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Chris Sanders, il segreto è rimanere un po' bambini

Intervista al regista e sceneggiatore de I Croods.
di Marianna Cappi

In foto Chris Sanders (a sinistra) con Kirk De Micco, registi de I Croods.
Chris Sanders - Pesci. Regista del film I Croods.

giovedì 21 febbraio 2013 - Incontri

Per conoscere Grug, Eep e il resto della famiglia preistorica più "up to date" che ci sia in circolazione dobbiamo attendere il 21 marzo, ma nel frattempo abbiamo fatto qualche domanda al loro papà, Chris Sanders. Regista e sceneggiatore de I Croods (DreamWorks) insieme a Kirk DeMicco, Sanders ha una lunga esperienza nel settore dell'animazione, avendo diretto Lilo & Stitch e Dragon Trainer e sceneggiato alcuni dei grandi classici Disney, da La Bella e la Bestia al Re Leone, Aladdin e Mulan.

Tra chi non è dell'ambiente, è diffusa la credenza che fare un film d'animazione sia più semplice che girare in live action, perché non ci sono limiti ai movimenti di macchina e alle inquadrature che si possono fare. Confermi o smentisci?
Girare un film d'animazione è più difficile, proprio perché hai la possibilità di mettere la macchina dove vuoi. Occorre stare attenti a non andare fuori di testa, a non fare movimenti privi di senso, fine a se stessi. Per I Croods abbiamo cercato un look documentaristico, come se fosse ripreso con una macchina a spalla. Qualche volta invidio chi gira film in live action, soprattutto perché ha tutto nello stesso luogo e nello stesso momento. Nell'animazione, la macchina da presa è in posto, gli attori, le voci, le luci in un altro. È molto più complicato.

Non ci sono limiti alle possibilità tecniche, dunque. E in sede di sceneggiatura? Scrivere per un pubblico anche di bambini pone dei limiti agli argomenti che si possono affrontare?
Con l'animazione si può affrontare qualsiasi tema, l'importante è il come lo si affronta. Noi lavoriamo molto per non escludere nessuno. Sicuramente il pubblico dei bambini e quello adulto notano cose diverse, trattengono ricordi diversi, ma fanno la stessa esperienza del film, insieme. All'uscita, per quel che ci riguarda, devono essere entrambi soddisfatti. Comunque è molto facile scrivere questo genere di film quando non si è cresciuti affatto, come è successo a me.

Più che ai piccoli, però, questo film parla agli adolescenti...
Credo che il cuore del film sia il rapporto padre-figlia, proprio come in Mulan, anche se là la storia era diversa e i due non si trovavano insieme. Quello che mi piace in questa storia è che nessuno dei due ha completamente ragione o completamente torto. Non c'è un depositario delle giuste risposte alle domande che vengono poste. Alla fine, il padre si rende conto che la figlia aveva ragione ma, allo stesso tempo, la figlia si rende conto del peso che il padre ha portato per tutto il tempo, il peso, cioè, della famiglia.

Hai nostalgia del 2D?
Adoro l'animazione tradizionale. Tanto quella che la computer grafica hanno i loro punti di forza, ma io sono convinto che l'animazione in 2D continui ad essere più che valida, specie per certe storie. Inoltre a me piace molto disegnare, lo faccio sempre, a fine giornata, appena posso, perché i personaggi nascono da lì, anche quando si tratta di CG. Un giorno mi piacerebbe tornare a fare un film animato in modo tradizionale, se avrò la storia giusta.

Titoli quali L'era glaciale o I Flintstones di Hannah e Barbera sono stati un problema o uno stimolo al momento di affrontare la preistoria? Abbiamo iniziato a pensare nel lontano 2004 ad un film su una famiglia preistorica alle prese con la deriva dei continenti, quando abbiamo visto il trailer dell'ultimo Ice Age, beh, era troppo tardi per cambiare rotta del tutto. Ugualmente, c'è chi pensa che i capelli rossi di Eep siano ispirati a quelli di Merida in Ribelle, ma è solo una coincidenza, sono cose che capitano. Con I Flintstones c'è una grande differenza, perché loro hanno la tecnologia e possono sbizzarrirsi. Noi al massimo abbiamo potuto far inventare al capofamiglia Grug una proto macchina fotografica ma, come vedrete, non è il massimo della comodità... Detto questo, io amo molto L'era glaciale e Scrat in particolare.

Quanto è importante il cast vocale?
Le voci sono molto importanti. Emma Stone dà moltissimo al personaggio di Eep, con la sua voce carnale e entusiasta. Di solito, poi, videoregistriamo con due telecamerine la sessione di doppiaggio e lei ha una mimica facciale talmente pazzesca che l'abbiamo riportata sul personaggio. Lo stesso abbiamo fatto con Nicolas Cage, che era entrato così tanto nel personaggio di Grug che abbiamo usato i suoi input per costruire le scena. In ogni caso, partiamo sempre dalla voce: la registriamo e poi consegniamo agli animatori dei fogli in cui sono segnati i tempi della pronuncia delle vocali e delle altre lettere, per la sincronizzazione. Infine, i talents contano anche commercialmente, certo, specie se ti aiutano a promuovere il film.

In alcune occasioni hai dato tu stesso la voce ai tuoi personaggi, per qualche motivo preciso?
Sì, mi sono divertito molto a fare Stitch (in Lilo & Stitch), ma è capitato per caso. E così è stato per Laccio, il bradipo deI Croods. All'inizio Laccio non si muoveva, poi abbiamo pensato di fargli aprire e chiudere un occhio, per far capire che era vivo, poi è arrivata la voce e persino l'azione. Provavo, vedevo che piaceva e allora andavo avanti.

Il personaggio di Grug è quello fisionomicamente più primitivo...
Sì, al punto che è stato costruito sulle caratteristiche di un gorilla. Mentre Guy è più evoluto, ha più intelletto. Eep, però, è molto più forte di lui: il poverino nelle sue mani sembra un pupazzetto. Il punto del film è proprio in questo confronto. I Croods hanno più "caverna" di Guy dentro di loro.

Qual è il ruolo della musica nei tuoi film?
La musica è la mia arma segreta. Ho imparato da Alan Silvestri che la musica è la vera responsabile del "sollevamento pesi" in un film: quando le parole non bastano, parla la musica. Ci sono dei momenti così in Dragontrainer e anche qui, per esempio quando i nostri vedono per la prima volta il cielo stellato e da lì in poi cambia tutto o quando alla fine si rendono conto che non torneranno mai più nella caverna. In sceneggiatura, in corrispondenza di queste scene, non ci sono dialoghi, scrivo "momento musicale" e so che sarà la musica a doverci portare da un punto ad un altro in quella scena.

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