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Shame, film scandalo a Venezia

In concorso la seconda opera di Steve McQueen.
di Giovanni Bogani

In foto Michael Fassbender sul red carpet di Shame, in concorso alla 68. Mostra del Cinema di Venezia.
Michael Fassbender (47 anni) 2 aprile 1977, Heidelberg (Germania) - Ariete. Interpreta Brandon nel film di Steve McQueen (II) Shame.

lunedì 5 settembre 2011 - Incontri

Da dove viene questo personaggio? Nel mondo di oggi, è facile avere delle ossessioni. Dei comportamenti compulsivi, dipendenze da droga, alcol, gioco. O sesso. Abbiamo la libertà, oggi. Ma è facile che tanta libertà diventi una prigione. Questo personaggio è così: un esempio di come tanta libertà possa diventare una prigione".
Si chiama Steve McQueen, e giusto per quelli che possono sobbalzare a questo nome, è un artista visuale, ha quarant’anni, è nato in Inghilterra, è di colore. Insomma, niente a che vedere con l’ "altro" Steve McQueen. Questo è un autore di videoinstallazioni, un fotografo e scultore, un re delle gallerie d’arte. Uno che ha anche fatto film minimalisti, nello stile di Andy Warhol, per poi esordire nel cinema vero e proprio due anni fa, con Hunger. E vincere subito la Caméra d’or a Cannes.
In Shame, presentato a Venezia in concorso, racconta con lunghi piani sequenza assorti, quasi alla Antonioni, la vicenda di un trentenne newyorkese ossessionato dal sesso. Prostitute, masturbazioni nella doccia, pornografia sul computer, webcam erotiche, donne guardate per un attimo in un locale o in metropolitana e spesso “consumate” subito dopo; persino sesso omosessuale con sconosciuti. Però, quando trova una a cui vuole bene, non riesce a farci l’amore.

McQueen, ha scelto Michael Fassbender per interpretare questo personaggio. Ed è la seconda volta che lavora con lui. Come si è sviluppata la vostra collaborazione?
Semplice. Un colpo di fulmine, e poi un amore a lungo termine.

Fassbender, ci sono molte scene di sesso nel film. Alcune sono state imbarazzanti da interpretare?
Sì, alcune erano proprio difficili da fare. La cosa più importante era cercare di fare in modo che ognuna delle persone coinvolte si sentisse a suo agio. E poi farla, cercando di non dover fare molti ciak…

Fassbender, come considera il suo personaggio?
Lo amo. È un personaggio difficile, ma non è così lontano da molti di noi, in definitiva. Non è una persona cattiva, e penso che non sia del tutto disprezzabile. Penso che molte persone vi si possano riconoscere.

McQueen, come mai il titolo “Shame”?
È nato dalle molte interviste che abbiamo fatto con dei drogati del sesso. La parola ‘vergogna’, shame, ricorreva di frequente nei loro racconti.

Che differenza c’è fra essere un fotografo, o uno scultore, e tentare l’avventura della regia?
Per me, nessuna. Non ci sono barriere tra le tre cose. Certo, nel cinema devi cercare di essere un po’ più narrativo, ma il processo è lo stesso. Si tratta di lavorare e di fare emergere le tue idee.

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