kaipy
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venerdì 31 ottobre 2014
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carino
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La vita di Mason ruota attorno a sua madre, a suo padre, a sua sorella. E il film racconta certo la crescita di Mason, ma è soprattutto la presentazione delle dinamiche di tutti i familiari e della loro continua ricerca di amore e realizzazione. Tutti sono alla ricerca di se stessi, cercando di essere fedeli a quello che, dentro, già sentono di essere.
Personaggi ben delineati anche se sfuggenti. Ma la vita non è mai bianca o nera, ci spinge a compromessi, ci spinge a ribellarci, ci spinge avanti, sempre, basta avere il coraggio.
[+] carino?!?!
(di uppercut)
[ - ] carino?!?!
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storie di cinema
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venerdì 31 ottobre 2014
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esaltazione della normalità
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L'opera di Richard Linklater, in questi giorni al cinema, non cerca il successo con particolari storie di eccessi o per mezzo di personaggi fascinosi. Non punta ai sogni dello spettatore, ma gioca piuttosto con i suoi ricordi. Racconta la crescita adolescenziale di Mason e della sorella più grande, del loro rapporto fraterno e di quello con i genitori (Patricia Arquette ed Ethan Hawke), in questo caso separati.
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L'opera di Richard Linklater, in questi giorni al cinema, non cerca il successo con particolari storie di eccessi o per mezzo di personaggi fascinosi. Non punta ai sogni dello spettatore, ma gioca piuttosto con i suoi ricordi. Racconta la crescita adolescenziale di Mason e della sorella più grande, del loro rapporto fraterno e di quello con i genitori (Patricia Arquette ed Ethan Hawke), in questo caso separati.
Il ragazzo rappresenta ognuno di noi, è il traghettatore di un viaggio nel nostro passato; dai primi rapporti impacciati alla nascita di amicizie, dai problemi in famiglia alle delusioni d'amore, chiunque nel film ritroverà almeno uno spicchio della sua giovinezza.
Nel contempo il regista non tralascia l'inserimento temporale della narrazione, altro aiuto alla percezione della realtà. Con il raggiungimento della maturità di Mason assistiamo di pari passo ai cambiamenti culturali e politici dell'america, dalla fine del periodo Bush all'11 settembre, fino all'inizio dell'era Obama.
Il film ha fin da subito destato interesse per l'esperimento cinematografico, un set lungo 12 anni. dal 2002 al 2013 ogni anno il regista ha richiamato la Troupe e girato alcune scene.
Nessun ricorso ai trucchi quindi, la crescita dei protagonisti del film corre alla stessa velocità di quella reale degli attori.
Ottimo risultato stilistico e meritato plauso, anche se l'impegno e i problemi conseguenti da una lavorazione del genere (in America non si possono nemmeno firmare contratti lunghi più di 7 anni, gli attori hanno dovuto rinnovare quello iniziale) non si compensano con l'ottimo risultato. Le belle emozioni trasmesse dal film verrano ricordate molto più dell'esperimento stesso.
ci trovi su FB: Storie di Cinema
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flyanto
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venerdì 31 ottobre 2014
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dodici anni di vita un adolescente
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Film che narra l'esistenza di un ragazzino di nome Mason dall'età di 8 anni sino ai 20 ed i vari avvenimenti che gli sono capitati, di una più o meno rilevanza, facenti parte comunque della vita comune di ciascun individuo.
Questa pellicola risulta assai singolare per l' idea stessa originale del regista Richard Linklater che ha voluto, appunto, riprendere la vita comune di un ragazzino dalla fanciullezza sino all'età in cui andare a studiare al college. Ma la novità in assoluto consiste nel fatto che Linklater ha preso come attore protagonista un bambino seguendolo nel corso dei circa dodici anni di tempo presi in esame e nella sua reale crescita.
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Film che narra l'esistenza di un ragazzino di nome Mason dall'età di 8 anni sino ai 20 ed i vari avvenimenti che gli sono capitati, di una più o meno rilevanza, facenti parte comunque della vita comune di ciascun individuo.
Questa pellicola risulta assai singolare per l' idea stessa originale del regista Richard Linklater che ha voluto, appunto, riprendere la vita comune di un ragazzino dalla fanciullezza sino all'età in cui andare a studiare al college. Ma la novità in assoluto consiste nel fatto che Linklater ha preso come attore protagonista un bambino seguendolo nel corso dei circa dodici anni di tempo presi in esame e nella sua reale crescita. Espediente che peraltro viene esteso anche a tutti gli altri attori al fine di essere sempre più vicino alla realtà: da Ethan Hawke che interpreta il padre, a Patricia Arquette la madre, alla ragazzina che è la sorella di Mason, ecc.... Un simile espediente, ma non così continuo, era stato già da lui stesso ideato con la saga dei fidanzati e poi marito e moglie Jesse e Celine nella trilogia "Prima dell'alba", Prima del tramonto" e Before Midnight". Ma in "Boyhood" la sfida è maggiore trattandosi e coinvolgendo più personaggi e girando il film anno per anno, episodio per episodio come se fosse un documentario e non separatamente, sebbene con gli stessi attori principali, come invece nella trilogia precedente. Una sfida peraltro brillantemente superata da Linklater e per due motivi principali: innanzitutto perchè tutti i protagonisti della storia si sono prestati per tanti anni a questo "esperimento" del tutto nuovo nonostante i probabili loro altri impegni professionali e poi perchè la pellicola risulta in generale ben congegnata, ben girata e pure ben interpretata, presentando in ogni caso, come anche avviene nella suddetta trilogia, la vita di tutti i giorni, i sentimenti ed i rapporti affettivi vari che diventano a qst punto essi stessi i protagonisti principali.
La sua durata di tre ore che potrebbe sembrare eccessiva in realtà risulta quanto mai necessaria dovendo coprire, appunto, un arco di tempo assai vasto, e pertanto per nulla tediosa. Ma trattandosi di un film molto particolare e, oserei rivolto ad un ristretto pubblico, può non venire accolto ed apprezzato da tutti.
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kuiper
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giovedì 30 ottobre 2014
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la storia non vera di un ragazzo senza storia....
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Notevole lo sforzo produttivo e organizzativo che ha permesso la creazione del film nonostante tutte le possibili incognite, ognuna delle quali avrebbe potuto portare facilmente al fallimento di questo ambizioso esperimento narrativo, a partire dalla semplice assenza di qualcuno dei protagonisti nell'arco degli anni. Linklater riesce là dove anche altri grandi, prima di lui, hanno tentato e fallito. Grazie, soprattutto, all'aiuto di attori di un certo calibro come Ethan Hawke e Patricia Arquette, che riescono a mantenere coerente tutto il percorso narrativo, ed a solidi finanziamenti (200.000 mila dollari annui). La difficoltà di una sceneggiatura, cambiata in corsa nell'arco di dodici anni ed in presa diretta sugli accadimenti del presente consolida tutti i giusti riconoscimenti sin qui ricevuti sia dal punto di vista estetico che realizzativo ma il cinema, per come lo concepisco io, è soprattutto un arte e non un prodotto.
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Notevole lo sforzo produttivo e organizzativo che ha permesso la creazione del film nonostante tutte le possibili incognite, ognuna delle quali avrebbe potuto portare facilmente al fallimento di questo ambizioso esperimento narrativo, a partire dalla semplice assenza di qualcuno dei protagonisti nell'arco degli anni. Linklater riesce là dove anche altri grandi, prima di lui, hanno tentato e fallito. Grazie, soprattutto, all'aiuto di attori di un certo calibro come Ethan Hawke e Patricia Arquette, che riescono a mantenere coerente tutto il percorso narrativo, ed a solidi finanziamenti (200.000 mila dollari annui). La difficoltà di una sceneggiatura, cambiata in corsa nell'arco di dodici anni ed in presa diretta sugli accadimenti del presente consolida tutti i giusti riconoscimenti sin qui ricevuti sia dal punto di vista estetico che realizzativo ma il cinema, per come lo concepisco io, è soprattutto un arte e non un prodotto. Un film deve avere qualche cosa da ribadire ogni volta che lo si rivede e, soprattutto, sopravvivere alle insidie del tempo. Tutto quello visto in questo film, seppur delicato e mai sopra le righe come nel migliore cinema drammatico, non basta. Confesso di essere stato attratto dalla moltitudine di riconoscimenti e dalle recensioni positive ottenute durante tutto il percorso promozionale ma, Il solo pensiero di provare ad accostare questo film a qualche pietra miliare del passato per un opportuno raffronto su alcune tematiche simili, mi sconcerta. Nessun colpo di scena, nessun effetto speciale, nessuna sequenza memorabile, nessuna battuta degna di nota se non quelle ascoltate dal discorso del professore in camera oscura. Il film fluisce e si lascia semplicemente visionare senza sussulti di sorta come da una finestra aperta su un mondo che scorre. Ripensando alle tematiche sulla adolescenza e difficoltà di crescita espresse in alcuni film cardine come i 400 colpi, Sciuscià, Il Laureato, l'Attimo fuggente o The Tree of Life eL'estate di Kikujiro, ma anche ripensando a film meno esigenti come Donnie Darko, Un mondo perfetto o nella loro spensieratezza ai vari Standy By Me e Goonies mi accorgo di rimanere completamente basito dalle critiche positive sin qui ottenute. Allora non posso che rispedire al regista, in maniera immaginaria, le uniche battute degna di nota del suo film:
- Yeah, but that fifty cent will only get you a cup of coffee in this old world. I've met a lot of talented people over the years.....
- What do you want to be, Linklater? What do you wanna do?
- I wanna take pictures. Make art.
- Any dipsy can take pictures. Art, not special. What can you bring to it that nobody else can?
- I am trying to find out.
- Try harder. Hey, maybe in twenty years you can call old to me and you can say, Thank you, Sir, for that terrific darkroom chat you had that day. Get back to your class and do your work....
A differenza di molti critici cinematografici, la mia entrata al cinema me la sudo quotidianamente. Consigliato: No
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ginepri3434
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giovedì 30 ottobre 2014
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poteva essere innovativo e realistico ma, cliche'!
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Cominciamo dicendo che ho apprezzato l'idea dietro questo film!
Molto interessante anche il concept del rendere del tutto ordinario il personaggio per far focalizzare di più lo spettatore sulla crescita del protagonista...
ma rappresentare una persona comune non vuol dire usare stereotipi che camminano... ognuno dei personaggi, ogni plotline secondaria era la personificazione di uno stereotipo.
I personaggi non hanno uno spessore, l'unica che mi è piaciuta è Samantha, la sorella, da bambina... divertentissima quel tocco da stron*etta... poi il personaggio però praticamente scompare fino a ridurre il suo discorso al diploma di Mason ad uno scialbissimo “buona fortuna”.
ha parlato di più il proprietario del ristorante dove lavorava Mason che aveva un ruolo assolutamente marginale, ottimo attore pessimo personaggio.
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Cominciamo dicendo che ho apprezzato l'idea dietro questo film!
Molto interessante anche il concept del rendere del tutto ordinario il personaggio per far focalizzare di più lo spettatore sulla crescita del protagonista...
ma rappresentare una persona comune non vuol dire usare stereotipi che camminano... ognuno dei personaggi, ogni plotline secondaria era la personificazione di uno stereotipo.
I personaggi non hanno uno spessore, l'unica che mi è piaciuta è Samantha, la sorella, da bambina... divertentissima quel tocco da stron*etta... poi il personaggio però praticamente scompare fino a ridurre il suo discorso al diploma di Mason ad uno scialbissimo “buona fortuna”.
ha parlato di più il proprietario del ristorante dove lavorava Mason che aveva un ruolo assolutamente marginale, ottimo attore pessimo personaggio...
la caratterizzazione dei personaggi non mi è piaciuta: la madre singol che fà scelte sbagliate e si piglia due mariti ubriaconi, un ex-marine con ptsd che finisce alla forestale, i ragazzini più grandi che vogliono apparire fighi ma in realtà il venerdì sera non hanno di meglio da fare che fare i babysitter, l'amica di colore della madre inutile ai fini della trama messa lì solo per rendere il tutto politically correct... Etc.
Ma il bello è che sono riusciti a rendere stereotipato anche lo scorrere del tempo... voglio dire poteva essere un film così innovativo non so se per una sceneggiatura un po' pigra o per delle scelte sbagliate del regista ogni punto di raccordo tra un'età ed un'altra e marcatissimo ed utilizza ogni possibile cliché cinematografico fino ad oggi mai usato... voglio dire non c'era bisogno di tutto questo il tempo passava veramente non era necessario spiegare ogni cosa... anzi, sarebbe stato molto più interessante essere catapultati direttamente nella vita del protagonista, per lo meno avrebbe preso quel taglio documentaristico al quale credo che il regista puntasse ma che così non è riuscito a raggiungere...
ed il bello? È riuscito ad usare due volte lo stesso escamotage!
Quello della bambina che canta la canzone del momento!!!
quando è Samantha a cantare la cosa non mi ha disturbato perché aveva quella spontaneità di una ragazzina che vuole solo scocciare il fratello quando è l'altra ragazzina (la figlia dell'amica della madre) è forzatissimo
però questo continuo ed eccessivo riferimento alla pop culture per sottolineare lo scorrere del tempo mi ha fatto realizzare quanto sia passato in realtà dall'uscita di telephone di Lady Gaga! Quasi cinque anni? WOW
Comunque, non è che non mi sia piaciuto questo film, mi sono veramente affezionata ai personaggi! un po' come per gli attori di HP fa' tenerezza pensare che li abbiamo visti crescere...
è solo che diamine quanti cliché e americanate!
Vorrei sottolineare la bibbia ed il fucile come regali di compleanno, non si può essere più americani di così!
Ma poi arriva la personificazione del sogno americano: il povero immigrato che grazie agli incoraggiamenti si mette a studiare e apre una propria attività... che poi perché abbia smesso di fare l'idraulico se era un tipo intelligente non lo capisco, è uno dei mestieri più redditizi e specializzati del mondo, mentre i ristoranti vanno in bancarotta!
ed i continui riferimenti al 9/11 anche anni e anni dopo?
Cavolo forse sono io, ma la vita di chiunque è un pelino più interessante e profonda di così...
certo tutti spariamo le solite caz*ate sulla vita e sull'attimo che coglie noi credendoci shakespeare ma c'è di più...
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filippo catani
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lunedì 27 ottobre 2014
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un'opera sperimentale, coraggiosa ed originale
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Mason è un ragazzo sensibile e con una spiccata propensione all'arte. Vive con la madre e la sorella e vede occasionalmente il padre che si è separato dalla famiglia. Il film segue la sua storia dai primi anni di scuola fino alla fine del college.
Boyhood è senza ombra di dubbio uno dei migliori film visti quest'anno ed ha un altissimo livello di sperimentazione. Intanto partiamo da un dato non certo secondario: il coraggio avuto da troupe, cast, regista e soprattutto produttori nell'imbarcarsi in una storia che si dipana lungo 12 anni di riprese. Il film però non è affatto un documentario; semplicemente segue le vicende di una famiglia americana come ce ne sono sicuramente a migliaia.
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Mason è un ragazzo sensibile e con una spiccata propensione all'arte. Vive con la madre e la sorella e vede occasionalmente il padre che si è separato dalla famiglia. Il film segue la sua storia dai primi anni di scuola fino alla fine del college.
Boyhood è senza ombra di dubbio uno dei migliori film visti quest'anno ed ha un altissimo livello di sperimentazione. Intanto partiamo da un dato non certo secondario: il coraggio avuto da troupe, cast, regista e soprattutto produttori nell'imbarcarsi in una storia che si dipana lungo 12 anni di riprese. Il film però non è affatto un documentario; semplicemente segue le vicende di una famiglia americana come ce ne sono sicuramente a migliaia. I figli di una coppia assistono al lento deteriorarsi del rapporto fra i genitori che culmina in litigi continui. Il padre sparisce e riappare a intermittenza mentre la madre cerca ma non trova mai l'uomo giusto. Insomma così come gli adulti spesso stentano a trovare la propria strada e le risposte alle grandi domande della vita allo stesso tempo è così anche per i più piccoli. Mason è un ragazzo di poche parole, un po' svogliato ma di talento che deve fare i conti con Samantha la sua esuberante sorella e poi con la scuola, le amicizie e i primi amori. Il film ci restituisce anche parte della realtà texana dove Bibbia e fucile sono i regali adatti per i ragazzini adolescenti e dove la campagna elettorale in favore di Obama ottiene più di un rallentamento. Con il passare del tempo non solo cambiano (inevitabilmente) le fisionomie dei protagonisti ma anche le musiche, la fotografia e i metodi di ripresa. Dodici anni condensati in circa due ore e mezza di pellicola scorrevole e mai soporifera il che è un altro fiore all'occhiello per un film privo di effetti speciali o colpi di teatro. Oltre ai due giovani protagonisti vanno menzionati senza dubbio il regista Linklater e il duo Arquette-Hawke con una menzione speciale per quest'ultimo sempre disponibile ad imbarcarsi in progetti originali e a basso budget (com'era capitato per esempio recentemente con La notte del giudizio). Un film che ha già avuto l'Orso d'argento a Berlino e che speriamo venga tenuto in considerazione anche alla prossima cerimonia dell'Oscar se non altro per i suoi caratteri originali, sperimentali e di rischio che ha avuto.
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tamburel
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domenica 26 ottobre 2014
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da vedere..
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Se andate al cinema solo per evasione dalla realtà non è il vostro film...
A me è rimasto nell'anima.. Ho dato 4 stelle e non 5 xchè sono molto esigente ma lo ritengo più di un ottimo film..
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blasiusack
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domenica 26 ottobre 2014
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carino
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Un buon film, ma non mi ha entusiasmato... Mi dispiace dire di non poter dare più di tre stelle, ma non me la sento.
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zarar
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domenica 26 ottobre 2014
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guardar vivere non basta a creare un film
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Il film, ambientato in Texas, narra - o meglio - fotografa una tranche de vie di due ragazzini, un maschietto e una ragazzina di una delle molte famiglie disfunzionali del nostro tempo, dall’infanzia all’approdo al college. Film giocato sullo sdoppiamento, uno artificiale e fastidioso, l’altro più autentico. Il primo nasce dal marchingegno , peraltro già sperimentato, di incrociare una fiction con il real time di attori che crescono con il crescere della narrazione. Unico effetto: un prodotto che non ha né l’autenticità di un documentario, né quella di una storia libera da condizionamenti extranarrativi. Più interessante il secondo sdoppiamento rappresentato, anche se tutt’altro che nuovo anche questo: adolescenti e adulti crescono apparentemente insieme, ma in realtà ciascuno per conto proprio, osservandosi e giudicandosi a vicenda senza mai realmente incrociarsi, ciascuno però alla fine ‘salvato’ da una sua resilienza, una sua capacità di assorbire gli urti senza spezzarsi, e tirare avanti ‘facendosi cogliere dall’attimo’, piuttosto che cogliere l’attimo.
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Il film, ambientato in Texas, narra - o meglio - fotografa una tranche de vie di due ragazzini, un maschietto e una ragazzina di una delle molte famiglie disfunzionali del nostro tempo, dall’infanzia all’approdo al college. Film giocato sullo sdoppiamento, uno artificiale e fastidioso, l’altro più autentico. Il primo nasce dal marchingegno , peraltro già sperimentato, di incrociare una fiction con il real time di attori che crescono con il crescere della narrazione. Unico effetto: un prodotto che non ha né l’autenticità di un documentario, né quella di una storia libera da condizionamenti extranarrativi. Più interessante il secondo sdoppiamento rappresentato, anche se tutt’altro che nuovo anche questo: adolescenti e adulti crescono apparentemente insieme, ma in realtà ciascuno per conto proprio, osservandosi e giudicandosi a vicenda senza mai realmente incrociarsi, ciascuno però alla fine ‘salvato’ da una sua resilienza, una sua capacità di assorbire gli urti senza spezzarsi, e tirare avanti ‘facendosi cogliere dall’attimo’, piuttosto che cogliere l’attimo. C’è fedeltà di rappresentazione, una certa empatia, e - sotto sotto - un tenace rispolvero del mito un po’ logoro del paese delle opportunità. Manca un vero focus in un film che si può vedere, ma non mi sembra giustifichi i peana che ha ricevuto da molti.
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valerypto
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domenica 26 ottobre 2014
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il tempo della vita
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Il film molto intenso e di forte immedesimazione e' lo spaccato della società di oggi, la conferma di quanto la deriva dei sentimenti e del caos familiare possa forgiare il carattere dei figli, di quanto la vita sia breve ma anche lunga, intensa e piena di ostacoli tra difficoltà, cattive frequentazioni sia fuori che dentro casa ma anche soddisfazioni, di quanto la vita "senza rete" ti porti a fare scelte importanti e ad improvvisare, a cambiare,a scendere,a riciclarsi,a risalire..nel microcosmo familiare di "Boyhood" ci sono le vite di tutti noi con la conferma che alla fine l'amore più grande e' quello dei genitori per i propri figli, un rapporto che oggi non viene capito dalle nuove generazioni che credono di trovare solo altrove quello che pensano di non avere.
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Il film molto intenso e di forte immedesimazione e' lo spaccato della società di oggi, la conferma di quanto la deriva dei sentimenti e del caos familiare possa forgiare il carattere dei figli, di quanto la vita sia breve ma anche lunga, intensa e piena di ostacoli tra difficoltà, cattive frequentazioni sia fuori che dentro casa ma anche soddisfazioni, di quanto la vita "senza rete" ti porti a fare scelte importanti e ad improvvisare, a cambiare,a scendere,a riciclarsi,a risalire..nel microcosmo familiare di "Boyhood" ci sono le vite di tutti noi con la conferma che alla fine l'amore più grande e' quello dei genitori per i propri figli, un rapporto che oggi non viene capito dalle nuove generazioni che credono di trovare solo altrove quello che pensano di non avere...e la scena nel prefinale con la Arquette che si ritrova a pranzo con i due figli con lui (il figlio) in partenza per il collage e la figlia altrove e' la scena più bella (e anche commovente) del film con la risposta divertente del figlio...Un gran film....Tutto in nome dell'equilibrio. Un equilibrio che nella vita si finisce sempre per raggiungere, in un modo o nell'altro. Come nel film. Un film che non siamo preparati a vedere. Che tendiamo ad approcciare con gli strumenti abituali; pronti ad aspettarci una svolta, un accadimento, un dramma dopo un campo lungo o un contrappunto musicale. Ma la vita non funziona cosi', non serve romanzarla, o sottolinearne didascalicamente gli snodi. Non serve nemmeno approfondirne i temi, quelli che tutti conosciamo ed esperiamo. Temi che emergono con naturalezza, da finestre che non vengono rese centri narrativi, ma solo elementi di uno sviluppo non continuato, con il quale sara' particolarmente facile empatizzare e immedesimarsi. Un film che Richard Linklater ha iniziato a girare nel 2002 e finito nell’ottobre del 2013. Un film che si intitola ora Boyhood e segue la crescita di un ragazzo dai 6 anni fino all’inizio del college. I 12 anni della scuola pubblica americana, della vita a casa con i genitori. Molto semplice: la vita di un bambino che diventa ragazzo e di quelli che gli stanno intorno. E' la vita ceh finirà e che finisce giorno dopo giorno!
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