mrfranktodd
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sabato 27 febbraio 2016
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è ma non è burton.
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Personalmente, sono un fan dei lavori di Tim Burton e anch'io devo ammettere che tra diversi suoi ottimi lavori (Edward Mani di Forbice e Big Fish), ci sono altri che, sinceramente, si poteva risparmiare (Mars Attacks! e Dark Shadows). Poi si crea questo terzo piano, il piano del "faccio qualcosa di diverso dal solito" in cui vi sta il film Bug Eyes.
Questo film ha molti pregi: una regia pulita e tranquilla, senza troppi spunti particolari, sceneggiatura e storia che non annoiano. Inutile dire che il punto di forza del film sta nei personaggi principali e la loro caratterizzazione: una Amy Adams che, tutto sommato, convince come protagonista, un ottima interpretazione di Christoph Waltz che è lo s*****o di turno.
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Personalmente, sono un fan dei lavori di Tim Burton e anch'io devo ammettere che tra diversi suoi ottimi lavori (Edward Mani di Forbice e Big Fish), ci sono altri che, sinceramente, si poteva risparmiare (Mars Attacks! e Dark Shadows). Poi si crea questo terzo piano, il piano del "faccio qualcosa di diverso dal solito" in cui vi sta il film Bug Eyes.
Questo film ha molti pregi: una regia pulita e tranquilla, senza troppi spunti particolari, sceneggiatura e storia che non annoiano. Inutile dire che il punto di forza del film sta nei personaggi principali e la loro caratterizzazione: una Amy Adams che, tutto sommato, convince come protagonista, un ottima interpretazione di Christoph Waltz che è lo s*****o di turno.
Purtroppo i difetti non mancano: il ritmo accenna a cedere verso la metà del film, personaggi secondari poco utili alla narrazione e il film tende a soffermarsi troppo tra il rapporto tra Adams e Waltz, non dando spazio all'approfondimento della caratterizzazione di un altro personaggio importante: la figlia della Adams.
Purtroppo, non mi sento di dare più di tre stelle, perché i difetti possono incidere parecchio sul giudizio personale del film e, diciamoci la verità, non è il miglior film di Burton, ma se siete fan accaniti di Mr. Tim o se, leggendo i pregi, vi ha convinto alla visione del film, ne varrà comunque la pena.
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giandrewe
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domenica 4 gennaio 2015
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bentornato tim burton!
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L'ingenua Margaret (Amy Adams) fugge dal marito con sua figlia. La pittura è la grande passione della donna e, anche per necessità, si mette a fare ritratti a pochi soldi. Viene notata dall'astuto Walter Keane (Christoph Waltz) che la sposa, rende famosi i suoi quadri malinconici e se li dichiara come propri visto che è portato per le vendite. Margaret piano piano riuscirà a tirare fuori la sua voce, portando il marito in tribunale. All'apparenza questo film sembra che non ab[+]
L'ingenua Margaret (Amy Adams) fugge dal marito con sua figlia. La pittura è la grande passione della donna e, anche per necessità, si mette a fare ritratti a pochi soldi. Viene notata dall'astuto Walter Keane (Christoph Waltz) che la sposa, rende famosi i suoi quadri malinconici e se li dichiara come propri visto che è portato per le vendite. Margaret piano piano riuscirà a tirare fuori la sua voce, portando il marito in tribunale. All'apparenza questo film sembra che non abbia molto da offrire, ma scavando sotto la superficie possiamo notare un bel tema come la violenza domestica che è un male che c'è al giorno d'oggi. Si empatizza molto facilmente con la protagonista interpretata da una perfetta Amy Adams sempre all'altezza della situazione, vittima non solo del marito, ma anche della società di quel tempo. In quel periodo la donna doveva sottostare al consorte e non poteva tirare fuori la propria voce. Crescendo Margaret matura, e con lei i suoi quadri: da ingenua diventa forte aiutata dalla figlia. E' questo quello che deve fare ogni singola donna a casa, vittima della medesima situazione. Magistrale, come sempre, Christoph Waltz in un ruolo molto complesso. All'inizio sembra portare lo spettatore all'estenuazione con il suo modo di presentare il personaggio molto caricaturale, ma poi tutto acquista un grande senso: il Walter di Waltz è un attore nella vita di tutti i giorni, un cabarettista quasi patetico. Nella seconda parte, quando comincia a venir fuori il vero Keane, si rende più evidente questa caratteristica. Il due volte premio Oscar si conferma uno dei più grandi in circolazione anche se penalizzato da un doppiatore che non gli rende giustizia per quando bravo! Il tocco di Tim Burton non si nota nella regia, ma nei dettagli e nelle caratteristiche dei personaggi! Donne dall'aspetto diafano (la bella e brava Krysten Ritter mi ha fatto pensare a Lisa Marie, ex del regista) e colori pastello. In certi punti anche il film sembra un quadro grazie a una bellissima fotografia che vince nelle scene di giorno. Colonna sonora avvolgente di Danny Elfman e splendidi i pezzi composti dall'eccelsa Lana Del Rey. Si nota che "Big Eyes" nasce dalle mani degli stessi sceneggiatori del capolavoro "Ed Wood", ma purtroppo non è allo stesso livello. Burton dopo i discutibili "Alice in Wonderland" e "Dark Shadows" trova la retta via, dipingendo un'opera dignitosissima, di buon livello dove non esce fuori dai bordi. E' un bene o un male? Chissà! "Big Eyes" è sicuramente un film che si apprezza con più visioni e in lingua originale, visto il livello ottimo del cast. Bentornato Tim! VOTO: 3/5
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trollipp
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mercoledì 7 gennaio 2015
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tim burton e l'arte cos'è? un fenomeno
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Big Eyes
Tim Burton e l'arte cos'è? Un fenomeno.
Come si costruisce un capolavoro? Con Una lite.
Come si diventa un fenomeno commerciale? Vendendo lacrimucce con occhi grandi.
dalla trasmissione televisiva dove lui, il marito, approda.
Seguendo il bel film di Tim Burton guardo tutta una epifania di mostruosità gabellate per opere d'arte.
Un bel film color pastello, color azzurro, color affettuoso, perchè Tim vuol bene ai suoi attori, ai suoi personaggi, in questo caso poi è una storia vera e lui vuol bene alla signora pittrice che abbraccia l'attrice che l'ha impersonata.
Bravo Tim, con affetto, taglia le opere bufale, nella voce del critico che fa togliere orrendo quadro dalla parete.
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Big Eyes
Tim Burton e l'arte cos'è? Un fenomeno.
Come si costruisce un capolavoro? Con Una lite.
Come si diventa un fenomeno commerciale? Vendendo lacrimucce con occhi grandi.
dalla trasmissione televisiva dove lui, il marito, approda.
Seguendo il bel film di Tim Burton guardo tutta una epifania di mostruosità gabellate per opere d'arte.
Un bel film color pastello, color azzurro, color affettuoso, perchè Tim vuol bene ai suoi attori, ai suoi personaggi, in questo caso poi è una storia vera e lui vuol bene alla signora pittrice che abbraccia l'attrice che l'ha impersonata.
Bravo Tim, con affetto, taglia le opere bufale, nella voce del critico che fa togliere orrendo quadro dalla parete. Ce ne fossero come lui!
Sul condizionamento della moglie da parte del marito, simile, mi pare, al condizionamento sui gusti imposti e sul travisamento del tutto
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ilpoponzimo
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sabato 10 gennaio 2015
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un burton non originale
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Recensione Big Eyes:
- Ci troviamo di fronte a un’opera straordinariamente simbolica e meta testuale che ci permette di analizzare strutture sociologiche di notevole spessore ancor prima di dover imbatterci in critiche di tipo prettamente cinematografiche. Ci troviamo di fronte a un film che non esiste di per sé. Un film che non può essere preso in considerazione separandolo dalle dinamiche del suo compimento. Non esiste Big Eyes senza Tim Burton. In che senso?Immaginiamo due amici che si ritrovano al cinema a vedere questo film. Uno che si è ritrovato li perche un’altra sera a casa a fare zapping tra Rai 5 e il canale video di RTL non l’avrebbe sopportata, e l’altro che il film lo sta aspettando da due anni e che dorme tutte le notti con una gigantografia di Tim Burton in scala 1:1.
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Recensione Big Eyes:
- Ci troviamo di fronte a un’opera straordinariamente simbolica e meta testuale che ci permette di analizzare strutture sociologiche di notevole spessore ancor prima di dover imbatterci in critiche di tipo prettamente cinematografiche. Ci troviamo di fronte a un film che non esiste di per sé. Un film che non può essere preso in considerazione separandolo dalle dinamiche del suo compimento. Non esiste Big Eyes senza Tim Burton. In che senso?Immaginiamo due amici che si ritrovano al cinema a vedere questo film. Uno che si è ritrovato li perche un’altra sera a casa a fare zapping tra Rai 5 e il canale video di RTL non l’avrebbe sopportata, e l’altro che il film lo sta aspettando da due anni e che dorme tutte le notti con una gigantografia di Tim Burton in scala 1:1. Alla fine del film uno dei due uscirà dalla sala visibilmente felice,mentre l’altro avrà il viso visibilmente corrucciato neanche avesse ricevuto la notizia che qualcuno ha mangiato la sua porzione di lasagne che aveva conservato per la cena. Indovinate quale dei due è quello contento? Il quesito può sembrare irrisolvibile,eppure una risposta c’è eccome. Tutti coloro che amano Burton si aspettavano qualcosa di completamente diverso e molti sono rimasti delusi. Ma molti di coloro che non entravano in sala con la pretesa di vedere un film di uno degli autori più controversi e esteticamente più complessi degli ultimi 30 anni hanno apprezzato molto ciò che hanno visto. Da qui la domanda…..cosa è che qualifica realmente un film, o un opera d’arte in generale. L’essenza e la fattezza stessa dell’opera o tutto ciò che la circonda? Ogni prodotto viene qualificato in base a un sistema di paragoni che estrapola il contenuto stesso di essa e lo assoggetta a una serie di dinamiche che non hanno nulla a che fare con il prodotto stesso. Quindi Big Eyes è un film bellissimo,meraviglioso e visivamente magnifico,se fosse stato fatto da qualunque altro regista. Ma semplicemente non è un Burton originale. Il regista lo si vede solo nei dettagli. Nelle luci e negli sfondi. Nell’istrionismo di Christopher Waltz che domina ogni scena fino all’esasperazione. In quei grandi occhi che nei quadri come nelle opere del regista stesso ci mostrano il lato più umano di noi e del suo cinema. Nel viso,perfetto,di Amy Adams che vive la sofferenza e l’isolamento che è stato da sempre al centro della poetica Burtoniana. Nelle sognanti musiche dell’eterno amico Danny Elfman che nonostante gli anni riesce sempre a non deludere. Ma manca quasi il cuore dietro tutto questo. Manca quel tipico colore che ha sempre contraddistinto la rinomata atmosfera gotica del regista. Manca la sfacciata ironia che spezzava cardini e divorava convenzioni sociali. Manca la cattiveria e il modo in cui l’autore solitamente si poneva contro tutto e tutti. Manca la grinta. Ma il film c’è. E corre. Corre come un treno,sostenuto da una sceneggiatura lineare che ci mostra l’evolversi della vita della nostra protagonista e del suo rapporto con il suo nuovo marito fedifrago. Non si fa mancare nemmeno il virtuosismo tecnico che arricchisce i movimenti d’immagine con l’esperienza che raramente Burton ha mostrato essere di questo livello. I personaggi si muovono all’interno delle inquadrature con una sapienza che quasi dà alla testa spezzando quasi il confine tra realtà e finzione. Infatti nell’essenza la storia in scena tocca quasi quella fuori dallo schermo,nella quale un uomo firma un’opera nella quale non sembra esserci lui. Come se qualcuno avesse fatto un film con il suo nome,senza essere Tim Burton. Ma come alla fine della pellicola il mondo scopre di chi sono realmente quelle opere,egli si mostra in tutto se stesso e ci fa capire che lui è li. La sua firma è li,nascosta sotto le apparenze. E come un grande artista,reinventa se stesso. Pone se stesso e le sue opere al centro di un dibattito artistico e come in una battuta del film ci mostra il suo “nuovo periodo”. Un nuovo modo di fare cinema. Un nuovo modo di esprimersi. Più pulito,più sobrio,meno eccentrico e rivoluzionario,ma più mirato,elegante e forse anche più efficace. Forse è un Burton più maturo che ha smesso di disegnare semplicemente con la sua stupenda fantasia,ma che ha appreso nuove consapevolezze e forse non susciterà più la meraviglia come una volta,ma che di certo è in grado di utilizzare una più grande varietà di elementi per acquisire esperienza e elevarla a qualcosa di più alto. Forse negli ultimi anni avevamo intravisto questa metamorfosi nei suoi ultimi lavori,nei quali le vecchie idee venivano spremute con quasi fastidiosa ossessività fino a diventare stantie e prive d’efficacia. Ma alla fine qual è la risposta? Cosa rende un film veramente bello? Di certo si vive per aspettarsi sempre il meglio da artisti come Tim Burton,ma io sono dell’idea che l’evolversi sia sempre un grande passo in avanti. E preferisco di gran lunga andare a vedere un film che riesca a spiazzarmi e non che mi dia esattamente ciò che mi aspetto. Forse sta proprio lì l’estrema genialità. Ancora una volta ci ha sorpresi. Ancora una volta ha preso tutte le nostre convinzioni,le ha destrutturate e ce le ha ritorte contro. Ancora una volta non è stato banale. Ancora una volta è stato Tim Burton,pur non essendo Tim Burton. Ancora una volta ci ha detto di guardare oltre. Oltre tutto quello che la società sembra volerci dire sia giusto o sbagliato, vero o falso. Oltre quel velo che ci dice chi sia il pittore. Oltre quel velo c’è la verità. C’è un vero pittore di emozioni che ha deciso ancora una volta di dirci la verità e di mostrarci che la vera opera d’arte va aldilà del proprio artista. Sta nel concetto, in ciò che esprime allo spettatore e in quel momento in cui ci si sente veramente parte di un mondo in cui l’arte ci dice veramente chi siamo.
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angelo bottiroli - giornalista
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domenica 11 gennaio 2015
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adam e waltz duo di grande impatto
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Generalmente i film di Tim Burton sono legati alla fantasia o a fiabe come Alice in Wonderland, la fabbrica del Cioccolato o dark Shadow e anche quelli minori poco conosciuti, quasi mai legati ad avvenimenti storici o personaggi reali, invece in questo “Big Eyes” contrariamente al suo stile il regista si cimenta in un film che narra la storia, durata un decennio a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta dove Walter Keane spaccia per sue le opere della moglie e diventa uno dei pittori più famosi dell’epoca.
Una spiegazione di questa scelta del regista è che Tim Burton è amico della vera Margaret Keane moglie di Walter e autrice delle opere ed ha comprato alcune sue opere in tempi non sospetti.
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Generalmente i film di Tim Burton sono legati alla fantasia o a fiabe come Alice in Wonderland, la fabbrica del Cioccolato o dark Shadow e anche quelli minori poco conosciuti, quasi mai legati ad avvenimenti storici o personaggi reali, invece in questo “Big Eyes” contrariamente al suo stile il regista si cimenta in un film che narra la storia, durata un decennio a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta dove Walter Keane spaccia per sue le opere della moglie e diventa uno dei pittori più famosi dell’epoca.
Una spiegazione di questa scelta del regista è che Tim Burton è amico della vera Margaret Keane moglie di Walter e autrice delle opere ed ha comprato alcune sue opere in tempi non sospetti.
Un rischio quindi quello del regista che però non si dimostra azzardato: Burton riesce a creare un film intrigante e appassionante,m calato in un epoca forse a noi poco consona, dove le donne erano poco considerate.
Un film a tratti drammatico ma intenso grazie soprattutto all’eccellente interpretazione dei protagonisti: la poliedrica attrice Amy Adams (L’uomo d’acciaio, Americana Hustle, The Master e molti altri) sempre più brava nell’interpretare parti diverse, e quell’attore che ha tanto incantato nel film Django, cioè Christofer Waltz che abbiamo anche apprezzato in Carnage e che vediamo anche sugli schermi in questi gironi nel film “Come ammazzare il capo 2”.
“Big Eyes” si regge quasi esclusivamente sulla recitazione dei due protagonisti, perché la trama non è tra le più entusiasmanti. E’ un crescendo di marito e moglie che all’inizio hanno un ruolo paritario, poi lui prende il sopravvento e più lui diventa istrione e famoso più lei scompare e si demoralizza.
Da vedere.
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flyanto
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giovedì 8 gennaio 2015
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la biografia di keane raccontata da burton
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Film in cui si racconta la vera storia del pittore Keane e di come spacciò per anni, come suoi, i dipinti prodotti dalla propria moglie.
Questa pellicola costituisce l'ultimo lavoro del regista Tim Burton e, contrariamente alle sue opere precedenti, è un' opera completamente autobiografica che ripercorre tutta la carriera ed il successo che l'artista Keane, mancante assolutamente di un qualche valore creativo od artistico, ottenne negli anni '60, millantando come proprie le opere della moglie. Nel suo complesso il film è ben diretto e presentato ma, appunto, esso non và oltre la pura e semplice biografia mancando di quell'originalità che caratterizza invece tutte le storie ideate da Burton.
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Film in cui si racconta la vera storia del pittore Keane e di come spacciò per anni, come suoi, i dipinti prodotti dalla propria moglie.
Questa pellicola costituisce l'ultimo lavoro del regista Tim Burton e, contrariamente alle sue opere precedenti, è un' opera completamente autobiografica che ripercorre tutta la carriera ed il successo che l'artista Keane, mancante assolutamente di un qualche valore creativo od artistico, ottenne negli anni '60, millantando come proprie le opere della moglie. Nel suo complesso il film è ben diretto e presentato ma, appunto, esso non và oltre la pura e semplice biografia mancando di quell'originalità che caratterizza invece tutte le storie ideate da Burton. Pertanto esso risulta un interessante documento per conoscere e ripercorrere la storia e soprattutto la personalità manipolatrice di Keane e l'ambiente misogino di quei decenni che non incoraggiava affatto l'operare artistico delle donne, ma, purtroppo, nulla di più e, sebbene si apprezzi l'efficacia sia di Christoph Waltz che di Amy Adams nel rivestire i ruoli dei due artisti, non si riesce ad elogiare null' altro.
Un'occasione un poco sprecata per Burton, peccato!
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benedetto zago
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giovedì 8 gennaio 2015
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gli occhi della verità
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Quando termina il film e ti rendi conto che questa truffa è durata alle spalle della protagonista nella realtà per 10 anni, si capisce la portata della sofferenza dovuta subire alle spalle di un dittator gentiluomo.
Tim Burton stravolge il suo modo di fare cinema, forse per adeguarsi alla delicatezza della sua amica Margaret o forse colpito dalla bellezza di quei dipinti, regalando allo spettatore un film che racconta una storia di bugie e di falsità, ma che ti lascia stranamente un senso di serenità e di tranquillità. Normalmente questi film terminano nella tragedia, mentre Big Eyes lascia questo senso di Pace che forse proprio solo una coscienza pulita può dare.
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Quando termina il film e ti rendi conto che questa truffa è durata alle spalle della protagonista nella realtà per 10 anni, si capisce la portata della sofferenza dovuta subire alle spalle di un dittator gentiluomo.
Tim Burton stravolge il suo modo di fare cinema, forse per adeguarsi alla delicatezza della sua amica Margaret o forse colpito dalla bellezza di quei dipinti, regalando allo spettatore un film che racconta una storia di bugie e di falsità, ma che ti lascia stranamente un senso di serenità e di tranquillità. Normalmente questi film terminano nella tragedia, mentre Big Eyes lascia questo senso di Pace che forse proprio solo una coscienza pulita può dare.
Ottima prova dei due attori...e poi finalmente che in un film i Testimoni di Geova vengono rappresentati in tono positivo e non come quasi sempre discriminatorio e ironico.
Veramente ottimo film!
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duilio94
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lunedì 5 gennaio 2015
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tim burton dove sei?
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Premetto che è la prima volta che scrivo una recensione su un film. Premetto che il film di cui parlerò è del regista che più ha influenzato il mio amore verso il cinema e la regia nei primi anni in cui mi approcciai a quest'arte, ma ciò non influenza la mia critica.
Il film di cui parlerò è Big Eyes di Tim Burton.
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Premetto che è la prima volta che scrivo una recensione su un film. Premetto che il film di cui parlerò è del regista che più ha influenzato il mio amore verso il cinema e la regia nei primi anni in cui mi approcciai a quest'arte, ma ciò non influenza la mia critica.
Il film di cui parlerò è Big Eyes di Tim Burton. Il suo ultimo lungometraggio. Il mio primo film del 2015. Il suo secondo film biografico dopo il bellissimo Ed Wood.
“Big Eyes” è la storia della pittrice Margaret Keane e del marito Walter. Interpretati rispettivamente da Amy Adams e da Christoph Waltz La narrazione e l'atmosfera generale ricorda lontanamente “Big Fish” ma non raggiunge lo stesso splendore. Lo stesso vale per l'interpretazione di Waltz, poiché non raggiunge e non si avvicina alle scintille delle sue vecchie ed entusiasmanti interpretazioni come ad esempio “Hans Landa” in Bastardi Senza Gloria di Tarantino ed il “Dr. King Schultz” in Django Unchained dello stesso Tarantino. La sua interpretazione di Walter Keane appare come forzata ed esasperata. Questo però accade non solo per la mimica dell'attore ma anche a causa di un doppiaggio della sua voce non del tutto eccezionale, che purtroppo penalizza l'interpretazione. Tutt'altro invece accade per Amy Adams, che ci regala forse una delle sue parti migliori. Con piccoli gesti e con i soli occhi, riesce a trasmettere l'animo dimesso della protagonista. Lei è senza dubbio l'unico vero punto forte del film.
La storia è molto bella ma la sceneggiatura ha qualche buco, a tratti può infatti risultare un film lento.
Bello è vedere la vera Margaret Keane in secondo piano in una scena del film. Scena che in un secondo momento risulterà utile alla visione e al volgersi della storia.
La cifra stilistica di Tim Burton non si percepisce appieno. Unica scena tipicamente Burtoniana risulta essere quella del supermercato. Ed infatti per quanto breve e intensa è probabilmente la parte migliore del film.
A mio parere rimane comunque un film mediocre. Spero che prima o poi arriverà da Burton qualcosa ai livelli dei film che lo stesso regista è riuscito a regalarci in passato o qualcosa di superiore. Non è il caso di Big Eyes purtroppo.
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gabryhope95
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giovedì 15 gennaio 2015
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gli occhi di burton scrutano l'anima di un artista
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Tim Burton torna dietro la macchina da presa e dirige Big Eyes,il biopic sull'assurda storia della pittrice Margaret Ulbrich:fortunata in arte e sfortunata in amore che appena divorziata si mette in cerca di un lavoro portando con se solo i quadri raffiguranti bambini dagli enormi occhi malinconici che ama dipingere e la piccola figlia.
La routine di Margaret subisce una svolta quando incontra Walter Keane,un artista affascinante che in breve entra nella sua vita fino a diventare il suo nuovo marito;Walter ha grandi doti per il commercio e quando inizia a vendere i quadri di Margaret i guadagni arrivano numerosi. L'uomo tuttavia si prende il merito di aver dipinto quei bambini dagli occhi enormi e quando il successo diviene mondiale Margaret si ritrova in un mondo di bugie e segreti che la costringeranno a mentire persino a sua figlia.
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Tim Burton torna dietro la macchina da presa e dirige Big Eyes,il biopic sull'assurda storia della pittrice Margaret Ulbrich:fortunata in arte e sfortunata in amore che appena divorziata si mette in cerca di un lavoro portando con se solo i quadri raffiguranti bambini dagli enormi occhi malinconici che ama dipingere e la piccola figlia.
La routine di Margaret subisce una svolta quando incontra Walter Keane,un artista affascinante che in breve entra nella sua vita fino a diventare il suo nuovo marito;Walter ha grandi doti per il commercio e quando inizia a vendere i quadri di Margaret i guadagni arrivano numerosi. L'uomo tuttavia si prende il merito di aver dipinto quei bambini dagli occhi enormi e quando il successo diviene mondiale Margaret si ritrova in un mondo di bugie e segreti che la costringeranno a mentire persino a sua figlia.
Dimenticatevi del Tim Burton che conoscete,Big Eyes rappresenta per lui una prova per aprirsi a uno stile piú reale e terreno seppur rimanendo fedele al punto di vista del sognatore:armata di pennello la pittrice di Burton infatti dipinge l'anima attraverso quegli occhi grandi che ne sono lo specchio,ciò la contrappone al ben piú materialista e spietato Walter Keane che mette al primo posto il guadagno derivante dalla vendita dei quadri.
Gli occhi sono il fulcro centrale della regia di Burton e sono conornati da una splendida fotografia colorata e piacevole,quasi fosse una favola,una favola con due protagonisti eccezionali: La vincitrice del golden globe come miglior attrice protagonista(per Big Eyes) Amy Adams,attrice sopraffina e dallo sguardo incantevole affiancata e contrapposta con il sempre piú sorprendente e cinico Christoph Waltz,perfetto e completamente a suo agio nel ruolo di Walter Keane.
Big Eyes non risulta mai noioso ma anzi i suoi minuti di durata volano senza nessuna forma di pesantezza e ipnptizzano lo spettatore che viene incuriosito e trascinato nella vicenda fino alla fine. Niente male la colonna sonora che senza brani eccelsi fa comunque il suo lavoro.
Big Eyes é un curioso esperimento diretto da un Tim Burton diverso ma assolutamente non inferiore,ma anzi con due bravissimi attori e una fotografia colorata e vivace dirige un film inimitabile e unico che scruta come un grande occhio l'anima di una pittrice.
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kingsley 94
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lunedì 5 gennaio 2015
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occhi grandi per guardare
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Un grande ritorno di tim burton per un film tratto da una storia tanto vera quanto sconvolgente. Si prova empatia per la protagonista vittima di una grande ingiustizia. ottimi attori, ottima ricostruzione di quegli anni, ottimo tutto. Da vedere
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