fafia61
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domenica 26 gennaio 2014
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formidabili protagonisti
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Sala gremita,sarà forse per la scarsa concorrenza del periodo (Colpi di fortuna,Indovina chi viene a Natale,lo Hobbit,Un fantastico via vai,Capitan Harlock,ecc.),sarà,più probabilmente, perchè il film è candidato all'Oscar,il regista è bravo e famoso(David O. Russell),il cast (Christian Bale,Bradley Cooper,Jennifer Lawrence,Amy Adams,Robert De Niro)è più che stellare,la trama è accattivante (una storia di inganni,trucchi e sotterfugi,con tanto di FBI) e pure tratta da una storia vera.
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Sala gremita,sarà forse per la scarsa concorrenza del periodo (Colpi di fortuna,Indovina chi viene a Natale,lo Hobbit,Un fantastico via vai,Capitan Harlock,ecc.),sarà,più probabilmente, perchè il film è candidato all'Oscar,il regista è bravo e famoso(David O. Russell),il cast (Christian Bale,Bradley Cooper,Jennifer Lawrence,Amy Adams,Robert De Niro)è più che stellare,la trama è accattivante (una storia di inganni,trucchi e sotterfugi,con tanto di FBI) e pure tratta da una storia vera.
Insomma,gli ingredienti ci sono tutti e tutti sapientemente miscelati dall'abile regista,quel Russell (voto 7) che,già con 'The Fighter' e,soprattutto,con lo straordinario 'Il lato positivo', aveva già dimostrato di saperci fare.
Il suo cinema ormai è noto;non è la trama,la storia che lo interessa,perlomeno non più di tanto.
Sono i protagonisti che lo attirano,gli attori,sono loro che determinano e plasmano la storia; loro,con le loro debolezze,i loro difetti,le loro caratteristiche.
E' qui che Russell dà il suo meglio,nel gestire le performance dei singoli,nello spalancare la loro bravura,la loro capacità,il loro istrionismo.
Ecco perchè Cooper,Bale,Lawrence e Adams forniscono una prestazione stratosferica,forse la migliore che abbiano mai fatto,una prestazione che,con molta probabilità,rimarrà impressa nella mente degli spettatori per molto tempo.
E' grazie a loro che il film(138') scorre,pur senza un grosso ritmo,e incalza,pur senza una grossa adrenalina.
Grande regista,quindi,e grandi stelle.
E pensare che stavolta Russell,per tentare la scalata all'Oscar,ha pure a disposizione una grande trama:una vicenda di truffatori,come non se ne vedeva dai tempi de 'La Stangata', che,per non finire in galera,sono costretti ad appoggiare un'importante indagine dell'FBI,con tanto di mazzette,mafia,politici,ecc..
E raggiri,così tanti e ingarbugliati,che risulta difficile,ad un certo punto, raccapezzarsi e trovare una logica e una razionalità.
E qui,purtroppo,si crea,secondo me, il vero limite del film.
Perchè,se è vero che l'abilità di Russell è sempre stata quella di far rendere al meglio i suoi attori,rendendo così superficiale e secondario il ricorso ad una buona trama,è anche vero,però, che dei buoni attori,straripanti ed egocentrici,possono offuscare e ridimensionare un'ottima storia!
Così può accadere che,in 'American Hustle',si possa non prestare troppa attenzione ai risvolti di un'inchiesta che arriva al Congresso e ai vertici politici,perchè si è distratti ed attratti dai bigodini della Adams (voto 9) e di Cooper (voto 7,5);o che ci si dimentichi persino delle tonnellate di corruzione e malaffare dell'America post-Vietnam perchè sbalorditi dalle acconciature della Lawrence (voto 7,5) e dai capelli incollati di Bale (voto 8)!!
Sì,a mio modestissimo parere,è proprio questo il limite del film: la riuscita dei singoli ha appannato il tutto,il talento degli artisti ha sminuito la vicenda.
Per questo 'American Hustle' non vincerà l'Oscar,o meglio,il premio lo vincerà soltanto qualcuno dei suoi formidabili protagonisti,magari la strepitosa Amy Adams,la meno conosciuta dei quattro ma,secondo me,la più brava,o la stessa Jennifer Lawrence,indimenticabile nel suo ruolo svagato,scialbo e grottesco.
Ma questo è solo il mio modesto parere.
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lanus91
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sabato 1 marzo 2014
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la perfezione che si annida nei dettagli
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Un film che troppo spesso viene guardato dal punto di vista sbagliato: questo è innanzitutto un film dissacrante.
Riprende i topoi classici del genere poliziesco, ma non ce li ripropone nella solita salsa, cambiando qua e là qualche dettaglio, piuttosto li rende in chiave ironica, mostrando quanto ridicole siano certe situazioni, certi atteggiamenti, mostrando quanto sia banale la serietà che altri film dello "stesso" genere propongono, la banalità degli atteggiamenti "machi" e la vuotezza di tutta una serie di principi morali che vorrebbero trasmettere. Quello che rende questo film un capolavoro di rara bellezza sono i personaggi, i dialoghi, l'approfondimento psicologico, il viaggio che, attraverso una recitazione superba e una regia fenomenale, indaga gli angoli nascosti dell'animo umano, quelli che abbiamo tutti i giorni davanti gli occhi, ma che non siamo in grado di vedere.
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Un film che troppo spesso viene guardato dal punto di vista sbagliato: questo è innanzitutto un film dissacrante.
Riprende i topoi classici del genere poliziesco, ma non ce li ripropone nella solita salsa, cambiando qua e là qualche dettaglio, piuttosto li rende in chiave ironica, mostrando quanto ridicole siano certe situazioni, certi atteggiamenti, mostrando quanto sia banale la serietà che altri film dello "stesso" genere propongono, la banalità degli atteggiamenti "machi" e la vuotezza di tutta una serie di principi morali che vorrebbero trasmettere. Quello che rende questo film un capolavoro di rara bellezza sono i personaggi, i dialoghi, l'approfondimento psicologico, il viaggio che, attraverso una recitazione superba e una regia fenomenale, indaga gli angoli nascosti dell'animo umano, quelli che abbiamo tutti i giorni davanti gli occhi, ma che non siamo in grado di vedere. Vedere questo film è come entrare nella mente di un pazzo, la regia potente costringe ad immedesimarsi in qualcosa di straordinariamente diverso dal normale. Ogni scena, ogni espressione, ogni dialogo si allontanano dallo stile consueto e dai binari classici del cinema, in ogni scena accade qualcosa di incomprensibile ed inaspettato, qualcosa di mai visto o sentito prima in un film di questo genere, ma anche nel cinema in generale; molto spesso si tratta di comportamenti, modi di fare, modi di pensare, che provengono dal mondo reale, ma che vengono colti solo dall'osservatore attento. Se a prima vista queste "chicche" provocano ilarità, quando il pensiero vi ritorna se ne coglie tutto il significato più profondo, un messaggio che rende il film indimenticabile non solo al primo sguardo, ma soprattutto quando se ne assapora il retrogusto ritrovando nella vita di tutti i giorni certe situazioni che prima non si erano mai colte. Russell ci vuole insegnare a vedere la vita attraverso gli occhi di un pazzo, o forse semplicemente ci vuole dire che la vita è una continua follia, che tanto più cerchiamo di controllare, quanto più ci sfugge, trasformando gli eventi in un susseguirsi casuale, dettato dai capricci e dalle aspirazioni più reconditi della nostra psiche.
Se siete osservatori attenti ed avete la capacità di guardare oltre la piattezza di una trama, rimarrete sicuramente sconvolti dal turbinio di dettagli che vi cattureranno come un vortice e vi faranno provare una gioia ed un amore per la vita mai provato prima.
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franco cesario
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lunedì 10 febbraio 2014
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inganni e talenti
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L’apparenza inganna, mai detto fu più veritiero come negli anni ’70, gli anni della maturazione della rivoluzione sessuale, del lusso sfrenato e delle illusioni perse, inizio del caos che ha originato lo sconclusionato secolo in corso e la disorientata società in cui oggi si tira a campare.
American Hustle, film di David O. Russell regista dell’acclamato “Il lato positivo”, fonde con maestria e dovizia di particolari filosofia, ritmo scenico e humor condendo il tutto con una colonna sonora da urlo (elemento fondamentale se si vuole raggiungere la perfezione scenica) come solo una ricostruzione dei favolosi seventies può avere.
È la storia dell’imbroglione nato, nel vero senso della parola, Irving Rosenfeld interpretato da un poliedrico e quasi irriconoscibile Christian Bale (lontano mille miglia dal fisico bestiale di American Psyco!) padre per vocazione di un figlio non suo, che, nel compiere i suoi raggiri incontra la perfetta socia d’affari e di letto, l’incantevole e dalle scollature vertiginose Amy Adams, con cui incrementerà il suo già largo giro di denaro illegale.
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L’apparenza inganna, mai detto fu più veritiero come negli anni ’70, gli anni della maturazione della rivoluzione sessuale, del lusso sfrenato e delle illusioni perse, inizio del caos che ha originato lo sconclusionato secolo in corso e la disorientata società in cui oggi si tira a campare.
American Hustle, film di David O. Russell regista dell’acclamato “Il lato positivo”, fonde con maestria e dovizia di particolari filosofia, ritmo scenico e humor condendo il tutto con una colonna sonora da urlo (elemento fondamentale se si vuole raggiungere la perfezione scenica) come solo una ricostruzione dei favolosi seventies può avere.
È la storia dell’imbroglione nato, nel vero senso della parola, Irving Rosenfeld interpretato da un poliedrico e quasi irriconoscibile Christian Bale (lontano mille miglia dal fisico bestiale di American Psyco!) padre per vocazione di un figlio non suo, che, nel compiere i suoi raggiri incontra la perfetta socia d’affari e di letto, l’incantevole e dalle scollature vertiginose Amy Adams, con cui incrementerà il suo già largo giro di denaro illegale.
Il binomio appare perfetto almeno fino all’incontro con uno schizzato e arrivista agente FBI, interpretato da un tonico Bradley Cooper, che li incastra e li obbliga a collaborare con lui nell’affannosa ricerca della popolarità e della realizzazione professionale più che dalla volontà di fare giustizia, attraverso indagini strampalate e sempre più complesse e cervellotiche.
La storia d’amore fra Bale e Adams diventa una liaison à trois con Cooper costituendo una metafora estrema e quasi manichea della vita; l’insoddisfazione per la propria esistenza di periferia dell’agente federale tutto casa e chiesa, la rabbia della bella e sensuale concubina stanca della continue promesse mancate e l’indecisione di colui che sente perdere sotto i suoi occhi ormai impotenti la donna della sua vita, fino al rocambolesco, ma non troppo, finale, forse unica pecca dell’opera perché troppo affrettato e mal raccontato.
I temi toccati sono molteplici e tendenzialmente controcorrente: la politica vista come affarismo in cui però il confine tra interesse personale e quello collettivo è a volte davvero labile, come nel caso del popolare sindaco italo-americano Carmine Polito, la voglia irrefrenabile di emergere di coloro che non si rassegnano al fallimento del sogno americano ma soprattutto la solitudine di ognuno di noi nel momento in cui si illude di aver trovato l’anima gemella in chi ci sta più a tiro.
Uno spartito appetibile sia per il grande pubblico che per quello più di nicchia che risulta un’operazione riuscita in pieno dato che American Hustle regala più di due ore molto godibili, con pochissime battute d’arresto, inevitabili quando si scava così affondo nella complessa natura umana, in cui emerge ancora una volta la straripante recitazione di Jennifer Lawrence, la svampita moglie tradita e traditrice del truffatore Bale, che impreziosisce e non di poco la scena e che si candida nuovamente e prepotentemente ad una statuetta all’Academy Awards del prossimo anno.
Perché l’apparenza a volte inganna, ma il talento no e in questo film, dalla regia alla serrata recitazione fino all’affiatamento di quella che sta diventando una vera e propria squadra cinematografica vincente, ce n’è a profusione e la strada per futuri successi è sicuramente segnata.
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fedson
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venerdì 3 gennaio 2014
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falsità e truffe per russell
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Fine anni '70. America. Il truffatore finanziario Irving Rosenfeld - promotore di grosse cifre in cambio di piccole cifre a persone bisognose - si mette in affari prima con l'amante Sydney Prosser, e insieme con l'agente dell'FBI Richie DiMaso in un'organizzazione segreta per scovare politici corrotti e mafiosi di città. La mina vagante, del tutto ignara dell'esistenza dell'organizzazione, è la moglie di Irving, Rosalyn, donna frustrata che passa le sue giornate tra lampade e smalti profumati. Saranno i tre uomini dell'organizzazione a gestire la situazione, mettendola a loro rischio e pericolo con le loro stesse mani. Russell fa un tuffo verso gli inizi degli anni '80, quando i truffatori la facevano franca e l'FBI li incastrava, cercando alcune volte di collaborare con loro per fiutare la corruzione della città in cui entrambe le sfere agivano per i propri interessi.
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Fine anni '70. America. Il truffatore finanziario Irving Rosenfeld - promotore di grosse cifre in cambio di piccole cifre a persone bisognose - si mette in affari prima con l'amante Sydney Prosser, e insieme con l'agente dell'FBI Richie DiMaso in un'organizzazione segreta per scovare politici corrotti e mafiosi di città. La mina vagante, del tutto ignara dell'esistenza dell'organizzazione, è la moglie di Irving, Rosalyn, donna frustrata che passa le sue giornate tra lampade e smalti profumati. Saranno i tre uomini dell'organizzazione a gestire la situazione, mettendola a loro rischio e pericolo con le loro stesse mani. Russell fa un tuffo verso gli inizi degli anni '80, quando i truffatori la facevano franca e l'FBI li incastrava, cercando alcune volte di collaborare con loro per fiutare la corruzione della città in cui entrambe le sfere agivano per i propri interessi. Siamo nell'epoca d'oro delle intercettazioni, delle vendite di falsi dipinti e di agenzie aperte da singoli individui per loschi scopi. E al regista non manca certo la mano (e l'occhio) per analizzare tutti i particolari in una sceneggiatura che, proprio come i personaggi, tende a svelarsi completamente sul finale insieme alla realtà degli stessi. Sì, perché stavolta, i personaggi usciti dalla penna di Russell (insieme all'aiuto di Eric Warren Singer con il suo American Bullshit), sono esseri brillanti, scaltri, affascinanti quanto la loro stessa indole e, soprattutto, sono molto, molto fragili. Tutti mentono su tutto e nessuno sa chi sia veramente l'altro. L'organizzazione prende pieghe inaspettate che sembrano portare diritti alla rovina tutti gli sforzi messi in atto sin dall'inizio. Oltre ad una cinepresa che si inserisce, come una spia, nella vita privata delle sue stesse pedine - rappresentate dagli stessi personaggi - mettendo a fuoco le loro forze e debolezze, Russell ingarbuglia il tutto nelle scene iniziali, cercando di far seguire allo spettatore le fuggenti immagini dell'impresa segreta che prosegue veloce come un razzo. Nonostante lo spettatore può, all'inizio, stranirsi di tutto questo e trovarsi inconsciamente immerso negli eventi in corso, Russell fa in modo di equilibrare la storia dalla seconda parte del film, quando entra in scena uno degli elementi più pericolosi che potrebbe portare l'intera organizzazione ad un rischioso smascheramento. Sono personaggi completi, geniali, oltre che magistralmente interpretati: da un colossale Christian Bale ad una breve, ma intensissima, Jennifer Lawrence. Come i loro personaggi, gli attori sembrano sapere il fatto loro e danno vita ad alcune delle migliori performance che la filmografia di Russell - almeno per il momento - poteva regalarci. Buona sperimentazione tecnica e olio di gomito da parte dei brillanti interpreti, rendono American Hustle un film dal tono scorrevole ed intrigante, che può confondere le acque dello spettatore fin dal principio, ma che - proprio come dirà uno dei protagonisti - lo porterà alla reale convinzione che niente è come sembra. Cast eccezionale. Regia efficente ed intrigante. Russell non ci regalava un film così umano dai tempi di The Fighter.
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samanta
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sabato 24 giugno 2017
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un trambusto americano
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Pochi giorni fa hanno trasmesso in TV il film "American Hustle (Un trambusto americano) La verità Inganna". Il film uscito in Italia nel 2014 prende spunto da un fatto reale l'operazione ABSCAM del FBI alla fine degli anni '70 che permise l'arresto di un certo numero di politici corrotti, nel film dopo i titoli di testa si afferma prudenzialmente che "alcuni di questi fatti si basano su elementi reali". In realtà le vicende reali sono trattate piuttosto liberamente rispetto a quanto avvenuto effettivamente. La trama: l'agente FBI Richie Di Maso interpretato da Christian Bale (nella realtà furono più agenti a partecipare all'indagine) convince i suoi superiori a iniziare un operazione, sotto la sua direzione, che iniziata pe stroncare il traffico di falsi quadri di autore cambiò l'obiettivo e diventa un operazione per smascherare dei politici corrotti cominciando dal Sindaco di Camden (interpretato da Jeremy Renner).
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Pochi giorni fa hanno trasmesso in TV il film "American Hustle (Un trambusto americano) La verità Inganna". Il film uscito in Italia nel 2014 prende spunto da un fatto reale l'operazione ABSCAM del FBI alla fine degli anni '70 che permise l'arresto di un certo numero di politici corrotti, nel film dopo i titoli di testa si afferma prudenzialmente che "alcuni di questi fatti si basano su elementi reali". In realtà le vicende reali sono trattate piuttosto liberamente rispetto a quanto avvenuto effettivamente. La trama: l'agente FBI Richie Di Maso interpretato da Christian Bale (nella realtà furono più agenti a partecipare all'indagine) convince i suoi superiori a iniziare un operazione, sotto la sua direzione, che iniziata pe stroncare il traffico di falsi quadri di autore cambiò l'obiettivo e diventa un operazione per smascherare dei politici corrotti cominciando dal Sindaco di Camden (interpretato da Jeremy Renner). Per fare questo si avvale di una coppia di truffatori che ingannano la gente con false operazioni finanziarie. La coppia è composta da Irving Rosenfeld (Bradley Cooper) e la sua amante Sidney Prosser (interpretata da Amy Adams) un'americana che si spaccia nobildonna inglese (nella realtà era effettivamente cittadina inglese) che fanno da esca per i politici e funzionari corrotti, si intromette nell'operazione la moglie di Irving, Rosalyn che provocherà non pochi guai, in cambio i due truffatori non avranno guai con la giustizia. L'operazione ha successo e vengono arrestate numerosi politici (come avvenne nella realtà) tra cui oltre il Sindaco ben sei deputati e un senatore del Congresso. Il regista del film è David O. Russel di cui avevo visto solo due film: uno Three Kings con George Cloney che quando era uscito mi aveva fatto un'impressione negativa e l'altro Il lato positivo che invece è una piacevole commedia. Nel film il regista mette in luce gli aspetti riscontrati in altri suoi films e cioé risvolti comico-grotteschi, interpretazioni farsesche al limite del ridicolo, personaggi inverosimili, come in questa pellicola i dirigenti del FBI sono che sono ridicoli nella loro inverosimilianza, toni esagitati e situazioni poco credibili, elementi negativi che a mio avviso nuocciono allo spettacolo che, peraltro, avrebbe potuto offrire la possibilità di aspetti avvincenti. In realtà il tema di fondo è quello della Stangata creare una falsa situazione per ingannare il cattivo di turno (nel caso i politici corrotti), ma quale differenza con l'eleganza e la vivacità del film interpretato da Paul Newman e Robert Redford! Nel film di Russel c'é un'indecisione tra il tono farsesco, che prevale e il tono da trhiller per la riuscita dell'operazione di polizia. Di conseguenza a mio vedere film non fa ridere e neppure detta nello spettatore attimi di tensione, la trama è per di più noiosa specie nella seconda parte, come minimo la pellicola doveva essere tagliata di almeno di 20 minuti (il film dura quasi 2 h e mezza), questo in presenza di un fatto che non solo è accaduto realmente, ma che poteva, senza le esagerazioni registiche, tradursi in uno spettacolo brillante con una giusta tensione. La recitazione degli attori che compongono un cast di alto livello è buona, specie quella di Jennifer Lawrence, invece fa un'interpretazione mediocre Amy Adams che pur mostrando per tutto il film le gambe e scollature profonde, recita sottotono e con poco vigore espressivo.
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alexander 1986
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giovedì 16 gennaio 2014
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l'america cieca di russell, la luce della menzogna
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Usa, anni '70. Sono anni frenetici e di espansione economica, fatti di musica, bei vestiti, feste, colori. Irving Rosenfeld (Bale) e Sidney Prosser (Adams) sono giovani, belli - lui forse non troppo, ma sembra avere una personalià fascinosa - e soprattutto abilissimi truffatori; qualità, quest'ultima, che praticano quanto basta per 'guadagnarsi' una vita felice e spensierata. Purtroppo, nemmeno nelle migliori favole si può credere che alla fine non spunti il lupo. Questi arriva subito, in distintivo federale, e come Mefistofele propone ai due simpatici lestofanti un patto: uno sconto di pena in cambio della collaborazione a un affare molto, ma molto più grosso.
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Usa, anni '70. Sono anni frenetici e di espansione economica, fatti di musica, bei vestiti, feste, colori. Irving Rosenfeld (Bale) e Sidney Prosser (Adams) sono giovani, belli - lui forse non troppo, ma sembra avere una personalià fascinosa - e soprattutto abilissimi truffatori; qualità, quest'ultima, che praticano quanto basta per 'guadagnarsi' una vita felice e spensierata. Purtroppo, nemmeno nelle migliori favole si può credere che alla fine non spunti il lupo. Questi arriva subito, in distintivo federale, e come Mefistofele propone ai due simpatici lestofanti un patto: uno sconto di pena in cambio della collaborazione a un affare molto, ma molto più grosso. Riusciranno Irving e Sidney a non farsi schiacciare da un gioco tanto più grande di loro, dove non si capisce più chi sia il predatore e chi la preda, chi inganna e chi è ingannato?
Il sottotitolo italiano 'L'apparenza inganna', in aggiunta alle semplificazioni tipiche dei trailer, si è impegnato a catalogare questa nuova pellicola di Russell nel novero del sempre vivo filone della 'truffa made in Usa'. Ciò contribuirà forse a svilire la ricezione nostrana di American Hustle, il quale delle thief comedies ha solo la patina e non certo un intreccio avvincente (il colpo di scena finale è a dir poco scontato). A questo malinteso avrà anche contribuito il vezzo del regista di creare specchi per le allodole, film che sembrano parlare di una cosa e invece parlano d'altro - vedi 'The Fighter' (2010), family drama mascherato da una storia pugilistica. Fatto sta che la vera dimensione di American Hustle è quella di un brillante e potente ritratto sociologico, di un'America in fin dei conti bella, ebbra di sogni e speranze, ma in cui molte delle cose che si vedono si fondano su strutture invisibili di brutture morali. E' evidente che quell'American funge da metafora di una ben più recente, forse quella che ha navigato a gonfie vele prima della crisi economica. La menzogna, la corruzione e il ricatto non sono solo monete di scambio e strumenti al servizio dei potenti, ma addirittura fanno parte del lessico quotidiano e finanche familiare delle persone comuni: è il linguaggio che intercorre nelle amicizie, e persino tra due persone che dicono di amarsi.
La morale negativa proposta nel film di Russell si esalta in maggior grado nelle figure dei due protagonisti, Irving e Sidney: in un mondo in cui tutto è menzogna e in cui tutti siamo attori - come non confondere la scena iniziale di Bale che si sistema il riporto davanti allo specchio, se non con la preparazione di un attore in camerino? - il vero valore assoluto diventa la consapevolezza e la capacità di saperci giocare, con questa finzione. In un curioso rovesciamento dei ruoli, il truffatore non è più colui che confonde le acque per ingannare gli altri, bensì l'unico portatore di luce nell'oscurità, e l'unico a capire realmente quand'è il momento di 'smetterla' perché il gioco non vale più la candela.
Le prove attoriali superbe contribuiscono molto a rafforzare il valore di questo film, che prevediamo essere tra i favoriti per gli Academy Awards del 2014.
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ultimoboyscout
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domenica 18 maggio 2014
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credere a ciò che si vuole credere.
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Terzo capitolo della trilogia dei vinti e del riscatto del regista David O. Russell, iniziata con "The fighter" e proseguita con "Il lato positivo". Il film si apre con la frase "ispirato a qualche fatto reale", lasciando spazio al sottilissimo gioco verità-finzione posto in essere dai protagonisti e al riferimento allo scandalo "ABSCAM" che nel 1978 sollevò un putiferio scoperchiando la corruzione politica grazie alla collaborazione tra un truffatore e la sua amante e l'FBI. La regia è perfetta nel dirigere un super cast in cui brillano quattro stelle assolute: il trasformista Bale con parrucchino e una ventina di chili in più, un buffissimo ed emozionante Cooper e le due signore, la stravolgente Amy Adams, sensuale all'inverosimile e Jennifer Lawrence, spettacolare nella sua interpretazione della volgarità.
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Terzo capitolo della trilogia dei vinti e del riscatto del regista David O. Russell, iniziata con "The fighter" e proseguita con "Il lato positivo". Il film si apre con la frase "ispirato a qualche fatto reale", lasciando spazio al sottilissimo gioco verità-finzione posto in essere dai protagonisti e al riferimento allo scandalo "ABSCAM" che nel 1978 sollevò un putiferio scoperchiando la corruzione politica grazie alla collaborazione tra un truffatore e la sua amante e l'FBI. La regia è perfetta nel dirigere un super cast in cui brillano quattro stelle assolute: il trasformista Bale con parrucchino e una ventina di chili in più, un buffissimo ed emozionante Cooper e le due signore, la stravolgente Amy Adams, sensuale all'inverosimile e Jennifer Lawrence, spettacolare nella sua interpretazione della volgarità. Ottima la ricostruzione dell'epoca con tocchi iconici, ironici e di feticismo che rendono il film maledettamente sexy, grazie soprattutto alla musica, ai colori, all'uso della luce calda e agli abiti e alle scollature infinite della Adams, esplosiva e inedita femme fatale senza mai in reggiseno addosso e le labbra che sembrano sempre sul punto di bruciare lo schermo. Il regista da vita a una pièce in cui la vita è una grandiosa messa in scena, un gioco di prestigio e un'illusione in cui ci sono gli attori e un pubblico fatto perlopiù di ingenui che rimanda ad "Argo" di ben Affleck e a "La stangata". Domina la spregiudicatezza e non c'è traccia di moralità, i gangster sono a tratti simpatici (in stile Scorsese) e le atmosfere sono quelle, pupe, alcol, denaro e parolacce, atmosfere allucinate, sfrontate e sensuali con abiti e capelli che diventano la vera ossessione della pellicola. I favolosi Seventies tornano alla ribalta grazie ad un affresco larger than life come non se ne fanno più, in cui retrò e scene mozzafiato sono sorrette da un cast come se ne vedono raramente e dove tutti si trasformano e che hanno fatto della truffa una vera arte. Russell è la stella più lucente della pellicola, smorza il tono drammatico delle sue precedenti opere per lasciare spazio all'ironia e giocare con atmosfere e personaggi che ben si prestano alla psichedelica sovrapposizione tra bugia e verità.
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giorpost
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giovedì 14 aprile 2016
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raffinato film con uno sbalorditivo christian bale
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Irving Rosenfeld è un imprenditore newyorkese proprietario di una catena di lavanderie al quale, tuttavia, i guadagni onesti non bastano; forte di un'attitudine a delinquere (da adolescente rompeva vetrine per favorire l'attività del padre) arrotonda truffando persone in difficoltà finanziarie promettendo loro somme inottenibili in cambio di 5000 $, oltre che cimentarsi come mercante (falsario) di opere d'arte.
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Irving Rosenfeld è un imprenditore newyorkese proprietario di una catena di lavanderie al quale, tuttavia, i guadagni onesti non bastano; forte di un'attitudine a delinquere (da adolescente rompeva vetrine per favorire l'attività del padre) arrotonda truffando persone in difficoltà finanziarie promettendo loro somme inottenibili in cambio di 5000 $, oltre che cimentarsi come mercante (falsario) di opere d'arte. Il suo è un talento innato, spavaldo quanto basta ma mai arrogante, convincente senza essere petulante; l'unica rogna è l'instabile moglie Rosalyn, per la quale non nutre più amore da tempo, cosa che gli riesce, invece, per il figlio adottivo Danny al quale riserva le necessarie attenzioni. Ad un party di un vecchio amico conosce la conturbante Sidney Prosser, determinata femmina in cerca di quadratura: tra i due, che realizzano di aver trovato vicendevolmente la sponda sulla quale giocarsi la quotidiana battaglia per la sopravvivenza, nasce un profondo legame affettivo e “professionale”. Ma tutto è troppo bello ed ecco irrompere in scena Richie DiMaso, ambizioso agente federale che, fungendo da esca, coglie entrambi sul fatto, costringendoli a collaborare con l' FBI che infiltra i due talentuosi truffatori nel mondo dei pesci grossi del New Jersey nella (realmente esistita) operazione Abscam, un complotto architettato con l'intento di smascherare intrallazzi politico-mafiosi. I 3 individui scombussolano le vite di vari personaggi che fino a quel momento avevano un proprio equilibrio, sia che fossero genuini sindaci che s'impegnano per il bene comune, sia che si trattasse di deputati illibati pronti a sporcarsi per far ripartire l'economia in crisi nell'America post-Vietnam. Ma in pochi hanno fatto i conti da un lato con la sete di ribalta dell'esaltato DiMaso, eccessivo nei modi (soprattutto col capo) e spesso fuori controllo, e dall'altro con l'imprevedibilità e la (finta?) ingenuità di Rosalyn, a causa della quale rischia di saltare tutta la messinscena. Sarà a questo punto che Irving e Sidney dovranno elaborare un ultimo ingegnoso piano per togliersi dai pasticci...
A metà strada tra commedia e poliziesco, quest'opera conferma David O. Russel tra i registi dell'ultima generazione che meglio interpretano il desiderio unanime di un Cinema che inglobi sia l'intrattenimento puro che l'approfondimento; difficile trovare una sintesi, complicato riuscire ad accontentare i diversi palati ma lui sembra riuscirci in maniera disinvolta, pur con qualche piccolo buco qua e là. Con American Hustle (USA, 2013) sforna uno dei migliori film del nuovo millennio, un'opera raffinata, piena di dettagli del periodo storico ed intrisa di un'aurea seventeen davvero ben calibrata; una pellicola che fa riflettere sulla stagnazione economica che colpisce periodicamente i paesi occidentali ma che, al contempo, risulta finemente spassosa. Nel cast, a dir poco eccezionale, tutti riescono a rendere al meglio delle proprie possibilità a partire dall'istrionico Cooper, passando per le ottime Adams (che per tutta la storia si spaccia per l'inglese Edith, con un accento da gustare in lingua originale) e Lawrence, non dimenticando l'energica performance di Jeremy Renner nei panni del sindaco Polito, fino ad arrivare a colui che senza dubbio alcuno stacca tutti gli altri per distanza: Christian Bale. L'attore britannico non è certo una sorpresa, avendo già una carriera lunga e rispettabile alle spalle (ha iniziato nel 1987 con Spielberg a soli 13 anni) ed essendo conosciuto proprio per esser quasi sempre convincente oltre che eccellente trasformista; per “entrare” in Rosenfeld, a conferma di ciò, Bale modifica la sua fisicità calandosi, come si diceva ai bei tempi, pienamente nel personaggio, con tanto di fisico panciuto, un elaboratissimo riporto ed un vasto assortimento di giacche e cravatte colorate. Ma ciò che sbalordisce di più, dietro quegli occhiali semi-scuri che entreranno nella storia, è l'assoluta bravura nell'impersonare il truffaldino ma in fondo tenero Irving, ruolo che lo lancia definitivamente, se mai ci fossero stati ancora dubbi, nell'olimpo dei grandi.
Chissà se solo casualmente Russel ha voluto nel cast, per un delizioso cammeo, Robert DeNiro: nella tesissima sequenza che vede protagonista quasi tutto il cast contemporaneamente, si potrebbe intravedere un ideale passaggio del testimone tra il mito italo-americano, che al culmine della carriera ha stravolto fisico e testa per interpretare i ruoli più disparati, e il talento del Galles, uno dei pochi rimasti a perseguire quel metodo di lavoro. Il film scorre che è un piacere, si lascia guardare e ascoltare in un esaltante turbinio di dialoghi e parole incandescenti accompagnate da tracce musicali strepitose, tra le quali cito Jeep's blues di Duke Ellington, con un'attenzione particolare ai costumi e le acconciature di quel decennio che, piaccia o no, è stato talmente bello da risultare irripetibile. Come irripetibile è questo bellissimo lungometraggio.
Voto: 9 alla pellicola; a Bale un meritatissimo 10.
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alex2044
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sabato 4 gennaio 2014
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un cast strepitoso
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Un gran bel film ! Gli attori di più : strepitosi . Uno più bravo dell'altro , caratteristi compresi . Il trionfo di una scuola di cinema .
Se si potesse dare un Oscar alla coralità degli attori non ci potrebbero essere dubbi . E' difficile trovare un film anche dei più belli con questo risultato . Il film malgrado le più di due ore non sembra per niente lungo è molto ben fatto e la storia risulta senzaltro interessante , credibile e chiara nello svolgimento .David O. Russell si conferma un regista di razza che ultimamente non sbaglia un colpo .
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ilaria pasqua
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martedì 14 gennaio 2014
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le persone credono a quello a cui vogliono credere
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Irving Rosenfeld (Christian Bale) ha capito sin da bambino che per andare avanti nella vita bisogna ingannare il prossimo. Si è fatto da sé, guadagnando con attività ai limiti della legalità: lavanderie, vetrerie e vendita di quadri falsi. Ma l’attività più redditizia si rivela essere quella di prendere commissioni da disperati in cerca di un prestito che non avranno mai.
Le cose vanno bene, ma andranno ancora meglio quando Irving incontrerà Sydney Prosser (Amy Adams) che diventerà sua partner e complice, allontanandolo sempre più da una moglie instabile che mantiene silenziosamente.
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Irving Rosenfeld (Christian Bale) ha capito sin da bambino che per andare avanti nella vita bisogna ingannare il prossimo. Si è fatto da sé, guadagnando con attività ai limiti della legalità: lavanderie, vetrerie e vendita di quadri falsi. Ma l’attività più redditizia si rivela essere quella di prendere commissioni da disperati in cerca di un prestito che non avranno mai.
Le cose vanno bene, ma andranno ancora meglio quando Irving incontrerà Sydney Prosser (Amy Adams) che diventerà sua partner e complice, allontanandolo sempre più da una moglie instabile che mantiene silenziosamente. Quando un agente dell’FBI, Di Maso (Bradley Cooper), li scopre, li costringe a collaborare con lui per organizzare delle truffe ai danni di personalità influenti. Tutto però precipita velocemente, soprattutto quando entra in scena il sindaco interpretato da Jeremy Renner.
David O. Russel dopo The Fighter e Il lato positivo ha fatto un altro centro e si è ormai confermato come uno dei migliori registi in circolazione, consolidando il suo status a Hollywood. In American Hustle ha riunito tutti gli attori dei suoi precedenti due film, Christian Bale e Amy Adams da The Fighter, Bradley Cooper e Jennifer Lawrence da Il lato positivo, più un cameo di Robert de Niro, sempre da Il lato positivo.
Tutto gira intorno all’inganno, ai raggiri, alle menzogne. È la sopravvivenza che lo rende necessario. David O. Russel in questo caso utilizza molti flashback (in particolare bellissimo quello iniziale che racconta la storia di Irving e Sydney), anche se alla lunga forse finiscono per appesantire un po’ il film.
La regia è brillante, dinamica e piena di creatività, sottolinea le situazioni, dà il ritmo giusto ad ogni scena, sottolineandola poi con una colonna sonora adatta, composta da canzoni famose degli anni '70, come White rabbit dei Jefferson Airplane. David O. Russel riesce come in ogni suo film a miscelare tragedia e commedia con grande semplicità, poggiandosi anche a una buona sceneggiatura, scritta in modo intelligente, ben cucita, e infarcita di dialoghi taglienti.
Un film che è noir, commedia, a tratti persino grottesca, gangster, drammatico. Sicuramente ambizioso, sicuramente divertente, forse non riuscito fino in fondo a causa dell’altezza vertiginosa da cui quest’uomo parte, forse troppo lungo, ma niente toglie che sia uno dei più attraenti film visti negli ultimi mesi.
Ciò che più si nota e si ricorderà di questo film sono le interpretazioni degli attori, guidati e esaltati dal regista: un Christian Bale grasso e col parrucchino, spinto dal bisogno di sopravvivere e di farlo bene, incastrato da una moglie pazzoide, innamorato. Una Amy Adams sexy, brillante e capace, fragile e fortissima, che si nasconde dietro nomi falsi per essere al sicuro da se stessa. Una Jennifer Lawrence capricciosa e instabile che cuce un personaggio che riesce a non risultare mai ridicolo, la donna dallo smalto che ha un ottimo profumo in superficie, ma che ha il retrogusto di spazzatura, proprio come lei si sente di essere. E infine un Bradley Cooper poliziotto eccentrico e ambizioso, alla ricerca di un modo di farsi strada alla svelta, per non essere ciò che è.
Personaggi vulnerabili, in difficoltà, caratterizzati alla perfezione, che non scadono mai nella banalità o nella caricatura, e rapporti complessi che mutano, si approfondiscono, che dimostrano ancora una volta come l’apparenza inganni, come realtà e finzione si mescolino pericolosamente. Gli attori recitano personaggi che recitano a loro volta, costantemente. I bigodini di Bradley Cooper, il parrucchino incollato di Christian Bale, le pettinature ovattate di Jennifer Lawrence, è tutto rappresentazione, artificio, si finge, e si finge di continuo, perché d’altronde “si crede a ciò che si vuole credere”. Il tema di tutto il film.
Ora si attendono solo gli Oscar.
Recensione originariamente pubblicata su: www.ilariapasqua.net
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