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antycapp
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venerdì 24 febbraio 2012
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"the descendants" ancora da terminare per payne
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Avevo molta attenzione su questo film, data la mia passione per le capacità di Clooney di spezzare l'insolito con il paradosso e di rendere semplici le trame articolate, dopo le "Idi di Marzo" che mi ha colpito sensibilmente per la sua abile ed attenta regia, fidavo in Clooney per avere sensazioni e sensibilità spiccate, purtroppo mi sono ricreduto, fortunatamente il film non è stato diretto da lui e quindi lo ritengo innocente, ma vedendo la filmografia di Payne mi accorgo che è il regista di ottimi lavori come ad esempio "Sideways" (titolo originale) che aveva un linguaggio, una comunicazione fantastica, che in questo "The descendants" ("Gli eredi" questo il titolo originale che poco ci cape con "Paradiso Amaro" ed invece è molto vicino al romanzo da cui è tratto), ha perso totalmente.
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Avevo molta attenzione su questo film, data la mia passione per le capacità di Clooney di spezzare l'insolito con il paradosso e di rendere semplici le trame articolate, dopo le "Idi di Marzo" che mi ha colpito sensibilmente per la sua abile ed attenta regia, fidavo in Clooney per avere sensazioni e sensibilità spiccate, purtroppo mi sono ricreduto, fortunatamente il film non è stato diretto da lui e quindi lo ritengo innocente, ma vedendo la filmografia di Payne mi accorgo che è il regista di ottimi lavori come ad esempio "Sideways" (titolo originale) che aveva un linguaggio, una comunicazione fantastica, che in questo "The descendants" ("Gli eredi" questo il titolo originale che poco ci cape con "Paradiso Amaro" ed invece è molto vicino al romanzo da cui è tratto), ha perso totalmente. Dopo un cappello lungo che costruisce il panorama sociale di una comunità come quella hawaiana, molto interessante arriva l'idea che sembra far decollare il film, idea che però a mio modesto avviso non viene sfruttata a dovere e la trovata che poteva essere una soluzione per ottenere un film con ritmi sorprendenti relega il film ad un biplano a mezz'aria, piuttosto che ad un aviogetto ben decollato e stabile in volo. Clooney fa davvero del tutto per sostenere parte e film, soprattutto quando corre per le vie della cittadina in cerca di chiarimenti dai propri amici e si mostra in tutta la sua umanità e naturalezza goffaggine, ma la sceneggiatura poi scade nell'americanità più facile fino alle lacrime che potevano essere condensate in una asprezza sicuramente più realistica data l'idea che il regista o lo sceneggiatore aveva avuto. Il film è poco più che mediocre, ma non c'era giustamente nella combo box del sito qualcosa che stesse tra la singola e la doppia stella. Nominations per me interrogative perchè per me risulta praticamente un'opera che sembra completa, ma ancora da terminare.
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noodles76
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martedì 13 marzo 2012
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magnificenza amara.
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Questo meraviglioso quartetto(papà George & figli,più amico al seguito)vi farà dire:quanto è vero! Un film in cui ci si rispecchia,al di là della nostra personale situazione socio-economica.Tocca argomenti spinosi,delicati,antipatici con grandissima verità,umanità e dignità.E' un film che riesce ad immergerti in questo paradiso amaro,in un'atmosfera agro-dolce.E ti fa pensare che,in quella situzione e in quel posto,forse ti sentiresti proprio così,e ti comporteresti allo stesso modo.Come fa papà George,quando c'è da correre...o come i due figli(fantastica in bellezza e bravaura la sorella maggiore),quando c'è da piangere.
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Questo meraviglioso quartetto(papà George & figli,più amico al seguito)vi farà dire:quanto è vero! Un film in cui ci si rispecchia,al di là della nostra personale situazione socio-economica.Tocca argomenti spinosi,delicati,antipatici con grandissima verità,umanità e dignità.E' un film che riesce ad immergerti in questo paradiso amaro,in un'atmosfera agro-dolce.E ti fa pensare che,in quella situzione e in quel posto,forse ti sentiresti proprio così,e ti comporteresti allo stesso modo.Come fa papà George,quando c'è da correre...o come i due figli(fantastica in bellezza e bravaura la sorella maggiore),quando c'è da piangere...o come l'amico,quando c'è da ridere...o come tutti i parenti,quando c'è da rinfacciare o da firmare...Una trama forse già vista,ma Alexander Payne l'ha resa piena di dignità e onestà.Ed è ammirevole come riesce a diregire con grandissima maestria i suoi attori.George Clooney si è calato talmente tanto nella parte che a tratti non sembra nemmeno lui.Questa sua interpretazione conferma che i ruoli drammatici(vedi Syriana)gli si addicono maggiormente.C'era bisogno di un George così e di un film così;perchè con grande magnificenza ci dimostrano che la vita può essere tanto amara anche in "paradiso".
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paolo bisi
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venerdì 10 febbraio 2012
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un dramma e le hawaii per un grande clooney
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Alle Hawaii, una donna va in coma dopo un incidente in barca. Il marito tenta di riallacciare i rapporti con le due figlie, trascurate da anni per via del lavoro, ma ben presto viene informato che per la moglie non c'è nessuna speranza di ripresa. Va in giro con le figlie, dando a familiari e amici il triste annuncio, ma quando scopre che la moglie aveva una relazione, fa di tutto per mettersi sulle tracce dell'amante. Definito da alcuni come una commedia agrodolce, il quinto film di Alexander Payne è in realtà un dramma abbastanza profondo, sullo sfondo delle lontane Hawaii. E' proprio l'ambientazione uno dei meriti principali dell'opera: così irraggiungibile, paradisiaca, perfetta nel nostro immaginario, invece si rileva quanto mai fragile, vicina, non tagliata fuori dalle sofferenze e i problemi che contraddistinguono il mondo occidentale.
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Alle Hawaii, una donna va in coma dopo un incidente in barca. Il marito tenta di riallacciare i rapporti con le due figlie, trascurate da anni per via del lavoro, ma ben presto viene informato che per la moglie non c'è nessuna speranza di ripresa. Va in giro con le figlie, dando a familiari e amici il triste annuncio, ma quando scopre che la moglie aveva una relazione, fa di tutto per mettersi sulle tracce dell'amante. Definito da alcuni come una commedia agrodolce, il quinto film di Alexander Payne è in realtà un dramma abbastanza profondo, sullo sfondo delle lontane Hawaii. E' proprio l'ambientazione uno dei meriti principali dell'opera: così irraggiungibile, paradisiaca, perfetta nel nostro immaginario, invece si rileva quanto mai fragile, vicina, non tagliata fuori dalle sofferenze e i problemi che contraddistinguono il mondo occidentale. E' una critica forte, e nello stesso tempo una rappresentazione efficace, della società americana del nostro tempo, dove valori negativi, soprattutto nei giovani, si trasmettono con estrema facilità. Dietro a una regia creativa, una buona sceneggiatura, un ottima colonna sonora, emerge notevolmente l'interpretazione superba di George Clooney, marito e padre combattuto tra l'amore e il dovere verso i figli e la voglia di vendetta che prova per la moglie e l'amante. Buone le prove degli attori di contorno, specialmente quella della giovane Shailene Woodley nella parte della figlia maggiore di Clooney. Come spesso succede, la totale ignoranza dei traduttori del titolo prende il sopravvento: the descendants significa gli eredi, riferendosi a un aspetto fondamentale del film, la scelta fatta dal protagonista nel finale.
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ultimoboyscout
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lunedì 2 luglio 2012
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quel paradiso amaro che è la vita.
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Incredibile come film e Clooney siano stati ignorati agli Oscar! Difficile etichettare il cinema di Payne, a qualcuno probabilmente non piacerà, sta di fatto che il film è bellissimo e intenso e Clooney è magistrale, il migliore (o quasi, ma stavolta voglio sbilanciarmi) mai visto. Le commedie umane tipiche dell'Italia degli anni '60 sono il pane quotidiano di Payne, quelle in cui riesce a collocare uomini ridicoli nella tragedia, a mescolare comicità e malinconia, a far convivere sorriso e amarezza, commozione e atrocità. In "Paradiso amaro" c'è riuscito alla perfezione, piazzando lo stropicciato Matt King a un bivio, dedicandogli un'introspezione psicologica pazzesca.
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Incredibile come film e Clooney siano stati ignorati agli Oscar! Difficile etichettare il cinema di Payne, a qualcuno probabilmente non piacerà, sta di fatto che il film è bellissimo e intenso e Clooney è magistrale, il migliore (o quasi, ma stavolta voglio sbilanciarmi) mai visto. Le commedie umane tipiche dell'Italia degli anni '60 sono il pane quotidiano di Payne, quelle in cui riesce a collocare uomini ridicoli nella tragedia, a mescolare comicità e malinconia, a far convivere sorriso e amarezza, commozione e atrocità. In "Paradiso amaro" c'è riuscito alla perfezione, piazzando lo stropicciato Matt King a un bivio, dedicandogli un'introspezione psicologica pazzesca. Clooney lo ricambia calandosi dallo sgabello, rinunciando al proprio status di superstar per immedesimarsi in un ruolo inusuale per lui, decisamente più dimesso. Tutto si muove tra caricature comiche e struggenti, spesso assurde, alla continua ricerca di se stesse e il loro rapporto con gli ambienti è forte, quelle isole Hawaii mai veramente esplorate dal cinema: il regista le ha rese visivamente e culturalmente interessanti e il suo road movie è l'ideale per mettere in scena i cambiamenti dei protagonisti. la padronanza della scena di Clooney è mostruosa e la trasmette ai suoi più giovani ed inesperti compagni di viaggio, preferisce porre domande tipo su come affrontare la morte, la responsabilità e la gelosia, piuttosto che dare risposte folkloristiche e urlate, senza parodiare o estremizzare, cosa ormai usuale dalle parti di Hollywood. E' un crescendo di fallimenti, battute e dolorosissima bellezza questo ritratto dell'uomo in disarmo che offre lo spunto per recuperare la precedente, sottovalutata e forse non notissima filmografia di Alexander Payne. Va in scena l'essenza del cinema, quello autoriale e più intimo, quello che tocca cuore, spirito e testa, che fa ridere e piangere nello stesso istante. Cinema su cui non occorre scrivere o leggere. Cinema da vedere.
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melandri
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giovedì 23 febbraio 2012
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un titolo perfetto
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Una volta tanto i titolisti nostrani ci hanno azzeccato.Il titolo italiano "paradiso amaro" rende meglio il senso di questo film rispetto all'originale "the descendants".Le isole Hawaii sono lo sfondo(e non solo) ideale per questa nuova prova di Alexander Payne.Il regista ci fa capire sin dall'inizio che in un luogo ameno, stereotipo per antonomasia della dolce vita come le Hawaii,oltre ai cocktails ed al surf scorrono anche le vite ed i problemi di chi da sempre ci vive.Tra sgargianti camice floreali,panorami mozzafiato e musica fatta per sognare ci sbatte in faccia il dramma di una famiglia che stà vivendo la tragedia della perdita di un suo componente.
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Una volta tanto i titolisti nostrani ci hanno azzeccato.Il titolo italiano "paradiso amaro" rende meglio il senso di questo film rispetto all'originale "the descendants".Le isole Hawaii sono lo sfondo(e non solo) ideale per questa nuova prova di Alexander Payne.Il regista ci fa capire sin dall'inizio che in un luogo ameno, stereotipo per antonomasia della dolce vita come le Hawaii,oltre ai cocktails ed al surf scorrono anche le vite ed i problemi di chi da sempre ci vive.Tra sgargianti camice floreali,panorami mozzafiato e musica fatta per sognare ci sbatte in faccia il dramma di una famiglia che stà vivendo la tragedia della perdita di un suo componente.I ripetuti primi piani della moglie/madre in fin di vita(a volte forse troppo insistenti per la verità!)sono il contraltare crudele alle immagini da cartolina che un attimo dopo ritroviamo sullo schermo.Come nel suo film precedente più riuscito (Sideways)Payne affronta e mette in risalto le psicologie e le insicurezze di tutti i protagonisti.I dialoghi,mai banali,dettati da una sceneggiatura che non perde un colpo,ci fanno entrare nelle vite dei personaggi in modo mirabile.Ne scopriamo passo dopo passo il cambiamento e la maturazione,essendo il tema trattato quello della perdita (sia essa affettiva o materiale)un tema universale,che ci riguarda tutti.Le diverse reazioni alla disgrazia che tocca i protagonisti,sono reazioni vere,perciò empatiche.L'immagine finale di loro che guardano la tv,ma metaforicamente guardano noi che li abbiamo giudicati è il tocco di classe finale.
Il cast è perfetto,Clooney limando al massimo la gigioneria che l'ha reso famoso,incarna con sobrietà un uomo spaesato,tradito ed all'apparenza anafettivo in cerca di risposte, che sarà costretto a trovare prima da solo,poi con l'aiuto della figlia più grande(una eccezzionale Shaylene Woodley) che gli fa da alter ego.Judy Greer nella piccola ma intensa parte della moglie a sua volta tradita ed ingannata è colei che ha il compito di ricordarci che il paradiso,se lo cerchiamo,è dentro di noi.
Da cineteca la scena del pianto sott'acqua in piscina.Da vedere.
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salda91
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sabato 25 febbraio 2012
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anche i ricchi piangono
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Discendente di un’antica e facoltosa famiglia hawaiana, Matt King, marito indifferente e padre assente, si ritrova d’un tratto a mettere in discussione la propria vita, in seguito ad un incidente nautico a causa del quale la moglie Elizabeth entra in coma irreversibile. L’uomo è dunque obbligato a dover recuperare il rapporto con le figlie, la ribelle Alexandra e la piccola Scottie, un compito non semplice se si è stati considerati, fino ad allora, <<il genitore di riserva>>. A complicare il tutto vi è l'amara scoperta dell’infedeltà della moglie, che mette i protagonisti sulle tracce dell’amante (un improbabile agente immobiliare) trasformando la vicenda in uno spiritoso, ma tranquillo, road movie, e l’intricata vendita dell’immenso terreno incontaminato, ereditato da Matt insieme ad una loggia di parenti.
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Discendente di un’antica e facoltosa famiglia hawaiana, Matt King, marito indifferente e padre assente, si ritrova d’un tratto a mettere in discussione la propria vita, in seguito ad un incidente nautico a causa del quale la moglie Elizabeth entra in coma irreversibile. L’uomo è dunque obbligato a dover recuperare il rapporto con le figlie, la ribelle Alexandra e la piccola Scottie, un compito non semplice se si è stati considerati, fino ad allora, <<il genitore di riserva>>. A complicare il tutto vi è l'amara scoperta dell’infedeltà della moglie, che mette i protagonisti sulle tracce dell’amante (un improbabile agente immobiliare) trasformando la vicenda in uno spiritoso, ma tranquillo, road movie, e l’intricata vendita dell’immenso terreno incontaminato, ereditato da Matt insieme ad una loggia di parenti.
Candidato a cinque premi Oscar, il film è tratto dal romanzo di K. H. Hemmings Eredi di un mondo sbagliato, e segna il ritorno alla regia di Payne a più di sei anni di distanza dal pluripremiato Sideways - In viaggio con Jack. Il merito principale di quest’ultimo è senz’altro l’aver reso malinconica e tragicomica una storia di per sé drammatica, senza scadere nello struggente o nel patetico. Con spiccata sensibilità ci mostra gli altalenanti stati d’animo dei protagonisti: rabbia e sofferenza, incredulità e rassegnazione, di chi deve affrontare la perdita di una persona cara. La ricchezza delle questioni da affrontare lascia però poco tempo ai protagonisti per addolorarsi dell’evento; le tematiche prese in esame sono molteplici e tutte d’importanza cruciale: oltre la morte abbiamo l’ambientalismo, l’educazione (in particolare il decadimento del rispetto filiale), la crisi di mezza età, il tradimento, e altro ancora. Il peso di tali argomenti viene tuttavia evitato da un sapiente bilanciamento tra il triste e l’allegro, le lacrime e il divertimento, talvolta lievemente forzato. Il cinema di Payne comprende, prima di semplificare a giudizio; la sua regia è lineare, tutto è affidato a volti e ambienti che dicono più dei dialoghi, essenziali e fin troppo umani, lasciando spazio ai pensieri.
Superba interpretazione di Clooney, che abbandona i panni dell’intrigante “sciupafemmine” per indossare quelli di un uomo qualunque, alle prese con problemi reali, le cui scelte non sono mai nette, sempre sfumate. Il miracolo non è, questa volta, la guarigione del malato, bensì quello di un uomo che perdona gli altri e, soprattutto, sé stesso. Notevole anche l’interpretazione della Woodley, disinvolta nella parte della primogenita ribelle, che al momento giusto ritrova se stessa mostrando una maturità nascosta. Sicuramente, tuttavia, esagerato è stato il convogliare all’interno di un’unica vicenda tante questioni e problematiche, ma ci rimane una consolazione: anche i ricchi (qualche volta) piangono.
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tumau
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giovedì 1 marzo 2012
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ottimo film
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Ho visto Paradiso Amaro ieri sera e l'ho trovato davvero un gran bel film. Ricordiamoci tutti che è e rimane un film di produzione americana e che quindi inevitabilmente ha bisogno di certi meccanismi consolatori classici del cinema statunitense.Detto questo, però, la storia è originale ,ambientata in un posto che normalmente viene associato ad un paradiso(appunto) e che invece, al di la della storia in sé è girata con un colore plumbeo che avvolge in modo molto pregnante il senso che vuole dichiarare . Una storia come tante altre, comuni come la vita, come in ogni posto del mondo . Non c'è paradiso per le anime neppure lì! Alle Hawaii. Clooney ha avuto coraggio ad essere inquadrato decine di volte in modo così poco sexy da sembrare sciatto.
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Ho visto Paradiso Amaro ieri sera e l'ho trovato davvero un gran bel film. Ricordiamoci tutti che è e rimane un film di produzione americana e che quindi inevitabilmente ha bisogno di certi meccanismi consolatori classici del cinema statunitense.Detto questo, però, la storia è originale ,ambientata in un posto che normalmente viene associato ad un paradiso(appunto) e che invece, al di la della storia in sé è girata con un colore plumbeo che avvolge in modo molto pregnante il senso che vuole dichiarare . Una storia come tante altre, comuni come la vita, come in ogni posto del mondo . Non c'è paradiso per le anime neppure lì! Alle Hawaii. Clooney ha avuto coraggio ad essere inquadrato decine di volte in modo così poco sexy da sembrare sciatto. Non è facile. Qualche bella frase ( anzi splendida da incorniciare ) come indicate nel vostro sito e ottima traduzione in italiano da un titolo originale ( gli eredi ) sciatto come il cielo di Honolulu. Era già successo con ombre rosse ricordate ? Il titolo originale era un insignificante -la diligenza -)
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rampante
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martedì 16 ottobre 2012
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un'antica famiglia hawaiana
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George Clooney è perfetto nei panni dell'avvocato Matt King in questa bella e tragica commedia americana.
Siamo nel mondo paradisiaco hawaiano, Matt è un marito e un padre indifferente, spesso assente e lontano dalla vita familiare.
Improvvisamente la sua dorata esistenza viene stravolta, sua moglie a causa di un incidente nautico entra in coma irreversibile. Matt riesce a gestire l'inattesa situazione ma il dramma familiare si complica quando la figlia primogenita Alexander lo informa che la mamma aveva un amante.
Matt, insieme alle due figlie deciderà di andare alla sua ricerca.
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George Clooney è perfetto nei panni dell'avvocato Matt King in questa bella e tragica commedia americana.
Siamo nel mondo paradisiaco hawaiano, Matt è un marito e un padre indifferente, spesso assente e lontano dalla vita familiare.
Improvvisamente la sua dorata esistenza viene stravolta, sua moglie a causa di un incidente nautico entra in coma irreversibile. Matt riesce a gestire l'inattesa situazione ma il dramma familiare si complica quando la figlia primogenita Alexander lo informa che la mamma aveva un amante.
Matt, insieme alle due figlie deciderà di andare alla sua ricerca.
Questo viaggio lo aiuterà a prendere importanti decisioni sulle ultime terre della sua famiglia e a creare un nuovo rapporto con le figlie, la ribelle Alex e la piccola Scottie.
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jacopo b98
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giovedì 12 settembre 2013
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payne, regista della quotidianità, torna al cinema
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Ho rivisto di recente Paradiso Amaro di Alexander Payne e ho deciso di aggiornare la mia valutazione e la mia recensione del film. Questa è quindi la mia recensione definitiva del film.
Matt King (Clooney) è un avvocato e vive alle Hawaii. La moglie è in coma da ventitré giorni perché è caduta dalla barca, quando viene a sapere dalla figlia (Woodley) che lei lo tradiva con un altro. Inoltre Matt deve anche decidere se e a chi vendere della terra, che renderà lui e i suoi cugini tutti molto ricchi (come se non lo fossero già). Deve inoltre occuparsi delle due figlie che a mala pena conosce. Tutto questo lo cambierà nel profondo.
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Ho rivisto di recente Paradiso Amaro di Alexander Payne e ho deciso di aggiornare la mia valutazione e la mia recensione del film. Questa è quindi la mia recensione definitiva del film.
Matt King (Clooney) è un avvocato e vive alle Hawaii. La moglie è in coma da ventitré giorni perché è caduta dalla barca, quando viene a sapere dalla figlia (Woodley) che lei lo tradiva con un altro. Inoltre Matt deve anche decidere se e a chi vendere della terra, che renderà lui e i suoi cugini tutti molto ricchi (come se non lo fossero già). Deve inoltre occuparsi delle due figlie che a mala pena conosce. Tutto questo lo cambierà nel profondo. Tratto dal romanzo di Kaui Hart Hemmings, sceneggiato dal regista con Nat Faxon e Jim Rash, il quinto film di Payne è il migliore della sua carriera. Le Hawaii, di cui lo spettatore si innamora, sono riprese non certo nei loro posti più belli, infatti il film denuncia anche l’eccessiva cementificazione. I personaggi vivono vicende del nostro mondo, in un qualche modo comuni e per questo la pellicola tocca come poche altre. Il regista riprende la storia di un uomo che forse tanto uomo non è; “seduto in quell’ufficio ad ammucchiare contanti”, come dice il genero; e del suo processo per diventare “un marito e un padre vero”. La storia è raccontata con impietosità, dura ma bellissima la scena in cui Matt dice alla moglie morente “mio amore, mia pena…”, ma anche con leggerezza, personificata nel personaggio di Sid, il fidanzato idiota della figlia. Interessante l’apertura del film con il protagonista che fa notare che lo stereotipo dell’hawaiano, sulla tavola da surf oppure sdraiato sotto l’ombrellone, è totalmente sbagliato, dato che anche là si lavora e si muore tutti i giorni. Ottima fotografia di Phedon Papamichael. Tutti gli attori sono bravissimi, con un Clooney, genitore comune, straordinario. La Woodley è decisamente promettente. Cinque nomination all’Oscar e solo una vittoria per la miglior sceneggiatura non originale.
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ender
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sabato 18 febbraio 2012
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l'amarezza della vita
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George Clooney è Matt King, importante uomo d'affari delle Hawaii che vede la sua vita sconvolta dal coma irreversibile della moglie e dalla sua inadeguatezza a svolgere il compito di padre. Durante gli ultimi giorni di vita della sua compagna, vedrà cambiare molte cose. Da Alexander Payne, regista del brillante Sideways, una commedia che parla di sentimenti e di vita "reale", profonda nella sua semplicità, godibile e ironicamente amara e che ha in Clooney un protagonista perfetto che sembra, appunto, un uomo reale e non di celluloide. Il sentimento predominante per quasi tutto il film è il rancore, che solo verso la fine sfocia in un amore che riesce a riunire una famiglia divisa, una famiglia di sconosciuti.
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George Clooney è Matt King, importante uomo d'affari delle Hawaii che vede la sua vita sconvolta dal coma irreversibile della moglie e dalla sua inadeguatezza a svolgere il compito di padre. Durante gli ultimi giorni di vita della sua compagna, vedrà cambiare molte cose. Da Alexander Payne, regista del brillante Sideways, una commedia che parla di sentimenti e di vita "reale", profonda nella sua semplicità, godibile e ironicamente amara e che ha in Clooney un protagonista perfetto che sembra, appunto, un uomo reale e non di celluloide. Il sentimento predominante per quasi tutto il film è il rancore, che solo verso la fine sfocia in un amore che riesce a riunire una famiglia divisa, una famiglia di sconosciuti. King è un uomo tradito, un uomo che non rinfaccia alla moglie in stato vegetativo di averlo preso in giro, di averlo tradito, e come lui si comporta anche la figlia maggiore. Dovranno affrontare un percoso interiore e a tratti surreale per liberare tutto l'amore che era in loro, che c'è sempre stato, ma che non riusciva ad emergere sul momento perchè soffocato dal livore del tradimento. Stesso discorso per il suocero, il quale, sconvolto dal dolore, accusa (in)giustamente Clooney di non aver dedicato alla figlia tutte le attenzione che avrebbe meritato e che forse l'avrebbero salvata da sport estremi con conseguente fine drammatica. Intenso e toccante l'incontro tra il marito tradito e l'amante di lei, concluso con una battuta ( "Sei mai stato nella mia camera da letto?" "Una volta" "Potevi avere il buongusto di mentire." "Va bene, due.") che racchiude un pò tutto lo spirito del film, ovvero lo spirito di una commedia d'autore che tratta con deliziosa ironia argomenti su cui non ci sarebbe niente non solo da ridere ma nemmeno da sorridere. Una commedia amara. Come lo è, a volte, la vita.
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