luca scialò
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lunedì 27 giugno 2011
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una commedia gradevole dal forte messaggio sociale
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Siamo nella Francia di De Gaulle, per la precisione, in una Parigi snob e conformista del 1962. Jean-Louis Jobert è un esperto finanziario che conduce una vita piatta e monotona con la frigida moglie Suzanne e i due figli snob, formatisi e viventi in un collegio.
In modo quasi invisibile, vivono nel fatiscente sesto piano un gruppo di spagnole emigrate, come tante, per sfuggire alla dittatura di Franco. Quando una di loro, la graziosa giovane Maria, prende servizio in casa sua, Jean-Louis si accorge di loro, del loro mondo, tanto semplice quanto felice. Cerca di aiutarle nelle loro difficoltà. Soprattutto, di dare loro una dignità di donne.
Trova così quella gioia che la vita borghese con la fredda moglie aveva ormai affossato.
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Siamo nella Francia di De Gaulle, per la precisione, in una Parigi snob e conformista del 1962. Jean-Louis Jobert è un esperto finanziario che conduce una vita piatta e monotona con la frigida moglie Suzanne e i due figli snob, formatisi e viventi in un collegio.
In modo quasi invisibile, vivono nel fatiscente sesto piano un gruppo di spagnole emigrate, come tante, per sfuggire alla dittatura di Franco. Quando una di loro, la graziosa giovane Maria, prende servizio in casa sua, Jean-Louis si accorge di loro, del loro mondo, tanto semplice quanto felice. Cerca di aiutarle nelle loro difficoltà. Soprattutto, di dare loro una dignità di donne.
Trova così quella gioia che la vita borghese con la fredda moglie aveva ormai affossato. Ma come in tutte le belle storie, non mancheranno i problemi...
Philippe Le Guay ci propone una storia ambientata in una società di cinquant'anni fa, ma sempre attuale. Le spagnole di allora sono le donne dell'est europa o nordafricane di oggi. Quelle di una dignità femminile che si perde e di una realtà ben diversa da ciò che si era sperato ed immaginato recandosi in un altro Paese.
Commedia piacevole e gradevolmente lineare e soave, ma che cela anche un forte messaggio sociale.
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pier delle vigne
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mercoledì 10 agosto 2011
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ogni racconto è sempre autobiografico
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Ogni racconto è sempre autobiografico: ripete cose ascoltate, viste o vissute in prima persona, magari rimaste nascoste nell’inconscio per anni: tutt’al più si condensano fatti originariamente separati, se ne cambia l’ordine o la visione prospettica attribuendo maggiore attenzione a qualcosa trascurato precedentemente. Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole.
Siamo a Parigi all’inizio degli anni ‘60, in una annoiata famiglia della borghesia, divisa tra lavoro – dell’abbastanza maturo ed affermato agente di borsa Jean-Louis (Fabrice Luchini) – e vita “demi monde” dell’insoddisfatta moglie Suzanne(Sandrine Kimberlaine), una biondina rigidamente composta.
Tutto procede con prevedibile regolarità fino a che non si manifesta un “clinamen”, uno spostamento: l’anziana domestica della famiglia Joubert (Michèle Gleizer) si ribella alla moglie del padrone, che impone troppi cambiamenti dopo la morte della signora madre, e viene licenziata.
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Ogni racconto è sempre autobiografico: ripete cose ascoltate, viste o vissute in prima persona, magari rimaste nascoste nell’inconscio per anni: tutt’al più si condensano fatti originariamente separati, se ne cambia l’ordine o la visione prospettica attribuendo maggiore attenzione a qualcosa trascurato precedentemente. Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole.
Siamo a Parigi all’inizio degli anni ‘60, in una annoiata famiglia della borghesia, divisa tra lavoro – dell’abbastanza maturo ed affermato agente di borsa Jean-Louis (Fabrice Luchini) – e vita “demi monde” dell’insoddisfatta moglie Suzanne(Sandrine Kimberlaine), una biondina rigidamente composta.
Tutto procede con prevedibile regolarità fino a che non si manifesta un “clinamen”, uno spostamento: l’anziana domestica della famiglia Joubert (Michèle Gleizer) si ribella alla moglie del padrone, che impone troppi cambiamenti dopo la morte della signora madre, e viene licenziata.
Dopo una settimana di ménage disastroso, i coniugi Joubert si rivolgono al rassicurante ufficio dell’impiego che conoscono: la parrocchia di quartiere, ed assumono Maria (Natalia Verbeke), giovane spagnola appena arrivata da Burgos e ospite della zia Concepcion (Carmen Maura), domestica molto stimata.
Oltre a rivoluzionare la casa da cima a fondo, la giovane spagnola ne sconvolge anche l’equilibrio: Jean-Louis si infatua della forza d’animo della ragazza e delle signore del sesto piano – tutte domestiche che vivono negli abbaini in maniera spartana ma fortemente solidale – la cui energia gli si trasmette e lo irrobustisce. La moglie Suzanne, incarognita dal sospetto di un tradimento con una ricca cliente, lo mette alla porta e inconsapevolmente lo getta tra le braccia di Maria, visto che egli si rifugia nella propria soffitta del sesto piano e si ambienta in quel mondo di donne coraggiose, innamorandosene. Si tratta di un ritorno all’adolescenza, che tutti quanti abbiano superato i cinquanta anni auspicano, e di un ritrovato desiderio sessuale.
Oltre a lasciar immaginare un elenco di riferimenti teatrali e cinematografici, il film suscita curiosità sulle motivazioni del regista: a distanza di cinquanta anni dall’ambientazione storica, sembra proporre con garbo il problema del razzismo classista che ovviamente, al giorno d’oggi, non riguarda la Spagna, “sud del mondo” per la borghesia parigina di quel tempo, ma altre nazioni ed altre popolazioni che rappresentano il “sud del mondo” per la ben più misera cultura borghese attuale.
Il film risolve il problema del razzismo classista con la proposta dell’abbattimento delle barriere sociali: il protagonista si esalta nella novità di un “mondo antico” del quale apprezza dignità e forza d’animo; insegna i segreti degli investimenti in borsa alle donne del sesto piano, che arricchiscono (un poco) e insieme a lui realizzano i moderati sogni di successo sociale. Egli, abbandonata la stanca ed annoiata routine borghese – nella quale il tempo non appartiene all’individuo, ma al gruppo sociale – si avventura in un universo povero di risorse economiche, ma generoso di emozioni e sentimenti (che equivalgono alla disponibilità del tempo).
L’elemento originale di questo film, ben recitato e diretto, è il riconscimento (quasi) consapevole del matriarcato: il tentativo di ribellione è del maschio e le donne della borghesia vi si oppongono, arroccate nel proprio potere sessuale ed economico. Finalmente Charles Bovary fugge dalla noiosissima Emma, dopo centocinquanta anni di attesa!
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no_data
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martedì 4 marzo 2014
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la mattina andando alla messa...
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Il film rientra nel genere dei film brillanti .che non hanno bisogno di una trama particolare -per piacere e soddisfare il pubblico .
La trama si basa sull' eterna storia .che si intreccia tra un uomo e una donna ,quando scatta quella strana alchimia, che si chiama amore .
Fin dalle origini del cinema l' amore è stato uno degli argomenti preferiti .declinato nelle sue più diverse accezioni. Se il plot è quello ,che cosa fa di un film d' amore un bel film.? Se si declina nella versione della commedia brillante, come in questo caso, servono un ritmo narrativo serrato , una ricostruzione scenografica brillante e aderente al periodo evocato , un dialogo intrigante , personaggi credibili e.
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Il film rientra nel genere dei film brillanti .che non hanno bisogno di una trama particolare -per piacere e soddisfare il pubblico .
La trama si basa sull' eterna storia .che si intreccia tra un uomo e una donna ,quando scatta quella strana alchimia, che si chiama amore .
Fin dalle origini del cinema l' amore è stato uno degli argomenti preferiti .declinato nelle sue più diverse accezioni. Se il plot è quello ,che cosa fa di un film d' amore un bel film.? Se si declina nella versione della commedia brillante, come in questo caso, servono un ritmo narrativo serrato , una ricostruzione scenografica brillante e aderente al periodo evocato , un dialogo intrigante , personaggi credibili e...molto romanticismo, condito magari da una intelligente satira sociale, verso riti anacronistici che la buona borghesia francese pare voler perpetuare !
Ancor meglio se si tratta di amore tormentato perchè la differenza sociale pare insormontabile ma "amor omnia vincit " e i nostri due innamorati alla fine coroneranno il loro sogno !Bene tutto questo c' è in questo film, e c' è nella maniera migliore.Ma il vero atout del film è la recitazione di Fabrice Luchini, grande attore capace di convincere solo con lo sguardo . l' intonazione della voce, movimenti misuratissimi . Grandissimo nell' arte di togliere ogni orpello si dimostra pefetto nel ruolo di innamorato di una giovane donna bellissima perchè quando Luchini recita noi vediamo il suo animo , il che è solo dei grandi attori come accadeva a Marcello Matroianni , sorretto per altro da un gran fisico, qualità di cui Luchini mostra di non aver bisogno , perchè la vera recitazione è mimesi pura.
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ultimoboyscout
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martedì 28 agosto 2012
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il padrone innamorato.
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Il film di Philippe LeGuay, ambientato nella Parigi degli anni '60, mette a confronti due mondi e due culture diversi e lontanissimi. Il rigido e bacchettone padre di famiglia scopre, apprezza e finirà per abbracciare il mondo delle domestiche spagnole chi vivono al sesto piano del suo palazzo. Fabrice Luchini interpreta in maniera sublime il ricco borghese padrone di casa, anestetizzato da una vita familiare piatta, noiosa, opprimente, routinaria, fredda e austera e scopre di avere ancora sogni e desideri grazie all'esuberante gruppo di spagnole ed è bravissimo, anche solo col minimo movimento del sopracciglio, a mostrare il suo entusiasmo per il ritorno alla vita.
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Il film di Philippe LeGuay, ambientato nella Parigi degli anni '60, mette a confronti due mondi e due culture diversi e lontanissimi. Il rigido e bacchettone padre di famiglia scopre, apprezza e finirà per abbracciare il mondo delle domestiche spagnole chi vivono al sesto piano del suo palazzo. Fabrice Luchini interpreta in maniera sublime il ricco borghese padrone di casa, anestetizzato da una vita familiare piatta, noiosa, opprimente, routinaria, fredda e austera e scopre di avere ancora sogni e desideri grazie all'esuberante gruppo di spagnole ed è bravissimo, anche solo col minimo movimento del sopracciglio, a mostrare il suo entusiasmo per il ritorno alla vita. Il film, eliminando clichè e banalità, celebra con forza e leggera ironia il potere rigenerante delle donne e la comunione possibile di classi sociali e culture differenti, facendo assaporare anche allo spettatore il dolcissimo gusto della libertà. E' una commedia sentimentale che mixa alla perfezione raffinatezza e popolarità e che affronta con estremo garbo, tatto e leggerezza temi che possono celare trappole e lasciarsi andare a facile e inutile retorica come pregiudizio e integrazione. Luchini, forse il miglior attore francese della sua generazione (ho fatto una bella ricerca in merito!), da noi pressochè sconosciuto, aiuta il regista in maniera determinante per la riuscita del film e nel mandare e far arrivare il suo messaggio, quei suoi piccoli, quasi impercettibili, cambi di espressione valgono più delle parole e accontano tutti i disagi e i desideri di un uomo senza (apparenti) qualità. Da scoprire, non solo Luchini, ma anche questo film e più in generale il cinema di qualità di LeGuay.
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angelo umana
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domenica 16 febbraio 2014
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"or non è più quel tempo e quell'età"
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"O cipressetti cipressetti miei lasciatemi ire or non è più quel tempo e quell'età": viene in mente il verso del Carducci guardando questo film, prodotto "appena corretto" come una delle alternative di giudizio di mymovies dice, definito "drammatico" dalle locandine mentre è una commedia che vuol fare un pò sorridere e un pò commuovere. Ma ne è passato di tempo dagli anni '60 perché ci si possa commuovere al pensiero di Francisco Franco che ancora domina in Spagna e le sue connazionali se ne vanno in Francia per fare le "serve" alle donne francesi. E' apprezzabile che il regista cominci il film accostando la vita del finanziere Luchini, ordinata nelle sue abitudini, nell'uovo alla coque che deve esser cotto per gli inderogabili tre minuti, i suoi scampanellii imperiosi e impazienti per chiamare e redarguire la serva di casa, spagnola, vita borghese perfino annoiata da desiderare di mischiarsi a spagnole di modi popolani.
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"O cipressetti cipressetti miei lasciatemi ire or non è più quel tempo e quell'età": viene in mente il verso del Carducci guardando questo film, prodotto "appena corretto" come una delle alternative di giudizio di mymovies dice, definito "drammatico" dalle locandine mentre è una commedia che vuol fare un pò sorridere e un pò commuovere. Ma ne è passato di tempo dagli anni '60 perché ci si possa commuovere al pensiero di Francisco Franco che ancora domina in Spagna e le sue connazionali se ne vanno in Francia per fare le "serve" alle donne francesi. E' apprezzabile che il regista cominci il film accostando la vita del finanziere Luchini, ordinata nelle sue abitudini, nell'uovo alla coque che deve esser cotto per gli inderogabili tre minuti, i suoi scampanellii imperiosi e impazienti per chiamare e redarguire la serva di casa, spagnola, vita borghese perfino annoiata da desiderare di mischiarsi a spagnole di modi popolani. Accosta i gesti rassicuranti di una borghesia francese, come i vernissages o le opere di bene dell'insulsa moglie di Luchini (fumatrice solo per onor di scena) o il té delle cinque con le amiche a sparlare di qualcuno ... e le chiamano giornate impegnative, mentre le donne spagnole, immigrate a servizio di famiglie francesi, fanno molte ore di lavoro e vivono nel 6° piano fatiscente del palazzo dove vive il finanziere. Uniche loro evasioni la messa alla domenica e qualche ritrovo a base di paella e sevillana (un ballo spagnolo) oppure ai giardini, né più né meno come le badanti nell’occidente attuale.
Sarà capace, Luchini, di legare con queste donne, interessarsi delle loro cose comuni, versatilità forse inaudita a quel tempo e ancora adesso ma l’interesse sociologico che il film accende finisce lì. Tutto è sembrato un pretesto per coltivare la storia d’amore del consulente finanziario di successo – che riesce bene a imbonire e rassicurare i suoi clienti e le sue clienti ereditiere che affidano i loro patrimoni alla sua società – con una delle serve, Maria da Burgos , la più carina e la più capace di farsi apprezzare. Un motivo per lui di cambiar vita, ma il senso perché ciò succeda, creato in “Confidenze troppo intime” è lontano anni luce.
E’ proprio un film “passato”, oltreché del passato, non una foto dei sessanta ma i sessanta presi a pretesto, per fare un filmetto appena gradevole nel 2011, frasi come “I padroni devono stare insieme ai padroni” o “Quando si trova un uomo è meglio non lasciarselo scappare” sono ormai vuote e senza senso. Spiritosaggini come le serve che puliscono casa ballando al ritmo di qualche canzone e che guardano Les Echos per scegliere i titoli dove investire i loro risparmi, ne fanno solo una bella storiella di cui non ci si riesce a rallegrare.
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gagnasco
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domenica 12 giugno 2011
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bambolina va tra i morti
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In una parigi anni 60 quasi invisibile, le reiette del franchismo approdano in cerca di un rifugio dalla miseria e dalla persecuzione, altre semplicemente fuggono da una terra senza opportunità dove i legami familiari sono spezzati o dolorosi. Le donne "alla pari", tuttofare dell'alta borghesia francese, abitano il sottotetto del palazzo i cui condomini trascorrono una vita fatta di rituali sociali e in cui ognuno recita la propria parte. Si scopre subito però che le donne spagnole sono diverse dalle domestiche francesi, vanno a messa rispondono a tono e non hanno remore nello sconvolgere gli equilibri quando Jean-Louis, consulente finanziario in un'agenzia parigina di sua proprietà, si interessa alla loro sorte.
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In una parigi anni 60 quasi invisibile, le reiette del franchismo approdano in cerca di un rifugio dalla miseria e dalla persecuzione, altre semplicemente fuggono da una terra senza opportunità dove i legami familiari sono spezzati o dolorosi. Le donne "alla pari", tuttofare dell'alta borghesia francese, abitano il sottotetto del palazzo i cui condomini trascorrono una vita fatta di rituali sociali e in cui ognuno recita la propria parte. Si scopre subito però che le donne spagnole sono diverse dalle domestiche francesi, vanno a messa rispondono a tono e non hanno remore nello sconvolgere gli equilibri quando Jean-Louis, consulente finanziario in un'agenzia parigina di sua proprietà, si interessa alla loro sorte. In realtà l'ottimo Jean-Luis considera i meno abbienti quando la moglie Suzanne, dopo aver provocato il licenziamento della storica e fedele donna di servizio, assume Maria, una giovane e bella spagnola dotata di un francese fluente. La semplicità della donna, la sua dignità e autorevolezza subito sgretolano e smascherano i preconcetti di Jean-Luis che si trova a vedersi come una mummia polverosa in mezzo a altri morti. Il sesto piano sarà il suo riscatto alla faccia della lumière ville.
Questa commedia è intrigante, ruba un sorriso molte volte e Fabrice Luchini e la sua faccia sono il fulcro su cui il film e la sua godibilità fanno perno...ma la sceneggiatura è abbastanza povera...Parigi non si vede se non di sfuggita in una bancarella e in uno sguardo trasognato di Maria (che non è Nanà di vivre sa vie...non che si faccinao richieste del genere ma mi è sembrato che questo film volesse essere un ammicco alla nouvelle vague), le abitudini borghesi sono affidate a una serata al teatro dell'assurdo (che non si vede), a un paio di partite a bridge e all'avvenenza di una vampiressa cacciatrice di uomini sposati...la vita disagiata delle spagnole è confinata ad un bagno intasato, delle stanze piccole e al gioire delle piccole cose. Questo per dire che magari se un superamento del classismo ci doveva essere ( e ci poteva essere) avrebbero dovuto rappresentarlo in modo graduale, motivato da qualcosa di più profondo del "sono sempre stato buono ma non lo sapevo". Mah.
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