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mguario
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lunedì 3 dicembre 2012
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un capolavoro
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Film dai tempi lunghi che accompagna fino alla fine lo spettatore in un'atmosfera di ingiustizia e di impotenza assoluta che una vicenda del genere puà generare.
Grandiose le interpretazioni del protagonista e della bambina. E' un film assolutamente da vedere al cinema in una serata uggiosa perchè si esce dalla sala con una rabbia addosso che solo la pioggia può togliere.
Capolavoro
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pressa catozzo
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domenica 2 dicembre 2012
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teddy bear
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Che dire? un film che non ti fa declutire. Orsacchiotti orsetti orsi e orchi. Ce ne è per tutti . I bambini non mentono mai? Forse si ma hanno una fervida immaginazione, il resto lo fanno gli adulti, cioe gli ORCHI sempre pronti a sbranare senza prima indagare o se non altro a riflettere. Loro non mentono mai. Sembra la storia controversa di Riano. Anche se assolti gli resterà addosso il pelo dell'orco. Lo sto consigliando a tutti i miei conoscenti che operano con bambini. Ribadisco ....molto ma molto ben fatto merita rispetto per l'ecuilibrio tenuto durante la narrazione di questa storia inquitenta che ci deve far riflettere sempre. Lo sparo finale è la prova che non importa quello che ne è uscito dalle indagini o dalla decisione dei giudici , anche se assolto resta colpevole.
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Che dire? un film che non ti fa declutire. Orsacchiotti orsetti orsi e orchi. Ce ne è per tutti . I bambini non mentono mai? Forse si ma hanno una fervida immaginazione, il resto lo fanno gli adulti, cioe gli ORCHI sempre pronti a sbranare senza prima indagare o se non altro a riflettere. Loro non mentono mai. Sembra la storia controversa di Riano. Anche se assolti gli resterà addosso il pelo dell'orco. Lo sto consigliando a tutti i miei conoscenti che operano con bambini. Ribadisco ....molto ma molto ben fatto merita rispetto per l'ecuilibrio tenuto durante la narrazione di questa storia inquitenta che ci deve far riflettere sempre. Lo sparo finale è la prova che non importa quello che ne è uscito dalle indagini o dalla decisione dei giudici , anche se assolto resta colpevole.
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ennas
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domenica 2 dicembre 2012
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cacciatori di teste e bugie
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L’inizio del film ci mostra un gruppo di amici che si sfida ad un tuffo fuori stagione : un dettaglio nordico in una storia che tocca le persone di ogni latitudine.
Si staglia da subito il profilo del protagonista: è colui che si tuffa ad aiutare l’amico in difficoltà.
Lucas è un maestro d’asilo per necessità, la scuola dove lavorava ha chiuso e non gli mancano altri guai: un divorzio con relativo tira e molla del figlio di cui ha molta nostalgia.
Sembra che le cose per Lucas si stiano appianando - un nuovo amore , l’arrivo del figlio- quando prende corpo la vicenda che demolirà il suo mondo rischiando di mandare lui stesso in frantumi.
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L’inizio del film ci mostra un gruppo di amici che si sfida ad un tuffo fuori stagione : un dettaglio nordico in una storia che tocca le persone di ogni latitudine.
Si staglia da subito il profilo del protagonista: è colui che si tuffa ad aiutare l’amico in difficoltà.
Lucas è un maestro d’asilo per necessità, la scuola dove lavorava ha chiuso e non gli mancano altri guai: un divorzio con relativo tira e molla del figlio di cui ha molta nostalgia.
Sembra che le cose per Lucas si stiano appianando - un nuovo amore , l’arrivo del figlio- quando prende corpo la vicenda che demolirà il suo mondo rischiando di mandare lui stesso in frantumi. Come emerge dal tessuto apparentemente omogeneo di una comunità, la figura perturbante del “mostro” ?. Il regista con grande maestria ci mostra questo processo, con un cast di attori eccezionale: meritatissima la palma d’oro del superbo protagonista affiancato da altri fantastici attori a partire dalla piccola Klara.
Nell’asilo dove Lucas lavora , la regia mette ulteriormente a fuoco le sue caratteristiche: Lucas ha con i bambini un rapporto immediato di “ fisicità spontanea” che ne fa il loro beniamino: Questo dettaglio mi è parso molto importante rispetto all’economia della vicenda : in questi tempi terrorizzanti di pedofilia vera e falsa, dopo fatti di cronaca tristemente noti, quanti insegnanti , quante persone hanno eretto intorno ai gesti diretti ai bambini dei veri e propri tabù? Forse tanti, evitando di esprimere con il corpo impulsi affettivi e di calore umano. Questa è una perdita per tutti, a prescindere da vere esecrabili vicende di abusi.
La piccola Klara, colpita dal suo maestro di cui vorrebbe tutta l’attenzione, delusa nelle sue aspettative, pronuncia la bugia enorme che metterà in moto la reazione degli adulti. Nel farlo ripete parole udite dal fratello: lo ha visto eccitato pronunciarle con in mano foto pornografiche.
“ I bambini non mentono mai” dice la preside, un falso vecchio luogo comune: la bugia nei bambini è spesso modalità di facile affermazione di sè. Ecco quindi all’opera il meccanismo di costruzione del mostro: non un sospetto ma una certezza senza fondamento dilaga nella comunità messa al corrente dalla preside. Persino “l’esperto” convocato per accertare, mette in bocca alla
bimba, in un interrogatorio penoso , le prove che ci si aspetta. Questa bolla condivisa, evitando agli adulti troppe domande su se stessi e sul loro rapporto con i propri figli, scatena una violenza gratuita e feroce contro Lucas, come la caccia al cervo che da il titolo originale al film. Non risparmia nemmeno il figlio: essendo convinto dell’innocenza del padre viene marchiato a fuoco anch’esso dal livore scatenato nella comunità.
Splendidi gli esterni del film che insieme al ritmo serrato degli avvenimenti tengono concentrato lo spettatore dall’inizio alla fine: il cinema da maestri è veramente l’atre più espressiva del nostro tempo.
Geniale anche il finale a sorpresa, dopo le “pacificazioni” - la messa di Natale, l’ingresso del figlio nella comunità dei “cacciatori”- lo sparo mancato ci sveglia dalle cortesie rituali: il “mostro” rimane sempre tale nell’immaginario dei “cacciatori”? - “Se dobbiamo cambiare opinione su una persona gli faremo pagare duramente il disagio che ci procura “ questo lo diceva un vecchio filosofo.
“Il sospetto”( il titolo originale “la caccia” sarebbe stato secondo me più azzecato) mi sembra un film da non perdere, un pezzo d’autore di grande cinema.
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giulio vivoli
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sabato 1 dicembre 2012
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il sospetto di un gran film
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Più che il sospetto, una certezza: un gran film dalle notevoli ambivalenze e dalle mille sfumature, duro, spietato, amaro e nello stesso tempo umano, dolce, commuovente. Ambientato in un tranquillo paese della provincia danese, racconta la vicenda di un uomo onesto e mite accusato ingiustamente di pedofilia e messo ai margini della comunità; riuscirà faticosamente a riscattare la sua reputazione, con suspence finale..
Vinterberg ritorna dopo molti anni sul tema scottante che fu già di Festen e rinnova la narrazione asciutta e lo stile essenziale tipico del cinema Dogma 95 e del maestro Lars Von Trier. Non e' facile mettere insieme il mondo dei bambini e quello degli adulti in un evento così devastante per l'individuo e per la collettività senza mai trascendere i toni: il regista resta e fa restare lucidi e composti tutti i personaggi della vicenda, facendoli recitare in modo spontaneo ma rigoroso, in perfetta armonia con l'estetica comportamentale nord europea.
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Più che il sospetto, una certezza: un gran film dalle notevoli ambivalenze e dalle mille sfumature, duro, spietato, amaro e nello stesso tempo umano, dolce, commuovente. Ambientato in un tranquillo paese della provincia danese, racconta la vicenda di un uomo onesto e mite accusato ingiustamente di pedofilia e messo ai margini della comunità; riuscirà faticosamente a riscattare la sua reputazione, con suspence finale..
Vinterberg ritorna dopo molti anni sul tema scottante che fu già di Festen e rinnova la narrazione asciutta e lo stile essenziale tipico del cinema Dogma 95 e del maestro Lars Von Trier. Non e' facile mettere insieme il mondo dei bambini e quello degli adulti in un evento così devastante per l'individuo e per la collettività senza mai trascendere i toni: il regista resta e fa restare lucidi e composti tutti i personaggi della vicenda, facendoli recitare in modo spontaneo ma rigoroso, in perfetta armonia con l'estetica comportamentale nord europea.
Tutto ruota sul tema della suggestione collettiva che, alimentata dall' atroce sospetto della direttrice dell'asilo,trasforma un gioioso maestro nel mostro del paese, azzerando in un giorno i valori di reputazione, amicizia e rispettabilità costruiti in mezza vita. Improvvisamente quest'uomo si ritrova senza piu' nulla nella sua più totale ingenuità e incredulità, che è anche la sua forza che gli permette di non sprofondare nel baratro dell'isolamento e dell'umiliazione.
La situazione è resa ancora più crudele dalla circostanza che tutto nasce dalla fantasia di una bambina figlia del suo più caro amico, la quale inventa l'episodio della molestia un po' per gioco un po' per vendetta, quasi a significare che la crudelta' degli adulti nasce nell'età dell'innocenza.
Anche grazie alle inquadrature in primo piano dritte negli occhi, che rendono espressiva la recitazione in particolare della bambina protagonista e all'uso delle riprese a spalla, che conferiscono ancora più realismo alle scene, lo spettatore ha la sensazione di trovarsi tra i personaggi e inevitabilmente conteso tra le ragioni del povero perseguitato e la pietà per la bambina, entrambi vittime dell'ipocrisia, dei pregiudizi e delle paure sociali verso l'ignoto (nel film è la molestia), che in questo caso neppure esiste nella realtà.
La conclusione di Vintenberg e' che il tempo guarisce la ferita ma la cicatrice resta; che la macchia si può pulire, ma resterà sempre un' ombra nel tessuto di una società chiusa nella difesa delle sue certezze, anche quando sbagliate: la scena con cui si chiude il film con lo sguardo angosciato dell'uomo riabilitato, lascia questo inquietante verdetto.
E Il Sospetto resta dentro di noi anche il giorno dopo.
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lo stopper
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venerdì 30 novembre 2012
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una frase puo' spezzare una vita
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I bambini dicono spesso la verita’, ma non sempre. E allora la vita di un uomo puo’ venire quasi spezzata da una frase che una bimba dagli occhi azzurri dice alla direttrice dell’asilo, una frase che la bambina pronuncia per “vendetta” dopo aver subito un minuscolo rimprovero. La piccola Clara parla di “un pisellino puntato verso il cielo” (ripetendo le parole del fratello adolescente ascoltate per caso) e l’accusato e’ Lucas, uomo educato e mite, che lavora come assistente nell’asilo di un paese del profondo nord europeo, che potrebbe trovarsi in una qualsiasi nazione scandinava o in Danimarca. La denuncia scatta nel giro di pochi giorni e quasi tutti gli abitanti del villaggio reagiscono nel peggiore dei modi alla notizia della presenza di un mostro nella comunita’, un mostro conosciuto da tutti, che avrebbe molestato la figlia del suo migliore amico, e anche altri bambini.
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I bambini dicono spesso la verita’, ma non sempre. E allora la vita di un uomo puo’ venire quasi spezzata da una frase che una bimba dagli occhi azzurri dice alla direttrice dell’asilo, una frase che la bambina pronuncia per “vendetta” dopo aver subito un minuscolo rimprovero. La piccola Clara parla di “un pisellino puntato verso il cielo” (ripetendo le parole del fratello adolescente ascoltate per caso) e l’accusato e’ Lucas, uomo educato e mite, che lavora come assistente nell’asilo di un paese del profondo nord europeo, che potrebbe trovarsi in una qualsiasi nazione scandinava o in Danimarca. La denuncia scatta nel giro di pochi giorni e quasi tutti gli abitanti del villaggio reagiscono nel peggiore dei modi alla notizia della presenza di un mostro nella comunita’, un mostro conosciuto da tutti, che avrebbe molestato la figlia del suo migliore amico, e anche altri bambini. Lucas viene emarginato e arrestato, e rischia di perdere l’affidamento del figlio adolescente che vorrebbe vivere con lui, invece che con la madre. Il giovane Marcus adora suo padre e sfida, anche fisicamente, l’intero paese in difesa del genitore, assolutamente sicuro della sua innocenza e pronto a battersi per porre fine a quella che considera un’assurda ingiustizia.
Lucas viene scarcerato perche’ ovviamente non esistono prove, e il primo a riavvicinarsi a lui sara’ proprio il padre della piccola Klara, Theo, suo amico d’infanzia, tormentato e diviso tra l’amore per la figlia e l’incapacita’ di credere sino in fondo alle accuse rivolte a Lucas. Il tempo che passa sembra poter stendere un sottile velo sull’orribile “sospetto”, ma le radici dell’odio non sono state del tutto estirpate...
Il film e’ girato in modo esemplare (per fortuna i tempi della camera a mano del movimento Dogma 95 sembrano superati) e gli attori forniscono una prova di straordinaria intensita’. Mads Mikkelsen e’ praticamente perfetto nel ruolo di Lucas: impacciato, mite, disperato, furioso, impotente di fronte ad una accusa assurda ma comunque devastante, che frantuma la vita come il piu’ terribile degli errori. A Thomas Bo Larsen - gia’ interprete di “Festen”, primo capolavoro di Thomas Vinterberg – basta invece il dolore dello sguardo vacuo per far intuire il tormento del suo personaggio, Theo. Si potrebbero invece definire inquietanti il viso e le espressioni della piccola Klara, interpretata da una eccezionale Annika Wedderkopp, vittima e carnefice di una situazione troppo complicata per la sua giovanissima eta’. Vorrei infine sottolineare l’ottimo livello del doppiaggio: visti molti film recenti, non e’ piu’ un elemento cosi’ scontato; quindi, complimenti al direttore Alessandro Rossi.
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olgadik
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giovedì 29 novembre 2012
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isteria collettiva
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Il film di Vinterberg, che fornisce qui la sua prova migliore, abbastanza autonoma dalle rigide regole di Dogma, non rinuncia con la sua indagine psicologica a forme più tradizionali del cinema nordico. Il racconto è soprattutto un invito a riflettere su come sia facile rovinare la vita di una persona con l’ombra del sospetto. Qualcosa di immateriale può diventare più pesante di un macigno e durare forse per sempre, come sembra dirci la scena finale. Lo sa bene il protagonista Lucas, maestro in un asilo, persona amichevole e dolce, naturalmente mite, che tratta con i piccoli mettendosi al loro livello, giocando con loro, sempre pronto all’amicizia. Tutti lo stimano, ma in particolare è ammirato da Klara, la bimba dei suoi migliori amici.
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Il film di Vinterberg, che fornisce qui la sua prova migliore, abbastanza autonoma dalle rigide regole di Dogma, non rinuncia con la sua indagine psicologica a forme più tradizionali del cinema nordico. Il racconto è soprattutto un invito a riflettere su come sia facile rovinare la vita di una persona con l’ombra del sospetto. Qualcosa di immateriale può diventare più pesante di un macigno e durare forse per sempre, come sembra dirci la scena finale. Lo sa bene il protagonista Lucas, maestro in un asilo, persona amichevole e dolce, naturalmente mite, che tratta con i piccoli mettendosi al loro livello, giocando con loro, sempre pronto all’amicizia. Tutti lo stimano, ma in particolare è ammirato da Klara, la bimba dei suoi migliori amici. La piccola, ovviamente senza rendersene conto, ne è quasi precocemente innamorata. Così, quando il maestro respinge un suo dono consistente in un cuoricino e le fa notare che non si baciano gli adulti sulla bocca, Klara, ferita nell’orgoglio, determina la rovina dell’insegnante. Racconta infatti alla direttrice che Lucas le ha mostrato le sue parti intime, come aveva visto in una foto porno che il fratello adolescente le aveva mostrato. In una parola: pedofilia. Parte a questo punto l’isterismo collettivo di un piccolissimo paese formato fino ad allora di amici che condividevano rituali e riunioni in allegria. L’escaletion è implacabile, dalle voci si passa alla violenza e di questa sarà vittima anche il cagnolino del maestro. Senza prove del misfatto, senza che l’accusato sappia in realtà di cosa sia incolpato, si crea un’atmosfera di caccia al capro espiatorio, a partire da due luoghi comuni eretti a verità assoluta: i bambini non mentono e il colpevole, anche se innocente e assolto dalla magistratura, non si libererà mai dal sospetto. Scaricare sentimenti innominabili, desideri ambigui, paure ancestrali su una vittima designata è evidentemente uno sport internazionale. Così anche la civilissima Danimarca preferisce non porsi tante domande sull’educazione dei propri figli, sul risvolto violento di alcuni passatempi (vedi caccia), sul significato di compensazione legato al consumo smodato di alcool o sul maschilismo presente in un paese che della parità ha fatto uno dei pilastri del vivere. Per non parlare della facile volgarizzazione psicanalitica applicata a quello che i bambini dicono o fanno, allo scopo di interpretarli come gli adulti vogliono. Così non di rado si rinuncia a vederli come individui autonomi, pensanti, portatori di bene o di malee esattamente come i loro genitori. Su questo penso si debba discutere dopo la visione del Sospetto. Mi è parsa infine particolarmente felice l’interpretazione di Mads Mikkelsen, nonché quella della piccola Klara con quel suo tic che le fa arricciare il nasino, aggiungendo una misteriosa ambiguità al visetto compunto. Toccante, pur nella retorica un po’ eccessiva delle sequenze precedenti, una delle ultime scene in, quella on cui il maestro e la piccola recuperano l’affettuosità iniziale suggellata,da un incolpevole abbraccio. Una scena simile, anche se in un contesto diversissimo, chiudeva un altro film recente, Monsieur Lazhard, anch’esso imperniato sul rapporto insegnante-allievo, ricco di implicazioni e sentimenti.
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minnie
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giovedì 29 novembre 2012
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fino in fondo, il dubbio
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Il film è magnifico d'accordo ma il finale spiazza non poco. Perché gli odiosi persecutori diventino tre anni dopo amici come prima, vuol dire che il vero colpevole è stato scoperto. sarà il fratello di Klara, colui che mostrava alla bimba video certo non adatti alla sua età e che è volutamnete ripreso con un aspetto sgradevole? E sarà lui il giovane che spara? O addirittura è Markus che ha scoperto qualcosa del padre che non gli è piaciuto, quando del resto l'uomo si riavvicina a una Klara che non sembra cresciuta dopo un triennio, come se niente fosse accaduto? E quindi, chi è davvero dall aparte del torto? Così il regista sarebbe pronto per un altro film! Ma se finora eravamo tutti con il maestro, cominciamo ad avere qualche dubbio.
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Il film è magnifico d'accordo ma il finale spiazza non poco. Perché gli odiosi persecutori diventino tre anni dopo amici come prima, vuol dire che il vero colpevole è stato scoperto. sarà il fratello di Klara, colui che mostrava alla bimba video certo non adatti alla sua età e che è volutamnete ripreso con un aspetto sgradevole? E sarà lui il giovane che spara? O addirittura è Markus che ha scoperto qualcosa del padre che non gli è piaciuto, quando del resto l'uomo si riavvicina a una Klara che non sembra cresciuta dopo un triennio, come se niente fosse accaduto? E quindi, chi è davvero dall aparte del torto? Così il regista sarebbe pronto per un altro film! Ma se finora eravamo tutti con il maestro, cominciamo ad avere qualche dubbio. Inoltre, perché la bambina non viene mai creduta quando dice di essersi inventata tutto? No, c'è un buco narrativo in quei tre anni che non mi è piaciuto per niente!
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zambo1977
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mercoledì 28 novembre 2012
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a
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decisamente sotto le aspettative
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eusebio abbondanza
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mercoledì 28 novembre 2012
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la caccia
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Il titolo originale è certamente più appropriato.
Un film importante, da vedere e da meditare.
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gabriele.vertullo
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martedì 27 novembre 2012
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soluzioni un pò forzate per un tema delicato
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Il Sospetto viaggia deliberatamente sui binari della contingenza e della riflessione, escludendo ogni interrogativo o incertezza. Dalle prime scene iniziali lo spettatore viene designato coscienziosamente quale unico e assoluto depositario della verità, poiché questo è un film che non si costruisce con i colpi di scena o con una tensione in crescendo, ma con un’analisi allargata sulla gestazione e sulle implicazioni che comporterebbe il male della pedofilia su un pacifico microcosmo cittadino. Abbiamo un’attenzione rigorosa sulla costruzione antropologica e psicologica del protagonista, e di tutta la società che lo circonda.
Il nucleo scatenante del succedersi delle vicende è la famiglia in tutte le sue variabili ed espressioni: Lucas (Mads Mikkelsen)è un uomo separato, insegnante d’asilo, che vive solo in una grande magione di campagna; Clara una bambina sensibile che assiste e subisce quotidianamente i litigi e le dimenticanze dei genitori; entrambi presentano rispettivamente la fisionomia del sospettabile e della vittima.
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Il Sospetto viaggia deliberatamente sui binari della contingenza e della riflessione, escludendo ogni interrogativo o incertezza. Dalle prime scene iniziali lo spettatore viene designato coscienziosamente quale unico e assoluto depositario della verità, poiché questo è un film che non si costruisce con i colpi di scena o con una tensione in crescendo, ma con un’analisi allargata sulla gestazione e sulle implicazioni che comporterebbe il male della pedofilia su un pacifico microcosmo cittadino. Abbiamo un’attenzione rigorosa sulla costruzione antropologica e psicologica del protagonista, e di tutta la società che lo circonda.
Il nucleo scatenante del succedersi delle vicende è la famiglia in tutte le sue variabili ed espressioni: Lucas (Mads Mikkelsen)è un uomo separato, insegnante d’asilo, che vive solo in una grande magione di campagna; Clara una bambina sensibile che assiste e subisce quotidianamente i litigi e le dimenticanze dei genitori; entrambi presentano rispettivamente la fisionomia del sospettabile e della vittima. Lo scenario di questa scabrosa vicenda è un sistema volubile e dissennato, in cui la semplice possibilità di una scossa altera irrimediabilmente gli equilibri costituiti, così che ingenuamente la soluzione più salvifica appare quella di stigmatizzare la fonte dei problemi. I pregiudizi e le menzogne prevalgono sulla fiducia e sull’amicizia, la paura offusca la ragione.
Un film che recentemente ha trattato la stessa tematica è stato Il Dubbio di John Patrick Shanley, ma le differenze tra le strutture delle due storie sono sostanziali: ne Il Dubbio la possibilità e l’incertezza si spalmano sull’intelaiatura del film e ne stabiliscono l’efficacia e la solidità narrativa, così che il partito dello spettatore oscilla con le prospettive dei personaggi, anche oltre il termine del racconto; ne Il Sospetto complessivamente ci sono certezze ben definite, inglobate nel personaggio di Lucas, coerente e omogeno nell’intero sviluppo, così che il pubblico assiste la vicenda con l’ottica dell’osservatore onnisciente, e la distanza con i personaggi è incolmabile.
La regia di Thomas Vinterberg si rivela decisamente altalenante, a un’introduzione e una presentazione convincente, lo sviluppo sente della difficoltà e della fragilità del tema, ripiegando in sequenze sforzate e innaturali, che inficiano sulla stabilità e credibilità della storia, ma conservando un preciso messaggio di fondo: l’eventualità di un peccato tanto gravoso genera un processo irreversibile di tensioni sottili ed inestricabili che connotano una realtà avvelenata e incancrenita, chiusa al dialogo e al chiarimento.
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