miguelmm40
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sabato 13 dicembre 2014
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chi è davvero guido ceronetti?
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Intellettuale fra i più schivi che abbiano attraversato il Novecento italiano, ancora oggi protagonista - suo malgrado - di dibattiti culturali di primo piano attraverso le pagine dei principali quotidiani, le uscite in libreria, gli spettacoli teatrali da lui scritti, Guido Ceronetti viene in questo documentario ritratto con affetto, rispetto e ironia da amici, colleghi e collaboratori.
Classe 1927, Guido Ceronetti è nel 2014 ancora attivo - e non poco - in ogni campo su cui abbia ascendenza: scrittore, pubblica regolarmente per case editrici fra le più rinomate nazionali; autore di editoriali e corsivi che compaiono frequentemente sui principali quotidiani; poeta e uomo di teatro, le sue opere vengono messe in scena da un gruppo di fedeli collaboratori, debitamente istruiti e strigliati da lui stesso.
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Intellettuale fra i più schivi che abbiano attraversato il Novecento italiano, ancora oggi protagonista - suo malgrado - di dibattiti culturali di primo piano attraverso le pagine dei principali quotidiani, le uscite in libreria, gli spettacoli teatrali da lui scritti, Guido Ceronetti viene in questo documentario ritratto con affetto, rispetto e ironia da amici, colleghi e collaboratori.
Classe 1927, Guido Ceronetti è nel 2014 ancora attivo - e non poco - in ogni campo su cui abbia ascendenza: scrittore, pubblica regolarmente per case editrici fra le più rinomate nazionali; autore di editoriali e corsivi che compaiono frequentemente sui principali quotidiani; poeta e uomo di teatro, le sue opere vengono messe in scena da un gruppo di fedeli collaboratori, debitamente istruiti e strigliati da lui stesso. Impaziente, ironico, severo al limite della crudeltà, romantico in un senso ottocentesco, pungente moralista, fermamente contrario a ogni innovazione tecnologica da (almeno) mezzo secolo a oggi: Ceronetti esce così da questo documentario, ritratto dagli amici più stretti e da chi lo conosce realmente bene. Perchè nessuno al cinema se ne era ancora occupato, prima di Fogliotti? Sicuramente una spiegazione plausibile è quella che vuole il Nostro come un personaggio schivo e maldisposto verso le telecamere (anche se, già passata l'ottantina, accettò una memorabile partecipazione a Che tempo che fa di Fazio); eppure rimane l'idea di fondo di un Ceronetti 'scomodo', che non fa nulla per rendersi simpatico ai media e all'opinione pubblica. E così lui è da sempre, in effetti, tanto che perfino chi lo conosce da vicino non esita a denunciarne i più aspri difetti, salvo ricordarne naturalmente l'immensa mole di umanità, che reca con sè una moltitudine di ulteriori pregi. Francesco Fogliotti, anche autore del copione insieme al co-regista Enrico Pertichini, conferma con questo documentario le sue ottime doti di illustratore, una capacità di resa estetica che accompagna e arricchisce suoni e parole già ampiamente dimostrata nel precedente cortometraggio su Federico Fellini 8 minuti e 1/2 (2013). Peccato solamente per una cosa: la durata - cinquanta minuti appena - troppo breve per un soggetto così vulcanico, multiforme e inetichettabile. 7/10.
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babagi
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giovedì 9 aprile 2015
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la telecamera che ruba l'anima
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“La telecamera ruba l’anima” così sembra aver risposto a Fellini Guido Ceronetti di fronte all’intenzione del grande regista italiano di dedicargli un documentario.
A distanza di anni da quel tentativo mancato esce nelle sale Il filosofo ignoto, un documentario che sembra volerci far avvicinare alla complessa figura di Ceronetti in punta di piedi, per cercare di capire, per farci compiere un percorso che parte da lontano, da un uomo che si autodefinisce “in esilio dal 1929”, e arriva a tangerlo senza invadere lo spazio altrui, quello antistante la telecamera ma anche quello dello spettatore che, forse troppo spesso, è costretto a vedere lo schermo attraverso “binari visivi” che riducono le libere interpretazioni ma non di certo i dubbi.
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“La telecamera ruba l’anima” così sembra aver risposto a Fellini Guido Ceronetti di fronte all’intenzione del grande regista italiano di dedicargli un documentario.
A distanza di anni da quel tentativo mancato esce nelle sale Il filosofo ignoto, un documentario che sembra volerci far avvicinare alla complessa figura di Ceronetti in punta di piedi, per cercare di capire, per farci compiere un percorso che parte da lontano, da un uomo che si autodefinisce “in esilio dal 1929”, e arriva a tangerlo senza invadere lo spazio altrui, quello antistante la telecamera ma anche quello dello spettatore che, forse troppo spesso, è costretto a vedere lo schermo attraverso “binari visivi” che riducono le libere interpretazioni ma non di certo i dubbi.
ll “caso Fogliotti” è però un’altra storia quella iniziata con una domanda giusta che lo ha portato insieme al collega Pertichini, alla realizzazione, dopo due intensi anni di lavorazione, di un accurato omaggio ad un uomo che nel suo essere “molti” – scrittore, traduttore, filosofo, poeta, marionettista, drammaturgo, teatrante e giornalista – è rimasto “uno”, quel Guido Ceronetti che mantiene l’anima salda ad un pensiero che esprime con forza una filosofia che si dice ignota ma lascia il dubbio fuori dal suo personale palcoscenico.
La sua vita di artista finemente eccentrico viene così messa in scena con un rispetto raro, quello che si percepisce quando al centro c’è l’uomo e non l’idea che si è costruita su quell’uomo. E mentre i minuti passano sembra che i registi non abbiano mai smesso di tenerci la mano durante questo viaggio, come se la scoperta di questa complessa personalità avvenisse insieme, senza pregiudizi, né formalità ma attraverso un disegno in itinere che appare del tutto spontaneo.
Molti i temi trattati attraverso i dialoghi, la lettura di testi tratti dalla letteratura e dalle sue traduzioni, fino agli spezzoni derivati dagli spettacoli messi in scena dal Teatro dei sensibili, da lui fondato insieme alla moglie nel 1970. L’importanza della parola, la sua personale ricerca spirituale attraverso la traduzione di testi sacri come il Qoelet, l’alienazione umana, la sofferenza, la poesia come deterrente per gli assassini che scoraggia dal compiere atti violenti, l’importanza della donna come il solo contatto con la vita ma anche l’uomo, ricco di contraddizioni e immerso nel tragico e ineluttabile quotidiano.
Un documentario che sottrae tempo regalando spazio ai pensieri, alla cultura, al teatro, alle voci, alla strada, agli amici, alla gioventù, al ricordo, ad una vita speciale che doveva essere portata sullo schermo, per chi ha avuto la fortuna di conoscere il “Ceronetti scrittore” e non il privilegio di abbracciare “il Ceronetti uomo”.
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