Il fondamentalista riluttante

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Un film di Mira Nair. Con Riz Ahmed, Kate Hudson, Liev Schreiber, Kiefer Sutherland, Om Puri.
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Titolo originale The Reluctant Fundamentalist. Thriller, durata 130 min. - USA, Gran Bretagna, Qatar 2012. - Eagle Pictures uscita giovedì 13 giugno 2013. MYMONETRO Il fondamentalista riluttante * * 1/2 - - valutazione media: 2,88 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Dal pakistan a Wall Street un top manager in balia dello scontro di civiltà

di Paolo D'Agostini La Repubblica

La metafora che offre la chiave di interpretazione è quella sui giannizzeri, spiegata a Changez Khan dall'editore di Istanbul che il protagonista è stato inviato a liquidare per scarsità di profitti. Lei sa chi erano i giannizzeri? Gli chiede questo fine intellettuale dagli impeccabili modi levantini e dalla piega amara e sprezzante. No, Changez non lo sa. Erano i perfetti soldati del sultano ottomano, bambini rapiti prima dei dieci anni nei territori cristiani dell'impero e allevati al tradimento e all'obbedienza come perfette macchine. Oggi, conclude la spiegazione, il giannizzero è lei. È qui che Changez comincia a vedersi in un modo nuovo e a trarne le conclusioni. Il romanzo breve del pakistano Mohsin Hamid, uscito nel 2007 (Einaudi), è ora il film dell'indiana Mira Nair Il fondamentalista riluttante. Il racconto inizia dalla fine, dall'appuntamento tra il giovane ma già molto autorevole professore universitario Changez vestito in abiti tradizionali, e il presunto giornalista americano che gli ha chiesto un'intervista all'indomani del rapimento a Lahore di un cittadino Usa (superiore di Changez all'università, studioso e filantropo, ma anche lui presunto), e poi via via riavvolge il nastro per spiegarci la storia di Changez. Figlio di un poeta e appartenente a una famiglia che non ha vita facile nel rifiutare i manicheismi che sempre più reclamano cieca fedeltà, il ragazzo si rivela precocemente dotato e ambizioso. Tanto da essere ammesso a studi newyorkesi d'eccellenza e da trovare ancora giovanissimo un posto di prima fila come analista finanziario in un'importantissima società americana. Portato in palmo di mano dal capo che riconosce in lui grinta e stoffa eccezionali, introdotto nella casa del supercapo con la nipote del quale (un'artista che sta elaborando il lutto dopo aver provocato la morte del precedente boyfriend alla guida dell'auto) nasce un amore, Changez è a vent'anni già in vetta. Perfettamente mimetizzato da appartenente alla nuova patria e alla categoria dei top manager, gira il mondo e "analizza" senza pietà come richiesto. Brillantissimo esecutore nel nome di un solo comandamento: i margini di profitto. Ma incombe l'11 settembre 2001. All'indomani della strage Changez si vede esposto al sospetto e progressivamente spogliato del suo status, ingiustificatamente umiliato. Reagisce con orgoglio esibendo la propria origine anche nei segnali più esteriori - si fa crescere la barba - ma la decisione di abbandonare tutto e fare ritorno a casa si accompagnerà al rifiuto della richiesta di arruolamento che gli rivolge un capo dell'estremismo islamista. Pur tentato, per rabbia o per delusione, Changez si arresta di fronte a una parola e a un concetto: "fondamentalismo". Perché vi vede il rovescio speculare della stessa "religione" - quella che si appella ai "fondamentali" della finanza - che ha appena rifiutata sacrificando tutto. Ma tutto questo travaglio il suo "intervistatore" non lo sa, non lo capisce. Egli è in realtà convinto che ci sia Changez dietro il rapimento dell'americano. Che, come lui, è un agente coperto. E il loro colloquio si avvia così al drammatico, inutilmente sanguinoso epilogo. È un film un po' appesantito dal didascalismo, e tuttavia possiede delle qualità. Non tanto di ordine estetico (la qualità della sceneggiatura lascia anzi a desiderare) quanto nel mettere sul tavolo complessità e ambiguità, coinvolgimenti emotivi e sfumature, che mobilitazione e propaganda dello "scontro di civiltà" hanno messo in ombra in nome delle semplificazioni prioritarie.
Da La Repubblica, 13 giugno 2013


di Paolo D'Agostini, 13 giugno 2013

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