Le aspettative erano alte, la regia di Zack Snyder prometteva grandi scene d’azione e la supervisione di Christopher Nolan avrebbe dovuto portare il nuovo racconto di uno dei supereroi più famosi ed importanti ad un livello più alto, rassicurati da quel capolavoro che è stato il primo film su Batman: Begins.
E invece purtroppo e con l’amaro in bocca, bisogna dire che di sostanzioso in questo film c’è davvero poco.
La prima parte, che racconta la nascita di Kal El, primo figlio dopo tanto tempo a venire al mondo in modo naturale, in quel di Krypton, dove ormai il pianeta sta volgendo al termine perché interamente prosciugato delle sue risorse. Qui il governo ha in mano il libero arbitrio, ogni bambino fatto nascere per riportare in vita il pianeta, ha un preciso scopo e una vita segnata, ma non per il figlio di Jor-El (Russell Crowe) e di Lara (Ayelet Zurer). Loro decidono che il loro bambino è destinato a ben altro, a creare un futuro migliore, così, affrettati dal rivoluzionario soldato Zodd (Michael Shannon) che ha cominciato un colpo di stato, decidono di mettere il loro figlio in una navicella e spedirlo un un mondo apparentemente sicuro, perché c’è vita sufficientemente sviluppata e in cui Kal potrebbe far rinascere e portare avanti la loro specie.
Ma è proprio all’inizio della vita terrestre di Clark Kent che il film si posa sugli allori, avrebbe tutte le carte in regola per raccontare della personalità dell’ “alieno”, delle sue paure, della sua difficoltà di integrazione durante la crescita adolescenziale accompagnato da legittime domande di un ragazzo che non sa da dove proviene e non capisce perché è diverso dagli altri. L’integrazione di un uomo, dopo aver appreso le sue capacità e le sue origini (grazie al racconto di un padre interpretato superficialmente da un Kevin Kostner trasparente e dalla madre di Diane Lane, forse troppo bella?)in una terra che non riconosce più come sua. Il tutto è trattato in modo fin troppo superficiale per essere un film di presentazione di un supereroe come Superman. Ci sono di continuo scene alternate a flashback con un montaggio pessimo che fa solo confondere e alienare lo spettatore. Non ci si affeziona a questo Clark Kent, ne tantomeno a Superman (interpretato da un Henry Cavil molto convincete, almeno) e purtroppo nemmeno al suo grande amore Lois Lane (Amy Adams che sembra come fuori posto).
La seconda parte del film è caratterizzato dalle scene d’azione che sono curate, sufficientemente potenti, tra scontri corporali e aerei, rumorosi abbastanza da riuscire a coinvolgere lo spettatore grazie anche all’uso della presa a mano, che rende tutto più realistico. Ed è qui che si tira un sospiro di sollievo perché il film intrattiene e nell’azione si cerca di affrontare le fragilità di Superman e di esporre il suo attaccamento al genere umano. Ma in mezzo a tutto una domanda sorge spontanea…dove diavolo sono finiti i truccatori? Dopo scene talmente potenti ed estenuanti, non ci sono graffi, ne sul corpo ne su vestiti, al massimo un po’ di sporcizia sul viso…esplosioni, crolli, salvate in extremis e tutti ne escono incolumi? Sarà un superpotere di Metropolis…e il mio superpotere sarà il voler dare una chance a questa pellicola. Avranno voluto una partenza in sordina, dare un futuro ad un nuovo franchising che sbarchi come un “alieno” e diventi un Superfilm di cui l’umanità si fiderebbe ciecamente e di cui non potrebbe più fare a meno, perché “non è solo un film, non è solo un fumetto, è SUPERMAN!”
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