Warrior

Due uomini: due fratelli divisi da ragazzi dall'alcolismo del padre.
Tre madri: una scomparsa e ormai spettro incompreso, una che si lascia travolgere dagli eventi ed una vedova di guerra impersonano un'America che non ce la fa più a celebrare il sogno americano, messa in ginocchio da un'economia impazzita e da una crisi profonda dei valori umani.
Questi i protagonisti di una storia che fa della lotta l'unica forma di un possibile riscatto sociale.
Dove le principali istituzioni nazionali economiche, culturali e militari hanno fallito ecco che la lotta individuale sale in cattedra per ripristinare l'equilibrio dei valori, anche morali, perduti da una politica sociale allo sfascio.

Il regista Gavin O'Connor, fa brava lezione dei film che precedentemente hanno trattato questo tema (Rocky, Million Dollar Baby, Cinderella Man, The Wrestler, The Fighter) e, supportato da un cast ispirato, dirige alcune delle più belle sequenze sul rapporto padre/figlio degli ultimi anni. Lo O'Connor sceneggiatore/attore si ritaglia poi una piccola parte con la quale sottolinea con decisione la sua filosofia fondando il torneo e chiamandolo sparta. Gestisce e riesce a rendere molto bene le emozioni dei suoi personaggi cercando un linguaggio nel gesto più che nella parola. Sceglie un finale dove la lotta si mescola alla violenza ma è drammaticamente crudele nel celebrare la follia della madre che sceglie di risolvere la sua situazione facendosi travolgere dagli eventi.

Un film lontano dalla nostra mentalità ma non dalla nostra situazione sociale e che anche in noi qualcosa smuove facendoci riflettere sul nostro percorso.