|
|
annu83
|
martedì 21 febbraio 2012
|
erotomane per vocazione....
|
|
|
|
Giuro che non volevo scrivere nulla, la mia voleva essere una visione disinteressata di questo film che alcuni spacciavano per interessante e molto valido. Tuttavia trovo giusto spendere due parole per una pellicola nemmeno troppo pubblicizzata in Italia, paese, notoriamente, della "gran censura".
Un film "semimuto", vietato ai minori di 14 anni (ma in America hanno fatto peggio), in cui il protagonista è un uomo giovane e piacente, che nasconde un lato oscuro piuttosto "colorito". Erotomane per vocazione, cocainomane per assuefazione, monoespressivo per copione, Brandon è un personaggio triste, che vive la sua vita sottovoce e che incarna per intero tutta la pochezza del film e della sua trama (e chiamarla trama è già un riconoscimento eccessivo).
[+]
Giuro che non volevo scrivere nulla, la mia voleva essere una visione disinteressata di questo film che alcuni spacciavano per interessante e molto valido. Tuttavia trovo giusto spendere due parole per una pellicola nemmeno troppo pubblicizzata in Italia, paese, notoriamente, della "gran censura".
Un film "semimuto", vietato ai minori di 14 anni (ma in America hanno fatto peggio), in cui il protagonista è un uomo giovane e piacente, che nasconde un lato oscuro piuttosto "colorito". Erotomane per vocazione, cocainomane per assuefazione, monoespressivo per copione, Brandon è un personaggio triste, che vive la sua vita sottovoce e che incarna per intero tutta la pochezza del film e della sua trama (e chiamarla trama è già un riconoscimento eccessivo).
La pellicola infatti fatica a prendere quota, anzi, non la prende mai. Dopo un'ora di noia straziante sembra finalmente che il ritmo possa cambiare con l'intervento di un nuovo personaggio, ma è un flebile e passeggero fuocherello alimentato da pagliuzze umide. E allora via, si torna a gingillarsi, a collezionare puttane (oops, escort, non me ne voglia il nostro ex presidente) e a collezionare lunghi silenzi imbarazzanti, inutili e noiosi senza sapere perchè. Sì, noiosi da far paura. Perché ci sono silenzi e silenzi, ma questi sono quei silenzi che rompono le palle e che ti spingono a pigiare sul tasto "scan" per mandare avanti, sperando che poi sia meglio. La delusione è totale quando ti accorgi il meglio non arriva mai, e la rottura di palle è lunga un'interminabile ora e mezzo.
E non bastano un paio di scene di nudo integrale da film di quarta classe per attempati "sognatori" a farmi credere che questo film andava davvero fatto così. E non bastano nemmeno i premi che Fassbender si è portato a casa da Venezia e dal BIFA 2011.
Cupo, soffuso al limite dello sfocato, poco aggraziato, troppo lento anche per un film lento. A un certo punto, per esempio, ti trovi a chiederti se era davvero necessario girare una scena di jogging che dura 2 interi minuti e che non serve a un c.... pardon, a niente. Oppure una scena, ovviamente fine a sé stessa e che sa tanto di riempitivo, in un pub in cui la coprotagonista canta per 5 minuti una canzone (bella, per carità) che poi non servirà a nulla nell'economia del film.
Una pellicola intrisa di un'angoscia inspiegata e quindi inspiegabile, che è in grado solo di generare compassione e ribrezzo per il protagonista. Se lo scopo era quello... scusate ma fatico a considerarla una virtù.
Superficiale poi la caratterizzazione del personaggio interpretato da Fassbender, del quale si notano solo i numerosi problemi senza accennarne spiegazioni alcune. Ma io dico, Brendon non ha un background? Non ha una storia da raccontare? Ancora peggiore, se possibile, il modo in cui viene presentata la sorella del protagonista, che compare dal nulla con una passera al vento e per 40 minuti resta anonima e piangente, prima di compiere un gesto folle e privo di senso in relazione al dipanarsi di quel pochissimo di trama del film.
In tutto questo, però, una cosa positiva però c'è: il fatto che non ci siano nomination agli Oscar. Sarebbero state a discapito di altre pellicole sicuramente più valide.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a annu83 »
[ - ] lascia un commento a annu83 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
catcarlo
|
lunedì 4 giugno 2012
|
shame
|
|
|
|
Abbiamo visto film sulla dipendenza dall’ alcool e sulla dipendenza dalla droga, era inevitabile che ne arrivasse uno anche sulla dipendenza dal sesso – devianza d’attualità e soprattutto maschile, alimentata com’è dall’eccesso di offerta. Con una differenza, però: lo spettatore medio non è certo attratto dalla messa in scena dell’ennesima bottiglia scolata o di un’altra spada in vena, ma il discorso può essere diverso se si tratta di una nuova scopata (poi, personalmente, trovo che nove scene di sesso su dieci siano in sostanza inutili e rallentino l’azione, ma dev’essere una convinzione minoritaria). Così, il primo rischio di una pellicola come questa è il voyeurismo e da questo punto di vista Steve McQueen (che è inglese, nero, grande e grosso – in pratica l’opposto dell’attore di ‘Getaway’) e la sua co-sceneggiatrice Abi Morgan vincono la sfida.
[+]
Abbiamo visto film sulla dipendenza dall’ alcool e sulla dipendenza dalla droga, era inevitabile che ne arrivasse uno anche sulla dipendenza dal sesso – devianza d’attualità e soprattutto maschile, alimentata com’è dall’eccesso di offerta. Con una differenza, però: lo spettatore medio non è certo attratto dalla messa in scena dell’ennesima bottiglia scolata o di un’altra spada in vena, ma il discorso può essere diverso se si tratta di una nuova scopata (poi, personalmente, trovo che nove scene di sesso su dieci siano in sostanza inutili e rallentino l’azione, ma dev’essere una convinzione minoritaria). Così, il primo rischio di una pellicola come questa è il voyeurismo e da questo punto di vista Steve McQueen (che è inglese, nero, grande e grosso – in pratica l’opposto dell’attore di ‘Getaway’) e la sua co-sceneggiatrice Abi Morgan vincono la sfida. I rapporti sessuali sono glissati oppure mostrati in modo da sembrare il più possibile gelidi e meccanici: del resto, l’ossessionato Brandon funziona solo se l’accoppiamento è scevro da qualsiasi, seppur minimo coinvolgimento emotivo, tanto da far clamorosa cilecca quando cerca un approccio diverso con una collega d’ufficio. In questa esistenza fatta di prostitute, rapporti occasionali, siti internet e fai da te, piomba non annunciata la sorella Sissy, emotivamente instabile e con tendenze al suicidio: risulta subito chiaro che le cose prenderanno una brutta piega. Proprio nelle dinamiche fra i due fratelli e nel racconto delle loro nevrosi (si scopre che vengono da un ‘brutto posto’ e basta) il film mostra la sua parte più fragile e irrisolta, senza però inficiare un giudizio complessivo che non può essere che positivo. McQueen dimostra la propria capacità di raccontare per immagini, e stupirebbe il contrario, visto che viene dalle arti visive. Oltre a filmare una toccante versione di una canzone di per sé piuttosto tronfia come ‘New York, New York’, il regista mostra la città che non dorme mai senza sole, dominata da luci fredde e colori opachi che raccontano la vuota vita di Brandon (ogni tanto riesce anche ad andare nel suo bell’ufficio e stare cinque minuti concentrato) prima di virare in un sottofinale turgidamente (ehm…) drammatico, in cui le due scene clou sono in pratica mute - riempie la sala il quasi solo accompagnamento musicale. Al pubblico viene lasciato decidere se il protagonista abbia saputo vincere i propri demoni oppure no: la pellicola si chiude così sull’ennesimo primo piano di Fassbender, la cui interpretazione sostiene tutto il film meritandogli ampiamente la Coppa Volpi vinta a Venezia (curiosamente, dopo ‘A dangerous method’ e ‘Jane Eyre’, incrocio per la terza volta in pochi mesi l’attore tedesco-irlandese, la prima in vesti – quando le indossa – contemporanee).
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a catcarlo »
[ - ] lascia un commento a catcarlo »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
mariagiorgia
|
giovedì 17 gennaio 2013
|
in shame si palesa l'eros e il thanatos freudiano
|
|
|
|
Dopo il primo impatto, soprattutto femminile, di un «Uhmm» generale, carico di sospiri per il nudo integrale e frontale del seducente Michael Fassbender, dalla fisicità asciutta e scultorea, si procede verso un intreccio narrativo complesso dal quale emerge una riflessione sull’uomo. Steve McQueen ci racconta, in modo lucido e diretto, l’alienazione di un uomo che vive il sesso in modo meccanico e impersonale. Uno sfogo che anziché rinvigorire, indebolisce emotivamente l’individuo svuotandolo dall’interno. Il sesso stesso è depotenziato, sterile e fine a se stesso.
Brandon è ingordo, mai si sazia. Si masturba in qualsiasi luogo, fa sesso online, si porta a letto prostitute, ha rapporti occasionali con sconosciute, si fa sedurre e seduce chiunque passi davanti al suo algido sguardo.
[+]
Dopo il primo impatto, soprattutto femminile, di un «Uhmm» generale, carico di sospiri per il nudo integrale e frontale del seducente Michael Fassbender, dalla fisicità asciutta e scultorea, si procede verso un intreccio narrativo complesso dal quale emerge una riflessione sull’uomo. Steve McQueen ci racconta, in modo lucido e diretto, l’alienazione di un uomo che vive il sesso in modo meccanico e impersonale. Uno sfogo che anziché rinvigorire, indebolisce emotivamente l’individuo svuotandolo dall’interno. Il sesso stesso è depotenziato, sterile e fine a se stesso.
Brandon è ingordo, mai si sazia. Si masturba in qualsiasi luogo, fa sesso online, si porta a letto prostitute, ha rapporti occasionali con sconosciute, si fa sedurre e seduce chiunque passi davanti al suo algido sguardo. Il suo è puro sesso, carnale, crudo e viscerale, senza un margine di sentimento, contornato solo dal desiderio di consumare una voglia che, tuttavia, è priva di quella vitalità che alberga nel sano sesso.
Non c’è nessun tentativo da parte del regista di psicanalizzare il protagonista. Lo segue silenziosamente, mostrando al pubblico un’ossessione reiterata attraverso una nudità costante e insistente che a tratti eccita e a tratti nausea lo stesso pubblico. Eppure, si palesa Dopo il primo impatto, soprattutto femminile, di un «Uhmm» generale, carico di sospiri per il nudo integrale e frontale del seducente Michael Fassbender, dalla fisicità asciutta e scultorea, si procede verso un intreccio narrativo complesso dal quale emerge una riflessione sull’uomo. Steve McQueen ci racconta, in modo lucido e diretto, l’alienazione di un uomo che vive il sesso in modo meccanico e impersonale. Uno sfogo che anziché rinvigorire, indebolisce emotivamente l’individuo svuotandolo dall’interno. Il sesso stesso è depotenziato, sterile e fine a se stesso.
Brandon è ingordo, mai si sazia. Si masturba in qualsiasi luogo, fa sesso online, si porta a letto prostitute, ha rapporti occasionali con sconosciute, si fa sedurre e seduce chiunque passi davanti al suo algido sguardo. Il suo è puro sesso, carnale, crudo e viscerale, senza un margine di sentimento, contornato solo dal desiderio di consumare una voglia che, tuttavia, è priva di quella vitalità che alberga nel sano sesso.
Non c’è nessun tentativo da parte del regista di psicanalizzare il protagonista. Lo segue silenziosamente, mostrando al pubblico un’ossessione reiterata attraverso una nudità costante e insistente che a tratti eccita e a tratti nausea lo stesso pubblico. Eppure, si palesa l’eros e il thanatos freudiano. Il protagonista vive un conflitto interno caratterizzato dalla pulsione di vita e dalla pulsione di morte. Quest’ultima prevale maggiormente e si manifesta sottoforma di aggressione nei confronti dell’amore e nella difficoltà di relazionarsi con qualcuno. Di conseguenza, è presente un senso di autodistruzione che affligge il protagonista nel suo consumo incessante e brutale di sesso, soprattutto nella seconda parte del film dove si susseguono svariate avventure trasgressive ed estremamente forti.
Poi c’è Sissy, interpretata da Carey Mulligan, eccezionale sopratutto nella sua interpretazione ovattata e delicata di New York! New York! che emoziona tutti. Bella in tutta la sua fragilità e ingenuità, anche essa, non riesce a gestire bene la sua vita e le sue relazioni sentimentali. Dalla sua entrata in scena, Sissy vuole avvicinarsi al fratello, cercando di ricucire un rapporto forse finito da tempo. Tuttavia, resta qualcosa di celato e di non detto del loro passato. Probabilmente, è una scelta del regista per lasciare libera interpretazione al pubblico.
Shame è stato curato in ogni minimo dettaglio. C’è tanto rigore e precisione dietro i primi piani e lunghi piani sequenza che seguono il protagonista attraverso inquadrature dilatate nel tempo. Non a caso, è un film dall’andamento lento, ma sicuramente non soporifero. Più che concentrarsi sui dialoghi, McQueen si sofferma sui volti, sui corpi, sui dettagli e sulle immagini che danno continue istantanee delle persone che vivono in una metropoli che mai si ferma.
Fassbender, vincitore della Coppa Volpi a Venezia, e la Mulligan sono eccezionali, sembrano sempre sul punto di rompersi in mille pezzi. Tutto questo rende Shame un’opera struggente, quanto provocatoria, avvolta in una colonna sonora raffinata ed elegante che crea un immancabile nodo alla gola come solo la musica è capace di fare.
. Il protagonista vive un conflitto interno caratterizzato dalla pulsione di vita e dalla pulsione di morte. Quest’ultima prevale maggiormente e si manifesta sottoforma di aggressione nei confronti dell’amore e nella difficoltà di relazionarsi con qualcuno. Di conseguenza, è presente un senso di autodistruzione che affligge il protagonista nel suo consumo incessante e brutale di sesso, soprattutto nella seconda parte del film dove si susseguono svariate avventure trasgressive ed estremamente forti.
Poi c’è Sissy, interpretata da Carey Mulligan, eccezionale sopratutto nella sua interpretazione ovattata e delicata di New York! New York! che emoziona tutti. Bella in tutta la sua fragilità e ingenuità, anche essa, non riesce a gestire bene la sua vita e le sue relazioni sentimentali. Dalla sua entrata in scena, Sissy vuole avvicinarsi al fratello, cercando di ricucire un rapporto forse finito da tempo. Tuttavia, resta qualcosa di celato e di non detto del loro passato. Probabilmente, è una scelta del regista per lasciare libera interpretazione al pubblico.
Shame è stato curato in ogni minimo dettaglio. C’è tanto rigore e precisione dietro i primi piani e lunghi piani sequenza che seguono il protagonista attraverso inquadrature dilatate nel tempo. Non a caso, è un film dall’andamento lento, ma sicuramente non soporifero. Più che concentrarsi sui dialoghi, McQueen si sofferma sui volti, sui corpi, sui dettagli e sulle immagini che danno continue istantanee delle persone che vivono in una metropoli che mai si ferma.
Fassbender, vincitore della Coppa Volpi a Venezia, e la Mulligan sono eccezionali, sembrano sempre sul punto di rompersi in mille pezzi. Tutto questo rende Shame un’opera struggente, quanto provocatoria, avvolta in una colonna sonora raffinata ed elegante che crea un immancabile nodo alla gola come solo la musica è capace di fare.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a mariagiorgia »
[ - ] lascia un commento a mariagiorgia »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
pepito1948
|
martedì 14 febbraio 2012
|
una "vergogna" deludente
|
|
|
|
“ Volevo riflettere sul fatto che tutta la libertà di oggi talvolta si trasforma in una vera e propria prigione”. McQueen riassume così l’idea di fondo del film: la nostra libertà di azione spesso ci spinge a rinchiuderci dentro un recinto da cui resta difficile uscire, si chiami anaffettività o disperato bisogno di calore umano. Ogni dipendenza è una prigione, anche se tentiamo di venirne fuori sbattendo freneticamente contro le pareti come una mosca contro il vetro di una finestra. Il film si snoda su un doppio binario tematico, la sessomania di Brandon e la disperata carenza affettiva di Sissi. Naturalmente si tratta di “convergenze parallele” perché i due temi interagiscono in un contesto familiare.
[+]
“ Volevo riflettere sul fatto che tutta la libertà di oggi talvolta si trasforma in una vera e propria prigione”. McQueen riassume così l’idea di fondo del film: la nostra libertà di azione spesso ci spinge a rinchiuderci dentro un recinto da cui resta difficile uscire, si chiami anaffettività o disperato bisogno di calore umano. Ogni dipendenza è una prigione, anche se tentiamo di venirne fuori sbattendo freneticamente contro le pareti come una mosca contro il vetro di una finestra. Il film si snoda su un doppio binario tematico, la sessomania di Brandon e la disperata carenza affettiva di Sissi. Naturalmente si tratta di “convergenze parallele” perché i due temi interagiscono in un contesto familiare. Brandon e Sissi sono fratelli, ed il loro incontro improvviso si trasforma in un lacerante conflitto. La domanda di sentimenti, di attenzioni, di interesse per la propria vita (con annessi ricatti) dell’una non trova riscontro nell’offerta pressoché inesistente dell’altro. Brandon è malato di sesso,e in quanto tale è privo di sensibilità emotiva, non “vede” le donne pur compiacenti se non come oggetto di sfogo dei sensi, e pertanto anche la sorella, in quanto donna, è più un elemento di disturbo che di arricchimento interiore. I movimenti dei due contendenti sono però inversi: se Brandon tende a lasciarsi cadere verso l’inferno del più totale degrado, Sissi cerca di elevarsi dal deserto emotivo del suo io nello spasmodico tentativo di aggrapparsi ad un rapporto che non promette sviluppi evolutivi. Solo grazie ad suo gesto estremo ma risolutore, Brandon dirà basta alla sua corsa autodistruttiva e scoprirà una nuova dimensione identitaria che sta oltre il confine dei sensi. Bisogna riconoscere a Steve McQeen il merito di aver costruito una confezione raffinata, che si esprime in immagini impeccabili nella descrizione sia degli interni sia di una città fredda e vitrea come il protagonista. Ma questo non basta a compensare i limiti di un prodotto largamente imperfetto che non emoziona e non trascina. Il tema della dipendenza di Brandon è sviluppato attraverso un armamentario scontato di rapporti fugaci, masturbazioni, pornografia via internet, agganci in metropolitana e quant’altro, senza un approfondimento psicologico adeguato che la gravità della malattia, ormai quasi una piaga sociale, meriterebbe. Né aiutano i dialoghi, spesso poveri e banali, come nel rapporto (con relativa defaillance) con la ragazza di colore, francamente irritante. La figura dell’amico-capo padre giudizioso e fedifrago è un ritornello ricorrente nel cinema tanto quanto il finale è prevedibile fin dalla prima scena (l’uomo che, ravvedendosi, rifiuta l’ultima tentazione). Qualche briciolo di pathos (per il resto grande assente) regala invece lo scontro tra i due fratelli, la cui dinamica a tinte forti attira più che le performance di sesso a perdere; ma il cinema è pieno di storie di scontri familiari tra richieste e rifiuti di amore o affetti, anche se per lo più confinati nei rapporti tra genitori e figli. Quindi anche qui niente di nuovo sotto il sole. Restano alcuni frammenti apprezzabili, come la struggente interpretazione di New York,new York da parte di Sissi, ma sono isolate palline di vetro colorato tra tante biglie opache di plastica. Riguardo infine alla coppa Volpi di Fassbender, belloccio assai ma attore appena discreto, viene da chiedersi: quale riconoscimento per confronto avrebbero dovuto assegnare ai vari Hopkins, De Niro, Penn, Streep per le loro migliori interpretazioni se non una torre Eiffel d’oro massiccio? Insomma un film deludente di un regista emergente e certamente interessante, da cui è lecito tuttavia aspettarsi ben altre prove all’altezza del suo talento.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
vany74
|
mercoledì 15 febbraio 2012
|
solitudine assordante
|
|
|
|
Shame è dedicato ed è maggiormente fruibile dai newyorkesi o da coloro che ci sono stati per viverci. Rappresenta New york dove tutto è a portata di mano come in un fast food. Ottime le immagini. Ma godibile da coloro che hanno percepito la solitudine della grande mela. La grande mela dove tutto è veloce anzi velocissimo e si finisce quasi subito a letto. Purtroppo gli affetti sono pressochè inesistenti e si sente una solitudine assordante.
Anche una sorella può essere ingombrante quando sei abituato ad una vita scandita dall'anaffettività.
Brandon esiste, è reale. In una società dove ci sono moltissimi gay e la pecentuale è altissima. Se fosse nato in italia Brandon sarebbe stato cosi'? Me lo chiedevo mentre guardavo il film.
[+]
Shame è dedicato ed è maggiormente fruibile dai newyorkesi o da coloro che ci sono stati per viverci. Rappresenta New york dove tutto è a portata di mano come in un fast food. Ottime le immagini. Ma godibile da coloro che hanno percepito la solitudine della grande mela. La grande mela dove tutto è veloce anzi velocissimo e si finisce quasi subito a letto. Purtroppo gli affetti sono pressochè inesistenti e si sente una solitudine assordante.
Anche una sorella può essere ingombrante quando sei abituato ad una vita scandita dall'anaffettività.
Brandon esiste, è reale. In una società dove ci sono moltissimi gay e la pecentuale è altissima. Se fosse nato in italia Brandon sarebbe stato cosi'? Me lo chiedevo mentre guardavo il film.
Io comunque che ho abitato là mi ci sono identificata appieno. Bravo il regista che mi ha fatto rivivere il vuoto degli affetti che sente un single laggiu'. Altro che sex and the city!!!Quella è pura fantasia!!Io lo consiglio....
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a vany74 »
[ - ] lascia un commento a vany74 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
pinocantautore
|
martedì 21 febbraio 2012
|
imprigionato dal sesso .. soluzioni ? no !
|
|
|
|
Ho letto di tutto su questo film prima e dopo di vederlo.Partendo dal fatto che rispetto sempre i gusti i commenti e le recensioni di tecnici e pubblico non sono daccordo tuttavia su chi ha sctto che il geniale film STEVE MC non offre soluzioni. e' vero.Il regista non offre molte soluzioni al problema ma il film e' stato scritto volutamente cosi'. Sono le problematiche che potrebbero essere in ognuno di noi in questa societa' moderna libera in parte e paradossalmente prigione dall'altra innfatti sta a noi capirle e snodarle. un cinema quello del regista con due titloli uno migliore dell'altro,e' una lettura che fa pensare, riflettere molto. in sala sono rimasto pietrificato ma anche sensibilizzato ed emozionato e mentre altri descrivevano il film come voyeuristico o quasi porno io personalmente non ci ho visto niente di tutto questo ma al contrario ho visto il sesso come mezzo indispensabile per capirne meglio le ragioni e la prigione del (talentuosissimo) protagonista.
[+]
Ho letto di tutto su questo film prima e dopo di vederlo.Partendo dal fatto che rispetto sempre i gusti i commenti e le recensioni di tecnici e pubblico non sono daccordo tuttavia su chi ha sctto che il geniale film STEVE MC non offre soluzioni. e' vero.Il regista non offre molte soluzioni al problema ma il film e' stato scritto volutamente cosi'. Sono le problematiche che potrebbero essere in ognuno di noi in questa societa' moderna libera in parte e paradossalmente prigione dall'altra innfatti sta a noi capirle e snodarle. un cinema quello del regista con due titloli uno migliore dell'altro,e' una lettura che fa pensare, riflettere molto. in sala sono rimasto pietrificato ma anche sensibilizzato ed emozionato e mentre altri descrivevano il film come voyeuristico o quasi porno io personalmente non ci ho visto niente di tutto questo ma al contrario ho visto il sesso come mezzo indispensabile per capirne meglio le ragioni e la prigione del (talentuosissimo) protagonista. Il grido di disperazione esce fuori dagli occhi e dalle gesta dell'attore anche senza il minimo bisogno di parlare grazie anche e soprattutto alle maniacali e perfette inquadrature del regista in un film che si poteva capire anche senza il geniale sonoro. Poi aggiungo che mai prima d'ora avevo notato nel cinema un sonoro cosi profondo e intenso, e'la vrsione riarrangiata di New york New york e' qualcosa che ancora non trova in me una definizione precisa,tanta la straordinaria bellezza fonica del brano. Un film e' mi ripeto GENIALE: film 10, regista 10, attori da antalogia 10, musica 10 SONORO: INCREDIBILE......Pino Garofalo
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a pinocantautore »
[ - ] lascia un commento a pinocantautore »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
toro sgualcito
|
sabato 3 marzo 2012
|
patinato
|
|
|
|
A New York c’è Brandon (M. Fassbender), un giovane uomo single che conduce una vita comune di impiegato benestante. Brandon ha una forte attrazione per la pornografia e spesso incontra delle prostitute. Un giorno viene raggiunto a casa da sua sorella Sissy (C. Mulligan). Come lui anche lei ha difficoltà a relazionarsi con l’altro sesso. Brandon sembra sfuggire dalla possibilità di una relazione profonda e convoglia nel solo sesso il suo bisogno di incontrare le donne. Sissy invece è dipendente dalle conferme affettive e le cerca dove le capita ritrovandosi poi da sola. La temporanea convivenza tra Brendon e sua sorella diventa presto insostenibile, non solo per la problematica presenza di lei ma perché entrambi proiettano sull’altro le rispettive difficoltà che hanno col sesso opposto.
[+]
A New York c’è Brandon (M. Fassbender), un giovane uomo single che conduce una vita comune di impiegato benestante. Brandon ha una forte attrazione per la pornografia e spesso incontra delle prostitute. Un giorno viene raggiunto a casa da sua sorella Sissy (C. Mulligan). Come lui anche lei ha difficoltà a relazionarsi con l’altro sesso. Brandon sembra sfuggire dalla possibilità di una relazione profonda e convoglia nel solo sesso il suo bisogno di incontrare le donne. Sissy invece è dipendente dalle conferme affettive e le cerca dove le capita ritrovandosi poi da sola. La temporanea convivenza tra Brendon e sua sorella diventa presto insostenibile, non solo per la problematica presenza di lei ma perché entrambi proiettano sull’altro le rispettive difficoltà che hanno col sesso opposto. A proposito di questo film si è letto spesso dell’ossessione del protagonista per il sesso come se fosse qualcosa di esagerato o addirittura patologico. E’ una lettura singolare, come se nessuno sapesse che molti uomini si comportano allo stesso modo conducendo al lavoro una vita comune come tante e come se non fosse vero che una gran quantità di uomini frequenta siti pornografici. In questo senso Brendon non fa niente di particolare e anche il suo modo di fare sesso a pagamento è piuttosto normale. E’ chiaro che il regista ha scelto Fassbender per poterlo esporre come centro di interesse grazie alla sua prestanza fisica e alle sue buone doti di attore. Tuttavia non ho trovato ragioni o emozioni consistenti per seguire con interesse le vicende di Brandon, Sissy e dei pochi altri. Shame sembra un film troppo preoccupato di essere clinicamente corretto e intellettualmente calibrato per non essere tacciato di moralismo o di volgare trasgressione. In questo film c’è grande attenzione alla fotografia, un protagonista molto attraente, un appartamento ben arredato e con vista mozzafiato su New York, una sorella sexy, qualche nudità, eleganti scene di sesso e un po’ di Bach qua e là. Tutto ciò però non basta a fare di Shame un bel film. Sarà forse perché il regista McQueen viene dall’arte visiva che il film sembra sbilanciato sulle immagini a scapito della sceneggiatura.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a toro sgualcito »
[ - ] lascia un commento a toro sgualcito »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
elisirr
|
mercoledì 20 giugno 2012
|
il crepuscolo degli dei
|
|
|
|
Due soggetti, un fratello e una sorella, entrambi malati.
Malati di sesso. Fragili, estremamente fragili.
Così umani nelle loro compulsioni nonchè convinzioni.
La ricerca di redenzione nel fratello - soggetto "forte" - lo porterà dentro una spirale masochista di "castrazione": la temporanea impotenza fisica (...il non riuscire a copulare con chi si sta cercando di amare), sentimentale (...la storia più lunga 4 mesi) e mentale (...occasioni sessuali borderline).
La ricerca di redenzione nella sorella - soggetto debole - non le lascerà, invece, alcuna via di scampo.
L'essere vittime del "tutto e subito", in questo mondo e di questi tempi, farà sorgere o accrescere nuove patologie, magari già latenti.
[+]
Due soggetti, un fratello e una sorella, entrambi malati.
Malati di sesso. Fragili, estremamente fragili.
Così umani nelle loro compulsioni nonchè convinzioni.
La ricerca di redenzione nel fratello - soggetto "forte" - lo porterà dentro una spirale masochista di "castrazione": la temporanea impotenza fisica (...il non riuscire a copulare con chi si sta cercando di amare), sentimentale (...la storia più lunga 4 mesi) e mentale (...occasioni sessuali borderline).
La ricerca di redenzione nella sorella - soggetto debole - non le lascerà, invece, alcuna via di scampo.
L'essere vittime del "tutto e subito", in questo mondo e di questi tempi, farà sorgere o accrescere nuove patologie, magari già latenti.
Non esiste via di fuga possiamo solo prenderne atto cercando di conviverci (sequenza finale del film: la mano che aspetta l'altra mano).
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a elisirr »
[ - ] lascia un commento a elisirr »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
salvatore marfella
|
mercoledì 27 giugno 2012
|
un veicolo per fassbender, non per mcqueen
|
|
|
|
"SHAME" opus n. 2 del video-artista Steve McQueen. Veicolo per l'ottimo Fassbender, meritatamente premiato a Venezia, il film mette in scena due personaggi speculari: Brandon, completamente anaffettivo ed incapace di un rapporto sessuale che non sia possesso e violenza, e la sorella Sissy, fragile e ipersensibile. Il film però gira un po' in tondo affrontando il disturbo ossessivo-compulsivo del protagonista in maniera monocorde e ripetitiva che appesantisce non poco l'ultima parte che appare scontata e prevedibile.
[+]
"SHAME" opus n. 2 del video-artista Steve McQueen. Veicolo per l'ottimo Fassbender, meritatamente premiato a Venezia, il film mette in scena due personaggi speculari: Brandon, completamente anaffettivo ed incapace di un rapporto sessuale che non sia possesso e violenza, e la sorella Sissy, fragile e ipersensibile. Il film però gira un po' in tondo affrontando il disturbo ossessivo-compulsivo del protagonista in maniera monocorde e ripetitiva che appesantisce non poco l'ultima parte che appare scontata e prevedibile. due o tre belle sequenze e un protagonista che dà linfa vitale al film non bastano a riscattare i troppi vuoti di un racconto tutto sommato debole e autocompiaciuto.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a salvatore marfella »
[ - ] lascia un commento a salvatore marfella »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
kondor17
|
venerdì 14 giugno 2013
|
dal gioco alla depravazione al dramma
|
|
|
|
Prima ora eccezionale, seconda rivedibile per alcuni salti narrativi che spiazzano. Il cupo dramma in cui cade il sesso-dipendente Brandon è comunque un quadro ahimè realistico e crudo del baratro presente lì, dietro la porta, nel metrò, nello schermo di un computer o di uno smartphone. Un fascino sottile permette a Brandon, rampante newyorkese con "vizietto", di trasmettere desiderio e messaggi telepaticamente, in un gioco di sguardi che è reso benissimo da un regista coi fiocchi. La prima ora è un ritratto del Caravaggio, la seconda direi più un Goya, o un Munch. Tutto inizia quando Brandon viene "beccato" dal "capo-amico arrapato" David, divenuto intimo della sorella Sissy, in occasione di una riparazione necessaria al suo PC, dentro al quale viene casualmente riscontrata una quantità industriale di tutto il panorama di pornografia adulta presente nel web, dagli acronimi (BJ, DP ecc.
[+]
Prima ora eccezionale, seconda rivedibile per alcuni salti narrativi che spiazzano. Il cupo dramma in cui cade il sesso-dipendente Brandon è comunque un quadro ahimè realistico e crudo del baratro presente lì, dietro la porta, nel metrò, nello schermo di un computer o di uno smartphone. Un fascino sottile permette a Brandon, rampante newyorkese con "vizietto", di trasmettere desiderio e messaggi telepaticamente, in un gioco di sguardi che è reso benissimo da un regista coi fiocchi. La prima ora è un ritratto del Caravaggio, la seconda direi più un Goya, o un Munch. Tutto inizia quando Brandon viene "beccato" dal "capo-amico arrapato" David, divenuto intimo della sorella Sissy, in occasione di una riparazione necessaria al suo PC, dentro al quale viene casualmente riscontrata una quantità industriale di tutto il panorama di pornografia adulta presente nel web, dagli acronimi (BJ, DP ecc.) agli incontri, dai film ai messaggi. La masturbazione, presente massiccia al'inizio del film, e comunque latente o inapparente nel resto, sembra per lui non tanto il mezzo per raggiungere il compimento del piacere, quanto invece per stimolare altre, più stimolanti, avventure. Tornato a casa Sissy lo becca, appunto, nell'atto e facendo 1+1 si arriva a 2. Brandon va nel panico, elimina altre quantità industriali di cd, videocassette, riviste, il suo laptop privato: tutto dentro 5 sacchetti neri condominiali per l'immondizia. Ma il male si è ormai insinuato, mortale, nella sua mente: e non è eliminando le prove che si guarisce. La spirale discendente è ormai inarrestabile, come la sua sete di sesso, che lo porterà, probabilmente ormai disoccupato, alla vita per strada, con tutti, ma dico tutti, gli annessi e connessi. Il finale è veramente drammatico.
Il film è ben fatto e fa riflettere. Il baratro, la porta, la sottile linea di confine... il bene, il male... il piacere e la dipendenza. Shame è un film istruttivo e intelligente, che dovrebbe essere visto dagli uomini, ma soprattutto dalle donne. Se non ha avuto il successo che merita, credo che il perchè sia più che chiaro: argomento scabroso e scomodo, soprattutto per le alte sfere di industriali e politici e di industriali-politici (:), notoriamente tra i maggiori fruitori della cosa. Fino a prova contraria, in fondo, siamo tutti dei santi ;) ... ma che non lo sappia il parroco!
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a kondor17 »
[ - ] lascia un commento a kondor17 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|