carlosantoni
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domenica 27 ottobre 2013
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la ricerca incerta e bruciante dell’amore
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È un film struggente, di rara e consapevole libertà espressiva, una storia d’amore a tutto tondo tra due ragazze, un film nel quale la passione amorosa libera tutta la sua energia, sia sotto l’aspetto sentimentale (specialmente in Adele, la protagonista), che erotico.
La m.d.p. a spalla si muove inseguendo le due donne in ogni loro movimento, in ogni loro più piccolo spostamento, fissandosi spessissimo su primi e primissimi piani di persistente dettaglio (la bocca socchiusa di Adele mentre dorme, o suoi sguardi incerti, di contro allo sguardo consapevole e ironico di Emma, le loro sigarette accese, le lacrime che tremano lungo le palpebre, il muco che cola dal naso dopo il pianto…), direi con la stessa inquietudine e incertezza che muove la protagonista.
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È un film struggente, di rara e consapevole libertà espressiva, una storia d’amore a tutto tondo tra due ragazze, un film nel quale la passione amorosa libera tutta la sua energia, sia sotto l’aspetto sentimentale (specialmente in Adele, la protagonista), che erotico.
La m.d.p. a spalla si muove inseguendo le due donne in ogni loro movimento, in ogni loro più piccolo spostamento, fissandosi spessissimo su primi e primissimi piani di persistente dettaglio (la bocca socchiusa di Adele mentre dorme, o suoi sguardi incerti, di contro allo sguardo consapevole e ironico di Emma, le loro sigarette accese, le lacrime che tremano lungo le palpebre, il muco che cola dal naso dopo il pianto…), direi con la stessa inquietudine e incertezza che muove la protagonista.
La colonna sonora è composita, a sottolineare i diversi contesti: ambienti gay, presenze multietniche, manifestazioni politiche… Direi assai gradevole.
Le scene di amore tra Adele ed Emma sono lunghissime ed esplicitate come soltanto raramente accade di vedere, eppure non risultano affatto ridondanti, né urtanti: al contrario, sono il mezzo più efficace per mostrarci la “voracità” della passione amorosa che tra le due ragazze sgorga come un fiume in piena: e un po’ come le scene di nudo nei film di Pasolini, proprio per la loro sincerità priva di fronzoli le definirei “caste”.
Adele adolescente ed Emma più matura sono diverse non solo per età, ma anche per condizione sociale: Emma proviene da una famiglia medio-borghese, Adele da una famiglia della borghesia minuta, se non proletaria. Sono diverse anche nei gusti: ad Adele piace scrivere e, va sottolineato, soltanto per sé, non c’è in lei alcuna forma di esibizionismo; manterrà questo pudore e questa sincerità; Emma s’intende di pittura ed è essa stessa pittrice, esibisce con grinta il suo non volersi piegare ai desiderata del mercato artistico, ma poi la sua prima mostra presso il principale gallerista di Lille (uno che, come lei stessa dice, pensa solo al denaro) si rivela un happening alla moda per gente futile e superficiale che non sa andare oltre un chiacchiericcio forbito e formale, da parrucconi settecenteschi, tra un bicchiere e l’altro di champagne. Diverse perfino nelle preferenze alimentari: ciò che piace all’una risulta immangiabile all’altra. Adele ed Emma sono dunque due ragazze diverse, ma il colpo di fulmine le fa irresistibilmente avvicinare e… fondere: quel “colpo di fulmine” di cui Adele aveva sentito parlare in classe da un prof durante una lettura di Marivaux. Il film è in buona parte la storia (nei capitoli 1° e 2°: ne seguirà un 3°?) di ciò che avviene in seguito a quel colpo di fulmine.
La scena secondo me più splendida e sconvolgente, quella dove la straordinaria bravura delle due attrici, e in particolare della protagonista, risulta evidente, è quella del loro litigio per gelosia: di una potenza davvero rara.
Ma il film di Kechiche non è solo un’ abbagliante storia di amore, è anche un manifesto in favore dei diritti degli omosessuali, così come una rivendicazione dell’importanza della scuola pubblica in tutti i suoi gradi, così come una rivendicazione del valore positivo della multi etnicità. Ai razzisti e ai bigotti questo film non piacerà, tutti gli altri ne rimarranno profondamente colpiti.
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luca992
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lunedì 28 ottobre 2013
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un film di cuore, contro il pregiudizio
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Ho visto questa sera al cinema "La Vita di Adele", che attendevo da parecchio. Ora, voglio essere sincero. Se mi facessero la domanda "Ti è piaciuto?" risponderei: "Si, certamente, ma non so se ce la farei a rivederlo una seconda volta" non che lo abbia trovato noioso, ma perchè il vincitore dell'ultima Palma d'Oro è uno di quei film rari al giorno d'oggi, un climax di emozioni continue, così forti che difficilmente si dimenticano. E, quando dopo tre ore che ti volano, arrivano i titoli di coda, te ne vai dalla sala con quella sensazione al limite fra l'entusiasmo e il malincuore, vorresti che durasse ancora 20 ore; tant'è che il primo pensiero che ti passa per la mente è: "Ma lo faranno un seguito??"
Il pensiero della critica è comune per questo film, ne sono state dette e ridette sulle sue potenzialità tecnichè, sulla magnificenza della recitazione, sul realismo spaventoso.
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Ho visto questa sera al cinema "La Vita di Adele", che attendevo da parecchio. Ora, voglio essere sincero. Se mi facessero la domanda "Ti è piaciuto?" risponderei: "Si, certamente, ma non so se ce la farei a rivederlo una seconda volta" non che lo abbia trovato noioso, ma perchè il vincitore dell'ultima Palma d'Oro è uno di quei film rari al giorno d'oggi, un climax di emozioni continue, così forti che difficilmente si dimenticano. E, quando dopo tre ore che ti volano, arrivano i titoli di coda, te ne vai dalla sala con quella sensazione al limite fra l'entusiasmo e il malincuore, vorresti che durasse ancora 20 ore; tant'è che il primo pensiero che ti passa per la mente è: "Ma lo faranno un seguito??"
Il pensiero della critica è comune per questo film, ne sono state dette e ridette sulle sue potenzialità tecnichè, sulla magnificenza della recitazione, sul realismo spaventoso. Oltre che uno straordinario percorso di crescita, il film di Keichiche sembra proprio calzare temporaneamente a pennello con la situazione francese, una chiara, forte e provocatoria denuncia in risposta al quasi milione di persone che ha invaso le strade parigine per protestare contro i diritti dei gay. Perchè nel 2013 l'orientamento sessuale porta ancora a distinguere e discriminare i "diversi" dai "non diversi".
Nota dolente: per il bizzarro regolamento dell'Acedemy, il film non sarà candidato a nessun Oscar, un vero peccato.
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fabiofeli
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lunedì 28 ottobre 2013
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inevitabile attrazione
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La vita di Adèle di Abdel Kechiche
Anna (Adèle Exarchopoulos) è poco più che un’adolescente, che grazie alla spinta dell’insegnante di francese legge molti libri. In classe gli studenti leggono a turno brani di un bel testo di Marivaux. La giovane passa i pomeriggi con le compagne di classe in un bar, dove si aggira un ragazzo palesemente attratto da lei. La ragazza accetta la corte ed ha con lui la sua prima esperienza sessuale. Ma nei sui sogni appare una donna con i capelli tinti in azzurro, che un giorno ha colpito il suo sguardo incrociandola per la strada.
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La vita di Adèle di Abdel Kechiche
Anna (Adèle Exarchopoulos) è poco più che un’adolescente, che grazie alla spinta dell’insegnante di francese legge molti libri. In classe gli studenti leggono a turno brani di un bel testo di Marivaux. La giovane passa i pomeriggi con le compagne di classe in un bar, dove si aggira un ragazzo palesemente attratto da lei. La ragazza accetta la corte ed ha con lui la sua prima esperienza sessuale. Ma nei sui sogni appare una donna con i capelli tinti in azzurro, che un giorno ha colpito il suo sguardo incrociandola per la strada. E’ scattata una sorta di imprinting, che ha segnato profondamente Anna. Quando incontra di nuovo in un bar la spigliata Emma (Léa Seydoux), così si chiama la ragazza con i capelli azzurri più grande di qualche anno, esplode una passione incontrollata. L’esperienza sessuale, questa volta, è intensa, dirompente, sconvolgente. Le due donne cominciano una vita insieme. Anna continua a studiare e tiene un diario nel quale scrive i suoi pensieri. Emma disegna e dipinge, ma fatica ad affermarsi come pittrice, finché riesce ad esporre le sue opere nel negozio di un amico gallerista. L’avvenimento viene festeggiato nella casa delle due donne. Anna prepara tutto con cura, occupandosi degli invitati come una vera padrona di casa. Emma ritiene che Anna dovrebbe provare a scrivere e pubblicare racconti o romanzi; non approva il fatto che lavori in un asilo nido. C’è un periodo di scarsa comunicazione tra le due donne; Emma trascura l’amica, che piomba nella solitudine e commette l’errore di uscire con un ragazzo che lavora con lei. Al ritorno a casa Emma impone un confronto durissimo …
Si è detto anche troppo della trama del film.
Kechiche ci ha abituato a lunghissime scene, con tempi dilatati (ricordate Couscous?). Non meravigli, quindi, la durata delle scene di sesso, che non sono fini a se stesse, integrate come sono nel racconto. Il regista ha il merito (e la fortuna) di avere scoperto Adèle Exarchopoulos, un’attrice straordinaria, giovanissima e con espressioni mutevoli come l’acqua di un lago accarezzato dal vento. E’ capace di sorridere mentre nel suo cuore sta piangendo a dirotto: con il volto riesce a esprimere le due cose nello stesso tempo. Non si può non rimanere commossi. Anche la Seydoux è ben calata nella parte; e tutti gli attori sono ben diretti.
Una storia di solitudine e di sofferenza, quindi, ma anche una bella storia d’amore, quel sentimento catastrofico come un movimento tellurico che cancella tutto il mondo riducendolo ad una sola persona.
Un ottimo film.
Valutazione *** 1/2
FabioFeli
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pepito1948
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mercoledì 30 ottobre 2013
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un rito di iniziazione
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“La vita di Adele” può anche essere definito come un romanzo di iniziazione: la storia di una ragazza che passa dall’adolescenza all’età adulta e che, quindi, prende in mano il proprio destino, malgrado le prove, gli ostacoli e i dolori che si troverà di fronte. Per cui possiamo definire il film come il ritratto di una giovane donna, forse anche un’eroina, un personaggio quasi da romanzo, una donna ideale che dimostra una grande forza di volontà, coraggio, abnegazione e un grande senso di libertà: e proprio la libertà è forse l’aspetto di Adele che mi premeva maggiormente mettere in mostra”.
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“La vita di Adele” può anche essere definito come un romanzo di iniziazione: la storia di una ragazza che passa dall’adolescenza all’età adulta e che, quindi, prende in mano il proprio destino, malgrado le prove, gli ostacoli e i dolori che si troverà di fronte. Per cui possiamo definire il film come il ritratto di una giovane donna, forse anche un’eroina, un personaggio quasi da romanzo, una donna ideale che dimostra una grande forza di volontà, coraggio, abnegazione e un grande senso di libertà: e proprio la libertà è forse l’aspetto di Adele che mi premeva maggiormente mettere in mostra”. A. Kechiche dixit.
Questo è sinteticamente il senso dell’opera così come concepita, svolta e realizzata dal suo autore-regista (una volta avremmo parlato di interpretazione autentica, ma nell’arte il concetto è superato). Quindi, tanto per fugare un diffuso pregiudizio, non siamo davanti ad un film sull’omosessualità femminile –anche se questa è utilizzata come modalità situazionale per descrivere il cammino della protagonista- ma ad un “rito di iniziazione” cui Adele, affamata di vita quanto di spaghetti al sugo (il rosso è il colore della vitalità) si sottopone per passare dalla fase adolescenziale alla maturità consapevole. Quindi un percorso on the road, sulla via-vita, su quel ponte dell’esistenza umana che da un’identità confusa e indefinita porta alla chiarificazione progressiva di ciò che si è ed all’autodeterminazione ponderata. Generalmente ogni iniziazione segue riti che rimarcano la portata del passaggio. Spesso sono dolorosi, perché il cammino è impervio, incontra resistenze, indietreggiamenti e recuperi, avvicinamenti e scontri, ma alla fine le cicatrici contano più dei momentanei successi.
Un’iniziazione è comunque una separazione da un prima a un dopo, da un ruolo ad un altro, da non identità (o identità più debole) a consapevolezza di se stessi e nelle relazioni con gli altri. Un’iniziazione ha senso se è libera, e nella libertà di scelta sta la forza propulsiva per affrontare disagi e dolori per giungere convinti al traguardo. I riti si traducono in un’”esperienza” fatta di contatti, comportamenti più o meno codificabili e schematicamente ripetitivi, opzioni da risolvere, con un carico di piacere e più spesso di sofferenza che comunque è destinato ad approdare a risultati evolutivi.
Ma l’esperienza non è frutto solo di volontà; il caso (come un incrocio di sguardi sotto un semaforo) può essere determinante nello sviare il percorso verso altre direzioni e quindi altri risultati finali. Il che significa che l’”esperienza” dell’iniziazione è imprevedibile, non lineare, può subire influenze esterne, non ha durata precostituita, ma è destinata ad una fine, cui segue un’altra fase e quindi altra iniziazione rituale (come per esempio il matrimonio), con relativa separazione ed inizio di altra esperienza.
Adele è una piccolo-borghese libera (da coercizioni familiari e, a quanto sembra, sociali), legge molto ma è radicata in un ambiente che non pretende l’eccellenza; i suoi atteggiamenti quotidiani non travalicano l’ordinaria quotidianità; manipola continuamente i capelli, “cazzeggia” con le amiche, subisce i primi ammiccamenti dei maschi. Adele è curiosa e spinta dalla sua fame di vita e di sperimentazione sessuale ad un rapporto con un ragazzo (quindi un altro da sé), che tuttavia non le dà la desiderata ebbrezza. Il caso la spinge verso Emma, quindi un’altra sè, intraprendente, aspirante artista, già iniziata sulla via della maturità, ed Adele si abbandona totalmente alla relazione carnale che non conosce differenze, non passa per i distinguo della razionalità o delle individualità caratteriali, non ammette interferenze. Inizia il percorso di svezzamento, tutto corpo, emozioni e deliquio, ma il risveglio oltre i sensi crea barriere, ostacoli e nel contempo svela debolezze; il divario tra gli stadi esistenziali delle due amanti emerge ed allontana, Adele accusa il colpo e piange, le tessere del mosaico si diradano, lei barcolla, mente, cerca compensazioni momentanee, fino alla ineluttabile separazione. Il tempo le dà una nuova identità professionale, lievita in sicurezza e in percezione di sé, gestisce il dolore cercandone le potenzialità formative: nuovi incontri con la ex compagna aggiornano e definiscono le rispettive posizioni, nell’ultimo di questi, nella collettiva confusione dell’apoteosi dell’artista finalmente trionfante, Adele avverte il distacco, completa il passaggio e quindi s’incammina per la città, oltre il ponte, con il suo bagaglio di esperienza e di vissuto ferito ma non piagato.
Emma è alle spalle ma non è stata solo una storia; è stata “uno strumento in quello che è il destino di Adele, con il fine di rivelare a quest’ultima delle cose che lei già aveva dentro se stessa” (A.K.).
Le lunghe scene di sesso lesbico hanno il pregio di focalizzare (con insistente sovrabbondanza di dettaglio, va detto) il momento topico dell’iniziazione di Adele, quello in cui esplode la comunicazione dei corpi, immediata e incontrollata, in cui il suono del respiro ansimante sostituisce in toto l’espressione verbale e tutto diventa magico incastro) ma rischiano di sviare l’attenzione dal “tutto”; i turbamenti (presumibilmente diversi negli spettatori uomini e donne) erano prevedibili, ma poco c’entrano con la connotazione omosessuale del rapporto. Kechiche ha voluto essere coraggiosamente provocatorio, ma il filo tematico non sarebbe variato granchè se il primo fatale incontro fosse stato tra eterosessuali.
Kechiche si dimostra maestro delle immagini. Macchina da presa in frequente movimento, primi e primissimi piani delle protagoniste, campi e controcampi senza stacco e riprese angolari anziché frontali accompagnano bene le dinamiche emotive in corso. Il bacio in primo piano controsole è indimenticabile. I primi piani senza fronte (sede del pensiero razionale) di Adele isolano ed esaltano i movimenti interiori tanto quanto l’espressione del viso della protagonista. Insomma un saggio di cinema “difficile” per chi lo fa e chi lo vede, e di grande intensità e presa emotiva; quantomeno per i fruitori che non si assoggettano passivamente a chiusure pregiudiziali e parziali.
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[+] una piccolo borghese un po' banalotta
(di lorenzopud)
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stefanocps
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domenica 27 ottobre 2013
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sulla ricerca dell'dentità
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Interminabili e ossessivi primi piani, dialoghi spesso serratissimi per lo più fatti di contenuti banali a rappresentare il martellante bisogno di dare risposte alle necessità che vengono dall'esterno. L'adolescenza, la ricerca dell'identità permette l'incontro tra due ragazze molto diverse, quasi opposte. Il mondo di Adele, concreto, immediato, fatto di risposte dirette alle proprie necessità ed emozioni, che per potersi esprimere ha spesso bisogno di mentire. Emma viene da una famiglia raffinata, abituata alle forme, frequento un mondo anche ipocrita, porta con se una complessità che ha bisogno di una continua ricerca della verità e della coerenza per essere gestita. Due mondi che il regista riesce a fotografare in modo preciso ad ogni inquadratura, ogni stacco dall'una all'altra restituisce questa grande differenza.
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Interminabili e ossessivi primi piani, dialoghi spesso serratissimi per lo più fatti di contenuti banali a rappresentare il martellante bisogno di dare risposte alle necessità che vengono dall'esterno. L'adolescenza, la ricerca dell'identità permette l'incontro tra due ragazze molto diverse, quasi opposte. Il mondo di Adele, concreto, immediato, fatto di risposte dirette alle proprie necessità ed emozioni, che per potersi esprimere ha spesso bisogno di mentire. Emma viene da una famiglia raffinata, abituata alle forme, frequento un mondo anche ipocrita, porta con se una complessità che ha bisogno di una continua ricerca della verità e della coerenza per essere gestita. Due mondi che il regista riesce a fotografare in modo preciso ad ogni inquadratura, ogni stacco dall'una all'altra restituisce questa grande differenza. Una volta adulte le due fanno i conti con la necessità di integrare questi mondi opposti e le loro stesse contraddizioni interne. Dalla rottura del loro rapporto Emma elabora le sue contraddizioni ricostruendosi in una vita più adulta dove può integrare le sue necessità pur rinunciando a qualcosa, in sostanza rivisitando il suo modello familiare di provenienza. Adele sembra rimanere attaccata alla passione adolescenziale e dovrà affrontare la sua ricostruzione e definire la sua identità. Il film si chiude lasciando lo spazio a qualsiasi possibilità sul futuro di Adele.
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cassiopea
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domenica 3 novembre 2013
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una pellicola che non censura l'amore.
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Affrontare una tematica come questa in una società come la nostra è profondamente difficile. E' molto facile cadere in fallo, ricalcare stereotipi sciocchi, banalizzare uno stato d'animo. Ma questo film non cade in errore, mai. Trovo che sia una pellicola a dir poco ECCELLENTE. Tre ore e passa di film sono difficili da sopportare, prima di entrare in sala temevo di addormentarmi al 120esimo minuto. E io sono una che guardando i film si annoia facilmente, ve lo assicuro. Però nulla di tutto ciò è accaduto questa volta, sono rimasta sulle spine fino all'ultimo secondo, e quando è finito mi sono sentita come dopo la lettura di un buon libro: come se avessi perso un amico.
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Affrontare una tematica come questa in una società come la nostra è profondamente difficile. E' molto facile cadere in fallo, ricalcare stereotipi sciocchi, banalizzare uno stato d'animo. Ma questo film non cade in errore, mai. Trovo che sia una pellicola a dir poco ECCELLENTE. Tre ore e passa di film sono difficili da sopportare, prima di entrare in sala temevo di addormentarmi al 120esimo minuto. E io sono una che guardando i film si annoia facilmente, ve lo assicuro. Però nulla di tutto ciò è accaduto questa volta, sono rimasta sulle spine fino all'ultimo secondo, e quando è finito mi sono sentita come dopo la lettura di un buon libro: come se avessi perso un amico. Mi ha coinvolta totalmente. Ho amato il realismo delle scene.. anche le più banali, come un pranzo di famiglia, si trasforma in un quadretto di amabile quotidianità. Niente finzione, niente censura. Alcuni rimproverano a questo film di contenere scene troppo spinte, sostenendo che ciò rinvigorisce lo stereotipo "omosessuale = pervertito", ma questo solo uno sciocco può dirlo. Il fatto di indugiare più volte sull'atto carnale non ha nulla di pornografico e volgare, nulla che possa schifare o indignare. Queste scene al contrario contribuiscono ad ABBATTERE LO STEREOTIPO, e risponde ad alcune domande che TUTTI almeno una volta pongono: Ma come lo fanno le ragazze? Ci si augura che queste scene piene di passione e tenerezza impoveriscano il luogo comune del rapporto lesbo proposto dai filmini di bassa categoria.
Tre ore di introspezione, tre ore di emozioni, tre ore di vita VERA. Non solo un film, ma battiti di cuore che percepisci dentro il tuo stesso petto.
Non vedo l'ora di rivedere questo film, l'ho amato. Merita l'ingresso nella top10 delle pellicole migliori mai viste.
Dovrebbero vederlo TUTTI.
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saint loup
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domenica 3 novembre 2013
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tragedia moderna
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La vie d'Adèle. Capolavoro assoluto! Potentemente carnale,declina tutte le categorie della tragedia classica - che è volutamente citata nel film - Amore Voluttà e Morte,quest'ultima metaforicamente rappresentata come incapacità di amare e ineluttabilità del dolore. Il tutto è sapientemente reso dal regista con primissimi piani sugli occhi della protagonista,occhi la cui espressività sono la trasfigurazione stessa del male di vivere. Le lunghe, e insistenti scene di sesso esplicito non sono mai imbarazzanti, perchè sono le tappe necessarie alla protagonista per "sentire"il suo universo interiore e affermarne l'autenticità.
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La vie d'Adèle. Capolavoro assoluto! Potentemente carnale,declina tutte le categorie della tragedia classica - che è volutamente citata nel film - Amore Voluttà e Morte,quest'ultima metaforicamente rappresentata come incapacità di amare e ineluttabilità del dolore. Il tutto è sapientemente reso dal regista con primissimi piani sugli occhi della protagonista,occhi la cui espressività sono la trasfigurazione stessa del male di vivere. Le lunghe, e insistenti scene di sesso esplicito non sono mai imbarazzanti, perchè sono le tappe necessarie alla protagonista per "sentire"il suo universo interiore e affermarne l'autenticità...lei non ama la filosofia e di pittori dice di conoscere solo Picasso.Ma sa che le sue pulsioni sono vere e le asseconda con la naturalezza di una bambina che ha perso la sua innocenza,(innocenza che tenta invano di ritrovare tutti i giorni negli occhi dei sui piccoli alunni).L'approdo conclusivo è quello di una solitudine terribile e inconsolabile. L'unica possibile? E' un film che ti si aggrappa alla pelle e non si stacca...
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matteo calvesi
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venerdì 8 novembre 2013
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le passioni della giovane adele
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Cibo e Sesso. Si, sono questi i particolari e le immagini che rimangono impresse dopo aver visto “la vita di Adele”, film del regista tunisino Abdellatif Kechiche. Un binomio sempre attuale nella storia del cinema, due bisogni che diventano piacere, ma soprattutto due temi che ci riportano alla parte più semplice e vera della nostra vita. La passione e il desiderio sono sempre vivi negli occhi della protagonista. Adele, una ragazza di soli quindici anni che si interroga su ciò che desidera e che scopre la sua omosessualità, ma lo fa nella maniera più naturale e vera possibile, senza preconcetti. Il film riesce ad esser infatti molto originale e sorprendente, una piccola gemma di emozioni da non farsi sfuggire.
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Cibo e Sesso. Si, sono questi i particolari e le immagini che rimangono impresse dopo aver visto “la vita di Adele”, film del regista tunisino Abdellatif Kechiche. Un binomio sempre attuale nella storia del cinema, due bisogni che diventano piacere, ma soprattutto due temi che ci riportano alla parte più semplice e vera della nostra vita. La passione e il desiderio sono sempre vivi negli occhi della protagonista. Adele, una ragazza di soli quindici anni che si interroga su ciò che desidera e che scopre la sua omosessualità, ma lo fa nella maniera più naturale e vera possibile, senza preconcetti. Il film riesce ad esser infatti molto originale e sorprendente, una piccola gemma di emozioni da non farsi sfuggire. La durata complessiva del film è di quasi tre ore, ma che scorrono con estrema leggerezza. Non ci sono genitori autoritari, esperienze di vita difficile o i comuni stereotipi del tema dell’omosessualità durante il periodo adolescenziale; c’è solo una ragazza che conosce il piacere e lo vuole vivere pienamente, insieme ad un’altra ragazza più grande e disinibita. La relazione tra le due sembra perfetta, unica e piena di piacere carnale, ma poco dopo i contrasti e le incomprensioni affiorano. La naturalezza e la semplicità di Adele si scontrano con le ambizioni e i pregiudizi di Emma, artista e “femme-fatale” dai capelli blu, che ha stregato gli occhi della giovane liceale. La passione e il desiderio tra le due è un continuo godimento fisico, la relazione arriva però ad un punto critico. Emma, pittrice contemporanea, trasporta il suo amore sulla tela, Adele diventa il soggetto centrale di tutti i suoi ritratti come voler elevare ad arte quello che prima era spontaneità e semplicità. Emma desidererebbe che la sua compagna diventasse anche lei un’artista, che pubblicando i suoi diari o intraprendendo degli studi artistici e lasci da parte la sua vita semplice; ma Adele non è così, non ha sovrastrutture e preconcetti, inizia a lavorare come maestra di asilo e si sente pienamente realizzata, anche in cucina o nelle cose semplici di tutti i giorni. Emma adora le ostriche mentre Adele durante tutto il film divora i suoi amati spaghetti, come in un film del neorealismo italiano. Le inquadrature e i primi piani del regista sono continui sul viso di Adele, mentre lei mangia, ama o piange, così da risaltare tutte le sue passioni completamente. Il rapporto si deteriora fino in fondo, i tradimenti iniziano a insinuarsi nella relazione, fino ad arrivare alla rottura. Anni dopo le due si rincontrano ad una mostra di Emma, l’amore è ancora vivo, ma Adele è ormai una donna, che ha deciso comunque di continuare la propria vita e di convivere con la sofferenza di un amore andato in frantumi, le strade della vita infatti, viaggiano ormai su rette parallele.
Matteo Calvesi
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chico m
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lunedì 4 novembre 2013
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un film emotivamente stupendo!!!
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Profondo, emotivo, realistico, appassionante. Un film che coglie totalmente la realtà di una intensa storia d’amore tra due persone, due ragazze, Adele ed Emma. La prima è un adolescente alle prese con le sue prime storie d’amore, tra cui anche quella seppur breve con un ragazzo suo coetaneo, mentre la seconda è una ragazza già veterana delle emozioni e dei sentimenti della vita. La bravura delle due attrici è notevole, come dimostra la loro enorme capacità nel riuscire a ‘fingere’ in maniera totalmente reale le emozioni più importanti della vita. Le scene di sesso sono crude, passionali, sensuali ma allo stesso tempo immensamente dolci e ricche di tenerezza.
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Profondo, emotivo, realistico, appassionante. Un film che coglie totalmente la realtà di una intensa storia d’amore tra due persone, due ragazze, Adele ed Emma. La prima è un adolescente alle prese con le sue prime storie d’amore, tra cui anche quella seppur breve con un ragazzo suo coetaneo, mentre la seconda è una ragazza già veterana delle emozioni e dei sentimenti della vita. La bravura delle due attrici è notevole, come dimostra la loro enorme capacità nel riuscire a ‘fingere’ in maniera totalmente reale le emozioni più importanti della vita. Le scene di sesso sono crude, passionali, sensuali ma allo stesso tempo immensamente dolci e ricche di tenerezza. La storia è architettata egregiamente: prima l’amore padroneggia su tutto riempiendo la vita delle due protagoniste, mentre poi i diversi stili di vita delle due protagoniste finiscono col rovinare la loro stupenda storia d’amore. Infatti Emma, seppur ancora innamorata della sua musa, Adele, a causa dell’ambiente snob intellettuale che frequenta comincia a vederla come ‘una semplice maestra d’asilo’ cominciando ad allontanarsi dal paradiso terrestre che insieme avevano costruito. La scena della loro rottura è toccante: entrambe si amano ma entrambe si sono tradite. Quando dopo tempo dalla fine della loro relazione riescono finalmente a rincontrarsi è visibile come Adele sia ancora immensamente innamorata di Emma e come la stessa Emma, pur vivendo con un'altra donna, sia ancora enormemente attratta da Adele, specialmente da un punto di vista di tipo fisico. Il film si conclude con Adele che durante una mostra d’arte di Emma, alla quale è stata invitata, vedendo i quadri esposti del suo amore che la ritraggono sia nuda e sia nella sua enorme innocenza e fragilità, e vedendo la nuova fiamma di Emma capisce che la vita non finisce sempre come un romanzo rosa e che anzi, il più delle volte, porta a innumerevoli sofferenze. Adele resta quindi momentaneamente sconfitta nell’amore ma profondamente vincitrice nella vita. Altri contenuti che colpiscono molto sono i bellissimi primi piani con cui il regista ritrae cene, momenti romantici al parco e tutto ciò che fa parte della vita quotidiana. Altro elemento molto importante è la differenza tra le due famiglie: quella di Emma molto aperta e innovativa, che ‘beve vino bianco e mangia ostriche’; quella di Adele più chiusa e conservatrice, ‘che mangia bolognese e beve vino rosso’. Sperando che non si tratti di snobismo francese nei confronti della cultura italiana, si può comunque definire, con sincerità, questo film come un capolavoro.
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donatella grasso
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domenica 27 ottobre 2013
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predestinata a quell'incontro
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“La vita di Adele” non è un film su una storia omosessuale. In realtà,rappresenta l’universalità di certe esperienze interiori che compongono il cammino amoroso. La storia è quella di un’adolescente inquieta che, ad un certo momento, vede trasformare la sua identità dall’incontro casuale con uno sguardo, quello della “ ragazza dai capelli blu”. Da quel momento, tutto cambia per lei e, il sogno erotico fatto dopo l’incontro con la sconosciuta, le svela altro di sé. Predestinata quasi a quell’incontro, Adele viene catapultata nella vita vera dove sperimenta una vasta gamma di sentimenti: l’amore travolgente fisico e mentale, l’importanza del caso e del destino fino al senso di separazione e al dolore che ne deriva quando la storia d’amore naufraga nelle differenze sociali e culturali delle due protagoniste.
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“La vita di Adele” non è un film su una storia omosessuale. In realtà,rappresenta l’universalità di certe esperienze interiori che compongono il cammino amoroso. La storia è quella di un’adolescente inquieta che, ad un certo momento, vede trasformare la sua identità dall’incontro casuale con uno sguardo, quello della “ ragazza dai capelli blu”. Da quel momento, tutto cambia per lei e, il sogno erotico fatto dopo l’incontro con la sconosciuta, le svela altro di sé. Predestinata quasi a quell’incontro, Adele viene catapultata nella vita vera dove sperimenta una vasta gamma di sentimenti: l’amore travolgente fisico e mentale, l’importanza del caso e del destino fino al senso di separazione e al dolore che ne deriva quando la storia d’amore naufraga nelle differenze sociali e culturali delle due protagoniste. Emma, raffinata, artista, intellettuale e Adele che ambisce al “posto sicuro” e reclusa al ruolo di "moglie e massaia" in una vita di coppia. Lei che mangia spaghetti caserecci al sugo, ingurgitandoli avidamente, leccandosi le dita e innaffiandoli con un dozzinale vino rosso ed Emma che, invece, gusta le sue raffinate ostriche accoppiandole, rigorosamente, con un vino D.o.c. Sembrerebbe quasi banale Adele al cospetto di Emma. E invece, ad uno sguardo attento, si può scorgere tutt’altro: la voglia di vivere di un’adolescente che vuole strappare a morsi la vita, particolare che risalta attraverso i continui primi piani della sua bocca sempre umida e socchiusa; si scorge l’audacia e il coraggio di una ragazzina che, scoprendo le sue pulsioni omosessuali, non scappa impaurita, ma le accoglie. Così come quando, dopo la separazione da Emma, si trascina compiendo uno sforzo sovrumano per continuare a lavorare arrancando faticosamente nonostante il “lutto” della separazione le crei dentro un dolore acuto e lacerante. Una vera iniziazione alla separazione che sarà, forse, la prima di una serie nella vita. Alla fine del film, Adele si reca alla mostra della sua amata per l'ultimo tentativo di riconquistarla. Adele getta uno sguardo furtivo ai quadri dove c’è lei ritratta, la “musa ispiratrice di Emma” ma quasi non se ne cura. Non è lì per questo. È lì, ancora una volta per lei. Per vederla. Per toccarla ancora. Per poter fare ancora l’amore con lei. ma la speranza si frantuma. Quella storia potrà continuare a vivere solo dentro di loro, come la frase che le dice Emma al bar:“Per te provo una grande tenerezza che mi porterò dentro per tutta la vita”. Adele, allora, lascia la sala, camminando in solitudine dentro un abito blu, sconfitta sul piano dell’amore ma vittoriosa sul fronte della presa di coscienza di sé come donna.
Il film è l’incontro tra due mondi distanti che si fondono, annullando le differenze, nell’intesa fisica e spirituale. Ma il regista, ha preferito esaltare la corporeità delle due protagoniste e lo fa senza farsi il minimo scrupolo nel catapultare lo spettatore dalla delicata e tenera scena del bacio saffico sotto il sole di una panchina ad un amplesso vivamente esplicito, lungo, disinibito, ricco di dovizie di particolari, soprattutto anatomici. Spudorato oltre misura. Forzato. La storia d’amore si svolge in un arco temporale di 4-5 anni. Ma chi se n’è accorto? Il tempo è abbozzato e messo a disposizione di qualche spettatore particolarmente attento. Resta comunque la bravura delle due attrici che, più che interpretare un personaggio, lo diventano con un’abnegazione totale che genera un tenero apprezzamento.
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