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Oren Peli, tutto il paranormale di Chernobyl

In esclusiva su MYmovies.it l'intervista al produttore di Chernobyl Diaries.

In foto Oren Peli, produttore e sceneggiatore del film Chernobyl Diaries.
Oren Peli - Capricorno. Regista del film Chernobyl Diaries - La mutazione.

lunedì 18 giugno 2012 - Incontri

Israeliano di nascita e americano d'adozione, Oren Peli è conosciuto soprattutto per il successo di Paranormal Activity (2007), originale mockumentary che, costato poche migliaia di dollari, fu capace di incassarne quasi 200 milioni. Cinque anni e tre sequel dopo (il quarto episodio uscirà in sala a fine 2012), Peli torna al cinema, nella doppia veste di produttore e sceneggiatore, con Chernobyl Diaries – La mutazione. In un'intervista esclusiva per MYmovies.it, racconta com'è nato il film, ripercorre le complicate fasi di ripresa e prova a spiegare la sua personale idea di cinema horror.

Ci racconti un po' cosa aspettarci da Chernobyl Diaries – La Mutazione
Beh, senza rivelare troppo, l'idea di base è che a un gruppetto di turisti americani in giro per l'Europa viene l'idea di una gita "estrema" a Pripyat, la città abbandonata nei pressi di Chernobyl, città fantasma dal 1986, anno del disastro nucleare. Recentemente, con un abbassamento consistente dei livelli di radiazioni, la città è stata aperta ai turisti per delle brevi visite guidate. I nostri protagonisti vanno lì pensando a un'escursione un po' estrema, ma anche divertente. Ma qualcosa non va, il loro furgone non parte e non riescono più lasciare il luogo. E cominciano a succedere cose strane. Non voglio entrare nei particolari, perché non voglio rovinare le sorprese del film. Per ora diciamo che i vari eventi a cui sono sottoposti i nostri protagonisti sono molto inquietanti.

Quindi è davvero possibile visitare Pripyat da turista?
In realtà l'anno scorso, mentre giravamo, avevano chiuso la città. Non so dirvi perché. Ma penso che ora l'abbiano riaperta. Per un lungo periodo, dalla metà degli anni 2000 al 2011 circa era aperta e, accompagnato da una guida autorizzata, potevi andarci per un tot di ore.

Hai avuto la tentazione di recarti sul posto per delle ricerche?
Sì, volevamo andarci a fare le ricerche per il film e anche per girare. Ma, non so perché, quell'anno non facevano entrare nessuno. Il posto era assolutamente proibito e non è stato possibile. Ma abbiamo usato delle immagini di repertorio e le abbiamo inserite nel film.

Dove avete girato alla fine?
In Serbia e in Ungheria.

Come è stato girare in quei posti?
Beh, all'inizio abbiamo sofferto molto il freddo, perché le riprese sono cominciate in inverno. È stato terribile per gli attori. Almeno la troupe poteva coprirsi con cappelli, cappotti, sciarpe e tutto il resto. Ma gli attori non potevano coprirsi adeguatamente e di notte c'era un'escursione termica drammatica, quindi i ragazzi del cast hanno lavorato in condizioni durissime. Poi trovarsi in questi luoghi dimenticati da Dio è stato abbastanza inquietante. Eravamo una troupe ridotta, di notte, nel bel mezzo del nulla. Una situazione da brividi, insomma. Eravamo circondati da tutti questi edifici abbandonati nel buio più pesto… In poche parole, potete immaginare che abbiamo avuto veramente paura anche noi.

Di che tipo di freddo stiamo parlando?
A volte si arrivava a meno 10. E il fatto è che stavamo fuori tutto il giorno, a volte cominciando alle 4 di mattino. Una cosa è stare fuori in quelle temperature per 20 minuti e un'altra cosa è starci tutto il giorno. E io sono un vero rammollito per quanto riguarda il tempo. Adoro il sole della California. Quindi per me è stato un freddo infernale che non m'aspettavo.

Parlaci un po' del regista Brad Parker. Si tratta del suo primo lungometraggio, no?
Esattamente.

Perché Brad è stato ritenuto l'uomo giusto per questo progetto?
Beh, ci siamo incontrati ed eravamo un po' preoccupati di affidare il progetto a un regista agli esordi. Ma poi, parlando con lui, abbiamo capito che aveva sviluppato un'autentica passione per il progetto, che aveva apprezzato la storia così come l'avevamo concepita e che avrebbe saputo renderla veramente terrificante, creando l'ambiente giusto. Poi ci siamo incontrati più volte e ogni volta ci è piaciuto sempre di più e ci siamo convinti che sarebbe stato in grado di realizzare il film. Ha molta esperienza nella pubblicità, come regista di seconda unità e nel campo degli effetti visivi. Da un punto di vista visivo e da quello delle scene d'azione sapevamo che avrebbe dato il massimo. L'unica cosa di cui non eravamo sicuri era il suo modo di lavorare con gli attori, dato che non aveva mai girato un lungometraggio. Per noi era importantissimo dare una sensazione di realtà e di crudezza al film e volevamo che gli attori recitassero in modo naturale, quasi improvvisato, come se non stessero seguendo un copione. E una volta cominciato il processo di casting abbiamo visto che Brad aveva capito come funzionava e alla fine è stato bravissimo anche nel suo lavoro con gli attori. È stato straordinario, li ha guidati verso delle interpretazioni autenticamente naturali e a quel punto eravamo certi di aver fatto la scelta giusto e che avrebbe fatto un lavoro da sballo e che il film sarebbe stato un capolavoro. Davvero, ha lavorato alla grande e siamo felicissimi del risultato.

Parlaci un po' degli attore chiave…
Il cast chiave è composto da Jonathan Sadowski, Devin Kelley, Jesse McCartney, Olivia Dudley, Nathan Phillips e Ingrid Bolso Berdal. Molti di loro sono riconoscibili. Ingrid è nel cast di Hansel e Gretel, Jonathan è nell'ultimo Venerdì 13, Nathan Phillips è in Wolf Creek e Jesse è un famosissimo idolo degli adolescenti, un po' il nuovo Justin Timberlake. Interpretano i ragazzi che decidono di intraprendere il viaggio, mentre l'altro personaggio importante è la guida ucraina che li accompagna a Pripyat, Uri, interpretato da Dimitri Diatchenko.

I tuoi film puntano molto sui personaggi…
Certo, secondo me se non te ne frega niente dei personaggi, allora non te ne frega niente neanche di quello che possono subire.

È chiaro che credi fermamente nell'accrescere la tensione nell'horror, e che sei meno propenso allo splatter, all'horror più estremo…
Sì, una delle mie scene preferite di Chernobyl Diaries – La Mutazione è quando sono tutti nel furgone che non parte e, per quanto ne sanno loro, la città è completamente abbandonata. L'hanno girata per tutto il giorno e si trovano bloccati in quel furgone che non vuole partire. Si sta facendo buio e cominciano a sentire degli strani rumori tutt'intorno a loro. Sentono un ululare e non sanno se si tratta di una persona o di un animale. È quella sensazione di essere intrappolati in un luogo alieno, in un ambiente bizzarro, sapendo che c'è qualcosa intorno a te ma non sai cosa – tutte cose da far accapponare la pelle.

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