elgatoloco
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lunedì 19 settembre 2016
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film"incerto"di night shyamalan
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"After Earth", conferma alcune costanti del notevole creatore di cinema indiano-statunitense:A) Il senso dell'apocalisse, qui addirittura emblematizzata"senza remore": come già simboleggiato dal titolo, il continente terra è stato distrutto(praticamente)dagli stessi abitanti(tesi non nuova, peraltro, nella SF), con nuove specie animali, che discendono poi da quelle conosciute, realmente, sulla terra; se ciò sia avvenuto per la pollution(inquinamento)o pe disastri legati a conflitti atomici non è chiaro, ma non ha, in realtà molta importanza; B)La componente eroica, presente anche in vari altri film, da"The Sixt Sense", in poi, probabilmente, con il bambino che sfida le sue visioni dei morti, anche se(ovviamente) le teme e prosegue attraversando la sua produzione filmica successiva.
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"After Earth", conferma alcune costanti del notevole creatore di cinema indiano-statunitense:A) Il senso dell'apocalisse, qui addirittura emblematizzata"senza remore": come già simboleggiato dal titolo, il continente terra è stato distrutto(praticamente)dagli stessi abitanti(tesi non nuova, peraltro, nella SF), con nuove specie animali, che discendono poi da quelle conosciute, realmente, sulla terra; se ciò sia avvenuto per la pollution(inquinamento)o pe disastri legati a conflitti atomici non è chiaro, ma non ha, in realtà molta importanza; B)La componente eroica, presente anche in vari altri film, da"The Sixt Sense", in poi, probabilmente, con il bambino che sfida le sue visioni dei morti, anche se(ovviamente) le teme e prosegue attraversando la sua produzione filmica successiva. Qui, però, il ragazzo allievo-ranger, che vuol dimostrare le sue qualità al padre comandante, fa molto di più, collocandosi in pieno"challenge", ossia atteggiamento di sfida, rispetto all'apocalittica e inquietante realtà "after earth", appunto, che si trova ad affrontare e lo fa senza mai perdersi d'animo o meglio superando le proprie agnosce e paure, date dagli incontri con i poco simpatici animali rimasti o meglio insediatisi, causa evoluzione, sul pianeta in questione... Sarebbe abbastanza difficile voler proprio individuare le classiche(emblematiche)tre prove dell'eroe di cui si parla in tutta la tradizione eroica indoeuropea o, se si vuole, eurasiana, ma volendo si possono, forse, trovare, soprattutto pensando ai tre"periodi"della sua esperienza: 1)la tragica scoperta del disastro sull'aeronave e l'usicre in avanscoperta su ordine del padre-comandante; 2) le varie esperienze nel mondo.-sulla terra; 3)l'ultima fase, il tornare , in condizioni disperate ma"volando"(letteralmente)all'astronave. Credo che si tratti di un esercizio invero abbastanza inutile, però, rimanendo forte invece il messaggio il cui imprinting viene da Will Smith(interprete/coprotagonista con il figlio Jaden -il vero protagonista- del film e autore del soggetto)e dallo stesso autore-regista, ossia quello per cui(cito a memoria da uno dei dialoghi-dichiarazioni del padre-comandante: "Il pericolo è molto reale, la paura è invece una scelta personale". Da sempre oscillante tra visioni apocalittiche(qui disseminate a piene mani, peraltro, con alcune soluzioni molto interessanti)e psicologismo, Shyamalan sembra non decidere-forse non voler scegliere, ma questo è un problema che esula da questa nota. Considerazioni di bassa cronaca legata agli Smith e di bassa interpretazione da"psicologia da bar", non dovrebbero in alcun modo entrare nella valutazione di un film e dunque in specifico di questo film. El Gato
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alexander 1986
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giovedì 10 ottobre 2013
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tante buone intenzioni, ma insufficiente.
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In un futuro lontano, la razza umana si è così espansa nello spazio da rendere la povera Terra (abbandonata a causa del degrado eccessivo provocatole da noi) un lontano ricordo. Purtroppo però il passato ritorna, e a seguito dei danni provocati da uno sciame di meteoriti, un'astronave costretta a un atterraggio di emergenza si schianta proprio qui. Gli unici sopravvissuti, padre-supersoldato e figlio-apprendista supersoldato, devono trovare un modo per sopravvivere e sfuggire ai pericoli di un pianeta divenuto oramai pericolosamente ostile nei confronti dei bipedi implumi.
Dopo il successo meritato del trittico Il sesto senso - Unbreakable - Signs, Shyamalan non riesce proprio ad azzeccare un film all'altezza della sua fama (meritata?), e riesce a trasformare un buon soggetto da film fanta-horror in un anonimo adventure con risvolti disneyani; il quale però non si adatta neppure al pubblico giovane, perché non è divertente e, se vogliamo, neppure "didascalico" (da quando in qua la soppressione della paura di morire è un segno di maturità?).
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In un futuro lontano, la razza umana si è così espansa nello spazio da rendere la povera Terra (abbandonata a causa del degrado eccessivo provocatole da noi) un lontano ricordo. Purtroppo però il passato ritorna, e a seguito dei danni provocati da uno sciame di meteoriti, un'astronave costretta a un atterraggio di emergenza si schianta proprio qui. Gli unici sopravvissuti, padre-supersoldato e figlio-apprendista supersoldato, devono trovare un modo per sopravvivere e sfuggire ai pericoli di un pianeta divenuto oramai pericolosamente ostile nei confronti dei bipedi implumi.
Dopo il successo meritato del trittico Il sesto senso - Unbreakable - Signs, Shyamalan non riesce proprio ad azzeccare un film all'altezza della sua fama (meritata?), e riesce a trasformare un buon soggetto da film fanta-horror in un anonimo adventure con risvolti disneyani; il quale però non si adatta neppure al pubblico giovane, perché non è divertente e, se vogliamo, neppure "didascalico" (da quando in qua la soppressione della paura di morire è un segno di maturità?). Buon Smith sr. per un ruolo richiedente scarso impegno, mentre Smith jr. non pare più bravo di tanti suoi coetanei visti in altre pellicole.
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scarlett
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domenica 23 febbraio 2014
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coppia vincente,ma trama piatta
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La terra è diventata invivibile, gli esseri umani sono dovuti andare su un altro pianeta e si trovano costretti ad affrontare altre forme di vita a loro ostili, “alieni” propriamente detti. Gli esseri umani del futuro non vanno all’università, sanno a stento cosa siano i romanzi cartacei come “Moby Dick” e vengono addestrati fin da piccoli con l’aspirazione di diventare rangers per intraprendere missioni intergalattiche.
Ha senz’altro fatto una bella carriera il comandante Cyber Raige divenuto celebre per la sua abilità di “spettrare”, ovvero la capacità di bloccare la paura evitando di emettere quella scia di feromoni riconosciuta dagli Ursa, i mostri di turno, simili a ragni giganti.
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La terra è diventata invivibile, gli esseri umani sono dovuti andare su un altro pianeta e si trovano costretti ad affrontare altre forme di vita a loro ostili, “alieni” propriamente detti. Gli esseri umani del futuro non vanno all’università, sanno a stento cosa siano i romanzi cartacei come “Moby Dick” e vengono addestrati fin da piccoli con l’aspirazione di diventare rangers per intraprendere missioni intergalattiche.
Ha senz’altro fatto una bella carriera il comandante Cyber Raige divenuto celebre per la sua abilità di “spettrare”, ovvero la capacità di bloccare la paura evitando di emettere quella scia di feromoni riconosciuta dagli Ursa, i mostri di turno, simili a ragni giganti. Una carriera che lo tiene lontano da casa e che unita alla spirale di sensi di colpa per la morte della figlia maggiore, lo rende irraggiungibile agli occhi del figlio adolescente Kitai che vorrebbe seguire le sue orme e soprattutto ottenere il suo affetto.
Cosa può esserci di meglio di un bel viaggetto per unire padre e figlio? Occasione che si presenta con una missione di routine che però finisce in tragedia: un naufragio sulla Terra, il mostro inferocito fuori dalla gabbia, nessun altro sopravvissuto se non padre e figlio che oltre a ricucire il loro rapporto devono anche trovare il dispositivo che gli permetterà di chiamare i soccorsi.
Ironia della sorte, si tratta stereotipi già visti e tematiche già vecchie e logore che, se solo ci fosse stata un po’ più di audacia e originalità, potevano anche essere riesumate per ottenere un prodotto meno noioso e quantomeno gradevole. E, invece, l’intera vicenda è piatta anche quando gli spunti interessanti non mancano, come l’interpretazione della paura che ritengo non sia stata resa al meglio.
“L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa” diceva il Presidente Roosevelt, durante la Grande Depressione, una massima che, estratta dal contesto storico in cui è incastonata, ci spiega quanto la paura (una vera e propria “illusione” stando alle parole del Comandante) possa essere devastante sugli uomini. Far sì che la paura diventi parte di noi e della nostra forza è forse il modo migliore per affrontarla e uscirne vittoriosi, come ci insegna Christian Bale che, nei panni di Bruce Wayne, indossa la maschera di Batman diventando egli stesso il simbolo dei propri timori infantili.
Una paura blanda che il giovane Kitai deve affrontare (quasi il classico rituale di passaggio all’età adulta) sottoforma di un mostro che rileva il terrore addosso agli umani quasi fosse un Dissennatore scappato da Azkaban e, ovviamente, ci riesce.
Ciò che ho gradito del film è la coppia degli Smith (padre e figlio, celebri nello straordinario film di Muccino “La ricerca della felicità”), semplicemente inimitabili ed espressivi nella recitazione, capaci di farci quasi commuovere durante il finale; diretti verso casa e dopo tante disavventure, sono finalmente liberi di abbracciarsi e versare qualche lacrima di gioia, regalandoci qualche risatina nel momento in cui il giovane Kitai dice: “Papà, voglio lavorare con la mamma”.
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sands
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mercoledì 31 luglio 2013
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un buon film
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Come per ogni film di cui avevo sentito parlar male o peggio, ho deciso di andarlo assolutamente a vedere probabilmente proprio per questo motivo. Mi sento di dover seguire la direzione opposta di chi lo ha criticato in maniera negativa, proponendo qui la mia personale opinione in merito. Di un film, i fattori che maggiormente osservo e che giudico importanti sono, tra tutti, il divertimento, la scorrevolezza della trama e una buona recitazione. Partiamo dalla trama. L'essere umano ha ormai abbandonato da tempo il pianeta terra, distrutto dalla sua stessa attività e ora ridotto ad una zona selvaggia, che si è evoluta proprio per eliminare ogni traccia di essere umano o possibilità di un suo ritorno.
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Come per ogni film di cui avevo sentito parlar male o peggio, ho deciso di andarlo assolutamente a vedere probabilmente proprio per questo motivo. Mi sento di dover seguire la direzione opposta di chi lo ha criticato in maniera negativa, proponendo qui la mia personale opinione in merito. Di un film, i fattori che maggiormente osservo e che giudico importanti sono, tra tutti, il divertimento, la scorrevolezza della trama e una buona recitazione. Partiamo dalla trama. L'essere umano ha ormai abbandonato da tempo il pianeta terra, distrutto dalla sua stessa attività e ora ridotto ad una zona selvaggia, che si è evoluta proprio per eliminare ogni traccia di essere umano o possibilità di un suo ritorno. C'è poi una razza aliena decisa a sterminare la nostra specie ed eliminarne ogni minima traccia dalla faccia dell'universo. In difesa di questi bestioni, l'uomo ha sviluppato un programma di formazione di scelti, i Ranger, i quali attraverso un duro addestramento e l'esperienza riescono ad eliminare completamente la paura dal proprio corpo. L'obiettivo è infatti quello di diventare invisibili ai nemici, i quali fiutano essenzialmente i feromoni generati dal processo elettrico dell'emozione che è la paura umana. Il concetto di fondo l'ho trovato interessante, probabilmente un buon pretesto per costruire la trama attorno al rapporto tra padre e figlio, alla crescita intellettuale \ emotiva di quest'ultimo ed alla sua finale maturità. L'alieno, visto come la paura più grande da sconfiggere, rappresenta la prova finale, superata la quale il ragazzo dimostrerà di essere un vero Ranger. Il ruotare costantemente attorno al legame tra il generale e il figlio mi è piaciuto. Ha contribuito in buona parte a dare profondità a quello che, altrimenti, sarebbe stato un comune film d'azione. Parlando di questo, il filone restante della produzione ha completato la cornice con una lunga sequenza dall'inizio alla fine in cui il ragazzo affronta un viaggio per raggiungere il suo obiettivo e salvare la vita a lui e al padre. Guardare il costante livello di sfida presentato durante l'avventura mi ha divertito e raramente ho avvertito una punta di noia. Un buon film, che inizia e finisce con fluidità, senza lasciare domande o interpretazioni, ma solo un forte messaggio su una delle più intense emozioni dell'essere umano. Una recitazione più che accettabile, infine, chiude la cornice di un film che non ha nulla da nscondere.
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pbass
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domenica 17 novembre 2013
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il pericolo di far un brutto film è reale...
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Farlo davvero è una scelta
Premessa: è un filmino per famiglie fatto "in famiglia". Will Smith sembra quasi voler inizializzare il figlio guidandolo dall'alto della sua esperienza nella giungla della vita e il sostegno di mammà.
Questa la sinossi del film, e chissà che non sia solo finzione...
Mamma e papà hanno deciso di regalare al figlio un film da un costo di un centinaio di milioni di dollari, il risultato è una trama tra le più banali e scenografie sci-fi ripescate e riutilizzate dal passato.
Tralasciando le smorfie e i continui piagnistei del cadetto Smith, il generale Smith interpreta un personaggio carismatico certo ma con un background poco approfonditi... un vero peccato essendo l'unico personaggio valido del film.
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Farlo davvero è una scelta
Premessa: è un filmino per famiglie fatto "in famiglia". Will Smith sembra quasi voler inizializzare il figlio guidandolo dall'alto della sua esperienza nella giungla della vita e il sostegno di mammà.
Questa la sinossi del film, e chissà che non sia solo finzione...
Mamma e papà hanno deciso di regalare al figlio un film da un costo di un centinaio di milioni di dollari, il risultato è una trama tra le più banali e scenografie sci-fi ripescate e riutilizzate dal passato.
Tralasciando le smorfie e i continui piagnistei del cadetto Smith, il generale Smith interpreta un personaggio carismatico certo ma con un background poco approfonditi... un vero peccato essendo l'unico personaggio valido del film.
Da un anno a queste parti i film iniziano mostrando qualche immagine apocalittiche per poi proiettarci nella storia vera propria. After Earth non è da meno, ovviamente. L'esodo dell'umanità e la guerra con gli alieni vengono appena accennati. Carina l'ambientazione selvaggia, fa molto Apocalypto
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claudia arena
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giovedì 25 luglio 2013
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l'iniziazione all'età adulta tra futuro e passato
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In un futuro molto lontano gli uomini hanno abbandonato la Terra devastata dalla forza della natura, vivendo su un nuovo pianeta: Nova Prime.
Il generale Cypher Raige tornato dalla sua famiglia dopo una missione parte con suo figlio, Kitai, per un viaggio sul pianeta Terra, ma un asteroide distrugge la loro astronave, facendoli precipitare sull'ormai selvaggia Terra. Sono gli unici sopravvissuti e Cypher Raige è stato ferito, toccherà dunque a Kitai salvare entrambi. Shyamalan racconta dell'iniziazione alla vita adulta di un giovane ragazzo a uomo, l'argomento è dei più banali, ma il regista lo tratta con originalità.
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In un futuro molto lontano gli uomini hanno abbandonato la Terra devastata dalla forza della natura, vivendo su un nuovo pianeta: Nova Prime.
Il generale Cypher Raige tornato dalla sua famiglia dopo una missione parte con suo figlio, Kitai, per un viaggio sul pianeta Terra, ma un asteroide distrugge la loro astronave, facendoli precipitare sull'ormai selvaggia Terra. Sono gli unici sopravvissuti e Cypher Raige è stato ferito, toccherà dunque a Kitai salvare entrambi. Shyamalan racconta dell'iniziazione alla vita adulta di un giovane ragazzo a uomo, l'argomento è dei più banali, ma il regista lo tratta con originalità.Investendo non solo sulla coppia Smith-Smith, ma anche su un'ottima fotografia, effetti speciali e sulla bravura del giovane Jaden che occupa gran parte del film e che oscura il padre. La storia vede Will Smith vestire gli inediti panni di un padre autoritario e dai modi freddi ricordando non solo nell'atteggiamento ma anche nell'uso delle armi, gli antichi samurai; Shyamalan sa unire tradizione e futuro con maestria e seguendo la moda dei film apocalittici sulla povera terra distrutta dall'uomo, costruisce un ottimo film e un'ottima storia tra un padre ed un figlio che si ritrovano non solo fisicamente ma anche spiritualmente.Nei film si Shyamalan non mancano mai cenni a qualcosa di mistico e religioso, qualcosa che c'è ma non si vede, a qualcosa di magico e poetico. Lo troviamo qui nell'uso delle tende stese che fungono da tetti tra le rocce, simboli di libertà e di un ritorno al passato e il fatto che gli animali, scevri dal potere dell'uomo, abbiamo preso il sopravvento e si siano evoluti fisicamente, dimostra che nel pensiero del regista non c'è molto spazio per giustificare l'evoluzione ormai inarrestabile della tecnologia.
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peppe2994
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venerdì 14 giugno 2013
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buon film made in family ma puramente commerciale
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Con il progetto noto come After Earth - dopo la fine del mondo, che lo stesso Will Smith ha ideato, il pubblico si spinge sino alle sale cinematografiche per il fine di vedere padre e figlio alle prese con un film fantascientifico che va oltre il sentimentalismo quotidiano diretto dal regista Gabriele Muccino nel film La Ricerca della Felicità. In questo film Will Smith si mette da parte e lascia spazio al figlio affinchè questo possa entrare a far parte del complesso mondo del cinema e il suo progetto, lo comprende da cima a fondo, Jaden Smith fu il bambino prodigio alle prese con il Kunfu cinese nel film Karate Kid - la leggenda continua ma in After Earth è Kitai, il figlio del comandante Cypher Raige interpretato da un'ottimo Will Smith che in qualità di padre si sente in dovere di rendere partecipe al suo progetto il figlio, con il solo obbiettivo di farlo maturare non solo artisticamente ma sopratutto a livello personale.
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Con il progetto noto come After Earth - dopo la fine del mondo, che lo stesso Will Smith ha ideato, il pubblico si spinge sino alle sale cinematografiche per il fine di vedere padre e figlio alle prese con un film fantascientifico che va oltre il sentimentalismo quotidiano diretto dal regista Gabriele Muccino nel film La Ricerca della Felicità. In questo film Will Smith si mette da parte e lascia spazio al figlio affinchè questo possa entrare a far parte del complesso mondo del cinema e il suo progetto, lo comprende da cima a fondo, Jaden Smith fu il bambino prodigio alle prese con il Kunfu cinese nel film Karate Kid - la leggenda continua ma in After Earth è Kitai, il figlio del comandante Cypher Raige interpretato da un'ottimo Will Smith che in qualità di padre si sente in dovere di rendere partecipe al suo progetto il figlio, con il solo obbiettivo di farlo maturare non solo artisticamente ma sopratutto a livello personale. Per Jaden Smith After Earth - dopo la fine del mondo, rappresenta solo un trampolino di lancio da cui intraprendere una buona carriera cinematografica lontana dalle garanzie paterne, il padre gli ha spianato la strada ed ora tocca a lui percorrerla con le proprie gambe, gambe che il padre ha preferito ferirsi per garantirgli il ruolo di protagonista. Will Smith in questo film non sarà il protagonista, Eh già, resterà in panchina per monitorare sino a quando la comunicazione non si interromperà gli spostamenti del figlio in un'ambiente oramai ostile all'uomo. La mancata complicità nel campo di padre e figlio, può deludere lo spettatore che non si aspettava affatto l'alta commercialità del prodotto ma d'altronde si sa che il cinema a volte è puramente commerciale, in After Earth risulta palese la programmazione degli eventi, già fin dall'inizio era stato stabilito dallo stesso Will Smith che lui doveva starsene buono in panchina mentre il giovane figlio al centro della scena. Jaden Smith però dimostra di essere il giusto erede di Will Smith, ancora di pane duro ne deve mangiare ma presto raggiungerà il suo obbiettivo ovvero quello di divenire un'attore dello stesso calibro del padre, la sua interpretazione risulta essere sufficiente per il momento ma di miglioramenti, come dicevo prima, ne deve fare. Per concludere posso affermare che è un buon film made in family, la trama è piuttosto semplice ma la scenografia è bellissima, afferma la sua imponenza ed esprime l'ostilità del territorio oltre che a combinarsi con la geniale tuta di Kitai che cambia colore a seconda dell'ambiente, un film che punta molto sulla tecnica tant'è che risulta tecnicamente solido ma narrattivamente povero ed è proprio tra la prosperità tecnica e la povertà narrativa che si impone la commercialità non particolarmente fastidiosa e un paio di difetti sceneggiati rappresentati da un'acquila che muore per salvare Kitai dal freddo e da un'impossibile sopravvivenza familiare, come si fa a sopravvivere ad uno schianto del genere? Il figlio resta incolume seduto bello tranquillo nel suo sedile con tanto di cintura e il padre dopo essere stato risucchiato in seguito alla rottura dell'astronave, lo ritroviamo dentro l'astronave ferito... ???. Il film a quanto sembra non si esclude dai difetti ma ciononostante è un buon film che riesce ad intrattenere grazie ad un ritmo più che notevole.
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mickey97
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domenica 16 giugno 2013
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valido progetto tradito da
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Will Smith ritorna al cinema in compagnia del figlio con un progetto che lui stesso ha realizzato secondo cui il pericolo è reale ma la paura è solo una scelta. Kitai è il figlio del generale Cypher Raige, il quale non avendo ottenuto la promozione a ranger, si ritrova in un secondo momento insieme al padre dopo un fortunatissimo atterraggio, nel pianeta natale ossia la Terra, rimasta priva della presenza umana da molti anni poichè inabitabile. La terra non è più quella di una volta, altre forme di vita si sono evolute ma contro l' uomo così come l' atmosfera oramai priva di ossigeno ma ricca di altri gas a lui del tutto sfavorevoli. Will Smith in qualità di autore decide di mettersi da parte e lasciare il posto al figlio Jaden, al quale gli affida il difficile ruolo di protagonista secondo un processo di maturazione artistica che negli anni avvenire andrà a consolidarsi sempre di più e così lo mette alla prova in un mondo ostile, davanti alle varie difficoltà del caso, ripone moltissima fiducia in lui ed è proprio in questa fiducia che alberga la sua volontà nel garantirgli un futuro come attore, una volta spianatagli la strada, lo ha già fatto e lo continuerà a fare sino a quando il figlio non si dichiarerà pronto ad intraprendere da solo la strada che già il padre gli ha spianato, a quel punto sarà lui a dover raggiungere i suoi obbiettivi.
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Will Smith ritorna al cinema in compagnia del figlio con un progetto che lui stesso ha realizzato secondo cui il pericolo è reale ma la paura è solo una scelta. Kitai è il figlio del generale Cypher Raige, il quale non avendo ottenuto la promozione a ranger, si ritrova in un secondo momento insieme al padre dopo un fortunatissimo atterraggio, nel pianeta natale ossia la Terra, rimasta priva della presenza umana da molti anni poichè inabitabile. La terra non è più quella di una volta, altre forme di vita si sono evolute ma contro l' uomo così come l' atmosfera oramai priva di ossigeno ma ricca di altri gas a lui del tutto sfavorevoli. Will Smith in qualità di autore decide di mettersi da parte e lasciare il posto al figlio Jaden, al quale gli affida il difficile ruolo di protagonista secondo un processo di maturazione artistica che negli anni avvenire andrà a consolidarsi sempre di più e così lo mette alla prova in un mondo ostile, davanti alle varie difficoltà del caso, ripone moltissima fiducia in lui ed è proprio in questa fiducia che alberga la sua volontà nel garantirgli un futuro come attore, una volta spianatagli la strada, lo ha già fatto e lo continuerà a fare sino a quando il figlio non si dichiarerà pronto ad intraprendere da solo la strada che già il padre gli ha spianato, a quel punto sarà lui a dover raggiungere i suoi obbiettivi. After Earth alla fine, risulta un prodotto commerciale ma Jaden Smith regge il ruolo di protagonista senza incertezze, non ha dubbi e non fa pentire il padre di aver fatto una scelta così delicata tra l'altro basata moltissimo sulla fiducia e questa la ripaga nonostante abbia ancora molto da imparare da suo padre, in questo film Will Smith ha l' atteggiamento giusto per il ruolo del generale Cypher raige che gli calza benissimo a parte la divisa che gli attribuisce un fascino non indifferente. Il regista fa discretamente la sua parte, la trama è fin troppo semplice, pensavo fosse più complessa, il montaggio non riesce bene per via del repentino passaggio da una scena all'altra che trova inutilmente giustificazione con l' oscurare dello schermo e purtroppo la sceneggiatura è davvero poco curata, come è possibile che il generale Cypher Raige lo troviamo dopo l'impatto, ferito sulla navicella se un attimo prima alla rottura della navicella era stato risucchiato a causa della differenza di pressione?. Il montaggio e la sceneggiatura insieme alla trama hanno fatto sì che il film non risulti un capolavoro, Afterhearth Earth è solo un buon film e lo si può considerare tale per la scenografia mozzafiato, una delle più belle che abbia mai visto, per l' ottimo ritmo che tiene lo spettatore incollato alla poltrona, per la buona fotografia e per la recitazione in primis quella di Will Smith, a seguire quella del figlio che non dispiace e quella di molti altri come ad esempio quella della stessa moglie di Will Smith, qui anche in veste di produttrice. Altra nota alquanto positiva è rappresentata dal rapporto padre - figlio, un rapporto che lo stesso Will Smith decide di rendere difficile e opta per il lieto fine, prima tratta il figlio come se fosse in accademia e poi si ritiene disponibile per un abbraccio liberatorio che inizia e finisce con tanto di lacrime agli occhi e così facendo recupera il rapporto con il figlio che ha appena combattuto le ostilità. Complessivamente è un buon film che poteva essere fatto molto meglio, Will Smith quindi ha realizzato un buon progetto anche se tra pregi e difetti e quindi Smith perde parzialmente la sua occasione, ha peccato nel scrivere il film e il regista ha solo riportato la grande pecca di Smith nella sceneggiatura. Peccato, il film aveva tutte le carte in regola per risultare un capolavoro, ma i notevoli difetti di sceneggiatura non lo hanno reso possibile. Will Smith comunque ha avuto una buona idea anche se non originale, ha delle capacità per fare lo sceneggiatore,ma la prossima volta in caso dovesse venirgli in mente di scrivere un altro film, deve stare più attento alla sceneggiatura e se lo sarà può sfornare film di alto livello.
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(di mickey97)
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donni romani
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mercoledì 12 giugno 2013
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anche mio figlio è leggenda
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Missione "telefono casa" per Will Smith e figlio che in un futuro fosco, dopo essere "naufragati" sulla vecchia e a loro sconosciuta Terra, devono trovare il modo di tornare sul pianeta su cui si sono rifugiati gli uomini dopo la distruzione del loro pianeta. Ancora una fantascienza postapocalittica quindi, ancora un esilio in massa della popolazione terrestre su un altro pianeta, ancora un incidente spaziale che costringe al ritorno sulla vecchia landa un manipolo di eroi (uno in questo caso e per di più adolescente così si fa presa anche sul pubblico teen).
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Missione "telefono casa" per Will Smith e figlio che in un futuro fosco, dopo essere "naufragati" sulla vecchia e a loro sconosciuta Terra, devono trovare il modo di tornare sul pianeta su cui si sono rifugiati gli uomini dopo la distruzione del loro pianeta. Ancora una fantascienza postapocalittica quindi, ancora un esilio in massa della popolazione terrestre su un altro pianeta, ancora un incidente spaziale che costringe al ritorno sulla vecchia landa un manipolo di eroi (uno in questo caso e per di più adolescente così si fa presa anche sul pubblico teen). Possibile che la fantascienza ormai non sappia proporci altro che stereotipi ormai imparati a memoria da numerose generazioni? E poco conta che qui si infarcisca l'avventura di rapporti padri figli da ricucire, di sensi di colpa e responsabilità, di affetti, memorie e chi più ne ha più ne metta, ciò che resta al fondo di un film tutto sommato piacevole intendiamoci, ben diretto con scenari magnifici e un giovane protagonista inquieto e malinconico al punto giusto, ciò che resta dicevamo è il senso di già visto, già ascoltato, già assimilato. La trama come accennato è lineare, semplicissima, il generale dei ranger Cypher Raige è un eroe incontrastato, capace di affrontare i mostruosi alieni Ursa senza emettere i ferormoni della paura, ed è alle soglie della pensione. Per un ultima missione decide di portare con sè il figlio Kitai con cui i rapporti sono pessimi, un po' perchè lui è un padre autoritario e Kitai il classico adolescente ribelle un po' perchè un passato - che conosceremo a mano a mano che la storia si dipana - li divide e li allontana sempre più. Durante il volo la navicella impatta un meteorite e precipita sulla terra, abbandonata anni prima e ridotta, ridotta si fa per dire, ad un paradiso lussureggiante di foreste incontaminate e paesaggi da togliere il fiato. Nell'impatto sopravvivono solo Cypher e il figlio - fortuna familiare si potrebbe dire! - e forse uno dei terribili Ursa che era imprigionato a bordo ma non si trova più. Il contatto radio con la base è interrotto, Cypher è ferito e solo Kitai può raggiungere una montagna da cui far partire un messaggio di aiuto. E così il ragazzo parte, armato delle sue paure, dei sensi di colpa per la morte della sorella tanti anni prima, della voglia di riscattarsi agli occhi del padre - poco prima di partire era stato bocciato all'esame per diventare ranger - e dovrà affrontare animali selvaggi - proprio come papà Smith in "Io sono leggenda", la mancanza di ossigeno, la solitudine - il contatto radio con il padre si interrompe quasi subito - e il terribile Ursa sopravvissuto anche lui all'impatto. Nell'ottocento una storia del genere si sarebbe definito "racconto di formazione" e a ben vedere Kitai fa proprio quel percorso che tutti i giovani fanno, e cioè maturare affrontando pericoli e difficoltà, ostacoli e paure anche se nella vita sono prove metaforiche e qui sono lotte corpo a corpo contro mostri feroci. Il sesto senso di Mister Shyamalan si è un po' perso per strada, l'originalità di questo film è davvero poca cosa, e al di là dei grandi effetti speciali e del sontuoso impianto scenico registico - luci, costumi, musiche - ma in un prodotto del genere non potrebbe essere altrimenti - la nota positiva sta nel fatto che ci sono ampi margini di intimismo recitativo fra un attacco di tigri, di aquile giganti e di Ursa inferociti, momenti di dialogo, di memoria e di riflessione che ingentiliscono un blockbuster professionale, tecnicamente impeccabile e con protagonisti simpatici - anche se Will papà Smith si limita a porgere la battuta al figlio e poco più - ma emozione, stupore e partecipazione restano fuori dalla sala. Sottotitolo ironico: "anche mio figlio è leggenda...".
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vincenzo iennaco
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giovedì 13 giugno 2013
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uno sci-fi tra paure ed emulazioni
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In un futuro dove la Terra è stata resa inabitabile da una serie di cataclismi, il genere umano si è trasferito sul pianeta Nova Prime. Il generale Cypher Raige è al comando dei Ranger, un corpo speciale che combatte i temibili Ursa, mostri alieni che, privi della vista, fiutano gli umani attraverso gli ormoni che emanano con la loro paura. Durante una missione a cui partecipa anche il figlio Kitai, cadetto dei Ranger, la loro astronave viene danneggiata da una tempesta di asteroidi e precipita sulla Terra. Cypher rimane immobilizzato a bordo a causa di una frattura alla gamba, mentre toccherà al giovane Kitai combattere con l'ambiente circostante e con le sue paure per la sopravvivenza di entrambi.
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In un futuro dove la Terra è stata resa inabitabile da una serie di cataclismi, il genere umano si è trasferito sul pianeta Nova Prime. Il generale Cypher Raige è al comando dei Ranger, un corpo speciale che combatte i temibili Ursa, mostri alieni che, privi della vista, fiutano gli umani attraverso gli ormoni che emanano con la loro paura. Durante una missione a cui partecipa anche il figlio Kitai, cadetto dei Ranger, la loro astronave viene danneggiata da una tempesta di asteroidi e precipita sulla Terra. Cypher rimane immobilizzato a bordo a causa di una frattura alla gamba, mentre toccherà al giovane Kitai combattere con l'ambiente circostante e con le sue paure per la sopravvivenza di entrambi.
Soggetto sci-fi scritto dagli stessi Smith, ma che appare un po' leggerino e monocorde nell'intreccio, appiattito in una staticità narrativa in cui il rapporto a distanza padre-figlio, mentore-allievo, eroe-emulo non contribuisce come propulsore della storia. Forse, sviluppato diversamente, con una maggior interazione tra i due protagonisti, il film avrebbe certo goduto di una maggior spinta emozionale. Spinta emozionale, per giunta, che non arriva neanche dal tessuto registico di Shyamalan, forse intrappolato in un progetto su commissione che non ha fatto del tutto suo.
Insomma, questo After Earth appare più come un vestito confezionato su misura per il giovane Jaden Smith, che come il Kitai del film non deve temere il giudizio e il peso emulatorio, ma andare avanti nella sua strada per l'ottenimento di una “spettralità” cinematografica degna del suo mentore e genitore. D'altronde, come dice il generale Cypher "la paura è solo una scelta".
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