24luce
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sabato 8 settembre 2012
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manoel de oliveira ci regala un fuori concorso.
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Manoel de Oliveira ci regala un fuori concorso alla 69Mostra di Venezia
O Gebo e a sombra, l'ultimo film di Manoel de Oliveira, raccoglie in sé una serie di primati: è stato girato in 25 giorni, il regista ha l' età straordinaria di 103 anni, si avvale di un gruppo di attori famosi, dalla vivacissima Cardinale che ben felice si è sottoposta al calvario di piangere per tutto il film, a Michael Lonsdale (Gebo), a Leonor Silvera, ad una Jeanne Moreau incantatrice dalla penna rossa. Completano il cast Ricardo Trépa e Luìs Miguel Cintra.
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Manoel de Oliveira ci regala un fuori concorso alla 69Mostra di Venezia
O Gebo e a sombra, l'ultimo film di Manoel de Oliveira, raccoglie in sé una serie di primati: è stato girato in 25 giorni, il regista ha l' età straordinaria di 103 anni, si avvale di un gruppo di attori famosi, dalla vivacissima Cardinale che ben felice si è sottoposta al calvario di piangere per tutto il film, a Michael Lonsdale (Gebo), a Leonor Silvera, ad una Jeanne Moreau incantatrice dalla penna rossa. Completano il cast Ricardo Trépa e Luìs Miguel Cintra.
Il set è una stanza poco illuminata dove siedono al tavolo, il capofamiglia quasi sempre, gli altri personaggi si alternano.. Considerato che è un film, e non un'opera teatrale, a chi legge potrebbe balenare un pericolo di noia, legato alla staticità del set.
Niente di tutto ciò: si resta incollati alla poltrona fino alla fine, e non per un effetto thriller. No no, all'inizio pare ingiustificabile questa attrazione per lo schermo, dove corrono quasi solo parole, pronunciate da attori pressoché fermi. Poi l'enigma si scioglie se si capisce che ogni scena si presta ad interpretazioni multiple: vi si legge una descrizione della povertà, cui si crede poco visti gli abiti che indossano i personaggi; appare a tratti una vena ironica; circola pure un'aura di mistero che vanamente le parole cercano di spiegare. Accentua il significato plurimo l'espressione della giovane moglie, che quando piange sembra sorridere. Altri suggerimenti di lettura, forniti da Cintra in conferenza stampa, ci fanno notare che i personaggi sono ripresi sempre in coppia, così da filmare anche il loro rapporto. L'unico personaggio filmato a lungo da solo è proprio il figlio, che risulta chiuso, incapsulato in far domande cui si risponde senza aprirsi ad un confronto col mondo da cui sa solo fuggire. Il regista mette anche nella stanza, discretamente, piccoli oggetti, portatori di un messaggio occulto, cui spesso più che all'attenzione cosciente lo spettatore reagisce.
Mi rendo conto quanto sia arduo trasmettere con le parole la genialità mista a bravura. Forse un semplice invito ad andare a vedere “El Gebo e a sombra” è il miglior tributo a questo grande Maestro: ogni spettatore aderirà al piano rappresentativo che fa più risuonare la sua sensibilità.
LUCIA EVANGELISTI
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veritasxxx
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giovedì 10 luglio 2014
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banale e pretenzioso
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Il teatro al cinema, che invenzione meravigliosa. Un po' un controsenso visto che gran parte del fascino di un film è dato dal fatto di potersi svolgere potenzialmente in qualsiasi luogo esistente o immaginato, mentre nel caso del teatro ci si riduce nella maggior parte dei casi ad un unico ambiente. E questo passi, in fondo anche uno dei migliori film dello scorso inverno (Locke) si svolgeva dentro a un'automobile in tempo reale. Ma almeno c'era un'evoluzione nella storia, una crescita individuale del protagonista, un'interazione tra i personaggi che ti catturava e ti impediva di guardare l'orologio ogni cinque minuti.
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Il teatro al cinema, che invenzione meravigliosa. Un po' un controsenso visto che gran parte del fascino di un film è dato dal fatto di potersi svolgere potenzialmente in qualsiasi luogo esistente o immaginato, mentre nel caso del teatro ci si riduce nella maggior parte dei casi ad un unico ambiente. E questo passi, in fondo anche uno dei migliori film dello scorso inverno (Locke) si svolgeva dentro a un'automobile in tempo reale. Ma almeno c'era un'evoluzione nella storia, una crescita individuale del protagonista, un'interazione tra i personaggi che ti catturava e ti impediva di guardare l'orologio ogni cinque minuti. Purtroppo Gebo e l'ombra rientra nella categoria del dramma teatrale intellettualoide che piace tanto a certi critici: tetro, noioso, con significati occulti (ma neanche troppo), dialoghi banali e una morale che indisporrebbe anche il più grande fan dell'ultracentenario Manoel de Oliveira. L'unica cosa positiva forse è la recitazione in francese di Claudia Cardinale e della rediviva Jeanne Moreau, anche se troppo monocorde nella rappresentazione di personaggi tanto statici. La fotografia è curata nella resa crepuscolare dell'ambientazione che accompagna idealmente la misera esistenza dei protagonisti intrappolati nei loro ruoli (il padre lavoratore e martire, la madre disperata e inconsapevole, la nuora mantenuta che prepara caffè ogni cinque minuti come se fosse l'unica occupazione della sua vita), ma non si può stare un'ora e mezza a vedere un vecchio che fa i conti su un tavolaccio mentre sua moglie si lamenta. Invidio vivamente chi riesce ad apprezzare questo tipo di operazioni, buon per lui. Ma con tutta la buona volontà, non riesco a trovare nessun motivo per consigliare la visione di una storiella tanto banale e pretenziosa.
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luca1960
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sabato 4 aprile 2015
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noia,noia e noia
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Nella sala cinematografica (con pubblico di cinefili di un ciclo del cinema) ho sentito russare pesantemente da almeno tre punti diversi; all' uscita ho chiesto all'usciere quanti sono usciti anticipatamente, la risposta e' stata che non e' stato in grado di tenere il conto. E' evidente che il film e' perfettamente riuscito nel suo scopo di annoiare il pubblico, tutto infatti e' studiato attentamente con il suddetto preciso scopo : scena fissa sulla medesima inquadratura per tutta la durata del film con qualche piccola modifica intellettuale, dialogo monocorde, modifiche delle espressioni degli attori pure queste giustificate solo dalla necessita' di garantire una accademica discussione intellettuale, totale assenza di un minimo pricipio di dinamismo o azione, assenza di trama,assenza .
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Nella sala cinematografica (con pubblico di cinefili di un ciclo del cinema) ho sentito russare pesantemente da almeno tre punti diversi; all' uscita ho chiesto all'usciere quanti sono usciti anticipatamente, la risposta e' stata che non e' stato in grado di tenere il conto. E' evidente che il film e' perfettamente riuscito nel suo scopo di annoiare il pubblico, tutto infatti e' studiato attentamente con il suddetto preciso scopo : scena fissa sulla medesima inquadratura per tutta la durata del film con qualche piccola modifica intellettuale, dialogo monocorde, modifiche delle espressioni degli attori pure queste giustificate solo dalla necessita' di garantire una accademica discussione intellettuale, totale assenza di un minimo pricipio di dinamismo o azione, assenza di trama,assenza ....ecc......ma di cosa parla il film?
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