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trammina93
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martedì 27 maggio 2014
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bello ma sopravvalutato
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E' sicuramente un bel film ma a mio avviso è sopravvalutato. E' un gran film ma non a livelli tali da vincere l'Oscar per miglior sceneggiatura non originale ed essere candidato all'Oscar come premio a miglior regia e miglior attore protagonista. Ho apprezzato il fatto che sia stato trattato piuttosto con leggerezza un tema come l'eutanasia. Con un tema del genere ci si aspetta un film pesante e strappalacrime; invece il protagonista, interpretato da Clooney, è molto divertente. C'è molto senso dell'umorismo in questo film. Ad esempio ho adorato la scena del nonno che dà un pugno in faccia al ragazzo della nipote. Molto belli anche degli scenari, d'altronde è girato alle Hawaii.
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E' sicuramente un bel film ma a mio avviso è sopravvalutato. E' un gran film ma non a livelli tali da vincere l'Oscar per miglior sceneggiatura non originale ed essere candidato all'Oscar come premio a miglior regia e miglior attore protagonista. Ho apprezzato il fatto che sia stato trattato piuttosto con leggerezza un tema come l'eutanasia. Con un tema del genere ci si aspetta un film pesante e strappalacrime; invece il protagonista, interpretato da Clooney, è molto divertente. C'è molto senso dell'umorismo in questo film. Ad esempio ho adorato la scena del nonno che dà un pugno in faccia al ragazzo della nipote. Molto belli anche degli scenari, d'altronde è girato alle Hawaii. Il protagonista è sicuramente ben caratterizzato, è un uomo forte, che cerca di andare avanti, dal momento che rimane solo, dopo il coma irreversibile della moglie, con due figlie da gestire e in più la scoperta del tradimento della moglie prima che cadesse in coma. Simpatica la ragazzina che interpreta la figlia più piccola ma anche quella più grande è un bel personaggio: ragazza difficile, viene fuori da un passato buio, è distante da entrambi i genitori , induritasi dopo la scoperta del tradimento della madre e mi piace la sua crescita, la sua maturità durante il film. Tutto sommato non me la sento di dargli più di tre stelle perchè a tratti l'ho trovato un pò troppo lento. Forse avrei tolto qualche scena oppure avrei movimentato l'azione aggiungendo qualche altra sottotrama o qualche altro personaggio,perchè a tratti non mi catturava l'attenzione. Questa è l'unica critica che mi sento di fare ma la visione del film la consiglio sicuramente!
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diego p.
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giovedì 29 marzo 2012
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senza infamia ma senza lode
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PARADISO AMARO (The Descendants)
CRITICA DI: Diego Pigiu III
VOTO:7
L'avvocato Matt King (George Clooney) nonostante viva in uno dei luoghi più incantevoli della terra,
le Hawaii, si trova a dover rivedere tutto nella sua vita nel momento in cui scopre che la moglie, che da un mese è in coma, lo tradiva.
Dovrà ricostruire il rapporto con le due figlie, da padre assente sono per lui due sconosciute, dovendo affrontare assieme
il fatto che la moglie non si sveglierà più e che per volontà di lei si dovranno staccare le spine che la tengono in vita.
La ricerca dell'amante porterà prima in Matt grandi momementi di sconforto per diventare poi un percorso di rinascita, familiare prima, personale poi.
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PARADISO AMARO (The Descendants)
CRITICA DI: Diego Pigiu III
VOTO:7
L'avvocato Matt King (George Clooney) nonostante viva in uno dei luoghi più incantevoli della terra,
le Hawaii, si trova a dover rivedere tutto nella sua vita nel momento in cui scopre che la moglie, che da un mese è in coma, lo tradiva.
Dovrà ricostruire il rapporto con le due figlie, da padre assente sono per lui due sconosciute, dovendo affrontare assieme
il fatto che la moglie non si sveglierà più e che per volontà di lei si dovranno staccare le spine che la tengono in vita.
La ricerca dell'amante porterà prima in Matt grandi momementi di sconforto per diventare poi un percorso di rinascita, familiare prima, personale poi.
Nella sua vita verrà tutto messo in discussione, dagli affetti, alle priorità, agli interessi economici,
il tutto condito da grande umorismo nonostante la drammaticità degli eventi.
La storia scorre molto bene grazie ad una buona sceneggiatura ( premiata per altro col Premio Oscar)
facendo vivere allo spettatore sensazioni agrodolci: momenti di ricerca di vendetta mescolati assieme a momenti di impacciata quotidiniatà.
Purtroppo ennesima pessima traduzione italiana del titolo, che dovrebbe invece essere GLI EREDI,
particolare molto importante della scelta finale che Matt si troverà a dover fare.
Considero questo film mediocre nonostante le critiche estremamente positive sulla regia e sull'interpretazione di George Clooney, che ritengo esagerate.
Film senza infamia MA senza lode, e citando Gianni Rondolino "di fronte a un film candidato a più premi Oscar, interpretato da un attore molto apprezzato, e diretto da un regista considerato innovatore e geniale,
è meno facile dire che tanto la storia in sé quanto il modo in cui è rappresentata non riescono a convincere uno spettatore intelligente".
Diego Pigiu III
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memoriediunavagina
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giovedì 9 febbraio 2012
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sorrisi e commozione. bello per davvero.
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The Descendants è un bellissimo per chi è un fedelissimo della narrazione, della trama, della recitazione, di quel genere di cinema che spontaneamente diventa arte, raccontando i nostri limiti umani e approssimandoli a una sorta di poesia, squisita e naturale.
The Descendants è un bellissimo film perché fin dai primi minuti è capace di far sorridere e di commuovere.
The Descendants è un bellissimo film perché ci presenta un dramma senza mai essere patetico. Perché, attraverso i toni di una favola invertita, riesce a farci sorridere più e più volte, con una carellata di meravigliosi personaggi, tutti straordinariamente caratterizzati, e una sceneggiatura indiscutibilmente brillante – ma senza forzature – che solleva lo spirito, che allenta la tensione.
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The Descendants è un bellissimo per chi è un fedelissimo della narrazione, della trama, della recitazione, di quel genere di cinema che spontaneamente diventa arte, raccontando i nostri limiti umani e approssimandoli a una sorta di poesia, squisita e naturale.
The Descendants è un bellissimo film perché fin dai primi minuti è capace di far sorridere e di commuovere.
The Descendants è un bellissimo film perché ci presenta un dramma senza mai essere patetico. Perché, attraverso i toni di una favola invertita, riesce a farci sorridere più e più volte, con una carellata di meravigliosi personaggi, tutti straordinariamente caratterizzati, e una sceneggiatura indiscutibilmente brillante – ma senza forzature – che solleva lo spirito, che allenta la tensione. Che poi è ciò che spesso tocca fare, anche nella vita vera.
The Descendants racconta la storia della famiglia King: ricchissimi, belli, abitanti di un mondo alieno, fatto di mare blu, di vegetazione lussureggiante, di tramonti sulle spiagge hawaiane. Ma anche di incidenti, ospedali, tradimenti e difficoltà. Ed ecco che la dicotomia tra il paradiso e il dramma, ci avvicina così tanto alla vicenda, da permetterci un’immedesimazione quasi totale, inconsueta, in una storia lontanissima eppure incredibilmente vicina, così vicina da averla in qualche misura già vissuta.
L’interpretazione di George Clooney è ottima. Lo scopriamo maturo, mai ridondante, assolutamente convincente. E con lui tutti gli altri: la piccola e adorabile Scottie e la diciassettenne e ribelle Alexandra, che s’accompagna a Sid, il giovane e sempre-d’erba-fornito amico, sorprendentemente capace di commuovere, d’un tratto, in un dialogo notturno con Mr. King.
La fotografia è più descrittiva che interpretativa, la regia sposa le imponenti esigenze della narrazione – indugiando solo a volte sui tempi, che avrebbero potuto essere leggermente più solleciti – conducendoci alla fine, al termine, alla scelta di salvare il Paradiso, di far sì che ci sopravviva, che ci trascenda, che arrivi a chi amiamo.
Complessivamente il punto più forte del film è la capacità di toccare contemporaneamente le principali sfere emotive dello spettatore, chiamandolo all’appello come figlio, come genitore, come amante, come compagno e l’efficacia di tutta l’architettura narrativa consiste proprio nella convinzione che, in almeno uno dei 4 ruoli, chiunque di noi possa immedesimarsi. In almeno uno.
The Descendants è un film bellissimo. Senza pathos e senza buonismo.
The Descendants è un film bellissimo ed è giusto vederlo.
Io me so trattenuta. Me so trattenuta. Me so trattenuta.
E alla fine, me so commossa.
Come sempre avviene in questi casi, me so asciugata 3 lacrime, ho tirato un po’ su col naso e ho fatto la disinvola.
Come se nulla fosse successo.
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lem10
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sabato 18 febbraio 2012
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civile
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Riportato nel modo più tragico a rifletter sulla sua realtà di padre, di marito e di uomo, Matt lo fa nella maniera migliore. Davanti alla scoperta del tradimento reagisce da animale ferito ma con decenza e compostezza, riflettendo sulle motivqazioni. E' ricco ma non ha fatto del denaro il suo unico idolo. Non è amato dal suocero ma gli lascia credere che la moglie sia stata devota e fedele con lui per non incrinare il ricordo che conserverà di lei nel suo cuore di padre. Potrebbe diventare ancora più ricco ma si commuove davanti alla bellezza della terra che ha semplicemente ereditato e che sente di non dover profanare con speculazioni mortificanti.
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Riportato nel modo più tragico a rifletter sulla sua realtà di padre, di marito e di uomo, Matt lo fa nella maniera migliore. Davanti alla scoperta del tradimento reagisce da animale ferito ma con decenza e compostezza, riflettendo sulle motivqazioni. E' ricco ma non ha fatto del denaro il suo unico idolo. Non è amato dal suocero ma gli lascia credere che la moglie sia stata devota e fedele con lui per non incrinare il ricordo che conserverà di lei nel suo cuore di padre. Potrebbe diventare ancora più ricco ma si commuove davanti alla bellezza della terra che ha semplicemente ereditato e che sente di non dover profanare con speculazioni mortificanti.
Leggero, credibile, condivisibile ambientato in un luogo cje si ritiene esente da eventi sgradevoli il film si lascia vedere con semplicità dove la regia si impone con discrezione senza ricorrere a complicate quanto alle volte fastidiose strategie narrative e ci restituisce una storia tragica ma accettabile con una giusta dose di rabbia e ironia.
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adelfococo
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domenica 19 febbraio 2012
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il senso di colpa trattato fuori dai clichè
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Abituati come siamo ad immaginarci (e a vedere su varie pellicole) l'arcipelago della Hawaii come il paradiso sceso in terra, si rimane un po' sconvolti dalla scelta "più realista del re" operata dal regista Payne per questo interessante lungometraggio. Di certo "Paradiso Amaro" non farà troppo contenti gli operatori turistici della zona, preso com'è a raccontarci la vita di uno dei suoi abitanti, Matt King (Clooney) che sottolinea subito che non prende una tavola da surf da 15 anni.
Di certo, il film si propone con una visione alternativa delle Hawaii, fuori dai resort e dai villaggi vacanze, e la utilizza per trattare temi "forti" come il senso di colpa ed il distacco.
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Abituati come siamo ad immaginarci (e a vedere su varie pellicole) l'arcipelago della Hawaii come il paradiso sceso in terra, si rimane un po' sconvolti dalla scelta "più realista del re" operata dal regista Payne per questo interessante lungometraggio. Di certo "Paradiso Amaro" non farà troppo contenti gli operatori turistici della zona, preso com'è a raccontarci la vita di uno dei suoi abitanti, Matt King (Clooney) che sottolinea subito che non prende una tavola da surf da 15 anni.
Di certo, il film si propone con una visione alternativa delle Hawaii, fuori dai resort e dai villaggi vacanze, e la utilizza per trattare temi "forti" come il senso di colpa ed il distacco. Il senso di colpa è quello che prova il protagonista, che sembra ripiombare nella propria vita dopo tanti anni di assenza spirituale, a seguito dell'incidente di motoscafo che manda in coma la moglie. Matt vorrebbe riprendersela, la sua vita, lasciando il lavoro e tutte le sue attività per ridedicarsi alla famiglia, alle figlie per lui ignote, ma non potrà più farlo assieme alla propria compagna, destinata a morire.
Il tono drammatico degli eventi, seppur presente, è smorzato dal secondot tema principale del film, il distacco nella coppia. Matt scopre attraverso la figlia che la moglie lo tradiva regolarmente da tempo, e che era intenzionata a chiedere il divorzio. La figura della donna perde quindi alcuni tratti da "vittima", e si scatena una ricerca dell'amante, che si concluderà con molte riflessioni e un recupero, seppure parziale e tardivo, del rapporto padre-figlie.
Il tema del rapporto uomo-terra () viene trattato ma rimanea far da contorno alla trama principale. Clooney eccellente, veramente calzante nel ruolo dell'uomo confuso che si ritrova catapultato in un contesto dal quale si era estraniato da tempo.
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gianleo67
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sabato 17 maggio 2014
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il paradiso, per ora, puo attendere...
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Avvocato nel campo delle transazioni immobiliari e amministratore fiduciario di un trust di famiglia che possiede una vasta proprietà terriera vergine delle Hawaii di cui è incaricato di concludere la vendita, Matt King viene sconvolto dal grave incidente di barca che lascia in coma la moglie ed ancor di più dalla scoperta che la consorte lo tradiva con un altro uomo. Insieme alle figlie ancora giovani, con cui ha un rapporto problematico, si mette così alla ricerca dell'amante di sua moglie affinchè questi gli possa dare l'estremo saluto e chiudere così l'ultima questione in sospeso che rimane in una tormentata e residuale relazione coniugale.
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Avvocato nel campo delle transazioni immobiliari e amministratore fiduciario di un trust di famiglia che possiede una vasta proprietà terriera vergine delle Hawaii di cui è incaricato di concludere la vendita, Matt King viene sconvolto dal grave incidente di barca che lascia in coma la moglie ed ancor di più dalla scoperta che la consorte lo tradiva con un altro uomo. Insieme alle figlie ancora giovani, con cui ha un rapporto problematico, si mette così alla ricerca dell'amante di sua moglie affinchè questi gli possa dare l'estremo saluto e chiudere così l'ultima questione in sospeso che rimane in una tormentata e residuale relazione coniugale.
Dal romanzo di Kaui Hart Hemmings da cui l'autore trae, insieme a Nat Faxon e Jim Rash una sceneggiatura non originale vincitrice addirittura del Premio Oscar, Alexander Payne costruisce una tragicommedia indipendente (distribuita però dalla Fox) che sembra avere i pochi pregi del cinema off Hollywood (marginalità dell'argomento, originalità della storia, eccentricità del contesto sociale, umanità di personaggi fuori dagli schemi) ed i molti difetti di un cinema mainstream che arruola una all star come Clooney (pure se avvezzo,soprattutto come autore, a questo tipo di produzioni) e che si trastulla nella banalità di una costruzione narrativa in cui agli aspetti più retrivi del moralismo dimostrativo si aggiunge la sconfortante superficialità di relazioni sociali relitte di un incomprensibile naufragio esistenziale (non basta la 'voice over' del bel George a introdurre e sostenere un argomento,l'insolito retroscena di una crisi coniugale post mortem, che rimane tutto il tempo sugli scudi di una ridicola schermaglia al capezzale di una donna in coma). Pur riconoscendo le buone intenzioni di una costruzione drammatica che si dibatte fino alla fine nella interessante dialettica tra vendetta e perdono, facendo combaciare i pezzi di un puzzle familiare dove alle rivalse fedifraghe si unisce la singolare coincidenza di un interesse economico, il film di Payne inanella una serie di luoghi comuni sui rapporti sociali (dalle difficoltà della relazione padre-figlie alle recriminazioni coniugali fuori tempo massimo, dallo scontro frontale coi parenti-serpenti alla resa dei conti con l'ex amante della moglie tanto sposato quanto vigliacco) ed una galleria di personaggi e di clichè psicologici che, a dispetto del disincanto cui ambisce l'operazione tragicomica, lasciano davvero l'amaro in bocca per la insignificante banalità del risultato finale. Al riscatto non sono sufficienti nemmeno la sorniona condiscendenza del sempre bravo Clooney ed il significato sottotraccia di una eredità familiare (in senso materiale ed affettivo) da tramandare come un inestimabile valore di bellezza e di verità che risplende adamantino dal verdeggiante bastione di una falesia ancora vergine a picco sulle rive di un incontaminato oceano tropicale (splendidamente fotografato dal bravo Phedon Papamichael). Il Paradiso, per ora, può attendere.
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aesse
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mercoledì 22 febbraio 2012
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prendi 2 e paghi 1
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SU “ PARADISO AMARO” “ PRENDI 2 E PAGHI 1”
Se la moglie di Matt, il protagonista dell’ultimo film di Alexander Payne “ PARADISO AMARO” non fosse morta, il poveretto, interpretato da un languido Clooney, sarebbe stato nell’ordine: un padre assente e inadeguato, un cornuto inconsapevole e soprattutto un orribile speculatore.
Un tremendo incidente, faceva sport estremi in un mare che più bello non si può, conduce la moglie (viva solo nella prima sequenza) al coma irreversibile, poi all’interruzione del mantenimento forzato delle funzioni vitali secondo il testamento biologico scrupolosamente rispettato da medici e famiglia… siamo alle Hawaii e là funziona così… Tutta la storia che dura il tempo che precede la morte non rinnega la propria intrinseca drammaticità pur proponendo sempre il risvolto positivo: funziona al perseguimento di tale scopo la scelta del contesto.
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SU “ PARADISO AMARO” “ PRENDI 2 E PAGHI 1”
Se la moglie di Matt, il protagonista dell’ultimo film di Alexander Payne “ PARADISO AMARO” non fosse morta, il poveretto, interpretato da un languido Clooney, sarebbe stato nell’ordine: un padre assente e inadeguato, un cornuto inconsapevole e soprattutto un orribile speculatore.
Un tremendo incidente, faceva sport estremi in un mare che più bello non si può, conduce la moglie (viva solo nella prima sequenza) al coma irreversibile, poi all’interruzione del mantenimento forzato delle funzioni vitali secondo il testamento biologico scrupolosamente rispettato da medici e famiglia… siamo alle Hawaii e là funziona così… Tutta la storia che dura il tempo che precede la morte non rinnega la propria intrinseca drammaticità pur proponendo sempre il risvolto positivo: funziona al perseguimento di tale scopo la scelta del contesto. Un paesaggio come quello delle Hawaii rappresenta il rigoglio e la forza inarrestabile della vita e concorre a determinare la qualità della sostanza narrativa. Così Clooney, non azzimato al solito, ma con chiome morbide come la linea del ventre, vive il proprio dramma personale in un ambiente che è un inno alla vita e che lo conduce alla ricerca di una lettura virtuosa del dramma della morte utilizzata e contenuta in funzione della vita. Certo si soffre e ci si sente inadeguati anche indossando la camicia hawaiana, i bermuda e gli infradito seppure la semantica abbia altri rimandi ed è sullo stranimento conseguente che si gioca il percorso virtuoso. I paesaggi mozzafiato e la vegetazione ipertrofica sono testimoni attivi della volontà di Matt di recuperare il proprio ruolo di genitore: chiedendo aiuto alla figlia 17enne condivide con lei tutto il percorso di dubbi e dolore domando la sua adolescenziale ribellione con la partecipazione, la condivisione e gratificando le sue aspettative di figlia con scelte che la inorgogliscano. Il percorso virtuoso, che guida tutto il film, non si esaurisce con il recupero del rapporto con le 2 figlie in una sorta di “prendi 2 e paghi 1”, ma porta a conservare la virginale bellezza del terreno sul quale avrebbe speculato e gli organi della moglie salvati dall’ammuffimento daranno altra vita e speranza.
L’insegnamento del film che lo si deve alla sua intensa perfetta bellezza è che NON E’ L’ INFERNO che nel cupo strillare sanremese si crede di scongiurare ma solo un PARADISO AMARO.
ANTONELLA SENSI
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diomede917
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domenica 19 febbraio 2012
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urgente: oscar a george clooney
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Matt King è un avvocato di successo, vive e lavora nelle Hawaii..il paradiso del titolo.
Ma fin dal monologo di apertura il protagonista fa capire che anche quel paradiso è amaro….che anche in quel paradiso ci si ammala, si soffre e si hanno problemi come qualsiasi parte del mondo e nonostante viva circondato dal mare non tocca la tavola da surf da 8 anni.
Matt King deve affrontare due grandissimi problemi: la futura morte della moglie in stato vegetativo dopo un incidente di motoscafo e la vendita di uno strategico pezzo di terra di proprietà di un trust di cugini….i discendenti di una regina hawaiana che da il titolo originale del film.
Presentato in questo modo Paradiso Amaro può sembrare un Voglia di tenerezza scritto dai Maya…invece Alexander Payne da ottimo sceneggiatore che è (oltre che apprezzato regista) scrive una storia coinvolgente che dietro una situazione tragica nasconde sempre un sorriso liberatorio con battute e personaggi azzeccati.
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Matt King è un avvocato di successo, vive e lavora nelle Hawaii..il paradiso del titolo.
Ma fin dal monologo di apertura il protagonista fa capire che anche quel paradiso è amaro….che anche in quel paradiso ci si ammala, si soffre e si hanno problemi come qualsiasi parte del mondo e nonostante viva circondato dal mare non tocca la tavola da surf da 8 anni.
Matt King deve affrontare due grandissimi problemi: la futura morte della moglie in stato vegetativo dopo un incidente di motoscafo e la vendita di uno strategico pezzo di terra di proprietà di un trust di cugini….i discendenti di una regina hawaiana che da il titolo originale del film.
Presentato in questo modo Paradiso Amaro può sembrare un Voglia di tenerezza scritto dai Maya…invece Alexander Payne da ottimo sceneggiatore che è (oltre che apprezzato regista) scrive una storia coinvolgente che dietro una situazione tragica nasconde sempre un sorriso liberatorio con battute e personaggi azzeccati.
Pur mantenendo il solito timbro di fabbrica ossia un viaggio come metafora di una ricerca interiore (già usato in maniera convincente in Sideways e A proposito di Schmidt) Payne segue il percorso del protagonista con mano quasi invisibile. L’incidente della moglie costringe Matt King da genitore di riserva a genitore titolare confrontandosi con universo fino allora sconosciuto come le sue figlie e l’evolversi della storia lo metterà davanti all’amara verità di un tradimento e di conseguenza il rimettersi in questione sia come padre che come marito.
I due punti di forza del film sono l’ambientazione alle Hawaii che dietro le immagini da cartolina nascondono avidità, problemi familiari e crisi adolescenziali e la superlativa prova di George Clooney.
La cosa che risalta nella sua interpretazione è la normalità e la conseguente veridicità del suo personaggio….la sua è un’interpretazione di sottrazione….poteva calcare la mano con faccette buffe ed espressioni drammatiche (la storia gliele forniva a quantità) invece rimane sempre se stesso per tutto il film come lo si può notare nel primo incontro con il fidanzato della figlia confrontandolo con la scena dell’addio finale alla moglie. Il tutto coadiuvato da un gruppo di caratteristi i gran forma come Robert Foster e Beau Bridges.
E alla fine nonostante tutto Paradiso Amaro evidenzia quelle piccole cose che fanno una famiglia unita come si evince dal bellissimo e delicato finale.
Voto 7,5 e se non danno l’oscar a George Clooney si può parlare di Oscaropoli..
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annu83
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sabato 25 febbraio 2012
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un film sontuoso, un clooney mostruoso.
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Matt è un ricco avvocato che vive nel paradiso terrestre hawaiano, con una moglie di cui è innamorato, due figlie e un'intera collina vergine, avuta in eredità, che sta per essere venduta e dalla quale riceverà un'enorme entrata economica. Praticamente una vita da sogno. Peccato che, nella vita reale, anche in un paradiso come le Hawaii, i sogni durano solo fino al mattino, e anche un paradiso può diventare "amaro".
Capita così che Elizabeth possa avere un incidente in barca e finire in coma vegetativo senza possibilità di salvarsi, che Alex e Scottie possano rivelarsi due figlie ribelli e difficilmente gestibili, e che la vendita non sia una scelta poi così semplice e scontata come tutti sull’isola pensano.
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Matt è un ricco avvocato che vive nel paradiso terrestre hawaiano, con una moglie di cui è innamorato, due figlie e un'intera collina vergine, avuta in eredità, che sta per essere venduta e dalla quale riceverà un'enorme entrata economica. Praticamente una vita da sogno. Peccato che, nella vita reale, anche in un paradiso come le Hawaii, i sogni durano solo fino al mattino, e anche un paradiso può diventare "amaro".
Capita così che Elizabeth possa avere un incidente in barca e finire in coma vegetativo senza possibilità di salvarsi, che Alex e Scottie possano rivelarsi due figlie ribelli e difficilmente gestibili, e che la vendita non sia una scelta poi così semplice e scontata come tutti sull’isola pensano. E quando credi che peggio non possa andare, scopri la trama portante della storia, ovvero che tua moglie, prima di avere le ore contate, ti tradiva e voleva chiedere il divorzio perché eri un marito assente e un padre invisibile. E in un attimo quel tuo mondo già capovolto, ti riserva un altro scossone che ti stravolge nuovamente.
In mezzo a tutto questo argomenti duri, come l'eutanasia, l'elaborazione del dolore, il tradimento, il perdono, il rancore, la morte e l'impotenza nei suoi confronti e in quelli della vita stessa.
Una pellicola straordinaria, che si avvale sapientemente e in maniera garbata di una voce narrante per snocciolare i dettagli di una storia che è un pugno scagliato nel pieno dello stomaco dello spettatore. Una storia triste e straziante, che un magistrale Clooney trasforma in qualcosa di estremamente semplice e reale grazie a espressioni del volto che forse, nella sua carriera, non aveva mai conosciuto.
Un film sull'elaborazione del dolore, ma anche sulla ricerca della verità (gli unici attimi in cui Clooney si fa incalzante e cinicamente ironico) e sul perdono. Tutto giocato sul filo sottile e instabile della disperazione, con un protagonista perennemente assorto in una sorta di "oblio del pensiero", con gli occhi costantemente sbarrati e un'espressione assente che odora tanto di sentimento vero e di immedesimazione completa (aaahhh, i grandi attori), come nella scena in cui Matt rincorre di nascosto l'amante della moglie, lasciando trasparire una tensione che passa attraverso lo schermo e arriva direttamente allo spettatore seduto comodamente in poltrona.
Fino al tragico epilogo, che punta i riflettori su un argomento da trattare con estrema cautela: quello del testamento biologico e dello spegnimento dei macchinari che tengono in vita Elizabeth, che si concluderà poi con un'intima quanto surreale cerimonia funebre hawaiana.
Uno straordinario Clooney (vincitore del Golden Globe come miglior attore protagonista), coordinato da un'intelligente regia che sa indugiare sul suo stato di grazia a livello espressivo, che si avvale di una sorprendente comprimaria come Shailene Woodley (candidata al Golden Globe come miglior attrice non protagonista), bella e naturale, che interpreta Alex, la figlia maggiore di Matt, riuscendo in una trasformazione ardua durante l'evolversi del film: da figlia adolescente "complicata" e ribelle, dedita a droghe e alcol, a figlia ammirevole e amorevole, che sa prendersi la responsabilità di sostenere ciò che rimane della famiglia attraverso una delicata ma mai stucchevole rielaborazione del rapporto padre/figlia.
Come personale ciliegina su una torta che ho trovato ottima, aggiungerei che, caso rarissimo, il nostro titolo italiano è forse più azzeccato di quello originale, e che la colonna sonora è quasi sempre un sottofondo delicato e aggraziato che ben si sposa coi sentimenti che pervadono il film.
Siamo solo a febbraio, è vero, ma “paradiso amaro” (vincitore del Golden Globe come miglior film drammatico) è destinato ad essere ricordato come uno dei film migliori di questo 2012.
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sammy91
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lunedì 5 marzo 2012
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bisognerebbe piangere, ma in realtà fa ridere
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La maggior parte delle critiche per questo film sono più che positive, ma per quanto mi riguarda io non sono per niente d'accordo.
Sono andata a vedere questo film con la consapevolezza che fosse di genere drammatico e aspettandomi di versare una valle di lacrime, sentimentalista come sono.
E invece, niente, nemmeno una. Anzi, l'esatto opposto, ho riso. Perchè? Perchè non c'era niente da piangere, nonostante le vicende del film sono piuttosto tristi, direi. Insomma tutto ad un tratto una madre di famiglia ha un incidente e va in coma (e io so cosa significa perchè ho vissuto la stessa cosa nella mia famiglia). E ok mettici che col marito non andava molto d'accordo, non si parlavano più di tanto, ecc ecc, e tu, marito, appena apprendi la notizia, che reazione hai? Indecifrabile.
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La maggior parte delle critiche per questo film sono più che positive, ma per quanto mi riguarda io non sono per niente d'accordo.
Sono andata a vedere questo film con la consapevolezza che fosse di genere drammatico e aspettandomi di versare una valle di lacrime, sentimentalista come sono.
E invece, niente, nemmeno una. Anzi, l'esatto opposto, ho riso. Perchè? Perchè non c'era niente da piangere, nonostante le vicende del film sono piuttosto tristi, direi. Insomma tutto ad un tratto una madre di famiglia ha un incidente e va in coma (e io so cosa significa perchè ho vissuto la stessa cosa nella mia famiglia). E ok mettici che col marito non andava molto d'accordo, non si parlavano più di tanto, ecc ecc, e tu, marito, appena apprendi la notizia, che reazione hai? Indecifrabile. Il personaggio di Clooney non ha espresso niente, sarebbe dovuta essere una persona DISTRUTTA, dal dolore, e invece no, nei suoi occhi non si legge niente. La figlia più grande tipica adolescente ribelle, che uguale quando sa dell'incidente della madre reagisce solo facendo la ribelle e mandando a quel paese il padre. Però è un personaggio che si rivaluterà più in là, forse l'unico che tirerà fuori dei veri sentimenti e un pò d'intelligenza. La piccola alla quale viene nascosto tutto, ovviamente, e anche le sue reazioni non sono per niente simili a come reagirebbe veramente un bambino, perchè nei film li dipingono come stupidi, come se non si accorgessero di ciò che sta accandendo, e invece è tutto il contrario. Forse i bambini sono quelli che afferrano sempre prima di tutti. E poi l'amico di Alexandra, che, ditemi, che senso ha nel film? Che senso ha il suo personaggio che fa tanto la parte dello stupido, a prendere solo un cazzotto in faccia dal nonno?? Tipico ragazzo della sua età che fuma l'erba, e che alla fine fatalità si scopre che anche lui ha passato la stessa cosa, ovvero ha perso il padre. Io non ho capito il regista che diavolo di senso ha voluto dare a questo film, qual'è il messaggio? Di cosa voleva parlare? I suoi personaggi NON ASSOMIGLIANO PER NIENTE A NOI. Cosa voleva dire, che anche se sei ricco ti possono capitare disgrazie, che i soldi non fanno la felicità? Eh beh, ci vuole un genio a capirlo. Si certo è molto sensato fare un film su questo tema. Ribadisco che il film è piatto, non esprime sentimenti, quasi per nulla, è ridicolo, l'ho detto, a me, invece che piangere, ha fatto ridere. Mi dispiace, ma è bocciatissimo.
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