flyanto
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giovedì 8 gennaio 2015
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la biografia di keane raccontata da burton
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Film in cui si racconta la vera storia del pittore Keane e di come spacciò per anni, come suoi, i dipinti prodotti dalla propria moglie.
Questa pellicola costituisce l'ultimo lavoro del regista Tim Burton e, contrariamente alle sue opere precedenti, è un' opera completamente autobiografica che ripercorre tutta la carriera ed il successo che l'artista Keane, mancante assolutamente di un qualche valore creativo od artistico, ottenne negli anni '60, millantando come proprie le opere della moglie. Nel suo complesso il film è ben diretto e presentato ma, appunto, esso non và oltre la pura e semplice biografia mancando di quell'originalità che caratterizza invece tutte le storie ideate da Burton.
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Film in cui si racconta la vera storia del pittore Keane e di come spacciò per anni, come suoi, i dipinti prodotti dalla propria moglie.
Questa pellicola costituisce l'ultimo lavoro del regista Tim Burton e, contrariamente alle sue opere precedenti, è un' opera completamente autobiografica che ripercorre tutta la carriera ed il successo che l'artista Keane, mancante assolutamente di un qualche valore creativo od artistico, ottenne negli anni '60, millantando come proprie le opere della moglie. Nel suo complesso il film è ben diretto e presentato ma, appunto, esso non và oltre la pura e semplice biografia mancando di quell'originalità che caratterizza invece tutte le storie ideate da Burton. Pertanto esso risulta un interessante documento per conoscere e ripercorrere la storia e soprattutto la personalità manipolatrice di Keane e l'ambiente misogino di quei decenni che non incoraggiava affatto l'operare artistico delle donne, ma, purtroppo, nulla di più e, sebbene si apprezzi l'efficacia sia di Christoph Waltz che di Amy Adams nel rivestire i ruoli dei due artisti, non si riesce ad elogiare null' altro.
Un'occasione un poco sprecata per Burton, peccato!
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trollipp
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mercoledì 7 gennaio 2015
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tim burton e l'arte cos'è? un fenomeno
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Big Eyes
Tim Burton e l'arte cos'è? Un fenomeno.
Come si costruisce un capolavoro? Con Una lite.
Come si diventa un fenomeno commerciale? Vendendo lacrimucce con occhi grandi.
dalla trasmissione televisiva dove lui, il marito, approda.
Seguendo il bel film di Tim Burton guardo tutta una epifania di mostruosità gabellate per opere d'arte.
Un bel film color pastello, color azzurro, color affettuoso, perchè Tim vuol bene ai suoi attori, ai suoi personaggi, in questo caso poi è una storia vera e lui vuol bene alla signora pittrice che abbraccia l'attrice che l'ha impersonata.
Bravo Tim, con affetto, taglia le opere bufale, nella voce del critico che fa togliere orrendo quadro dalla parete.
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Big Eyes
Tim Burton e l'arte cos'è? Un fenomeno.
Come si costruisce un capolavoro? Con Una lite.
Come si diventa un fenomeno commerciale? Vendendo lacrimucce con occhi grandi.
dalla trasmissione televisiva dove lui, il marito, approda.
Seguendo il bel film di Tim Burton guardo tutta una epifania di mostruosità gabellate per opere d'arte.
Un bel film color pastello, color azzurro, color affettuoso, perchè Tim vuol bene ai suoi attori, ai suoi personaggi, in questo caso poi è una storia vera e lui vuol bene alla signora pittrice che abbraccia l'attrice che l'ha impersonata.
Bravo Tim, con affetto, taglia le opere bufale, nella voce del critico che fa togliere orrendo quadro dalla parete. Ce ne fossero come lui!
Sul condizionamento della moglie da parte del marito, simile, mi pare, al condizionamento sui gusti imposti e sul travisamento del tutto
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vanessa zarastro
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martedì 6 gennaio 2015
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la suburbia americana negli anni ‘60
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Tim Burton confeziona questo divertente film biografico sulla storia vera della pittrice Margaret Ulbrich i cui quadri divennero famosi ma spacciati come dipinti dal marito Walter Keane. I quadri otterranno un enorme successo, anche economico, grazie alla scaltrezza commerciale di Walter che li diffonderà vendendone posters, cartoline e gadgets vari.
Siamo nel 1958 quando Margaret – una bravissima Amy Adams – lascia il suo primo marito e dalla suburbia californiana si trasferisce a San Francisco. Stupisce non poco vedere che una donna separata possa non essere ben vista in una città statunitense evoluta e che il futuro datore di lavoro nel colloquio preliminare le chieda: «…e cosa pensa suo marito sul fatto che lei voglia lavorare? È d’accordo? » sembrerebbero passati più di due secoli!
Quelli sono gli anni del successo di Doris Day, della rappresentazione di tutte quelle moglie con i bigodini in testa nelle enormi cucine all’americana, pronte ad augurare un mieloso “have-a-nice-day” ai mariti che vanno a lavorare downtown.
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Tim Burton confeziona questo divertente film biografico sulla storia vera della pittrice Margaret Ulbrich i cui quadri divennero famosi ma spacciati come dipinti dal marito Walter Keane. I quadri otterranno un enorme successo, anche economico, grazie alla scaltrezza commerciale di Walter che li diffonderà vendendone posters, cartoline e gadgets vari.
Siamo nel 1958 quando Margaret – una bravissima Amy Adams – lascia il suo primo marito e dalla suburbia californiana si trasferisce a San Francisco. Stupisce non poco vedere che una donna separata possa non essere ben vista in una città statunitense evoluta e che il futuro datore di lavoro nel colloquio preliminare le chieda: «…e cosa pensa suo marito sul fatto che lei voglia lavorare? È d’accordo? » sembrerebbero passati più di due secoli!
Quelli sono gli anni del successo di Doris Day, della rappresentazione di tutte quelle moglie con i bigodini in testa nelle enormi cucine all’americana, pronte ad augurare un mieloso “have-a-nice-day” ai mariti che vanno a lavorare downtown. Sono i luoghi e gli ideali dell’American way-of-life illustrati da Norman Rockwell nelle copertine del “Saturday Evening Post”. Ma non sono anche gli anni della Beat Generation?
Nel film è narrato un arco temporale di dieci anni che porta un grande cambiamento anche nella prudish society americana. La timida e insicura protagonista prende coscienza dei torti subiti, degli inganni e delle bugie del marito - un istrionico Christopher Waltz - e della sua abilità a circuire e abbindolare le persone con le sue chiacchiere. Smette di essere una riluttante complice della truffa, prende la figlia e scappa anche dal secondo marito e dai suoi ricatti. Lentamente acquisirà sicurezza, confortata anche dai testimoni di Geova e stimolata dalla sua stessa figlia ormai cresciuta, arriverà a svelare alla radio la verità sui quadri dei “bambini tristi con gli occhi grandi” trascinando alla fine l’ex marito in un processo legale. Un divertente e appagante lieto fine è il dovuto tributo alla emancipazione femminile di Margaret Keane.
Tim Burton, inusualmente solare, dipinge la società americana nel suo solito modo zuccherato ma feroce, usando paesaggi urbani da fiaba e colori pastelli accesi dall’automobile ai vestiti. Burton cura con ironia anche l’ambientazione nella nuova villa in stile wrightiano con salone open space e l’angolo bar e l’immancabile piscina quale status symbol del successo raggiunto.
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kingsley 94
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lunedì 5 gennaio 2015
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occhi grandi per guardare
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Un grande ritorno di tim burton per un film tratto da una storia tanto vera quanto sconvolgente. Si prova empatia per la protagonista vittima di una grande ingiustizia. ottimi attori, ottima ricostruzione di quegli anni, ottimo tutto. Da vedere
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mickey97
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lunedì 5 gennaio 2015
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gli occhi sono lo specchio dell'anima!
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Tim Burton cambia registro ed anzichè proporci i soiti Johhny Depp ed Helena Boham Carter, questa volta preferisce Amy Adams e Cristoph Waltz nelle rispettive vesti di Margaret Ulbrich e Walter Kane. Il film seppur si dipana in un medesimo piano narrativo, racconta quanto l'arte femminile non venisse presa in considerazione, esprime la triste ed ingiusta realtà di quell'epoca ed Amy Adams ne diviene il perfetto soggetto. Margaret dipinge per passione e necessità quadretti semicaturali di bambini dagli occhi smodatamente grandi, opere intrise di sentimentalismo che raggiungeranno il successo quando a commeccializzarle sarà Walter Kane, il suo secondo marito.
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Tim Burton cambia registro ed anzichè proporci i soiti Johhny Depp ed Helena Boham Carter, questa volta preferisce Amy Adams e Cristoph Waltz nelle rispettive vesti di Margaret Ulbrich e Walter Kane. Il film seppur si dipana in un medesimo piano narrativo, racconta quanto l'arte femminile non venisse presa in considerazione, esprime la triste ed ingiusta realtà di quell'epoca ed Amy Adams ne diviene il perfetto soggetto. Margaret dipinge per passione e necessità quadretti semicaturali di bambini dagli occhi smodatamente grandi, opere intrise di sentimentalismo che raggiungeranno il successo quando a commeccializzarle sarà Walter Kane, il suo secondo marito. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima ma dietro quest'ultimi si cela la più grande frode dell'arte contemporanea, Walter costruisce un impero in nome della menzogna, in realtà lo ha sempre fatto e Margaret non è stata altro che l'ennesima pedina del suo "sporco"gioco. Big Eyes per molti può risultare noioso ma questo è un film autobiografico tratto da una storia vera e Burton a mio avviso nonostante i pochissimi spunti narrativi ha fatto un ottimo lavoro. La vicenda d'altronde viene valorizzata a partire dall'unico colpo di scena inerente a Walter Kane, il quale ammaliato dal successo delle opere altrui ( quelle di Margaret ) non riesce ad accettare la durissima critica rivolta ad un quadro raffigurante i bambini del mondo che camminano verso l'infinito, sino a trasformarsi in un mostro. Tutto questo porta Margaret a fuggire da lui per poi ritrovarsi un anno dopo in un aula di tribunale, il luogo ove verrà a galla una verità nascosta per molti anni. C'è una cosa su cui non si dovrebbe sindacare, trattasi della magistrale interpretazione di Amy Adams ( spero che vinca il Golden Globe ) e Cristoph Waltz. Burton per me hai fatto un ottimo lavoro, ti sei mosso bene nell'ambito autobiografico e grazie ad un buon ritmo hai mantenuto alta la mia attenzione. Complimenti!!!
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filippo catani
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lunedì 5 gennaio 2015
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un tim burton diverso dal solito
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Il film racconta il caso artistico che coinvolse Margaret e Walter Keane. La donna realizzava i celeberrimi bambini con gli occhi grandi e il marito, grande affabulatore, se ne attribuiva il merito dopo essere riuscito a creare un impero miliardario.
Un Tim Burton completamente diverso dal solito che si misura brillantamente con un biopic o quantomeno con un film "realistico". La storia dei coniugi Keane che tanto fecero parlare di loro negli anni Sessanta è veramente qualcosa di incredibile. Lei è una donna capace di fare armi e bagagli lasciando il primo marito e mettendosi in una macchina con la figlia. La giovane subirà però il perverso fascino del nuovo marito Walter che letteralmente la chiuderà in una gabbia dorata.
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Il film racconta il caso artistico che coinvolse Margaret e Walter Keane. La donna realizzava i celeberrimi bambini con gli occhi grandi e il marito, grande affabulatore, se ne attribuiva il merito dopo essere riuscito a creare un impero miliardario.
Un Tim Burton completamente diverso dal solito che si misura brillantamente con un biopic o quantomeno con un film "realistico". La storia dei coniugi Keane che tanto fecero parlare di loro negli anni Sessanta è veramente qualcosa di incredibile. Lei è una donna capace di fare armi e bagagli lasciando il primo marito e mettendosi in una macchina con la figlia. La giovane subirà però il perverso fascino del nuovo marito Walter che letteralmente la chiuderà in una gabbia dorata. La donna infatti vivrà nel lusso e a contatto con le maggiori celebrità del tempo senza tuttavia poter svelare il fatto che fosse lei l'autrice dei quadri. Walter è un istrionico agente immobiliare appassionato di arte ma privo di talento e pronto ad approfittare del lavoro altrui. Abile affabulatore e truffatore riuscì a vedere milioni di stampe dei quadri che falsamente attribuiva a se stesso senza mai rinunciare a party, ospitate televisive e scontri con i critici che non apprezzavano le "sue" opere. Insomma la storia sarebbe già piena di suo ma altri ingredienti aggiungono gusto al film oltre a un ritmo frizzante. Innanzitutto la bella colonna sonora in cui spicca una bellissima canzone di Lana Del Rey così come sono bellissime le ambientazioni e i costumi che ci catapultano in perfetto stile anni '60. Dulcis in fundo ci sono le grandi interpretazioni di due attori che ultimamente sembrano non sbagliare un colpo. Se Amy Adams bionda è perfetta per il ruolo Waltz è semplicemente straordinario è da sfoggio del suo istrionico talento e nella sequenza del processo è strepitoso nel tentativo di difendere se stesso prendendo in prestito le battute dello sceneggiato Perry Mason. Un film godibilissimo quindi e di cui sentiremo parlare per gli Oscar e che rende il giusto merito a Margaret Keane.
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duilio94
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lunedì 5 gennaio 2015
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tim burton dove sei?
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Premetto che è la prima volta che scrivo una recensione su un film. Premetto che il film di cui parlerò è del regista che più ha influenzato il mio amore verso il cinema e la regia nei primi anni in cui mi approcciai a quest'arte, ma ciò non influenza la mia critica.
Il film di cui parlerò è Big Eyes di Tim Burton.
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Premetto che è la prima volta che scrivo una recensione su un film. Premetto che il film di cui parlerò è del regista che più ha influenzato il mio amore verso il cinema e la regia nei primi anni in cui mi approcciai a quest'arte, ma ciò non influenza la mia critica.
Il film di cui parlerò è Big Eyes di Tim Burton. Il suo ultimo lungometraggio. Il mio primo film del 2015. Il suo secondo film biografico dopo il bellissimo Ed Wood.
“Big Eyes” è la storia della pittrice Margaret Keane e del marito Walter. Interpretati rispettivamente da Amy Adams e da Christoph Waltz La narrazione e l'atmosfera generale ricorda lontanamente “Big Fish” ma non raggiunge lo stesso splendore. Lo stesso vale per l'interpretazione di Waltz, poiché non raggiunge e non si avvicina alle scintille delle sue vecchie ed entusiasmanti interpretazioni come ad esempio “Hans Landa” in Bastardi Senza Gloria di Tarantino ed il “Dr. King Schultz” in Django Unchained dello stesso Tarantino. La sua interpretazione di Walter Keane appare come forzata ed esasperata. Questo però accade non solo per la mimica dell'attore ma anche a causa di un doppiaggio della sua voce non del tutto eccezionale, che purtroppo penalizza l'interpretazione. Tutt'altro invece accade per Amy Adams, che ci regala forse una delle sue parti migliori. Con piccoli gesti e con i soli occhi, riesce a trasmettere l'animo dimesso della protagonista. Lei è senza dubbio l'unico vero punto forte del film.
La storia è molto bella ma la sceneggiatura ha qualche buco, a tratti può infatti risultare un film lento.
Bello è vedere la vera Margaret Keane in secondo piano in una scena del film. Scena che in un secondo momento risulterà utile alla visione e al volgersi della storia.
La cifra stilistica di Tim Burton non si percepisce appieno. Unica scena tipicamente Burtoniana risulta essere quella del supermercato. Ed infatti per quanto breve e intensa è probabilmente la parte migliore del film.
A mio parere rimane comunque un film mediocre. Spero che prima o poi arriverà da Burton qualcosa ai livelli dei film che lo stesso regista è riuscito a regalarci in passato o qualcosa di superiore. Non è il caso di Big Eyes purtroppo.
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giandrewe
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domenica 4 gennaio 2015
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bentornato tim burton!
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L'ingenua Margaret (Amy Adams) fugge dal marito con sua figlia. La pittura è la grande passione della donna e, anche per necessità, si mette a fare ritratti a pochi soldi. Viene notata dall'astuto Walter Keane (Christoph Waltz) che la sposa, rende famosi i suoi quadri malinconici e se li dichiara come propri visto che è portato per le vendite. Margaret piano piano riuscirà a tirare fuori la sua voce, portando il marito in tribunale. All'apparenza questo film sembra che non ab[+]
L'ingenua Margaret (Amy Adams) fugge dal marito con sua figlia. La pittura è la grande passione della donna e, anche per necessità, si mette a fare ritratti a pochi soldi. Viene notata dall'astuto Walter Keane (Christoph Waltz) che la sposa, rende famosi i suoi quadri malinconici e se li dichiara come propri visto che è portato per le vendite. Margaret piano piano riuscirà a tirare fuori la sua voce, portando il marito in tribunale. All'apparenza questo film sembra che non abbia molto da offrire, ma scavando sotto la superficie possiamo notare un bel tema come la violenza domestica che è un male che c'è al giorno d'oggi. Si empatizza molto facilmente con la protagonista interpretata da una perfetta Amy Adams sempre all'altezza della situazione, vittima non solo del marito, ma anche della società di quel tempo. In quel periodo la donna doveva sottostare al consorte e non poteva tirare fuori la propria voce. Crescendo Margaret matura, e con lei i suoi quadri: da ingenua diventa forte aiutata dalla figlia. E' questo quello che deve fare ogni singola donna a casa, vittima della medesima situazione. Magistrale, come sempre, Christoph Waltz in un ruolo molto complesso. All'inizio sembra portare lo spettatore all'estenuazione con il suo modo di presentare il personaggio molto caricaturale, ma poi tutto acquista un grande senso: il Walter di Waltz è un attore nella vita di tutti i giorni, un cabarettista quasi patetico. Nella seconda parte, quando comincia a venir fuori il vero Keane, si rende più evidente questa caratteristica. Il due volte premio Oscar si conferma uno dei più grandi in circolazione anche se penalizzato da un doppiatore che non gli rende giustizia per quando bravo! Il tocco di Tim Burton non si nota nella regia, ma nei dettagli e nelle caratteristiche dei personaggi! Donne dall'aspetto diafano (la bella e brava Krysten Ritter mi ha fatto pensare a Lisa Marie, ex del regista) e colori pastello. In certi punti anche il film sembra un quadro grazie a una bellissima fotografia che vince nelle scene di giorno. Colonna sonora avvolgente di Danny Elfman e splendidi i pezzi composti dall'eccelsa Lana Del Rey. Si nota che "Big Eyes" nasce dalle mani degli stessi sceneggiatori del capolavoro "Ed Wood", ma purtroppo non è allo stesso livello. Burton dopo i discutibili "Alice in Wonderland" e "Dark Shadows" trova la retta via, dipingendo un'opera dignitosissima, di buon livello dove non esce fuori dai bordi. E' un bene o un male? Chissà! "Big Eyes" è sicuramente un film che si apprezza con più visioni e in lingua originale, visto il livello ottimo del cast. Bentornato Tim! VOTO: 3/5
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ilragazzodelcomputer
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domenica 4 gennaio 2015
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big mac
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Lei dipinge quadri orrendi, lui trova il modo di venderli e diventare ricco e si spaccia per lei. Lei si stufa, gli fa causa, vince i soldi.
Una trama complessa, una storia appassionanate, piena di colpi di scena e supportata da un'ottima regia tipicamente burtoniana.
Quasi, perché, in realtà, il film è un banalissimo film dossier, dove tutto è scontato, immobile, di cattivo gusto, fin dai titoli di testa a mo' di pennellate.
Di Burton neanche la traccia di un capello sfibrato tra le scenografie, se non la sequenza del supermercato di dieci secondi.
Perché fare un film del genere? Perché lui è in perenne euforia da cocaina e lei in costante torpore da psicofarmaco? Perché la povera figlia di lei ha quello sguardo desolato per tutta la storia, come a riflettere fedelmente la faccia dello spettatore?
Probabilmente solo un approfondimento introduttivo curato da Barbara D'Urso potrebbe dare risposta a queste mie domande, nonché dare la giusta collocazione a questo prodotto da homevideo, indigesto come un Big Mac.
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Lei dipinge quadri orrendi, lui trova il modo di venderli e diventare ricco e si spaccia per lei. Lei si stufa, gli fa causa, vince i soldi.
Una trama complessa, una storia appassionanate, piena di colpi di scena e supportata da un'ottima regia tipicamente burtoniana.
Quasi, perché, in realtà, il film è un banalissimo film dossier, dove tutto è scontato, immobile, di cattivo gusto, fin dai titoli di testa a mo' di pennellate.
Di Burton neanche la traccia di un capello sfibrato tra le scenografie, se non la sequenza del supermercato di dieci secondi.
Perché fare un film del genere? Perché lui è in perenne euforia da cocaina e lei in costante torpore da psicofarmaco? Perché la povera figlia di lei ha quello sguardo desolato per tutta la storia, come a riflettere fedelmente la faccia dello spettatore?
Probabilmente solo un approfondimento introduttivo curato da Barbara D'Urso potrebbe dare risposta a queste mie domande, nonché dare la giusta collocazione a questo prodotto da homevideo, indigesto come un Big Mac.
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[+] evviva
(di zikutomo)
[ - ] evviva
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federico s
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domenica 4 gennaio 2015
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l'arte è come il cuore, non si comanda.
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Nell'ultima opera di Tim Burton vince l'originalità, aiutata da due grandi attori: Amy Adams e Christoph Waltz. La storia racconta la vita di Margaret Keane, pittrice talentuosa e donna fragile, la quale cade vittima di un marito prepotente che firma le sue opere a suo nome. Il regista, con i suoi colori pastello e le ambientazioni tipiche degli anni 50 e 60, dipinge una storia scorrevole che ci fa riflettere sul gusto dell'arte e sul prezzo della verità. Da sottolineare anche la splendida canzone di Lana Del Rey, che fa da cornice a un biopic ben riuscito.
[+] opera insolita e intima nella carriera di burton
(di antonio montefalcone)
[ - ] opera insolita e intima nella carriera di burton
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