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Sissi e Michelangelo, la strana coppia di The Wholly Family

Cristiana Capotondi parla del suo lavoro con Terry Gilliam.
di Ilaria Ravarino

Cristiana Capotondi in compagnia del regista Terry Gilliam.
Cristiana Capotondi (43 anni) 13 settembre 1980, Roma (Italia) - Vergine. Interpreta La madre nel film di Terry Gilliam The Wholly Family.

mercoledì 25 maggio 2011 - Incontri

Terry Gilliam e Cristiana Capotondi. Lui, regista visionario da Oscar, da Leone d'oro, da Palma, regista in tutti i sensi da sogno. Lei, brava attrice insospettabilmente spuntata nel terriccio del cinepanettone, sbocciata nel campo largo della tv, fiorita al cinema con Brizzi, Faenza, Mazzacurati. Una strana coppia riunita in un piccolo film, The Wholly Family, che è tante cose tutte insieme. È un assaggio di quel che il cinema di Gilliam, tra sogno, incubo e surrealtà, potrebbe fare nel nostro (bel) paese. È una sfida vinta da una città, Napoli, che ce la mette tutta per servire il genio dell'ex Monty Python mostrandosi così com'è, dietro alla cartolina e oltre alla monnezza, location inaspettata e inedita persino negli occhi di un regista-turista. E The Wholly Family è anche una piccola prova per Cristiana Capotondi, qui in uno dei suoi primi ruoli da madre, su un set internazionale, diretta da un regista «su cui ho letto e pensato tanto», un «artista completo», un «Michelangelo del cinema». Che ha conquistato, dice lei, «parlando di mozzarella di bufala, calzini e maternità».

Che impressione le ha fatto Gilliam?
Sono un'appassionata del suo cinema e tutta l'esperienza con lui l'ho vissuta con gli occhi di una fan. Gilliam è un artista completo, non è solo un regista. È stato uno dei primi autori a servirsi dell'animazione, è un maestro del cinema visionario di grande ispirazione per chi è venuto dopo di lui: penso a Brazil, con cui nel 1985 aveva anticipato alcune tematiche ancora perfettamente attuali, o L'esercito delle 12 scimmie, in cui recitano attori al massimo delle loro capacità. Gilliam è il Michelangelo del cinema: sa fare il lavoro di tutti, ma è capace di nutrirsi della collaborazione degli altri.

Cosa le ha insegnato?
Il suo modo di amare gli italiani e lo spirito con cui osservava la città mi ha reso ancora più fiera del mio paese: attraverso i suoi occhi ho visto la bellezza dell'ambiente che ci circonda.

Domanda da fan: quel è il suo Gilliam preferito?
Amo molto l'umorismo dei Monty Python, tutte le loro altissime commedie. E Brazil. Perché se lo guardi oggi, quel film è avanti rispetto a tutto il cinema contemporaneo. Riflette ancora l'attualità e legge la realtà: nessuno è riuscito a superarlo.

Un film così poteva essere girato da un regista italiano?
Un film così solo Gilliam poteva farlo. C'è tutto il suo mondo, onirico e logico. Perché la sua non è una visionarietà che non ti porta da nessuna parte, ma un onirico che ha mille possibilità di lettura e interpretazione: i suoi film funzionano allo stesso modo dei sogni.

Quando sceglie un ruolo pensa al peso che avrà nella sua carriera?
No, vado di pancia. Poi, certo, le scelte che fai ti legano: l'immagine del personaggio che hai interpretato in un film giustifica il ruolo che accetti subito dopo. In generale sono soddisfatta di tutto quel che ho fatto, e se qualcuno si ricorda di me solo per Sissi o Notte prima degli esami non c'è problema: ho amato quei ruoli.

Come siete stati accolti a Napoli?
Accoglienza eccezionale: Terry era costretto a bere 15 caffè al giorno perché tutte le signore insistevano per offrirglielo. E poi la pizza, l'allegria... insomma, abbiamo provato tutti gli stereotipi possibili sul tema, nonostante per la città questo sia un momento molto difficile. E grazie a Terry ho scoperto alcune parti di Napoli che non conoscevo: l'ospedale delle bambole, la Casetta Vanvitelliana, le grotte di tufo che per un direttore della fotografia sono quanto di meglio si possa desiderare in termini di luce.

Se lei fosse una maschera napoletana chi sarebbe?
Pulcinella. Per il suo umorismo costruttivo, e perché è dispettoso. Da piccola lo ero moltissimo.

Ripeterebbe l'esperienza in politica?
Non ho mai veramente fatto politica. Una volta ho aderito a un comitato under 30 incaricato di dare indicazioni per le politiche giovanili di Roma, ma era più per la possibilità di mettere a frutto progetti e intuizioni collaudati all'estero, che per il piacere di fare politica. Anche perché non penso di essere la persona più adatta a parlarne, per quanto oggi si chiedano indicazioni di quel genere anche ai ciclisti del Giro d'Italia.

Quali sono i suoi prossimi progetti?
In tv sto cercando un personaggio che abbia certe caratteristiche: autoironia, evoluzione, freschezza, un risvolto positivo, valori. Non c'è bisogno di cercare ruoli così all'estero. Anche in Italia sappiamo raccontare belle storie femminili, di quelle che alla fine ti dici: voglio farlo anche io.

E il cinema?
Ho girato La peggior settimana della mia vita, una commedia in cui sono la futura moglie di Fabio De Luigi, con un personaggio molto materno, appassionato e femminile, e l'esordio alla regia di Ivan Cotroneo La kryptonite nella borsa accanto a Luca Zingaretti e Valeria Golino.

Che ne pensa della disfatta italiana a Cannes?
Mi dispiace molto per Paolo Sorrentino, perché per me è un regista pazzesco. Anzi: lui è IL regista.

Si dice che voglia espatriare, andarsene in America...
No! Speriamo che non lo faccia. Sarebbe un gravissimo danno. Per noi, intendo.

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