claudiofedele93
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martedì 14 gennaio 2014
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l'america si inganna, ma la adams affascina!
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Un anno dopo l’acclamato The Silver Linings Playbook, conosciuto in Italia con il titolo de Il Lato Positivo, David O. Russel torna a far parlare di se presentando il suo nuovo ed inedito progetto appena in tempo per essere il protagonista della stagione dei premi! La pellicola, uscita nelle sale Americane su larga scala dal 25 Dicembre ed nel bel paese dal 1° Gennaio 2014 è senza ombra di dubbio una delle favorite ai prossimi Academy Awards, così come un anno esatto fa era stato il precedente lavoro del famoso, quanto controverso, regista americano che ancora una volta collabora assieme a Bradley Cooper e Jennifer Lawrence.
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Un anno dopo l’acclamato The Silver Linings Playbook, conosciuto in Italia con il titolo de Il Lato Positivo, David O. Russel torna a far parlare di se presentando il suo nuovo ed inedito progetto appena in tempo per essere il protagonista della stagione dei premi! La pellicola, uscita nelle sale Americane su larga scala dal 25 Dicembre ed nel bel paese dal 1° Gennaio 2014 è senza ombra di dubbio una delle favorite ai prossimi Academy Awards, così come un anno esatto fa era stato il precedente lavoro del famoso, quanto controverso, regista americano che ancora una volta collabora assieme a Bradley Cooper e Jennifer Lawrence. Tanto bene calza dunque il detto: Squadra vincente non si cambia!
Abbandonati manicomi, problemi sociali e familiari con aggiunta di forti crisi bipolari, American Hustle - L’apparenza Inganna verte principalmente sui fatti realmente accaduti tra il 1974 ed il 1978 prendendo in causa quella che è passata alla storia come l’operazione Abscam. Irving Rosenfeld (Christian Bale), sposato con una ragazza madre (interpretata da J. Lawrence), tiene un’agenzia di truffe finanziare assieme alla collega, nonché amante, Sydney Prosser (Amy Adams) ma suo malgrado le cose prendono una strana ed inaspettata piega quando i loro affari vengono scoperti dall’agente federale Richie DiMaso (Bradley Cooper) il quale, spinto dall’avidità di successo, decide di sfruttare i due truffatori per incastrare alcuni senatori e politici del New Jersey.
Sotto certi aspetti American Hustle rappresenta il miglior film di David O. Russel, una pellicola che riesce a cogliere l’essenza di tutti i lavori realizzati in passato dall’ormai noto cineasta e che negli ultimi 5 anni sono stati molto apprezzati dalla critica americana. Si parla ancora una volta dell’America degli anni ’70, gli Stati Uniti post Nixon, Watergate e Vietnam, un paese che è reduce di un conflitto tanto interno quanto esterno le cui ferite non sono ancora rimarginate e che ha bisogno di credere in gente per bene, in persone capaci di guidare in modo giusto e con una profonda morale il popolo americano. Qui sta, innanzi tutto la prima beffa, ovvero quella che O. Russel vuole sottolineare e che sarà un elemento costante in tutta la pellicola: non esistono persone buone e con una morale; il mondo, proprio come dice Christian Bale dinanzi ad un noto dipinto, non è né bianco né nero, ma di mille sfumature di grigio. Non vi è alcun movimento di rinascita, nessun cambiamento radicale e persino chi vuole far del bene viene ingannato o accetta, con estrema ingenuità, di essere ingannato.
Gli anni ’70 sono così un miscuglio di corruzione, eccessi, sete di potere, gloria e avidità che albergano in ogni uomo appartenente a qualsiasi classe sociale, a partire dal semplice lavoratore al politico, dal truffatore al poliziotto. Ognuno di questi personaggi vuole e brama qualcosa che non può avere e cerca di volare sempre più in alto, ma solo chi è veramente furbo (e qui sta la chiave di tutta la pellicola) riesce a sopravvivere in questo inferno e Irving Rosenfeld lo sa bene, tanto da essere l’unica persona a rimproverare a tutti gli altri l’insaziabile avidità che li divora dall’interno.
Eppure in tutto questa malsana rappresentazione della società, sensazione resa perfettamente dalla fotografia curata da Linus Sandgren, vi è qualcosa che non riesce a convincere appieno e che sfugge alla mente di O. Russel e ciò va ricercato in una certa superficialità nel voler raccontare una storia che se avesse goduto di un’atmosfera molto più forte ed estrema ne avrebbe sicuramente guadagnato. Non è tanto la fluidità a mancare quanto, piuttosto, una certa ambiguità che si continua a ricercare nei personaggi e che alla fine viene, se non abbozzata, malamente approfondita. Chi occupa la scena rappresenta un unico aspetto di quel mondo avido e corrotto, ma solo attraverso tutti i personaggi è possibile ottenere un soddisfacente dipinto ricco di sfaccettature ed interessante. E’ questo il grande difetto di American Hustle, ovvero quello di dare alla luce personaggi abbastanza stereotipati, poco originali e intuibili così come le loro azioni; Eccezion fatta per la bella Sydney Prosser interpretata dalla Adams, donna in bilico non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche per quanto riguarda la sua vita e le scelte che ha fatto, talvolta soddisfatta e in alcuni momenti pieni di rimorsi.
Per quanto concerne gli attori chiamati in causa è chiaro fin dal primo momento che la pellicola è una vera e propria mostra di talenti a partire dal solito Christian Bale (qui con la pancia da mezza età e la pelata) che cattura l’attenzione dello spettatore per i suoi modi meschini e codardi, fino all’ormai affermato Bradley Cooper che lasciati i ruoli poco interessanti conferma le capacità viste un anno fa ne Il Lato Positivo. Un Jeremy Renner nelle vesti di un ingenuo politico a dir poco convincente ed una Jennifer Lawrence a volte un po’ sopra le righe, ma sempre affascinante, brava e sexy ci portano a concludere questo encomio che indubbiamente è doveroso fare ad un cast di primo ordine e che vede all’apice di ogni performance la bella Amy Adams, qui perfetta in ogni inquadratura, sequenza e dialogo. Stavolta è senza ombra di incertezza dotata di una sensualità senza pari (e che in un certo quale modo le dona come non mai!) con quelle profonde scollature e quei vestiti che le mettono in risalto il corpo, il quale O. Russel, al contrario di Snyder troppo preso ne L’Uomo d’Acciaio ad esaltare ogni poro di pelle del suo attore giocattolo Cavill, non smette mai di esaltare, apprezzare e inquadrare. Unica nota stonata? Un Robert De Niro che nel ruolo del mafioso fa quasi una parodia/caricatura dei ruoli che in gioventù, in pellicole come Gli Intoccabili, lo hanno reso una leggenda.
American Hustle - L’apparenza Inganna è un film di forma o di sostanza? Probabilmente quest’ultimo si presta più alla prima che alla seconda delle facce della medaglia sopra citate; l’ultima fatica di O. Russel propone una storia che non punta né a scandalizzare l’America o il mondo né però ad annoiare, risultando essere priva di tutta quella violenza, che magari Scorsese avrebbe inserito, e al contempo fluida, scorrevole ed interessante. Con degli attori che danno il massimo in ogni momento, ognuno ben dosato, in sintonia nella parte affidata e calibrato sulla scena, la pellicola si presta senza tanti giri di parole ad un pubblico che vuole avere un quadro degli Stati Uniti degli anni ’70 abbastanza nitido ma non fastidioso; per certi aspetti scontato ma realistico. Una cosa, alla fine di tutto questo è molto chiara: O. Russel è uno di quei registi al mondo che sebbene non si prenda la briga di raccontare storie che escano fuori dall’ordinario e non abbia una regia rivoluzionaria o innovatrice riesce a tenere sotto controllo grandi nomi, saper esaltare le qualità degli attori coinvolti nelle sue produzioni senza sacrificarne alcuno e portare a casa prodotti abbastanza interessanti.
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no_data
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martedì 14 gennaio 2014
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cinque storie
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American Hustle è uno di quei film innamorati della contemporaneità, a dispetto del periodo storico in cui è proiettato. La sua cangiante complessità è lo specchio di un epoca in cui ciò che deve essere mostrato è il disordine e la labilità dei confini (bene-male, uomo-donna, morale-immorale).
Irving Rosenfeld e Sydney Prosser sono due piccoli truffatori che si arricchiscono prendendo assegni da persone sul lastrico, per lo più borghesi impoveriti, con la promessa di un fruttuoso affare.
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American Hustle è uno di quei film innamorati della contemporaneità, a dispetto del periodo storico in cui è proiettato. La sua cangiante complessità è lo specchio di un epoca in cui ciò che deve essere mostrato è il disordine e la labilità dei confini (bene-male, uomo-donna, morale-immorale).
Irving Rosenfeld e Sydney Prosser sono due piccoli truffatori che si arricchiscono prendendo assegni da persone sul lastrico, per lo più borghesi impoveriti, con la promessa di un fruttuoso affare. Il fisco li aggancia e, costretti da decisioni discorde, collaborano con la legge per acciuffare altri quattro fraudolenti.
David O. Russel è il regista che più di altri si è fatto velocemente notare nelle grandi cerimonie, dapprima con "The fighter" e poi con "Il lato positivo", instaurando un singolare e talvolta contrastato rapporto con il pubblico, facendo parlare di se e della sua cifra stilistica.
La sua regia, molto fisica, accusata di plagio a Scorsese, ma anche di eccessivi riferimenti tarantiniani, esplora i molteplici linguaggi umani tramite una curiosità morbosa che spinge la telecamera a pochi centimetri dai volti, dalle mani, dai corpi dei protagonisti, come a coinvolgerci direttamente nella scena, creando un'empatia spaziale di rara e immediata captazione.
Russell co-scrive la sceneggiatura, in realtà adattando quella di Eric Warren Singer, focalizzandosi sui personaggi e il substrato su cui si ergono, riprendendo liberamente alcuni fatti realmente accaduti. L'analisi che ne deriva è il complesso articolarsi di peculiarità ambigue in ragione dell'egregia scrittura strutturale, dove ogni personaggio si distingue dall'altro per qualità caratteriali, ma che tuttavia si trascina un grosso bagaglio psicologico dalle indiscusse sfumature. Ognuno un caso umano al limite. Ognuno con i propri pesanti compromessi. Cinque storie in un solo film: il caduco Irving e il desiderio della scalata sociale; la seducente Sidney, astuta e cangiante, fragile nel suo amore corrisposto ma dolente; il sindaco Polito, compromesso con dolo per il bene dei cittadini e della famiglia; Rosalyn, caso umano non troppo cresciuto in balia del capriccio esistenziale, ben consapevole del proprio potere; Richie DiMaso irruento agente, volenteroso e presente ma fallace. Cinque storie e la polarizzazione che le amalgama con intelligenza, sapienza e spettacolo.
La fotografia mostra colori discordi dalla visione che abbiamo degli anni '70, sui toni marroni e scoloriti, funzionali ad una pacatezza che sa di apparenza e lascia emergere il cast, vero protagonista. Non è un caso che negli ultimi film di Russell gli attori si siano portati a casa svariate nomination e statuette, confermando un rapporto morboso (talvolta distruttivo) del regista con la figura attoriale.
Trucchi e costumi attenti e al servizio della storia, elargiscono messaggi più profondi riguardo all'apparenza e alla falsità.
P.S. il vero caso umano è Robert De Niro, presente in ogni dove, tra camei, piccole parti e ruoli da protagonista. Pare che la vecchiaia lo spinga ad un sano divertimento di onniscenza, quasi senza discrezione. Esaltante.
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roncola
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giovedì 23 gennaio 2014
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l'apparenza inganna
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Non è solamente una storia di truffe e di truffati. La bravura di David O' Russell, e degli attori, è quella di rendere credibile ogni personaggio, ognuno influenzato dal suo carattere, dalla sua storia personale, dal suo ambiente personale. Una serie di vicissitudini che fanno in modo di legare ogni protagonista all'altro, dove ci si incontra, ci si allontana, e di nuovo ci si incontra, con il denominatore comune dato non dai soldi ma dai sentimenti, dall'amore, in cui solo l'arte del sopravvivere permette di trovare la strada di un apparente, ma sempre meglio di niente, serenità.
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khaleb83
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martedì 25 febbraio 2014
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un buon lavoro
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Decisamente un film godibile e piacevole: da quando ad Hollywood hanno capito che i film "di genere" possono essere resi speciali incentrandoli sui personaggi piuttosto che sulle vicende, di tanto in tanto è possibile vedere pellicole davvero interessanti. Questa, penalizzata da una sceneggiatura che tende ad avvitarsi un po' troppo se comparata al finale, relativamente deludente e scontato, è ampiamente valorizzata dal cast: non solo grandi nomi, ma grandi interpretazioni, con un Bale che non esita a rendersi esteticamente repellente per puntare dritto al bersaglio. Nel suo piccolo, nota di stima per la Lawrence: in un ruolo relativamente marginale risulta assolutamente più che convincente.
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Decisamente un film godibile e piacevole: da quando ad Hollywood hanno capito che i film "di genere" possono essere resi speciali incentrandoli sui personaggi piuttosto che sulle vicende, di tanto in tanto è possibile vedere pellicole davvero interessanti. Questa, penalizzata da una sceneggiatura che tende ad avvitarsi un po' troppo se comparata al finale, relativamente deludente e scontato, è ampiamente valorizzata dal cast: non solo grandi nomi, ma grandi interpretazioni, con un Bale che non esita a rendersi esteticamente repellente per puntare dritto al bersaglio. Nel suo piccolo, nota di stima per la Lawrence: in un ruolo relativamente marginale risulta assolutamente più che convincente. Pollice verso per De Niro (una comparsata in quella che sembra una parodia di De Niro) e Renner, che pare indossare una maschera di gomma.
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jules_winnfield
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mercoledì 26 febbraio 2014
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l'arte di fingere
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Reduce dal successo ottenuto con "Il lato postivo", David O.Russell trasporta sia il suo pubblico che il "suo" cast in un'America anni '70, riprodotta in maniera eccelsa, ricca di eccessi, vestiti firmati, musica e colori, in cui i protagonisti sono due truffatori, Irving (Christian Bale) e Sydney( Amy Adams), costretti a lavorare con l'FBI, per incastrare alcuni membri corrotti del congresso in modo da ottere l'immunità. Spicca in primo luogo, l'ottima interpretazione di Christian Bale, che ancora una volta sorpende il pubblico grazie alle sue "trasformazioni" passando dal muscoloso e vigoroso Batman, a un quasi calvo e obeso truffatore, che nonostante tutto, gli vale la nomination all'ambita statuetta.
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Reduce dal successo ottenuto con "Il lato postivo", David O.Russell trasporta sia il suo pubblico che il "suo" cast in un'America anni '70, riprodotta in maniera eccelsa, ricca di eccessi, vestiti firmati, musica e colori, in cui i protagonisti sono due truffatori, Irving (Christian Bale) e Sydney( Amy Adams), costretti a lavorare con l'FBI, per incastrare alcuni membri corrotti del congresso in modo da ottere l'immunità. Spicca in primo luogo, l'ottima interpretazione di Christian Bale, che ancora una volta sorpende il pubblico grazie alle sue "trasformazioni" passando dal muscoloso e vigoroso Batman, a un quasi calvo e obeso truffatore, che nonostante tutto, gli vale la nomination all'ambita statuetta. Molto convincente è l'interpretazione di Amy Adams,scaltra e attraente come non mai, spinta dall'ambazione di ottenere il suo primo oscar.Non passano innosservate le notevoli interpretazioni della già vincitrice dell'oscar Jennifer Lawrance, che sta volta veste i panni di una vera e propria "combina guai", e il pluripremiato Robert de Niro, nella parte che più gli si addice.Arte di fingere è la parola chiave di questo film, presente in tutti i personaggi, vista come unica meta per raggiungere il successo.In definitiva, ottimo film, dotato di una sceneggiatura che ha la capacità di mantenere sempre vivo e accesso il dinamismo dei protagonisti.facendo si che il fattora "noia" non possa mai apparire negli occhi di chi guarda.
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pisa93
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venerdì 3 gennaio 2014
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re mida o. russel
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Due truffatori professionisti vengono incastrati dall'FBI e costretti a collaborare ad una pericolosa operazione governativa.
David O. Russel riscrive liberamente gli accadimenti dell'operazione Abscam, scandalo americano di una trentina di anni fa a base di favori, mazzette, mafia ed il risultato è davvero sorprendente. All'epoca il fatto fece talmente scalpore da riuscire a guadagnarsi anche una copertina sul Time.
Il regista trasforma una delle sceneggiature inserite nella blacklist hollywoodiana in un film intrigante ed eccentrico, che non potrà passare inosservato. Una torbida storia si staglia su un affresco anni '70 in cui i costumi fanno davvero regia. Dark lady con scollature vertiginose, orribili pettinature e make up impossibili rivelano l'amore per il look, che diventa a tutti gli effetti una colonna portante.
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Due truffatori professionisti vengono incastrati dall'FBI e costretti a collaborare ad una pericolosa operazione governativa.
David O. Russel riscrive liberamente gli accadimenti dell'operazione Abscam, scandalo americano di una trentina di anni fa a base di favori, mazzette, mafia ed il risultato è davvero sorprendente. All'epoca il fatto fece talmente scalpore da riuscire a guadagnarsi anche una copertina sul Time.
Il regista trasforma una delle sceneggiature inserite nella blacklist hollywoodiana in un film intrigante ed eccentrico, che non potrà passare inosservato. Una torbida storia si staglia su un affresco anni '70 in cui i costumi fanno davvero regia. Dark lady con scollature vertiginose, orribili pettinature e make up impossibili rivelano l'amore per il look, che diventa a tutti gli effetti una colonna portante. I protagonisti sono personaggi negativi ben caratterizzati, che a modo loro cercano di sopravvivere in un mondo che vuole schiacciarli. La loro negatività viene, però, raccontata con ironia, in modo da portare lo spettatore dalla parte di individui che normalmente condannerebbe. E' una parabola della vita raccontata da uomini che vogliono reinventarsi, divorati dall'ambizione e dai loro demoni personali. Questo conflitto interiore viene ben rappresentato dagli attori, che offrono un'ottima performance. Bisogna, infatti, togliersi il cappello davanti a Christian Bale che, dopo "The fighter", si consacra ancora una volta all'altare dei grandi, confermando il suo livello e le sue capacità metamorfiche.
Le scene d'azione sono sostituite da una sceneggiatura pungente e spumeggiante, che sancisce la supremazia delle parole sulle azioni. Interessante è il cameo di De Niro, che ormai nell'essere un mafioso raccoglie il suo pane quotidiano.
Per concludere, ci troviamo davanti ad un film emozionante e coinvolgente che non stanca nonostante la durata. L'unica nota di demerito va alle sequenze iniziali, che sono troppo blande per rendere onore al vero livello del prodotto.
Il regista è famoso per essere riuscito a far vincere premi alla maggior parte degli attori che hanno lavorato con lui, ma a questo punto viene spontaneo chiedersi: "Riuscirà Re Mida O. Russel a portare a casa l'ambita statuetta?".
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emmanouel Δεπα
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mercoledì 8 gennaio 2014
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non rubare a casa dei ladri
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Il nuovo film di Russel, regista che anno dopo anno sta stupendo sempre in meglio, é un ottimo prodotto per lo scenario attuale. Racconta in maniera leggermente confusa una storia di corruzione, e di città da ricostruire con finanziamenti illeciti per avviare attività illecite. La storia in sé non è ben costruita, manca un guizzo di genialità da parte del regista per raggiungere la perfezione del film, assistiamo ad una cronaca mischiata. Solo qualche piccolo colpo di scena per non far addormentare lo spettatore. L'unica nota positiva del film, che però permette a Russel di esser considerato un buon regista é la caratterizzazione dei personaggi, che viene gestita in maniera professionale ed artistica allo stesso tempo.
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Il nuovo film di Russel, regista che anno dopo anno sta stupendo sempre in meglio, é un ottimo prodotto per lo scenario attuale. Racconta in maniera leggermente confusa una storia di corruzione, e di città da ricostruire con finanziamenti illeciti per avviare attività illecite. La storia in sé non è ben costruita, manca un guizzo di genialità da parte del regista per raggiungere la perfezione del film, assistiamo ad una cronaca mischiata. Solo qualche piccolo colpo di scena per non far addormentare lo spettatore. L'unica nota positiva del film, che però permette a Russel di esser considerato un buon regista é la caratterizzazione dei personaggi, che viene gestita in maniera professionale ed artistica allo stesso tempo. Merito anche di un cast eccezionale che lavora in perfetta sintonia con Russel, alcuni già da il Lato Positivo. Nel film la coppia di truffatori Adams-Bale svolgerà un lavoro di collaboratore giudiziario con l'agente Cooper per adescare i corrotti, il tutto condito da vari personaggi; in particolare si evidenzia la performance della Lawrence, ancora una volta strepitosa. Sarà divertente per lo spettatore vivere quelle ore con i personaggi che insieme creano un mix perfetto di anime. Segnatevi bene i nomi di questi attori, perché verranno "nominati" sicuramente a Marzo agli Academy, e chissà se questo film non riuscirà anche a portar via qualche statuetta. Fiduciosi degli ottimi lavori che questo regista potrà svolgere gli auguriamo una lunga carriera, dicendogli però: impegnati!
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pao_1093
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giovedì 23 gennaio 2014
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sottile, ma non troppo
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Film molto intelligente e assolutamente non banale, caratterizzato da un cast fantastico che ha a capo uno strepitoso Bale (la Lawrence poi é pazzesca e si incarna nel suo ruolo meglio di chiunque altra). Onestamente credo che dal punto di vista dell'azione totale del film si potesse fare qualcosina di piú. Il finale a mio avviso é l'unico momtneo in cui lo spettatore viene davvero preso dal film per il significato che vuole dare (l'apparenza inganna). Diciamo che lo avrei reso piú ricco di colpi di scena.
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ggmymovies
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giovedì 6 febbraio 2014
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credere all'apparenza
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In attesa di un punto di svolta. E' così che vive lo spettatore davanti ad American Hustle. Quel breaking point radicale, che sconvolga l'intera storia. Può essere considerato l'arrivo dei veri delinquenti (De Niro)? Forse. Oppure le rivelazioni involontarie della Lawrence? No. O l'inganno del falso avvocato? Non abbastanza. O forse sono tutti questi (e non solo) messi insieme a tenere comunque lo spettatore attaccato alla storia per più di due ore. Storia che si prestava benissimo ad un ritmo molto più tambureggiante, a tempo con l'ottima colonna sonora (del sempre enorme Danny Elfman), e invece David O. Russell punta su un ritmo crescente, che però non cresce mai abbastanza e vive tutto su improvvisi scatti (d'ira) di alcune scene, senza avere un crescendo costante che è necessario per il successo completo del film.
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In attesa di un punto di svolta. E' così che vive lo spettatore davanti ad American Hustle. Quel breaking point radicale, che sconvolga l'intera storia. Può essere considerato l'arrivo dei veri delinquenti (De Niro)? Forse. Oppure le rivelazioni involontarie della Lawrence? No. O l'inganno del falso avvocato? Non abbastanza. O forse sono tutti questi (e non solo) messi insieme a tenere comunque lo spettatore attaccato alla storia per più di due ore. Storia che si prestava benissimo ad un ritmo molto più tambureggiante, a tempo con l'ottima colonna sonora (del sempre enorme Danny Elfman), e invece David O. Russell punta su un ritmo crescente, che però non cresce mai abbastanza e vive tutto su improvvisi scatti (d'ira) di alcune scene, senza avere un crescendo costante che è necessario per il successo completo del film.
Il vero motivo di apprezzamento di questa pellicola e, forse, anche il motivo per cui lo spettatore rimane veramente preso dalla storia è l'azzeccatissimo cast. Russell prende il meglio di questa generazione di attori e li lascia esprimere in maniera eccelsa, ottenendo come risultato il meglio da molti di loro. I litigi, le discussioni, i dialoghi, gli inganni risultano reali e coinvolgenti all'inverosimile e tutto il film ne trae giovamento e, il vero neo, è proprio colui che doveva essere il fiore all'occhiello di queste star, il protagonista Bale. Infatti l'ex Batman, invece di essere il leader di tutti questi talenti, sembra proprio quello che necessita del maggior traino da parte delle altre co-star, che, comunque, non si fanno attendere e, anzi, prendono la sfida di petto e trascinano vigorosamente Bale, dall'Adams (la migliore) alla Lawrence (energica come sempre, anche se penalizzata dal doppiaggio), da Cooper (carismatico più che mai) a Renner (ottimo mutante di Hollywood). La prova la si ha nella scena del litigio in camera da letto tra Jennifer Lawrence e lo stesso Bale, dove sembra che si attenda lo scatto di rabbia magistrale da parte dell'attrice per avere una (buona) risposta da parte del protagonista, che comunque è fantastico nel recitare con tutto il nuovo fisico che si ritrova, usandolo e mettendolo in risalto ottimamente.
Il film è in definitiva assolutamente da vedere. Non è quel capolavoro che ci si attendeva da Russell, dopo The Fighter e Il lato positivo. Il salto di qualità definitivo non c'è stato. Lo attendiamo in trepidazione.
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elgatoloco
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lunedì 6 maggio 2019
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l'america che sa criticare i suoi"vizi"
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Senz'altro"American Hustle"di David O,Russell(2013), partendo da avvenimenti reali di fine anni 1970, rappresenta uno spaccato impressionante di vita pubblica(ma tenuta segreta)USA nella quale politici, mafia, imbrogli di ogni genere vanno di pari passo e convergono in una produzione di senso che vale più di molti processi penali che, pur se più rapidi di quelli italiani, verrebbero e vengono comunque intralciati in ogni modo. Una coppia di truffatori(tutto sommato i più puliti se rapportati agli altri esponenti del mondo citato-considerato)innesca, anche per l'intermediazione o meglio intervento di un agente federale, uno scandalo poi emerso, ovviamente, solo in piccola parte.
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Senz'altro"American Hustle"di David O,Russell(2013), partendo da avvenimenti reali di fine anni 1970, rappresenta uno spaccato impressionante di vita pubblica(ma tenuta segreta)USA nella quale politici, mafia, imbrogli di ogni genere vanno di pari passo e convergono in una produzione di senso che vale più di molti processi penali che, pur se più rapidi di quelli italiani, verrebbero e vengono comunque intralciati in ogni modo. Una coppia di truffatori(tutto sommato i più puliti se rapportati agli altri esponenti del mondo citato-considerato)innesca, anche per l'intermediazione o meglio intervento di un agente federale, uno scandalo poi emerso, ovviamente, solo in piccola parte...La capacità del cinema americano di intrecciare storie che coinvolgono scandali miliardari con vicende familiari e sentimentali, dunque certamente"private"funziona qui in modo eccellente, facendo emergere quanto viene in genere nascosto: si pensi che c'è un finto sceicco, che in realtà è messicano... Scrittura filmica notevolissima, sia a livello di sceneggiatura sia di realizzazione registica, per un film che probabilmente avrebbe meritato maggiore attenzione, ma...certo la tematica è scottante, per cui non c'è grande interesse a scoperchiare certi"sepolcri imbiancati"... Bravissimi i protagonisti Chistian Bale e Amy Adams, ma anche Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, per non dire dei"camei"di Bob De Niro(nella parte di un sicario mafioso)e di Michael Pena, che rende il famoso"sceicco". Una volta tanto anche la narrazione in prima persona da parte dei protagonisti non disturba in alcun modo la narrazione filmica, anzi la accentua, la rende più facilmente (e intelligentemente)fruibile.... El Gato
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