...E ora parliamo di Kevin |
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Un film di Lynne Ramsay.
Con Tilda Swinton, Ezra Miller, John C. Reilly, Jasper Newell, Rock Duer, Ashley Gerasimovich.
continua»
Titolo originale We Need to Talk About Kevin.
Drammatico,
durata 110 min.
- Gran Bretagna, USA 2011.
- Bolero Film
uscita venerdì 17 febbraio 2012.
MYMONETRO
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Roberto Escobar
L'Espresso
Un buio fondo grava su "E ora parliamo di Kevin” (“We Need ro TaIk About Kevin”, Gran Bretagna e Usa, 2011, 112’). Non si tratta dell’amore difficile che Eva Khatchadourian (Tilda Swinton) ha per Kevin (nelle varie età: Jasper Newell, Rock Duer ed Ezra Miller. È senza luce questo suo amore per un figlio che non l’ha mai amata. Eppure, ce qualcosa di molto più opaco nel film che la quarantaduenne scozzese Lynne Ramsay e la cosceneggiatrice Rory Kinnear hanno tratto da un libro dell’americana Lionel Shriver.
«Prima che tu nascessi ero felice, dice Eva disperata a Nevin, quando lui ha un paio d’anni. Lo ha voluto insieme con il marito Frankhin (John C. ReiIly), quel figlio. E ha immaginato un futuro felice. Ma poi - giorno dopo giorno, anno dopo anno - la sua maternita s’é intristita. Ai pianti continui è seguito un rifiuto testardo di Kevin di parlarle, e di mostrare segni di intesa anche solo fisica con lei. Senza essere autistico, il bambino s’è chiuso in se come in una fortezza: le poche volte che ne è uscito è stato per ferirla. Tutto questo è durato fino ai 18 anni. eta dalla quale parte il racconto, per poi svilupparsi in un intreccio di memoria e incubi. Due anni prima, un fatto terribile ha sconvolto le vite di Eva, di Franklin, di Kevin e della piccola Celia (Ashley Gerasimovich). I.a sceneggiatura lo rivela solo alla fine, ma tutto il film gli è costruito attorno. Ha il colore del sangue, quel fatto. E appunto il rosso sporca più d’una volta le immagini di “E ora parliamo di Kevin": prima nel sogno d’angoscia di Eva che lo apre, poi nella sua casa e nella sua auto che qualcuno imbratta di vernice, e alla fine nell’orrore che in platea ci tocca soffrire. Che cosa spinge ad amare un figlio nonostante e oltre l’orrore? Eva è una madre eroica? O è una donna incapace di sentire il dolore che, in modo indiretto, ha causato a molti altri? Qualunque sia la risposta - di Ramsay e Kinnear, o dello spettatore - una domanda ancora s’aggiunge. Chi è Kevin, e che cosa lo spinge a vivere l’odio con una assolutezza che si direbbe quella stessa dell’amore? Nel film non c’e risposta, e forse neppure fra gli spettatori. C'è invece il sospetto che l’odio non abbia bisogno di motivi. Anzi, il suo unico motivo potrebbe essere proprio non averne. E cosi accade a Kevin, nell’assoluto niente in cui, per la cieca volontà del caso, s’è trovato a nascere. È questo il buio che la regia e la sceneggiarura non illuminano, e che non vogliono illuminare. Ed è questo il loro merito maggiore.
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