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Black Coal, Thin Ice, intervista al regista Diao Yinan

L'anteprima assoluta del film Orso d'Oro a Berlino su MYMOVIESLIVE.
di Emanuele Sacchi e Xue Yao

In foto il regista Yinan Diao.
Yi'nan Diao 1969, Xi'an (Cina). Regista del film Fuochi d'artificio in pieno giorno.

venerdì 30 gennaio 2015 - Incontri

Lo sceneggiatore e regista Diao Yinan è conosciuto internazionalmente per il film Black Coal, Thin Ice, vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino 2014. In occasione della Berlinale 2015 ormai alle porte (dal 5 al 15 febbraio), MYmovies.it presenta in anteprima assoluta il film Black Coal, Thin Ice in streaming domenica 8 febbraio su MYmovieslive all'interno della rassegna Berlino liveScreen.

Il suo film è un ottimo esempio della nuova cinematografia che si sta sviluppando adesso nella Cina continentale: il cinema di genere. Si sente idealmente uno dei capofila del nascente cinema di genere cinese?
Non posso definire me stesso come il capofila di questo genere. È una definizione che mi è stata data dai giornalisti, dai media e soprattutto dai critici cinematografici. Il mio lavoro è realizzare i film e quello che a me interessa di più è come riuscire a fare un buon film.

Come valuta lo sviluppo futuro del cinema di genere in Cina?
Capire come si svilupperà il cinema di genere in Cina è molto complicato. La Cina è un paese molto particolare, c'è stata una grande rivoluzione culturale. Durante questo periodo la cultura e l'arte cinese sono state molto strumentalizzate dalla politica con il risultato che c'era soltanto una forma di spettacolo possibile: gli 'eight model plays' sono stati l'unica forma di spettacolo teatrale per il popolo cinese in quel momento. Non voglio dire che questa forma non abbia avuto alcun valore artistico, ma era l'unica permessa e apprezzata in tutta la Cina. Dal 1980 invece c'è stato un grande cambiamento, la riforma economica ha introdotto nel paese molte novità provenienti dai paesi stranieri: la Cina ha cominciato ad aprirsi al resto del mondo. In quel momento potevamo già guardare tanti film stranieri e non solo il cinema, ma anche la letteratura, l'arte, il teatro hanno avuto un grande sviluppo.
Tanti autori cinematografici in quel momento hanno cominciato ad esprimersi liberamente, hanno realizzato film innovativi e più sperimentali rispetto a prima. Si può considerare una vera e propria primavera del cinema cinese. Solo in quel momento il cinema ha cominciato ad essere considerato come una forma d'arte molto seria con un preciso intento di critica sociale e di riflessione sull'umanità. Attualmente invece siamo in un'economia di mercato globale e se osserviamo i film cinesi che escono nelle sale oggi, tanti di loro sono titoli molto commerciali, il loro obiettivo è sostanzialmente l'incasso e il successo al botteghino. Il lato artistico e spirituale è messo in secondo piano.
La nota positiva è che i generi cinematografici sono molto più variegati, è il mercato stesso a distinguere i buoni film da quelli cattivi, non dovremmo preoccuparci più di tanto. È solo una questione di tempo. Finché abbiamo un'industria che funziona bene, tutti i generi cinematografici possono svilupparsi. Quando questo mercato diventerà ancora più grande, tutti i film (i film d'autore, i film sperimentali, o i film commerciali...) potranno trovare uno spazio nelle sale e un pubblico. Tutto questo sarà molto positivo per il futuro del cinema cinese!

Mescolare la violenza e la brutalità degli esseri umani a condizioni meteorologiche estreme è da sempre un mix suggestivo. Nel cinema americano ci sono diversi esempi di questo genere: si è ispirato visivamente a questo tipo di cinema? Qual è il rapporto del film con la tradizione noir americana?
Conosco bene i film dei fratelli Ethan e Joel Coen, che usano spesso gli elementi meteorologici, ma non mi hanno creato un'ispirazione diretta. Ho letto tanti libri che parlano del rapporto tra meteorologia e criminalità: quando c'è brutto tempo, aumenta anche la criminalità. Alcune persone si lasciano influenzare molto dalla condizione atmosferica. Quando il tempo è brutto, si sentono giù, un po' depresse, e questo può accendere in loro la fiamma della violenza. Il motivo per cui ho scelto una città come Harbin che ha delle condizioni climatiche estreme è perché mi piaceva tanto l'idea di poter usare i pattini per andare sul ghiaccio come una possibile arma criminale. Ho dovuto cercare un posto nel nord-est della Cina, dove fa molto freddo ed è pieno di piste da pattinaggio. Il freddo può anche non essere legato alla criminalità ma può provocare comunque delle emozioni, anche nello spettatore: disperazione, tristezza, violenza.
Ci potrebbe essere qualche legame con il film noir. Il film noir è nato negli anni Quaranta, i francesi gli hanno dato il loro nome. La società cinese di oggi è un terreno fertile per lo sviluppo di questo genere. La storia del mio film rappresenta uno spaccato di vita reale della società cinese, dove in questo momento c'è un grande divario tra ricchi e poveri. È una fase dolorosa ma inevitabile di un paese che è in fase di sviluppo e sta attuando molte riforme. Si sentono spesso notizie al telegiornale che riguardano i criminali, alcune sono così assurde che sono fuori da ogni immaginazione. Dunque non vorrei copiare il noir americano perché è la nostra terra a fornirci il materiale per creare storie criminali.

Lontano dalle produzioni celebrative, con capitali ingenti, effetti digitali e mille comparse, il cinema cinese più significativo è spesso attraversato da un pessimismo che non lascia nessuna speranza, in uno scenario in cui la vita umana conta poco o nulla. Quanto c'è di politico nel suo film, quanto questa violenza è figlia di una società disumana (specie lontano dalle agiate metropoli)?
Quando faccio un film, non penso mai agli elementi politici. Allo stesso tempo non dovremmo dimenticarci che il cinema ha da sempre un legame con la politica, perché non solo il pubblico ma anche i critici hanno sempre delle loro personali interpretazioni del film: cioè guardano i i film al cinema interpretandoli secondo il loro punto di vista politico. Quando stavo girando il film, se avessi dovuto considerare anche gli elementi politici, sarebbe stato un disastro per me. Durante le riprese ci sono stati tanti problemi da risolvere, ma la cosa più importante per me era riuscire a fare un film bello da vedere, potente. Le ideologie politiche potrebbero essere soltanto una sfumatura che il film suggerisce ma io, come regista, non vorrei mai sottolinearli volutamente.
Il fenomeno della violenza non esiste soltanto in Cina ma anche in tutto il resto del mondo. Abbiamo paura della violenza, vorremmo evitarla e allo stesso tempo vorremo esplorarla per capirla e cercare di eliminarla o almeno ridurla. Se riusciamo a guardarla dritta negli occhi, la violenza diventa un interessante mezzo di espressione artistica. In questo senso il cinema è un mezzo perfetto.

L'Orso d'Oro quanto ha influito sul successo internazionale del film?
Berlino, Cannes, Venezia sono i tre festival più importanti d'Europa. Sono tutti festival eccellenti, sono un riferimento di qualità cinematografica. Vincere a Berlino... è come se ti dessero un'etichetta, come se dicessero che il tuo film è passato all'esame della qualità. Naturalmente, dopo che ho vinto l'orso d'oro, mi hanno chiamato tante case di distribuzione e ho rilasciato anche tante interviste. Però questo premio è soltanto l'inizio, c'è ancora molta strada da fare. Il premio per me è una cosa temporanea, fare buoni film sarà il mio compito per sempre.

La lavorazione del film ha richiesto cinque anni di lavoro, con molti cambiamenti nella sceneggiatura: cosa non la convinceva e poi l'ha convinta nello script?
Nel 2005 ero ancora un giovane artista arrabbiato, la mia sceneggiatura era ancora molto piena di sè, volevo salvare questa società, fare delle domande e trovare le risposte. Avevo inserito molti problemi della società cinese nel mio film e solo dopo mi sono reso conto che questi problemi sociali erano diventati un peso per la storia. Penso che un film non debba essere così pesante e ricco di troppi argomenti. Per rendermen conto sono dovuti passare cinque anni!
In questa fase ho dovuto modificare il mio gusto estetico e anche la mia capacità di racconto. Per me è semplice parlarne ora ma è stata dura. Per fortuna, in quel periodo, ho fatto il mio secondo film Night Train; la mia produttrice Vivian mi ha aiutato a trovare un finanziamento molto importante che mi ha aiutato ad allevare la mia ansia. Mi ha anche dato degli ottimi consigli su come modificare la mia sceneggiatura. Nel 2011 siamo riusciti a combinare insieme il giallo e il noir, il mio stile personale e anche gli elementi più strettamente commerciali.

Sia il titolo internazionale che quello cinese - letteralmente "fuochi d'artificio diurni" - si concentrano sui contrasti ma il titolo originale, oltre a ricollegarsi a una scena del film, dona quel tocco di assurdo e di intento velleitario del protagonista di aggiustare l'irreparabile. Ha scelto o ha contribuito alla scelta del titolo internazionale? Trova che rappresenti fedelmente lo spirito dell'opera?
Siccome il mio inglese non è molto buono, ho affidato tutto al mio traduttore... è un traduttore molto bravo, ha già tradotto tanti romanzi di autori cinesi per i lettori americani. Secondo lui, il titolo inglese del film è molto cool ed è molto adatto all'atmosfera del film. Mi sono fidato ciecamente del suo giudizio. Dopo la proiezione del mio film, alcuni dei miei amici hanno anche detto che se lo traducessi letteralmente dal titolo cinese non sarebbe poi così male: "day light fire work" ("fuochi d'artificio diurni"). Non mi dispiacerebbe affatto.

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