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parieaa
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lunedì 10 marzo 2014
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fiaba per i grandi
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Guardando questo film ci si accorge subito che si sta guardando una sorta di fiaba per adulti, raccontata con maestria e capace di evocare nello spettatore grande allegria e grande tristezza allo stesso tempo. Il racconto di patel adulto della sua infanzia prima del naufragio è bellissimo e simpaticissimo, ma diventa ancora più bello dall'affondamento della nave in poi, raggiungendo picchi narrativi, visivi e metaforici che non mi aspettavo. Il cast tutto è perfetto, e il giovane Pi è stato sorprendente. Inutile sottolineare gli effetti speciali che, nonostante non siano tra i migliori in assoluto, servono il film alla perfezione, fungendo da specchio all'animo del protagonista di volta in volta.
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Guardando questo film ci si accorge subito che si sta guardando una sorta di fiaba per adulti, raccontata con maestria e capace di evocare nello spettatore grande allegria e grande tristezza allo stesso tempo. Il racconto di patel adulto della sua infanzia prima del naufragio è bellissimo e simpaticissimo, ma diventa ancora più bello dall'affondamento della nave in poi, raggiungendo picchi narrativi, visivi e metaforici che non mi aspettavo. Il cast tutto è perfetto, e il giovane Pi è stato sorprendente. Inutile sottolineare gli effetti speciali che, nonostante non siano tra i migliori in assoluto, servono il film alla perfezione, fungendo da specchio all'animo del protagonista di volta in volta. Molto bello e struggente anche il finale, che ci insegna a non mollare mai, e che, a volte, una piccola bugia è meglio di un'atroce verità. Gran bel film.
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dino 88
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lunedì 3 marzo 2014
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ang lee stavolta ha fatto centro
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Ang lee, dopo la delusione di hulk 2003 si è pienamente riscattato con questo film, tratto dal romanzo di yann martell questo film sin dall'inizio mi è piaciuto, per la sua storia è anche per il rapporto tra il protagonista è richard parker la tigre, non si può non amare sto film ed anche il suo messaggio, che dice che l'uomo , l'animale e la natura sono fatti per essere amici e così dovrebbe essere, per concludere il premio per miglior regia ang lee te lo meriti.
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davide chiappetta
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domenica 2 marzo 2014
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l'acqua grande protagonista
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La grande protagonista della pellicola sulla quale si sviluppa gran parte della vicenda, e questo è evidente non solo nel corpo vivo della storia, ma già dopo i titoli di testa, è l'acqua, nella quale Pi riflette sulla sua vita passata spera in un futuro e combatte contro la 'bestia' che è dentro di lui.
Ho visto molte analogie con il 'Racconto di Arthur Gordon Pym' e il film 'Vita di Pi' a partire dallo stesso titolo. La figura del cuoco disumano (una parte fugace per Gérard Depardieu, che secondo me è molto breve, visto che poi sarà il motore della 'vicenda secondaria') rimanda al racconto di Poe, che non si limiterà alla carne animale.
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La grande protagonista della pellicola sulla quale si sviluppa gran parte della vicenda, e questo è evidente non solo nel corpo vivo della storia, ma già dopo i titoli di testa, è l'acqua, nella quale Pi riflette sulla sua vita passata spera in un futuro e combatte contro la 'bestia' che è dentro di lui.
Ho visto molte analogie con il 'Racconto di Arthur Gordon Pym' e il film 'Vita di Pi' a partire dallo stesso titolo. La figura del cuoco disumano (una parte fugace per Gérard Depardieu, che secondo me è molto breve, visto che poi sarà il motore della 'vicenda secondaria') rimanda al racconto di Poe, che non si limiterà alla carne animale. Anche il nome dell’adolescente, Pi, sembra riecheggiare il personaggio edgariano Pym. Se vogliamo fare altre analogie nel romanzo di Poe, c'è Richard Parker un marinaio che giusto per cambiare è anche il nome della tigre in questo film di Lee, che nel racconto viene ucciso e poi mangiato; Pym in seguito stremato approda su un isola non segnata sulle carte; questa si rivela abitata da una misteriosa popolazione di indigeni tutti neri e dai denti neri, terrorizzati da qualsiasi oggetto di colore bianco, i quali all'apparenza pacifici, si scoprirà essere capaci di spaventose crudeltà; infatti stermineranno l'intero equipaggio della nave, ad eccezione di Pym e il suo amico.
Inoltre ho visto anche molte similitudini con alcuni aspetti della vita di Gesù almeno quelli più sofferti: il protagonista Pi (ultimamente alcuni autori hanno accostato il valore infinito del Pi greco all'eternità di Dio, tant'è vero che nel film 'Il teorema del delirio' Aronofsky va oltre, al limite del ridicolo, sulle vere possibilità offerte da questo numero periodico) interpretato da un bravissimo Suraj Sharma, compie un viaggio nella sofferenza dentro il cuore di tenebra, ma tramite la sua fede potrà scoprire se stesso e rinascere a nuova vita sia in senso spirituale che letterale, simbolicamente rappresentato nell'approdo su terra ferma, tra esseri umani simili a lui, come commenta lo stesso protagonista.
Restando in tema cristologico, durante la visione mi è anche sfiorato l'accostamento della tigre con il leone tentatore nel film scorsesiano 'L'ultima tentazione di Cristo', e come Lui sembra essere abbandonato solo al suo destino, tanto che in una scena sembra citare l'ultime grida che il divino fece poco prima di morire rivolte verso suo Padre, logicamente questa è una mia visione personale del film.
Allo spettatore è dato il compito di interpretare come meglio vuole la vicenda, in chiave religiosa, o quella più prettamente filosofica, oppure come la semplice storia di uno sfortunato ragazzo rimasto orfano in seguito ad un naufragio.
Devo dire che il regista Lee sembra più preoccupato a stupire il pubblico occidentale con impressionanti effetti speciali molto realistici, e non mettere lo stesso impegno su una sceneggiatura che almeno nella parte iniziale è senza odore ne colore, infatti giusto per citarne una, la storia d'amore tra Pi e la bella indiana viene troncata di netto, in seguito neanche un timido accenno, i stessi familiari di Pi sono descritti con superficialità, un padre che critica con modi di fare occidentali le scelte sincretiche-religiose del figlio, una madre molto religiosa e pia ma che obbedisce a ogni desiderio del marito ateo e razionalista, un fratello messo li solo per tappezzeria, e tutto questo fino alla tempesta che distrugge la nave che come se non bastasse avviene troppo repentinamente, in pochi secondi, troppo pochi per farci pienamente coinvolgere emotivamente nella vicenda, emozioni che fortunatamente poi scaturiranno per l'intervento dei magnifici effetti speciali, inoltre non vorrei tralasciare il finale, con la spiegazione di Pi che è scodellata senza allusioni, in maniera veloce e brutale davanti agli assicuratori e allo scrittore, che lascia intendere come il racconto vero sia quello piu crudo, mentre nel romanzo la sua perfetta ambiguità è anche la sua ragione d'essere racconto. Nonostante questi piccoli dettagli è un film visivamente straordinario che ha alzato un nuovo livello al genere in questione, difficilmente superabile almeno in questo periodo.
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eucleppiodeu
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lunedì 10 febbraio 2014
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da non vedere
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E' una ciofecazza alla Bolliwood, l'unica cosa bella sono le immagini dell'oceano illuminato da organismi luminescenti durante la notte.
"L'uomo dai pugni di ferro" è un capolavoro al confronto, seppur sia una defecata da cinema parocchiale
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istian gonny
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martedì 7 gennaio 2014
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toccante
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pur avendo un ritmo che di solito mi stufa questo film riesce a farti pensare e riflettere sulla vita... amo questo film per la regia e i paesaggi, cioè il mare... ang lee ha dato vita ad uno dei suoi film più belli. vincendo un oscar alla regia più che meritato... complimenti!!!
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stefano bruzzone
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martedì 31 dicembre 2013
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sopravvalutato
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tanto rumore per...quasi nulla, o meglio... poco. grandi effetti speciali, davvero grandiosi, ma emozioni quasi zero. 127 minuti a tratti noiosi di montaggi al computer e di un bravissimo ragazzino protagonista di questa avventura di naufrago, ma manca qualcosa. lo spettatore resta coinvolto solo dagli effetti speciali e non dalla storia in se stessa. anche il rapporto con la tigre (che forse è l'unica che emoziona in tutto il film..) è trattato in modo superficiale e anche il distacco fra i due, a mio avviso, andava reso più coinvolgente e non così realistico...in fondo parliamo di cinema, di finzione e come è assolutamente finta la storia, non si può sopravvivere a tutte quelle intemperie, potevano rendere più emozionante anche il finale che invece scivola via quasi senza lasciare traccia.
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tanto rumore per...quasi nulla, o meglio... poco. grandi effetti speciali, davvero grandiosi, ma emozioni quasi zero. 127 minuti a tratti noiosi di montaggi al computer e di un bravissimo ragazzino protagonista di questa avventura di naufrago, ma manca qualcosa. lo spettatore resta coinvolto solo dagli effetti speciali e non dalla storia in se stessa. anche il rapporto con la tigre (che forse è l'unica che emoziona in tutto il film..) è trattato in modo superficiale e anche il distacco fra i due, a mio avviso, andava reso più coinvolgente e non così realistico...in fondo parliamo di cinema, di finzione e come è assolutamente finta la storia, non si può sopravvivere a tutte quelle intemperie, potevano rendere più emozionante anche il finale che invece scivola via quasi senza lasciare traccia.
Voto: 6,5
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[+] bellissimo
(di fabio 88)
[ - ] bellissimo
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germon
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domenica 29 dicembre 2013
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vita di pi di ang lee [immaginare]
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Vita di Pi di Ang Lee [Immaginare]
Tutto può succedere nel mondo immaginato da un ragazzo posseduto da vivace intelligenza e fertile fantasia; una genialità che anima la sua storia già straordinaria (vivere in uno zoo) fino a trasformarla in una favola con morale.
Vita di Pi (diretto da Ang Lee, 2012) non è una storia vera, neppure verosimile e siccome è una favola tutto è possibile. Cercare qualche aderenza alla realtà, nella vicenda del giovane Pi, è una forzatura che può ridurre il senso di tutta la vicenda (incredibile) e il suo significato.
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Vita di Pi di Ang Lee [Immaginare]
Tutto può succedere nel mondo immaginato da un ragazzo posseduto da vivace intelligenza e fertile fantasia; una genialità che anima la sua storia già straordinaria (vivere in uno zoo) fino a trasformarla in una favola con morale.
Vita di Pi (diretto da Ang Lee, 2012) non è una storia vera, neppure verosimile e siccome è una favola tutto è possibile. Cercare qualche aderenza alla realtà, nella vicenda del giovane Pi, è una forzatura che può ridurre il senso di tutta la vicenda (incredibile) e il suo significato.
Tratto dal libro di Yann Martell (edizione Piemme, 2003) Vita di Pi è il lungo racconto di una brevissima vita: quella di un ragazzo, figlio del proprietario di uno zoo in India, che cerca Dio. Lo trova nell’induismo, nell’Islam e nel cattolicesimo e lo mischia con l’intelligenza di un neanche adolescente, molto curioso.
Il padre (razionalmente) cercherà di sottoporre il dubbio che non si possano seguire tre religioni contemporaneamente, ma per il giovane Pi ciò appare una questione più pratica che teologica. Da Dio (non importa quale) tutto dipende e con tale certezza Pi s’imbarca con la famiglia verso il Canada, animali appresso con l’intento di venderli agli zoo americani.
Dio, incomprensibilmente per Pi, manda un diluvio e il mercantile (arca?) s’inabissa risucchiando tutti: uomini e animali. Tranne una zebra, un orango, una iena e una tigre; ovviamente si salva anche Pi.
Qui inizia la seconda parte della storia tutta di mare e lunga (così si racconta) 225 giorni. La convivenza del gruppetto è breve: la tigre si mangia tutti gli animali e per Pi inizia una vera e propria lotta fisica e psicologica per la sopravvivenza. Ma Pi – “a differenza della tigre” -ha un’anima e la lotta con Dio (che tutto si sta prendendo) non è meno dura di quella con il famelico felino.
Le due vittime, costrette a convivere su una scialuppa giorno e notte ed a procurarsi il cibo nell’oceano finiranno con accettarsi anche se non proprio a comprendersi.
La narrazione del film (quattro Oscar e numerosissimi premi) è complessa e non priva di incongruenze (nei primi giorni di navigazione la tigre non si vede e sembra nascosta sotto un telo che Pi neppure scosta; il cibo di riserva viene scoperto dopo qualche tempo…; compaiono aggeggi tipici dei naufragi di incerta provenienza…), ma nelle favole non si cercano spiegazioni plausibili.
Dunque: ciò che avviene è perché deve avvenire e l’uomo (così pensa il ragazzo) può solo dimostrare di essere in grado di superare ogni prova. La tigre è Dio?
Stupendamente girato da Ang Lee (12 film in elenco; tra i più noti: Mangiare bere uomo donna, 1994; Ragione e sentimento, 1995; Tempesta di ghiaccio, 1997; La tigre e il dragone, 2000; I segreti di Brokeback Mountain, 2005; Lussuria, 2007) Vita di Pi è anche una favola per gli occhi e tutto si configura (tempeste, calme piatte, pesci, stelle, luna e sole) nella creazione (cinematografica) di un mondo accattivante e ostile, violento e sereno, orrendo e bellissimo.
Vita di Pi ha una terza parte che s’incastra e sostiene le altre due:è il racconto che Pi adulto fa a uno scrittore (altra incongruenza: perché aspetta vent’anni per raccontare la sua avventura?) e mentre la storia avanza verso il finale il narratore Pi si rende conto che “immaginare” troppo rischia di non far capire; che i pensieri possono modellare una realtà inesistente; che la tigre-dio forse si può non comprendere, ma si può addomesticare. E questa è la morale.
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luigi chierico
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sabato 28 dicembre 2013
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in una quarta dimensione....
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Suraj Sharma è un intraprendente bambino indiano che di tutto vuol sapere, si interroga sulla religione, sulle sue fonti che conducono tutte ad una Unità, che sia Budda, Halla, Dio. Il suo istinto lo porta a sfidare una tigre del Bengala, a cui è stato dato il nome di Richard Parker. Cambia il suo nome in Pi. Un giorno entra in una chiesa, ne rimane folgorato e chiede ai suoi genitori di ricevere il battesimo. Un giorno in classe riempie una lavagna del suo nome Pi.
La famiglia, che ha uno zoo, deve lasciare l’India ed attraversare l’oceano, ma il mare che doveva servire a raggiungere il benessere ed una vita migliore, è invece portatore di dolore, di distruzione e di morte.
Pi si ritrova su un barca a dover affrontare il resto del suo viaggio, della sua vita.
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Suraj Sharma è un intraprendente bambino indiano che di tutto vuol sapere, si interroga sulla religione, sulle sue fonti che conducono tutte ad una Unità, che sia Budda, Halla, Dio. Il suo istinto lo porta a sfidare una tigre del Bengala, a cui è stato dato il nome di Richard Parker. Cambia il suo nome in Pi. Un giorno entra in una chiesa, ne rimane folgorato e chiede ai suoi genitori di ricevere il battesimo. Un giorno in classe riempie una lavagna del suo nome Pi.
La famiglia, che ha uno zoo, deve lasciare l’India ed attraversare l’oceano, ma il mare che doveva servire a raggiungere il benessere ed una vita migliore, è invece portatore di dolore, di distruzione e di morte.
Pi si ritrova su un barca a dover affrontare il resto del suo viaggio, della sua vita.
Ma si accorge di non essere solo, sulla barca si sono salvate quattro bestie: una zebra, un orango, una iena e la tigre di nome Richard Parker.
Il giovane naufrago dovrà far fronte alle esigenze e natura di queste bestie; gli uomini sono “ homo homini lupus” le bestie lo sono per fame, tuttavia di solito conservano il rispetto per la vita dei loro simili.
Se da una parte la zebra è mite e l’orango femmina ha il senso della difesa che è propria di chi ha conosciuto la maternità, dall’altra c’è la iena portatrice di morte, simbolo della cattiveria e della malvagità, infine la tigre, feroce e fiera di essere tale.
La iena ucciderà la zebra e l’orango finché non sarà uccisa da Pi, che dovrà continuare a convivere proprio con la tigre.
Non importa raccontare il resto dell’avventura che fa parte della storia, della trama del film.
Lo spettacolo offerto è grandioso, le scene spettacolari, i momenti drammatici coinvolgenti.
Manca la suspense perché il regista ha preferito far raccontare la vicenda proprio dal protagonista.
Lo scopo del film è invece molto profondo e tutto è ricco di allegoria e metafora con un preciso scopo, dimostrare, al di là di tutto, l’esistenza di Dio.
Direi che anche il nome che Suraj Sharma si è dato altro non è che un numero fisso, il 3,14 unico che consente all’uomo di conoscere di un cerchio la lunghezza della sua circonferenza e la sua area.
Sembra un numero magico, invece frutto della ragione.
Il nome che si è dato è un presagio, Surai riuscirà a trovare Dio e a provarne la Sua esistenza.
Il film è il conflitto tra fede e ragione, il trascendente e l’immanente, l’ istinto e la logica, tra l’azione ed il pensiero per la conquista della verità che va oltre il male, oltre il dolore, oltre la sventurata sorte; la verità a cui si giunge è Dio che non è solo fede, ma anche ragione e logica.
( Consiglierei di leggere “Perché credo in Colui che ha fatto il mondo” di A. Zichichi ).
Così un bellissimo film di fantasia e d’avventura è pieno di messaggi, non ultimo quello di trovare solo e sempre nella parola, nel dialogo la soluzione di tutti i problemi che affliggono l’uomo e i popoli; non è nella forza ma nella capacità di convincimento che bisogna trovare la soluzione alla convivenza.
Lasciamo che la tigre che è in noi non prenda mai il sopravvento ma dominiamola perché invece che portarci all’autodistruzione ci porterà alla salvezza.
Chigi
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[+] ...si ma la barca è troppo stretta..
(di oscar rumolo)
[ - ] ...si ma la barca è troppo stretta..
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basezio
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venerdì 27 dicembre 2013
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che bella sorpresa!
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non sempre mi capita di rimanere senza parole e attendere che tutti i titoli di coda scorrano fino alla fine e, una volta terminati, dire " che peccato , è veramente finito". E' un film che entra nel nostro profondo ma non tanto nei nostri sentimenti, nei nostri affetti o nei nostri legami con la natura e con la religione per quanto essi possano essere profondi, no , questo film entra più giù, entra nella tigre che c'è in noi, ci riporta agli albori di quella coscienza che ha richiesto migliaia e migliaia di anni di filogenesi perchè potesse emergere dall' acqua, grande dispensatrice di vita ( e di morte).
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non sempre mi capita di rimanere senza parole e attendere che tutti i titoli di coda scorrano fino alla fine e, una volta terminati, dire " che peccato , è veramente finito". E' un film che entra nel nostro profondo ma non tanto nei nostri sentimenti, nei nostri affetti o nei nostri legami con la natura e con la religione per quanto essi possano essere profondi, no , questo film entra più giù, entra nella tigre che c'è in noi, ci riporta agli albori di quella coscienza che ha richiesto migliaia e migliaia di anni di filogenesi perchè potesse emergere dall' acqua, grande dispensatrice di vita ( e di morte).
Il grande rito di iniziazione di Pi è quello che tutti noi abbiamo percorso, è scritto nei filamenti del nostro dna. Ma della nostra filogenesi noi siamo all'oscuro; la iena , la scimmia , la zebra che sono in noi preferiamo vederli come animali che non come esseri umani: preferiamo, come lo scrittore, il primo racconto, Pi ci dice che anche a Dio piace di più il primo: forse perchèdobbiamo sempre tenere bene a mente da dove arriviamo per cercare quantomeno di capire dove stiamo andando. Pi in questo suo viaggio certamente non sa dove sta andanto ma forse ha capito da dove arriva. " E' grazie alla paura che la tigre mi incuteva e alla necessità di nutrirla che sono riuscito a mantenermi lucido e quindi vivo". C'è un momento in cui può liberarsi della tigre ma non lo fa: è il momento cruciale, è il momento della presa di coscienza, è il momento del passaggio da una fase puramente istintuale come bisogno di sopravvivere alla fase di accettazione , integrazione e presa di coscienza della propria istintualità. E' in fondo anche l'accettazione dell'altro come essere vivente e non più parte di sè. Da quel momento Pi e Parker possono convivere (ma non è facile)
E' sempre difficile accettare da dove veniamo, è difficile accettare la tigre che c'è in noi: il grande rammarico di Pi è la mancanza di uno sguardo da parte di Parker al momento del commiato: ma la tigre è una tigre e risponde ad una necessità di un ordine superiore a quello umano, PI stesso è una necessità come lo sono tutti gli esseri umani e non. A quale ordine superiore appartenga Pi non lo sa con certezza: questa incertezza non gli impedisce però di porsi al suo servizio e di essere pronto ad accettare tutto ciò che la vita gli riserva.
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gullyfor97
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mercoledì 25 dicembre 2013
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commovente
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Film veramente bello. Attore protagonista veramente bravo ed effetti speciali favolosi!
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