gigrob
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mercoledì 18 settembre 2013
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bellissimo!!
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Bellissimo film: originale e pieno di situazioni e riferimenti/rimandi ad altri film capolavoro tipo Amarcord si merita un gran successo speriamo. Complimenti al regista che spero abbia un avvenire fortunato come si merita.
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viaggiatore77
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mercoledì 18 settembre 2013
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tutto il calcio è paese
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Nonostante si parli di calcio in un contesto come quello della Sardegna rurale il film è raffinato; girato in bianco e nero, attraverso un'ottimo studio delle inquadrature e delle luci mantiene l'intensità del colore. "Tutto il calcio è paese", con i pregi e i difetti, che unisce e divide, che s'ispira a grandi principi e si lascia corrompere; forse il tema non è profondo ma quante volte il il calcio rappresenta perfettamente come va il nostro paese? In effetti il film non manca di autoironia, grazie anche alle caricature dei personaggi e alle musiche. Peccato che il film non abbia una grande distribuzione, ma forse grazie alla presenza di qualche nome noto e grazie al passaparola riceverà i riconoscimenti che merita
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flyanto
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lunedì 16 settembre 2013
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come ad ogni livello si manifesta la passione del
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Film dove viene rappresentato il mondo del calcio, sia dal punto di vista di un arbitro professionista, interpretato da Stefano Accorsi, che ambisce ad un avanzamento cospicuo di carriera, sia dal punto di vista di due squadre di dilettanti di un paesino remoto della Sardegna che si sfidano nel corso del loro personale campionato in maniera assai agguerrita. Molti degli intrighi, degli affari e delle dispute che coinvolgono il mondo del pallone vengono qui denunciate apertamente, sia a livello professionale che non, come quasi a voler dimostrare che il gioco del calcio è vissuto in eguale maniera e misura a tutti i livelli. Pertanto si assiste all'arbitro Accorsi che, dopo un avanzamento di carriera, verrà drasticamente retrocesso per motivi di corruzione alla funzione di "giudice" nel corso delle partite disputate dalle squadre dei dilettanti.
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Film dove viene rappresentato il mondo del calcio, sia dal punto di vista di un arbitro professionista, interpretato da Stefano Accorsi, che ambisce ad un avanzamento cospicuo di carriera, sia dal punto di vista di due squadre di dilettanti di un paesino remoto della Sardegna che si sfidano nel corso del loro personale campionato in maniera assai agguerrita. Molti degli intrighi, degli affari e delle dispute che coinvolgono il mondo del pallone vengono qui denunciate apertamente, sia a livello professionale che non, come quasi a voler dimostrare che il gioco del calcio è vissuto in eguale maniera e misura a tutti i livelli. Pertanto si assiste all'arbitro Accorsi che, dopo un avanzamento di carriera, verrà drasticamente retrocesso per motivi di corruzione alla funzione di "giudice" nel corso delle partite disputate dalle squadre dei dilettanti. Gli stessi imbrogli e raggiri, sebbene in forma assai più modesta, coinvolgono anche le due squadre sarde di dilettanti che, al fine di vincere una partita a tutti i costi, arrivano a "scendere a patti" con un arbitro di dubbia moralità (interpretato da Francesco Pannofino), sino poi alla gioia ed ai festeggiamenti finali della vittoria tanto agognata. Nato da un cortometraggio dello stesso regista Paolo Zucca questo film è stato poi da lui allungato e reso pertanto a film. Girato tutto in bianco e nero come se fosse un documento d'epoca, questa pellicola rispecchia molto chiaramente le dinamiche e la tifoseria che regolano il mondo del calcio, facendo evincere soprattutto quanto ad ogni livello, sia professionale che dilettantistico, sia forte e durevole la passione per questo tipo di sport. Nel complesso, direi, che il film è ben reso ma da consigliare esclusivamente a tutti coloro che nutrono una passione calcistica. A parte pochi (quali Stefano Accorsi, Marco Messeri, Francesco Pannofino e Geppi Cucciari) tutti gli attori del film sono poco famosi o, addirittura, dei dilettanti che però ben si calano nei rispettivi ruoli rendendoli credibili e, dunque, apprezzabili.
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gufetta76
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sabato 14 settembre 2013
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imperdibile
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Film in bianco e nero, ma coloratissimo. In uno scenario agro-calcistico due squadre
della più bassa categoria duellano all'ultimo sangue per aggiudicarsi il campionato;parallelamente si inserisce la vicenda di un arbitro invischiato in una
squallida calciopoli.La fotografia è bella e vivace,il ritmo veloce e divertente, è
un'opera un pò da capire ma piacevole nonostante alcuni risvolti tragici.
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ralphscott
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venerdì 13 settembre 2013
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lo consiglierei a tutti,soprattutto agli amici
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Farsi incuriosire talvolta paga. E' il caso di questo piccolo film che passerà inosservato in pochi giorni di programmazione. L'ho scoperto leggendo la trama,intrigante,e puntando sulle garanzie che assicura un attore che ho sempre amato,qui libero di portare davanti alla telecamera anche la sua notevole fisicità. In sala,giovedì sera,eravamo in tre,ma...peggio per chi se lo perde. Jacopo Cullin,il fuoriclasse italo-argentino,ha una straordinaria faccia da cinema. Divertimento,originalità,idee,tenerezza,tecnica,stile...poesia. E se mate il calcio e l'avete praticato c'é un motivo in più per vederlo.
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rita branca
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venerdì 13 settembre 2013
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sport… che delusione!
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L’arbitro, film (2013) di Paolo Zucca con Stefano Accorsi, Geppi Cucciari, Jacopo Cullin, Marco Messeri, Grégoire Estermann, Benito Urgu, Franco Fais, Quirico Manunza, Francesco Pannofino e Alessio Di Clemente
Un bel film in bianco e nero, scelta che aiuta efficacemente l‘ambientazione nella Sardegna degli anni ’50, offrendo un’idea complessivamente corretta delle problematiche esistenti nell’isola a quel tempo e non solo: un cenno alla miseria della popolazione e conseguente forzata emigrazione in altri paesi, in questo caso in Argentina, l’abigeato punito con la legge dell’ ”occhio per occhio, dente per dente”, l’omertà, e le scorribande degli arroganti “balente” che intimidiscono con i loro fucili e le minacce e gli insulti di ogni tipo e, per finire, il campanilismo sportivo fra villaggi di poche anime.
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L’arbitro, film (2013) di Paolo Zucca con Stefano Accorsi, Geppi Cucciari, Jacopo Cullin, Marco Messeri, Grégoire Estermann, Benito Urgu, Franco Fais, Quirico Manunza, Francesco Pannofino e Alessio Di Clemente
Un bel film in bianco e nero, scelta che aiuta efficacemente l‘ambientazione nella Sardegna degli anni ’50, offrendo un’idea complessivamente corretta delle problematiche esistenti nell’isola a quel tempo e non solo: un cenno alla miseria della popolazione e conseguente forzata emigrazione in altri paesi, in questo caso in Argentina, l’abigeato punito con la legge dell’ ”occhio per occhio, dente per dente”, l’omertà, e le scorribande degli arroganti “balente” che intimidiscono con i loro fucili e le minacce e gli insulti di ogni tipo e, per finire, il campanilismo sportivo fra villaggi di poche anime.
La splendida colonna sonora sottolinea potentemente il tema principale: la carriera giunta quasi al top dei riconoscimenti di un arbitro integerrimo
e religiosissimo che cattura l’attenzione dello spettatore con i rituali del prepartita che richiamano quelli di qualche setta imprecisata, gli esercizi preparatori all’ingresso in campo, i volteggi e l’agilità di un fisico perfetto, quello di Accorsi o forse di una sua controfigura, stupefacente nella sua bellezza nell’inquadratura di spalle. Esaltanti le scene in cui, illuso da promesse mendaci, ebbro di gioia volteggia sulle note della celeberrima e azzeccatissima “Vivere”, lusingato dai commenti di un viscido presidente e di un altro personaggio influente nel mondo calcistico, che gli prospettano il raggiungimento della gloria massima per le sue doti eccezionali di bravura, rivelando solo verso la fine che a nulla o quasi serve la conduzione onesta e rigorosa dei match, anzi, quella costituisce un ostacolo e tale idea è rinforzata dal leader nazionale degli arbitri che, in un convegno, evidenzia il diritto dell’arbitro di commettere errori e la necessità di evitare tecnologie che ne sostituiscano il giudizio sul campo sportivo. Lo spettatore si aspetta che l’arbitro, interpretato egregiamente da Accorsi, resista, persistendo nella sua condotta onesta, ma, come troppe volte succede nella realtà, non sopporta il declassamento e, per risalire la china, conduce il match fra due oscure squadre da sempre rivali, in maniera scandalosamente scorretta. Il messaggio è scoraggiante ma veritiero, purtroppo.
Il tema parallelo è quello delle squadre, una sostenuta da un arrogante “balente” senza scrupoli e l’altra da un appassionato cieco, la cui figlia, interpretata simpaticamente e in maniera forzatamente macchiettistica da Gieppi Cucciari, resa assai più rozza e brutta che nella realtà, che rende fedelmente l’idea della donna sarda un po’ scontrosa che era difficile conquistare a quei tempi, e che però prima o poi soccombe all’appassionato corteggiamento, ricompensando l’amato degli sforzi compiuti.
Oltre la simpatica vecchietta in abiti tradizionali, che fa il tifo per la sgangherata squadra, in cui è arruolato il figlio di un emigrante, cambiandone totalmente le sorti, è presente un’altra figura femminile, la sposa dell’arrogante, anche lei piuttosto bruttina e ci si chiede il perché di queste scelte visto che le donne sarde sono notoriamente fra le più belle d’Italia.
Un altro piccolissimo appunto, fatto affettuosamente al bravo regista: le lattine di birra compaiono sul mercato molto più tardi.
Splendida anche tutta la fotografia.
Un film di grande spessore fortemente consigliato.
Rita Branca
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(di thewanderer)
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(di voss117)
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(di luca\s)
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