marco zuccaccia
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giovedì 8 novembre 2012
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un piccolo capolavoro incompiuto
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E’ una pellicola tratta dal romanzo omonimo di Nicolò Ammaniti, in cui lo stesso ha una significativa parte nella sceneggiatura. Il film diretto con maestria da Bernardo Bertolucci, è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes, dove ha riscosso numerosi consensi ed elogi.
Lorenzo è un quattordicenne schivo, che nasconde i suoi problemi nei rapporti verso il prossimo isolandosi dal mondo circostante. Ascolta musica sparata in cuffia e pone domande provocatorie ed irritanti a chi viene a contatto con lui. Attaccare è comunque un modo per difendersi. Quasi come un piccolo genio folle, modello A Beutiful Mind, acquista in maniera che ha del maniacale sette prodotti di tutto ciò che a lui piace ma che di salutistico ha ben poco: merendine, lattine di Coca Cola, crema di nocciole, ecc. Poi, si reca da un commerciante di animali ed acquista ciò che di più somigliante a lui riesce a scovare; una scatola di vetro con al suo interno un formicaio. Si chiude nello scantinato della propria palazzina, fingendo alla madre di essere in settimana bianca con la scuola. Contempla la bellezza del suo formicaio, mangia le sue schifezze, ascolta musica ed inizia a leggere un libro horror sui vampiri. Tutto scorre per il meglio, fino a quando a sconvolgere i suoi piani arriva Olivia (Tea Falco), la sorellastra venticinquenne nata da una precedente relazione del padre. Olivia è una ragazza che ha smarrito la sua strada per imboccare quella sbagliata dell’eroina. Ben presto, Lorenzo vivrà con i suoi occhi il male che provoca la droga vedendo la sorellastra cercare di disintossicarsi. Il film è accompagnato da una ottima fotografia. La scena di Lorenzo in autobus, che si reca in clinica dalla anziana nonna a prendere i sonniferi per attenuare i dolori di Olivia, è un chiaro omaggio agli scatti realizzati dal famoso fotografo Steve McCurry alla ragazza afgana dagli occhi verdi Sharbat Gula, che Lorenzo (Jacopo Olmo Antinori) ricorda in maniera quasi spudorata con il colore dei suoi occhi ed il cappuccio della giacca da sci a coprirgli la testa. Le musiche sono altrettanto belle, si tratta di successi internazionali epici. Quello che non è chiaro è il perché un quattordicenne che viene contestualizzato negli anni in cui viviamo da vari marchi: abbigliamento, snowboard, il nuovo formato sleek della Coca Cola uscito nel 2007, ecc. dovrebbe ascoltare musica che ha più del doppio dei suoi anni. Esistono musicisti, anche italiani, vedi Le luci della centrale elettrica (n.d.r.), che fanno del disagio giovanile e della solitudine il proprio marchio di fabbrica. Ottima l’idea di includere Ragazzo Solo, Ragazza Sola versione italiana di Space Oddity di David Bowie, testo di Mogol, che suona come un pezzo nuovo, ma che in realtà è una rarità incisa nel 1969 e cantata dal duo chiamato Computers. Non da Bowie stesso come molti credono (n.d.r.). Il finale è aperto, seppure pienamente concluso nel fermo immagine che chiude la scena. Nella storia esiste, a mio avviso, uno scambio non equo fra i personaggi di Lorenzo ed Olivia. I due si sono scambiati la promessa di cambiare: Lorenzo ha promesso di essere più socievole e solare, Olivia ha promesso una vita senza droga. Da un lato il formicaio di Lorenzo viene in qualche modo rotto da una colluttazione avvenuta con Olivia. Lorenzo vede la bellezza delle formiche vivere fuori da quel mondo di cristallo che era quel contenitore, lì decide di separarsi dai suoi insetti, accompagnandoli fuori dalla finestra verso la vera libertà. Si intuisce che in lui qualcosa è cambiato e che una volta uscito sarà più aperto verso la vita. Lorenzo ha ora una strada diritta da percorrere, non può fare più alcuna scelta. Olivia, viceversa, non ha la stessa condizione. Il viaggio di andata e ritorno che Lorenzo compie dallo scantinato alla clinica ha una durata superiore rispetto alla pazienza di Olivia. La ragazza inizia ad essere inquieta, ed inizia a truccarsi come per andare ad un appuntamento importante. Olivia prende il telefono in mano, il suo appuntamento è con uno spacciatore. La ragazza vedendo tornare Lorenzo, si pente del suo gesto e nasconde lo stupefacente in un pacchetto di sigarette. Nel momento in cui il tempo dei due ragazzi nel buio dello scantinato è concluso, Lorenzo suo malgrado mette Olivia di fronte ad un bivio. E’ lo stesso Lorenzo che darà ad Olivia il pacchetto di sigarette con la droga prima che i due si salutino. Tutto questo potrebbe far pensare allo spettatore che la storia non sia conclusa in realtà, e che dietro l’angolo ci sia in arrivo un sequel.
Nel complesso è un film godibilissimo e ben riuscito, che lascia lo spettatore soddisfatto. I due ottimi attori riescono con la loro interpretazione a legare situazioni che nel libro di Ammaniti, riprodotte dal film in maniera fedele, risultavano mancare di collante. Sono assenti, purtroppo, quei dettagli che ne avrebbero fatto un piccolo capolavoro
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elguapo
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mercoledì 7 novembre 2012
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la forma e il contenuto si fondono. "io e te".
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Da un breve quanto apparentemente banale romanzo di grande scrittore attuale quale e' Ammanniti ad un noioso e anacronstico film del mitico e trasgressivo Bertolucci. Film strano. Come strani sono i personaggi strane sono le scene. Estranea la trama, estraniante l atmosfera. Stronzate intellettuali o intellettualoidi ripescate e incollate insieme per realizzare un desiderio narcisista e onanista di un anziano in pensione costretto a restarsene a casa e vivere e a rileggere nostaligicamente le problematiche giovanili.
Non si vede l ora di uscire dalla sala cinematografica per respirare aria e cibarsi di cibo salutare. Film catartico. Ridicola ripescaggio della canzone tradotta in italiano del grande David Bowie! Se volete deprirmervi e perdere tempo andate a vede
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Da un breve quanto apparentemente banale romanzo di grande scrittore attuale quale e' Ammanniti ad un noioso e anacronstico film del mitico e trasgressivo Bertolucci. Film strano. Come strani sono i personaggi strane sono le scene. Estranea la trama, estraniante l atmosfera. Stronzate intellettuali o intellettualoidi ripescate e incollate insieme per realizzare un desiderio narcisista e onanista di un anziano in pensione costretto a restarsene a casa e vivere e a rileggere nostaligicamente le problematiche giovanili.
Non si vede l ora di uscire dalla sala cinematografica per respirare aria e cibarsi di cibo salutare. Film catartico. Ridicola ripescaggio della canzone tradotta in italiano del grande David Bowie! Se volete deprirmervi e perdere tempo andate a vederlo!
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tiziana mercurio
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martedì 6 novembre 2012
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ragazzo solo, ragazza sola
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Possono due giovani attori esordienti tenere viva l'attenzione, emozionare e coinvolgere il pubblico, chiusi per tutta, o quasi, la durata del film, in una cantina? se sono guidati da Bernardo Bertolucci sì.
In quella cantina, grande e piena di oggetti stravaganti, in una protettiva penombra, trova rifugio Lorenzo, un adolescente lontano dalla realtà dei suoi coetanei. Un giovane ragazzo che sceglie la musica nelle cuffie nei corridoi della scuola invece di fumarsi una canna con i compagni in cortile, che sceglie il silenzio invece di parlare sapendo di non essere ascoltato, che sceglie di non trascorrere la settimana bianca a sciare con gli amici ma di rifugiarsi in solitudine nella cantina del suo palazzo.
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Possono due giovani attori esordienti tenere viva l'attenzione, emozionare e coinvolgere il pubblico, chiusi per tutta, o quasi, la durata del film, in una cantina? se sono guidati da Bernardo Bertolucci sì.
In quella cantina, grande e piena di oggetti stravaganti, in una protettiva penombra, trova rifugio Lorenzo, un adolescente lontano dalla realtà dei suoi coetanei. Un giovane ragazzo che sceglie la musica nelle cuffie nei corridoi della scuola invece di fumarsi una canna con i compagni in cortile, che sceglie il silenzio invece di parlare sapendo di non essere ascoltato, che sceglie di non trascorrere la settimana bianca a sciare con gli amici ma di rifugiarsi in solitudine nella cantina del suo palazzo. Fingendo con la madre di partire per la vacanza, trova l'alibi per allontanarsi dalla realtà e organizza nei minimi dettagli il suo soggiorno nascosto, scegliendo come unica compagnia un formicaio per studiarne le modilità di comportamento. Proprio un formicaio, che è l'emblema della vita sociale, della cooperazione e delle attività condivise attraverso ruoli ben definiti.
Ma in questo piano così perfettamente elaborato arriva come un tornado Olivia, la sorellastra di Lorenzo, e scombina completamente l'ordine del tempo e delle giornate.
Due fratelli diversi, per età, per origine geografica, per estrazione sociale, per scelte di vita, estranei da tanti anni. Si r-incontrano nel luogo meno probabile e ne fanno prima una tana forzatamente condivisa e poi una culla di rinascita condivisa. C'è un percorso che in questi sette giorni Lorenzo e Olivia fanno insieme, sostenendosi nella loro fuga dal vivere comune e al tempo stesso aiutandosi nella riapertura verso il mondo "là fuori". Un percorso di vita che vale mille volte di più di una terapia dallo psicologo o di una dose di "indifferenza", un percorso che ha come colonna sonora David Bowie e la sua Ragazzo solo, ragazza sola, che tira fuori con forza il dolore che c'è nelle loro vite, lo descrive in musica e coinvolge tutti noi che capiamo col cuore le sue parole. Ma la canzone di Bowie è colma di speranza e colmo di speranza rimane il finale del film, aperto e indefinito, bloccato in movimento sul sorriso sincero di Lorenzo.
Una particolarità da sottolineare è la scelta di sovrapporre le doti di artista di Olivia con le reali esperienze dell'attrice che la interpreta, Tea Falco. Le stesse foto mostrate nel film sono state create da Tea Falco, artista catanese che utilizza la fotografia come mezzo per vedere ed esplorare il mondo. Tea Falco ha vinto il Premio Basilio Cascella 2011 e ha realmente esposto le sue fotografie a Los Angeles, come Olivia racconta a Lorenzo nel film, oltre che in Italia e in Grecia. Esordiente sul grande schermo, ha convinto con la sua performance di attrice, intensa e disperata, sicura e fragile. Sicuramente la sua bravura le ha aperto le porte del grande cinema e, c'è da scommetterci, la rivedremo presto in un film italiano con un ruolo da protagonista.
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spike
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lunedì 5 novembre 2012
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bertolucci minore
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'Io e te' riprende le atmosfere del capolavoro di Bertolucci 'L'assedio', lo spazio limitato diviene il luogo ideale per parlare all'animo dello spettatore. Un film ottimamente girato e scritto, il cast non mi ha convinto del tutto ma non essendo attori professionisti i due protagonisti se la cavano bene. Una pellicola che verrà rivalutata col tempo.
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alessandro di fiore
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lunedì 5 novembre 2012
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bentornato, bertolucci
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“IO E TE”, L’ULTIMO FILM DI B. BERTOLUCCI
Età fragile, quella dell’adolescenza. Paura del mondo circostante, dubbi sulla propria identità, desiderio di evadere anche artificialmente da opprimenti e vuote abitudini, dallo sguardo e dal giudizio dell’adulto, ma anche dallo sguardo e dal giudizio del coetaneo nel quale si vede non sempre l’amico con cui condividere esperienze ed emozioni ma l’estraneo dai differenti interessi e dalla differente sensibilità. Fratello e sorellastra fuggono dal mondo circostante ognuno a modo proprio. E’ una fuga che li conduce in un posto angusto e scomodo, una cantina, all’interno della quale trovano l’occasione per rimproverarsi reciprocamente la medesima debolezza, quella di fuggire dalla realtà piuttosto che affrontarla.
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“IO E TE”, L’ULTIMO FILM DI B. BERTOLUCCI
Età fragile, quella dell’adolescenza. Paura del mondo circostante, dubbi sulla propria identità, desiderio di evadere anche artificialmente da opprimenti e vuote abitudini, dallo sguardo e dal giudizio dell’adulto, ma anche dallo sguardo e dal giudizio del coetaneo nel quale si vede non sempre l’amico con cui condividere esperienze ed emozioni ma l’estraneo dai differenti interessi e dalla differente sensibilità. Fratello e sorellastra fuggono dal mondo circostante ognuno a modo proprio. E’ una fuga che li conduce in un posto angusto e scomodo, una cantina, all’interno della quale trovano l’occasione per rimproverarsi reciprocamente la medesima debolezza, quella di fuggire dalla realtà piuttosto che affrontarla. Ma c’è tempo per capire che in fondo la fuga li unisce più di quanto le diverse modalità con cui è attuata li possa dividere. C’è ingenuità e contraddizione nel film, come nell’episodio in cui la ragazza rimprovera al fratello lo scarso coraggio nell’affrontare la realtà, cioè ciò che a maggior ragione dovrebbe rimproverare a se stessa; ingenuità e contraddizione che però rappresentano non il punto di debolezza ma il punto di forza del film, perché il regista volutamente guarda e osserva con gli occhi dell’adolescente. E non c’è adolescenza senza ingenue contraddizioni. La ragazza è interpretata dalla bella e brava Tea Falco, una vera rivelazione, che nel film, come nella vita reale, è anche una talentuosa fotografa.
Vivi complimenti a Bernardo Berrtolucci, che finalmente dopo tanto tempo ci regala un’altra opera importante. Un’opera in fondo sulla solitudine, o su tante quotidiane e piccole solitudini, che però a volte hanno la fortuna di incontrarsi e dunque di svanire al momento dell’incontro, per lasciare il posto alla solidarietà e alla complicità.
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no_data
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domenica 4 novembre 2012
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film da vhs..peccato che non esistono neanche più.
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Da un padre del Cinema come Bertolucci, inutile dire che ci si aspetta di più. Anzi, ci si aspetta altro.Tutto completamente fuori asse, il regista ha completamente perso il contatto con la società moderna. La sceneggiatura ricorda un film adolescenziale degli anni 90. I protagonisti non sono in nessun modo sviscerati e resi interessanti, malgrado la loro complessità. La narrazione langue in stereotipi tardo borghesi sulla crisi della famiglia e dei valori, in un determinismo davvero esasperante ed in un alea di buonismo da far uscire lo spettatore con i denti cariati. il cinema italiano talvolta dimentica come la complessità necessiti costruzione e che la semplicità talvolta è di un interesse auspicato e concreto, Bertolucci con Io e te (stucchevole fin dal titolo e dalla acerba selezione musicale.
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Da un padre del Cinema come Bertolucci, inutile dire che ci si aspetta di più. Anzi, ci si aspetta altro.Tutto completamente fuori asse, il regista ha completamente perso il contatto con la società moderna. La sceneggiatura ricorda un film adolescenziale degli anni 90. I protagonisti non sono in nessun modo sviscerati e resi interessanti, malgrado la loro complessità. La narrazione langue in stereotipi tardo borghesi sulla crisi della famiglia e dei valori, in un determinismo davvero esasperante ed in un alea di buonismo da far uscire lo spettatore con i denti cariati. il cinema italiano talvolta dimentica come la complessità necessiti costruzione e che la semplicità talvolta è di un interesse auspicato e concreto, Bertolucci con Io e te (stucchevole fin dal titolo e dalla acerba selezione musicale..) ne è l'ennesima prova.
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no_data
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domenica 4 novembre 2012
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ma la storia ...
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Temi molto scontati sul complicato mondo giovanile, ma ci si ferma sempre a ciò che si vede, manca quel piccolo atto di coraggio di cercare di guardare meglio attorno a questo inquieto vivere. Nulla da dire sugli elementi specificatamente tecnici, bravura o meno degli attori, la regia. Ma una storia deve sempre comunicarci qualcosa di nuovo, dirci qualcosa di nuovo, un punto di vista, un'idea, quel poco insomma che può farti fare un piccolo passo avanti, non devi avere l'dea di aver perso tempo.
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marylene
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domenica 4 novembre 2012
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grande regia
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Ma quanto si vede quando dietro ad una macchina da presa c'è un grande professionista della regia, uno che riesce a dare dinamismo, ritmo, vivacità e colore ad una storia che in altre mani sarebbe stata banale e scontata!
Quanto si vede la maestria di un regista capace di prendere due ragazzi sconosciuti e plasmarli a suo piacimento riuscendo a ricavarne due interpretazioni degne di attori dalla consumata esperienza!
E quanto si vede la classe, autentica, vera di chi riesce a dire mille cose con l’eleganza delle immagini senza bisogno di verbosi dialoghi e superflue spiegazioni!
Non c’è sfruttamento emotivo in questo film, ma l’emozione viene da se, spontanea, naturale.
E’ nei volti, nei movimenti, nel dolore e nella solitudine di queste due anime che traggono forza dalle loro reciproche fragilità.
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Ma quanto si vede quando dietro ad una macchina da presa c'è un grande professionista della regia, uno che riesce a dare dinamismo, ritmo, vivacità e colore ad una storia che in altre mani sarebbe stata banale e scontata!
Quanto si vede la maestria di un regista capace di prendere due ragazzi sconosciuti e plasmarli a suo piacimento riuscendo a ricavarne due interpretazioni degne di attori dalla consumata esperienza!
E quanto si vede la classe, autentica, vera di chi riesce a dire mille cose con l’eleganza delle immagini senza bisogno di verbosi dialoghi e superflue spiegazioni!
Non c’è sfruttamento emotivo in questo film, ma l’emozione viene da se, spontanea, naturale.
E’ nei volti, nei movimenti, nel dolore e nella solitudine di queste due anime che traggono forza dalle loro reciproche fragilità.
Le loro inquietudini esistenziali non restano certo nella polverosa cantina ma cominciare ad affrontarle e cercare di superarle con l’aiuto di un nuovo affetto tenero e complice anche perché fraterno, è già un buon inizio.
Bella e suggestiva la scena del ballo.
David Bowie che canta in italiano è stata per me una piacevole scoperta.
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boccaccio2012
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sabato 3 novembre 2012
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m'illumino di estraneo
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Un maestro non è tale se non è capace di offrire una spiegazione nuova, diversa dell'evolversi del suo percorso.
Bertolucci in questo senso non sorprende lo spettatore giacchè conferma, sempre, le sue qualità di cineasta e pensatore sopraffino.
forse la malattia che gli impone una visuale forzata dell'evoluzione della scena o forse, chissà, la maturità dell'artista che un pò claustrofobicamente traghetta un giovane quattordicenne da i turbe adolescenziali (non del tutto comun) verso una catartica liberazione che passa per le angustie di una cantina.
il tema dell'improviso, del nuovo rappresentato dalla bravissima Tea Falco irrompe con tutta la sua carica negativa di figlia abbandonata e tossicomane ma nello stesso tempo capace di offrire un sentimento, dapprima troppo coperto di solitudine per essere compreso dallo spettatore, che esplode sottolineato dalla splendida - strana canzone firmata bowie-mogol.
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Un maestro non è tale se non è capace di offrire una spiegazione nuova, diversa dell'evolversi del suo percorso.
Bertolucci in questo senso non sorprende lo spettatore giacchè conferma, sempre, le sue qualità di cineasta e pensatore sopraffino.
forse la malattia che gli impone una visuale forzata dell'evoluzione della scena o forse, chissà, la maturità dell'artista che un pò claustrofobicamente traghetta un giovane quattordicenne da i turbe adolescenziali (non del tutto comun) verso una catartica liberazione che passa per le angustie di una cantina.
il tema dell'improviso, del nuovo rappresentato dalla bravissima Tea Falco irrompe con tutta la sua carica negativa di figlia abbandonata e tossicomane ma nello stesso tempo capace di offrire un sentimento, dapprima troppo coperto di solitudine per essere compreso dallo spettatore, che esplode sottolineato dalla splendida - strana canzone firmata bowie-mogol.
bertolucci riesce a scuotere le certezze che sedimentano la quotidianeità dell'essere umano non senza attraversare difficoltà. il protagonista passa da una volontaria clausura (ribellione sommessa avverso uno status di asocialità cosciente) a una liberazione dal tugurio con quella sorella - sconosciuta che risocializza, a forza, il "ragazzo solo" che aveva trovato in un lugubre seminterrato lo sfogo alle sue angherie esistenziali.
allo spettatore resta un speranza e un'ambizione: non affermare l'attualità come certezza e cercare nelle cantine dell'anima la Olivia che ci ispirerà.
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