righa pincher
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sabato 1 febbraio 2014
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stati uniti profondi
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Magistrale prova attorale di Julia Roberts, mentre Maryl Streep, pur sempre eccelsa, rischia, soprattutto nella scena iniziale, di accentuare i tratti di un personaggio di per sé sopra o addirittura al di là delle righe fino alla caricatura. Eppure serve quella sua comparsa in scena a iniettare il cupo senso della disperazione dinamica e quindi drammatica sulla superficie un po' piatta e ancora in qualche modo banalmente filosofico-esistenziale che abbiamo percepito dalle parole rassegnate del marito su un verso tra i più insipidi di T.S.Eliot.
Che le famiglie siano sentine di vizi e ricettacoli di ogni sorta di percezioni distorte e funzionali all'egoismo personale non è novità che si esplori per la prima volta qui.
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Magistrale prova attorale di Julia Roberts, mentre Maryl Streep, pur sempre eccelsa, rischia, soprattutto nella scena iniziale, di accentuare i tratti di un personaggio di per sé sopra o addirittura al di là delle righe fino alla caricatura. Eppure serve quella sua comparsa in scena a iniettare il cupo senso della disperazione dinamica e quindi drammatica sulla superficie un po' piatta e ancora in qualche modo banalmente filosofico-esistenziale che abbiamo percepito dalle parole rassegnate del marito su un verso tra i più insipidi di T.S.Eliot.
Che le famiglie siano sentine di vizi e ricettacoli di ogni sorta di percezioni distorte e funzionali all'egoismo personale non è novità che si esplori per la prima volta qui. Ciò che rende questo film, - che risente della sua origine teatrale, non ultimo perché bazzica i territori della tragedia nel suo suscitare insieme disgusto e pietà per i suoi personagg i- un film, è sì davvero la piatta e desolata, arida e torrida landa semidesertica dell'Oklahoma, Stati Uniti profondi, che raramente associamo all'idea di "America". E' quel paesaggio che ci riconduce alla dimensione più ampiamente sociale di questo ritratto di famiglia in cui la povertà ha segnato i destini dei vecchi insegnando loro il dizionario della violenza e dell'indifferenza, fino a eroderne l'anima, e in cui le generazioni di mezzo sono cresciute come piante storte (le tre figlie sono altrettanti ritratti di fallimenti, che siano restate o siano andate via) generando altre piante che non promettono di crescere diritte, come tanta retorica del cinema americano ci ha abituati a credere. Non è un caso che il film sia prodotto, tra gli altri, da George Clooney.
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[+] film non di valore
(di francesca50)
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teoloca
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sabato 1 febbraio 2014
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noia profonda
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Nel filone del Grande freddo, ma soprattutto di Festen, un'altra resa dei conti che pero' non ti prende mai, anzi.
Tanti attori famosi, spicca lo scontro Streep-Roberts, ma non si riesce mai veramente ad entrare nel vivo del film, si resta appunto spettatori di virtuasismi personali che alla fine annoiano.
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maxi_92
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sabato 1 febbraio 2014
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ritratto di famiglia
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Agosto: in una sperduta casa nell'Oklahoma, la famiglia Weston si riunisce sotto lo stesso tetto a causa della morte del capo famiglia. Nel corso della vicenda i vari membri dovranno confrontarsi con il loro passato, mettere le carte in tavola, e cercare la loro strada. Il film sembra inizialmente prendere il via come una commedia dolce amara ma, con il passare delle due ore, i due toni, in contrasto tra loro, si fanno sempre più evidenti e sempre più confusi, così da portarti a ridere e rattristarti nelle medesime scene se non, addirittura, alle stesse battute (sfiorando così l'humor nero). A fare da padrone in questa storia è un'eccezionale Meryl Streep (che se non fosse per la perfetta Blanchett di Blue Jasmine avrebbe avuto il suo quarto Oscar), volutamente sopra le righe, nel ruolo di Violet Weston, una donna malata di cancro, drogata e ora anche vedova: un personaggio forte, difficile di carattere e allo stesso tempo pieno di debolezze.
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Agosto: in una sperduta casa nell'Oklahoma, la famiglia Weston si riunisce sotto lo stesso tetto a causa della morte del capo famiglia. Nel corso della vicenda i vari membri dovranno confrontarsi con il loro passato, mettere le carte in tavola, e cercare la loro strada. Il film sembra inizialmente prendere il via come una commedia dolce amara ma, con il passare delle due ore, i due toni, in contrasto tra loro, si fanno sempre più evidenti e sempre più confusi, così da portarti a ridere e rattristarti nelle medesime scene se non, addirittura, alle stesse battute (sfiorando così l'humor nero). A fare da padrone in questa storia è un'eccezionale Meryl Streep (che se non fosse per la perfetta Blanchett di Blue Jasmine avrebbe avuto il suo quarto Oscar), volutamente sopra le righe, nel ruolo di Violet Weston, una donna malata di cancro, drogata e ora anche vedova: un personaggio forte, difficile di carattere e allo stesso tempo pieno di debolezze. Però a tenere l'impalcatura di tutta la vicenda (di cui fanno parte anche altri personaggi, ognuno a suo modo interessante e necessario) insieme alla Streep abbiamo una ritrovata Julia Roberts (Barbara), una delle tre figlie di Violet: l'attrice dimostra tutta la sua bravura in questa pellicola, come non faceva da moltissimo tempo. Nota di merito va poi al pranzo dopo il funerale, scena chiave del film, che riunisce tutti i personaggi e li porta all'esasperazione tra risate, urla e lacrime; questo perché ogni famiglia ha i suoi segreti, che non possono per sempre rimanere tali, e questa in particolare ne ha talmente tanti da soffocare tutti i suoi membri, esattamente come il caldo afoso della casa, tanto odiato dai personaggi che rischiano di far la fine di quei poveri pappagallini. Meno male alla fine c'è sempre una strada aperta davanti, anche se non per tutti.
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eugenio
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venerdì 31 gennaio 2014
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scheletri nell'armadio per la famiglia weston
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I segreti di Osage County,un titolo che superficialmente instilla nello spettatore un’aurea di pietas. Sarà per la parola segreto, per la località che ha un che di esotico ma tanto basta per ripescare dal cassetto remoto dei ricordi sentimentali vicende ambientate in epoche lontane permeate da un soffuso romanticismo e da un’aura di fulgida drammaticità.
Ebbene, il quinto senso e mezzoqui fallirebbe perché la nuova pellicola del regista Wells candidata agli Oscar, ha l’apparenza di una commedia tradendo tuttavia un retrogusto di amarezza e impotenza sulla caducità del destino umano nella sua crudele esistenza.
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I segreti di Osage County,un titolo che superficialmente instilla nello spettatore un’aurea di pietas. Sarà per la parola segreto, per la località che ha un che di esotico ma tanto basta per ripescare dal cassetto remoto dei ricordi sentimentali vicende ambientate in epoche lontane permeate da un soffuso romanticismo e da un’aura di fulgida drammaticità.
Ebbene, il quinto senso e mezzoqui fallirebbe perché la nuova pellicola del regista Wells candidata agli Oscar, ha l’apparenza di una commedia tradendo tuttavia un retrogusto di amarezza e impotenza sulla caducità del destino umano nella sua crudele esistenza.
Crudele è l’aggettivo giusto perché non si può definire diversamente l’apologo qui decostituente e destabilizzante sulla oramai perduta armonia di una famiglia spezzata negli affetti,nelle amicizie e pervasa solo da una sequela, spesso confusa, di sconvolgenti segreti e incresciosi problemi che arrivano a sconvolgere il tranquillo modus vivendi di ciascun membro. Lo spunto iniziale c’è e ricorda il migliore Sam Mendes di American Beauty pur in un contesto totalmente diverso. Eliot,citato all’inizio ce lo ricorda: ““la vita è troppo lunga“. Per cosa? Per vivere,per dirla alla Groucho Marx? Forse per l’inferno della famiglia, l’inghippo pirandelliano che avvolge come una spira ciascun membro costringendo ad accumulare, raggranellare tasselli di una giovinezza perduta riportati prepotentemente alla luce attraverso nervose quanto astiose vicende. La famiglia è una trappola: più ti avvicini ad essa e tanto più rimani invischiato all’interno di trame di cui spesso, avresti fatto volentieri a meno.
Basta una scintilla per scatenare il fuoco ardente della dialettica, della fragile rottura, del sottile cammino di cristallo su cui la famiglia Wenston procede con difficoltà. Il pretesto è semplice e quanto di più lineare si possa immaginare: la morte del patriarca Beverly Wenston, solerte bevitore patriarca presunto suicida (per motivi che si scopriranno vedendo) sposato con Violet (una straordinaria Meryl Streep), drogata di farmaci e pastiglie con figlie a carico oramai emigrate per altri lidi.
Nella vecchia casa in Oklahoma in presenza del triste evento ritornano quindi le tre figlie femmine, Barbara Ivy e Caren, con le rispettive famiglie e gli zii. Il lutto sarà l’occasione di una generale purificazione delle anime e di un avvicinamento/allontanamento con l’anziana madre.
C’era in passato Tetro- Segreti di famiglia di Francis Ford Coppola che tracciava il rapporto conflittuale tra padre-padrone musicista di fama internazionale col figlio succube di un’adolescenza disturbata che aveva rotto i ponti con la famiglia da tempo lavorando come tecnico delle luci a Buenos Aires. Osage Countrydopo quattro anniaffrontatematiche simili senza la venatura autobiografica coppoliana traducendo una pièce teatrale August: Osage Countydel premio Pulitzer Tracy Letts in spettacolo cinematografico, un’arma a doppio taglio affascinante ma pericolosa.
E’sempre un rischio voler conferire un’aura teatrale a un prodotto, quello cinematografico, estremamente più generico e non orientato a una ristretta cerchia di appassionati. Il rischio è un eccessivo schematismo e rigore formale che però inI segreti Orange County non trova applicazione grazie principalmente all’abilità di Streep e Julia Roberts che non riesce mai a rubare la scena alla madrina in grado di padroneggiare con maestria e eleganza un personaggio fragile ma dalle potenzialità nascoste come Violet. Sfruttando le rivelazioni “a tocchi” scandite in un climax che trova il suo apice nel tormentato finale, Wells nelle due ore di “sviscera” e analizza chirurgicamente la psicologia dei protagonisti seguendone con spirito da “Dogma” le loro azioni con precisi primi piani, la loro evoluzione spirituale sino al tragico quanto intenso decadimento.
Fuori la landa sconfinata del deserto dell’Oklahomafa da sfondo al progressivo inaridimento dell’anima, alla convenzione perbenista borghese, al finto riappacificarsi e al deleterio confronto, pronto a esplodere in tutta la sua feroce violenza secondo uno schema consumato da dramma da camera strindberghiano.
La scena in cui si ritrova tutta la famiglia seduta per la cena dopo il funerale di Beverly ne è degna rappresentante: tesi come corde di violino le due madrine, Violet e Barbara, si scontrano, si confrontano in un ancestrale contrasto madre-figlia nello spartiacque tra presente e futuro, tra vincitori e vinti dove tuttavia nessuno ha la meglio, dove purtroppo la precarietà familiare sconfigge ogni logica razionale dialogica verso un baluardo illusorio di stabile equilibrio
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pascale marie
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venerdì 31 gennaio 2014
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non rimane che la solitudine
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Il tema delle liti e disaccordi familiari non è mai facile da affrontare, ma John Wells ha diretto il film intelligentemente bene, con acutezza, dando alla storia una svolta diversa da come ce la aspettavamo, mostrandoci un paesaggio fatto di lunghe strade a serpentina, distese di campi secchi e rifinita da un cast strepitoso. E' la storia eccitante, drammatica e triste di una Famiglia, istrionica, potrei definirla anche così per i suoi o meglio le sue componenti, dell'Oklahoma, i Weston. Beverly e Violet vivono nella loro casa ad Osage County con la figlia Ivy all'apparenza semplice e quasi sottomessa alla madre che non le risparmia di riprenderla incitandola a reagire, a truccarsi persino come Liz Taylor che si metteva tonnellate di trucco.
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Il tema delle liti e disaccordi familiari non è mai facile da affrontare, ma John Wells ha diretto il film intelligentemente bene, con acutezza, dando alla storia una svolta diversa da come ce la aspettavamo, mostrandoci un paesaggio fatto di lunghe strade a serpentina, distese di campi secchi e rifinita da un cast strepitoso. E' la storia eccitante, drammatica e triste di una Famiglia, istrionica, potrei definirla anche così per i suoi o meglio le sue componenti, dell'Oklahoma, i Weston. Beverly e Violet vivono nella loro casa ad Osage County con la figlia Ivy all'apparenza semplice e quasi sottomessa alla madre che non le risparmia di riprenderla incitandola a reagire, a truccarsi persino come Liz Taylor che si metteva tonnellate di trucco. Beverly e' un forte bevitore, succube della moglie, usa ripetere " che la vita è molto lunga " come scriveva T.S.Eliott, e ama uscire e rifugiarsi solo in barca, lontano forse dai maltrattamenti pesanti di quella casa. Ha assunto una giovane Cheyenne, Jona, come aiuto domestico, a cui regala il libro di T.S. Eliott, ma poco apprezzata da Violet che la chiama l'Indiana e non perde occasione per lamentarsi di ogni cosa. Violet è una donna apparentemente energica, in casa è lei che comanda, indossa una parrucca nera per coprire i pochi capelli rimasti dopo la chemioterapia, ha un tumore alla bocca che le causa grande dolore, ma non la ferma certo dal tacere, passa da un umore all'altro, sragiona a volte, tutto ciò è probabilmente dovuto ai troppi medicinali che prende. Ha consultato diversi medici, e ognuno di loro, inconsapevoli, le ha prescritto una cura diversa di pillole. In una delle sue tante sfuriate in casa ha da ridire persino delle frittelle con salsa che Jona ha preparato. Beverly se ne va. Non vedendolo rientrare Violet avvisa la famiglia della scomparsa ma, come dice a Barbara la figlia maggiore, sarà fuori in barca e...la polizia trova il corpo. Si è suicidato. La famiglia si ricongiunge per il funerale di Beverly. Arriva Barbara insofferente al troppo caldo, con l'ex marito e la figlia Jean di 14 anni, zia Metty che prevale anche lei sul marito Charly, e Karen la sorella minore, con Steve il ricco fidanzato in Ferrari rossa,che vuole sposare. Little Charly, figlio di Mitty, per un disguido, arriva in ritardo con un pullman della Jefferson Lines nr. 1722. In casa è trattato ancora quasi come un bambino dalla madre che non gli risparmia continui rimproveri anche davanti a tutta la famiglia, ma il padre prende le sue difese. La famiglia si riunisce a casa dopo il funerale e a pranzo si scatena una lite furibonda, soprattutto tra la madre e Barbara che non si risparmiano accuse, insulti e improperi di ogni genere con una ferocia inaudita. La rabbia della madre è causata anche nel vedere le vite buttate via delle figlie, dove lei aveva riposto tutte le sue speranze, lei non aveva avuto una vita facile da giovane e non per sua volontà, e non accetta che loro vivano come vivano, questo suo atteggiamento però è stata la causa del loro allontanamento. E gli eventi precipitano. L'attraente Steve ma di indubbia serietà, cerca di approfittare di Jean che superficialmente, come dalla sua età, si lascia abbindolare con sigarette drogate e avances. Jona, ancora sveglia sente e vede e si precipita fuori con un badile colpendo il quasi zio, il chiasso fa accorrere i genitori della ragazzina e Barbara indignata gli si scaglia contro; sono ormai tutti svegli, Karen difende il fidanzato e ripartono. Barbara si arrabbia e dà uno schiaffo a Jean, e litiga anche con l'ex marito che il giorno dopo parte portando con se la figlia. Ivy e little Charly si amano da tempo segretamente ed hanno deciso di trasferirsi a New York, questo allarma Mitty e Barbara perchè sono cugini, ma quando Ivy decide di raccontare tutto alla madre, sarà proprio lei che le svelerà invece che sono fratelli, Beverly e Mitty avevano avuto una relazione e questo sconvolge la figlia ma è ben decisa a non farsi intimorire ed anche lei lascia la casa. Tra Barbara e la madre ci sarà ancora uno scontro atroce finale dove dalle loro bocche uscirà tutto il rancore e la rabbia che ciascuna porta dentro di sè da tempo. Barbara sembra abbia un ripensamento in auto, ma non torna indietro e se ne va. Le figlie, ex mariti, fidanzati, zii e nipoti se ne sono andati tutti, la casa è quasi vuota. Violet che non ha mai condiviso l'idea di avere in casa una Indiana o Nativa Americana come le aveva detto Barbara, resterà sola nella grande casa proprio con Jona, l'unica persona rimasta su cui poter contare. Film da vedere.
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danylt
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mercoledì 29 gennaio 2014
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cinico e spietato
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Sentimenti avversi che vengono urlati con freddezza e aggressività in una famiglia che si (ri)incontra dopo aver perso un componente, forse quello che teneva tutto incollato. Ed è durante questo incontro che tutto esplode, e così rancori e segreti vengono a galla e ci trascinano nell'ineluttabile finale. Una Meryl Streep "fuori di testa" ci regala l'interpretazione strepitosa di un personaggio al limite del cinismo e della rigidità, ma con sfumature innocue e che riflettono un senso di solitudine mai colmato.
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Sentimenti avversi che vengono urlati con freddezza e aggressività in una famiglia che si (ri)incontra dopo aver perso un componente, forse quello che teneva tutto incollato. Ed è durante questo incontro che tutto esplode, e così rancori e segreti vengono a galla e ci trascinano nell'ineluttabile finale. Una Meryl Streep "fuori di testa" ci regala l'interpretazione strepitosa di un personaggio al limite del cinismo e della rigidità, ma con sfumature innocue e che riflettono un senso di solitudine mai colmato. Julia Roberts "esplode" in un personaggio in cui facilmente ci immedesimiamo ma che non riusciamo fino in fondo a giustificare.Un grande cast per un film che lascia un senso di abbandono e smarrimento che continua anche dopo la fine della visione.
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jean remi
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domenica 26 gennaio 2014
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donne d'america.
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“August: Osage Conty” che esce in Italia col titolo “I segreti di Osage County” è tratto da un’opera teatrale di Tracy Letts per la quale, il drammaturgo, vinse nel 2008 il Premio Pulitzer e che ora cura personalmente la sceneggiatura del film del regista John Wells.
La pellicola è la storia di Violet Weston (Meryl Streep) donna vissuta nell’America della Grande Depressione, della povertà, della mancanza di diritti, che ha combattuto la guerra; la “greatest generation” fu definita dallo scrittore Tom Brokaw che nel 1998 le dedico un saggio. Una donna che ha vissuto tutte le difficoltà di quel momento storico e che ha proiettato sui propri figli tutte le speranze e le aspettative di riscatto sociale (l’emancipazione, la crescita culturale, il successo nel lavoro, la ricchezza, il senso dell’unità della famiglia e il rispetto dei vecchi).
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“August: Osage Conty” che esce in Italia col titolo “I segreti di Osage County” è tratto da un’opera teatrale di Tracy Letts per la quale, il drammaturgo, vinse nel 2008 il Premio Pulitzer e che ora cura personalmente la sceneggiatura del film del regista John Wells.
La pellicola è la storia di Violet Weston (Meryl Streep) donna vissuta nell’America della Grande Depressione, della povertà, della mancanza di diritti, che ha combattuto la guerra; la “greatest generation” fu definita dallo scrittore Tom Brokaw che nel 1998 le dedico un saggio. Una donna che ha vissuto tutte le difficoltà di quel momento storico e che ha proiettato sui propri figli tutte le speranze e le aspettative di riscatto sociale (l’emancipazione, la crescita culturale, il successo nel lavoro, la ricchezza, il senso dell’unità della famiglia e il rispetto dei vecchi).
Si ritrova anziana e malata, in occasione dei funerali del marito alcolizzato morto suicida, proprio con le sue tre figlie e con chi le accompagna nella vita; ed è proprio in quest’occasione che si rende conto quanto le sue aspettative siano state disattese e, nello stile classico del teatro americano, è nel pranzo con grande tavolata, post funerale che scoppiano tutte le contraddizioni sinora sopite e che si svelano i segreti più dissacranti di famiglia.
Violet si trasforma in una donna violenta che scaglia contro le sue figlie, in particolare Barbara (Julia Roberts) tutta la sua rabbia e frustrazione complice lo stato alterato in cui si trova, imbottita com’è, di sedativi, antidepressivi e chemioterapici, usati per combattere il cancro che l’ha colpita ma non certo minata nella vivacità e nella forza distruttiva; “una reazione animalesca di difesa, come da belva ferita” ha commentato la stessa Streep.
Le sue figlie nulla hanno di quello che Violet da loro si attendeva e dopo la resa finale dei conti, si ritrova sola abbandonata da tutti tra le braccia della domestica, l’unica che le sta accanto, ma solo perché pagata; un amarissimo finale di una vita costruita per e sui figli.
Meryl Streep gareggia con Julia Roberts in bravura e personalità interpretativa, tanto che entrambe hanno ottenuto la nomination all’Oscar per miglior attrice protagonista e non; certo sarei imbarazzato a scegliere tra le due chi sia la migliore.
Per chi è appassionato di teatro, un gran buon film che fa riflettere sulla condizione femminile di cui peraltro la Streep vuole essere un’esploratrice (si ricordino le interpretazioni in Kramer contro Kramer, la scelta di Sophie o The Iron Lady); per chi non ama il genere forse un film noioso e schizofrenico.
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[+] una bella recensione, complimenti!
(di tom87)
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