro ogni logica.Tra sicari,boss della malavita vegani e ecologisti e mafia serba,Nils cercherà di sopire la sua fame di vendetta in un classico incedere da revenge-movie.Attraverso una frenetica escalation di omicidi si scatena una reazione a catena che è impossibile da fermare.
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La pellicola si sviluppa sulla storia di Nils,spazzaneve di professione,che perde il figlio per una sospetta overdose.Da questo tragico evento si genera un enorme vortice di eventi concatenati,che hanno come motore la furia vendicativa di un padre ferito nel profondo.Andrà avanti contro tutto e tutti,contro qualcosa molto più forte e pericoloso di lui,contro ogni logica.Tra sicari,boss della malavita vegani e ecologisti e mafia serba,Nils cercherà di sopire la sua fame di vendetta in un classico incedere da revenge-movie.Attraverso una frenetica escalation di omicidi si scatena una reazione a catena che è impossibile da fermare.Interessante e originale l'utilizzo delle croci per denotare ogni morte all'interno della pellicola,donando un senso di comicità e,verso la fine della visione,portando anche ad un senso della banalizzazione degli omicidi e della morte,facendo comprendere la pochezza e la stupidità delle guerre all'interno della malavita,che finiscono sempre senza sconfitti e senza vincitori.
Il film si regge su un'abile equilibrio tra dramma e commedia,creando una perfetta dark comedy dai chiarissimi riferimenti a Tarantino e ai fratelli Coen;nella pellicola si perde il conto delle citazioni a questi due artisti della commedia grottesca hollywoodiana:dalla costruzione dei personaggi,principalmente i componenti delle varie bande,e dei dialoghi alla Tarantino (Le Iene e Pulp Fiction su tutti),alla desolazione e al grottesco delle situazioni e della vita quotidiana dei fratelli Coen,con chiari rimandi alle desolate lande nevose del bellissimo "Fargo".Ma il film va oltre la citazione,creando un prodotto valido e perfettamente curato;la fotografia è pressochè perfetta,aiutata anche dalla magnifica location norvegese,fatta di lande innevate e a tratti quasi accecanti,dove il rosso del sangue che si sparge pe tutta la durata del film risalta come estraneo al luogo.La prova degli attori è degna di nota,con Stellan Skarsgård (Nils) e Bruno Ganz sugli scudi,aiutati anche da personaggi creati e pennellati ottimamente.
Lampante esempio di come si può fare della cinematografia valida senza inventare nulla,dosando gli stili già collaudati:una piccola perla norvegese tutta da assaporare.
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melania
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lunedì 2 giugno 2014
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bello
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Sono andata a vedere questo film con titubanza perchè non è il genere di film che preferisco ma sono rimasta piacevolmente sorpresa.L'ho trovato bello,originale e divertente.Ottimo cast e paesaggi bellissimi.consigliabile.
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