ritabal
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lunedì 1 agosto 2011
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da vedere
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Mi è piaciuto molto perchè pur parlando della vita di una una famiglia negli anni 60 che vive solo di tran tran,racconta la vita attuale di tante persone. Nella storia all'improvviso viene assunta questa ragazza spagnola che sa vivere, che ha qualcosa in più. La prospettiva di quest'uomo cambia, si può dire che si trasforma. Mi ha dato molto da pensare, alla vita di tutti i giorni, la maggior parte dei quali si vive solo di tran tran: mi alzo, vado al lavoro, torno a casa, dormo. Ci deve essere qualcosa di più e questo film lo fa sentire. E' davvero così difficile vivere così? Cosa serve per farlo?
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linus2k
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lunedì 25 luglio 2011
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un'ottima commedia... praticamente una rarità
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C’è bisogno ogni tanto di entrare in una sala cinematografica per rilassarsi per un’oretta e mezzo, senza spegnere il cervello, senza abbandonarsi a comicità triviale, respirando quel buon cinema da commedia che è sempre più difficile trovare.
Difficile ma non impossibile, specie ultimamente affidandosi ai cugini d’oltralpe, capaci di regalarci storie che sanno perfettamente mescolare il sentimento con il sorriso.
“Le donne del sesto piano” è uno di questi piccoli, bellissimi film, che poggia su una storia lieve ma non banale, su una regia impeccabile, una fotografia affascinante e su attori formidabili.
La storia forse prevedibile nel finale (anche se non completamente), si svolge fluida tra sentimenti contrastanti, momenti di dolcezza alternati a tenerezza e viva ironia, tutto raccontato in tenui colori pastelli, anche l’euforia spagnola alla fine non ha quei colori accesi “all’Almodovar”, ma rientra in un tenue acquarello sottolineato anche da una fotografia magistrale, dai colori perfettamente dosati; una storia che racconta di semplicità, di integrazione, di recupero della dimensione umana, di Amore, di rispetto.
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C’è bisogno ogni tanto di entrare in una sala cinematografica per rilassarsi per un’oretta e mezzo, senza spegnere il cervello, senza abbandonarsi a comicità triviale, respirando quel buon cinema da commedia che è sempre più difficile trovare.
Difficile ma non impossibile, specie ultimamente affidandosi ai cugini d’oltralpe, capaci di regalarci storie che sanno perfettamente mescolare il sentimento con il sorriso.
“Le donne del sesto piano” è uno di questi piccoli, bellissimi film, che poggia su una storia lieve ma non banale, su una regia impeccabile, una fotografia affascinante e su attori formidabili.
La storia forse prevedibile nel finale (anche se non completamente), si svolge fluida tra sentimenti contrastanti, momenti di dolcezza alternati a tenerezza e viva ironia, tutto raccontato in tenui colori pastelli, anche l’euforia spagnola alla fine non ha quei colori accesi “all’Almodovar”, ma rientra in un tenue acquarello sottolineato anche da una fotografia magistrale, dai colori perfettamente dosati; una storia che racconta di semplicità, di integrazione, di recupero della dimensione umana, di Amore, di rispetto.
Cast favoloso con un Fabrice Luchini assolutamente perfetto nella sua parte ed un cast femminile da ricordare, dalle splendide spagnole, intense, divertenti, commoventi, tenere, un po’ naif, tra cui i camei di Carmen Maura (una garanzia sempre e comunque) e Lola Dueñas (già amata in Volver, qui una conferma), e le due prime donne, assolutamente convincenti, la bellissima Maria (Natalia Verbeke) e la meravigliosa moglie, Sandrine Kiberlain.
In un’estate caratterizzata da sempre da una scarsa offerta cinematografica, è assolutamente una delle perle da non perdere…
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pepito1948
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lunedì 18 luglio 2011
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luchini e le altre
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Nelle insulae romane –antecedenti dei moderni condomini a più piani- la dislocazione delle famiglie avveniva secondo un criterio censuario decrescente dal basso in alto: sotto erano sistemati i nuclei più ricchi, che godevano dei servizi idrici (laddove esistevano) e di luce, erano vicino alle vie di fuga in caso di incendio (allora un pericolo costante, essendo le case popolari in legno), non erano schiavi di strette e buie scale. Via via verso l’alto si allocavano i meno abbienti, fino ad arrivare ai piani apicali, vere catapecchie dove gli agi non esistevano, i topi passeggiavano indisturbati ed il rischio di lasciarci la pelle per le fiamme od il fumo era massimo.
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Nelle insulae romane –antecedenti dei moderni condomini a più piani- la dislocazione delle famiglie avveniva secondo un criterio censuario decrescente dal basso in alto: sotto erano sistemati i nuclei più ricchi, che godevano dei servizi idrici (laddove esistevano) e di luce, erano vicino alle vie di fuga in caso di incendio (allora un pericolo costante, essendo le case popolari in legno), non erano schiavi di strette e buie scale. Via via verso l’alto si allocavano i meno abbienti, fino ad arrivare ai piani apicali, vere catapecchie dove gli agi non esistevano, i topi passeggiavano indisturbati ed il rischio di lasciarci la pelle per le fiamme od il fumo era massimo.
Intorno al 1960 in un condominio francese convivono padroni e servi, anzi “serve”. Questa era, anche a mia memoria, la denominazione comunemente usata, salvo sinonimi più sfumati per indicare le colf di allora (cameriere, poi domestiche), ma il rapporto tra gli uni le altre era improntato, oltralpe come da noi, al più ferreo classismo. Il padrone tiene a servizio e paga la “serva” per una prestazione a tutto campo e a tutto tempo, sostanzialmente a sua totale discrezione, acconsentendo ove richiesto all’assenza per la messa giornaliera (magari alle 6 del mattino!).
L’ultraborghese cinquantenne Joubert e l’algida consorte spilungona abitano al piano terra: casa ordinata e fredda, scandita da abitudini consolidate ed inderogabili (l’uovo alla coque a colazione non deve mai superare i 3 minuti e mezzo di cottura), amicizie altolocate, serate affogate nel bridge, feste tra champagne, cerone e discorsi fatui, un lavoro proficuo ma sterile, due figli irreggimentati e di somma antipatia; insomma piattume, noia, monotonia, senza guizzi, slanci affettivi, istintività, creatività.
All’ultimo piano dell’insula vive una comunità di “serve” spagnole tra wc intasati, spazi ristretti, senza acqua corrente e docce, comfort zero, disordine dilagante; ma l’aria è allegra, quando non festosa, si vive di pane e solidarietà, vitalità, dinamismo e brio sono le regole alla base di una convivenza faticosa ma serena.
Le due comunità non interagiscono se non indirettamente tramite l’ingrugnita portinaia francese, in realtà molto più sensibile alle pretese di controllo dei Joubert che alle istanze delle ispaniche.
Ma il distacco di uno degli anelli fa impazzire la catena: il licenziamento della anziana serva di casa Joubert porta alla sua sostituzione con una giovane ed attraente donna fornita ed ospitata dal gruppo del 6° piano. A contato con la nuova arrivata Joubert entra in crisi esistenziale, si ribella al vuoto tran tran della sua vita, entra in sintonia con il gruppo delle spagnole, offre loro aiuti di vario genere, ne succhia l’energia rivitalizzante, rifiuta giorno dopo giorno i valori cui per decenni si era conformato, il rapporto verticale con la nuova “governante” si orizzontalizza, scopre sentimenti che da anni erano assenti dalla sua dimensione interna, prende decisioni drastiche, seguendo le spinte innovative che grazie alla scoperta di quel mondo diverso ma irresistibile, lo porteranno lontano….
La storia, tutto sommato semplice e prevedibile, ha un che di favolistico, è un apologo sulla solidarietà tra simili che ne crea un’altra tra diversi; la povertà economica è vista come possibile fonte di ricchezza umana tanto quanto l’opulenza spesso ne è generalmente priva; costestualizzando, il classismo degli anni sessanta –in cui dominano saldamente l’autoritarismo di De Gaulle in Francia e la tirannia oscurantista di Franco in Spagna- sembra un prodromo di ciò che, nonostante il ’68, avverrà nei decenni successivi, in cui la distanza tra diversi assumerà connotazioni sempre più gravi, sfociando qua e là nel razzismo e nella xenofobia, ma l’integrazione e la tendenza all’incontro, sia pure in termini parziali o occasionali, costituiranno una forza aggregativa difficilmente arrestabile. Come il ricco imprenditore che, dopo aver pagato la sua giovane pretty woman, abbatte ogni barriera sociale e la rende partecipe della sua vita.
Idea non nuova, quindi, quella di mettere a contrasto due mondi distanti per cultura, emotività, modi di esprimersi, e di prospettare la possibilità di una intercomunicazione, ma resa con la solita verve e lo spirito lieve dei cineasti francesi, che in questo (cioè nel rappresentare i drammi della realtà con i toni e nell’ottica della commedia) sono maestri. In fondo anche i borghesi, i ricchi, i padroni hanno un’anima, sembra dirci il regista Le Guay (ma, aggiungerei, l’importante è non generalizzare).
Il finale forse troppo scontato ed alcuni personaggi scolpiti con l’accetta (i figli sembrano due robot programmati per essere presi a schiaffi) non tolgono al film una scorrevolezza ed una gradevolezza complessiva, che contribuiscono ad incidere positivamente sul nostro umore anche fuori sala, ed a spingerci verso una visione un po’ più ottimistica della realtà.
Merito anche di un cast di prim’ordine, tra cui l’intero gruppo delle spagnole guidate dalla veterana Carmen Maura, ed il grande Fabrice Luchini, perfetto cinquantenne in fase di transito anagrafico, già ammirato in Potiche ed altrove.
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riki01
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martedì 12 luglio 2011
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bello ...
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carinissimoooooo ... andate a vederlo ...
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writer58
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sabato 9 luglio 2011
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la sostenibile leggerezza dell'essere
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Uscendo dalla sala mi sentivo decisamente di buon umore, segno che il film mi è piaciuto parecchio. "Le donne del sesto piano" è una pellicola che ha il potere di stimolare l'empatia dello spettatore che segue le vicende raccontate col sorriso sulle labbra.
Eppure i rischi di produrre una commedia di serie B, infarcita di stereotipi e di caratterizzazioni convenzionali, c'erano tutti. Il contrasto tra la borgesia parigina conformista all'inizio degli anni '60 e il gruppo di domestiche spagnole confinate nelle soffitte del sesto piano avrebbe potuto scadere in una rappresentazione clichè o, peggio, paternalista, con un corredo di luoghi comuni che la vicenda narrata sfiora (l'esuberanza delle domestiche; l'allegria dell'indole iberica; il progressivo interesse di Jean-Louis, stagionato esperto finanziario, per Maria, giovane colf di Burgos, al servizio nel suo appartamento; il fiabesco happy end), evitando tuttavia di cadere nelle trappole della banalizzazione e delle interpretazioni macchiettistiche.
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Uscendo dalla sala mi sentivo decisamente di buon umore, segno che il film mi è piaciuto parecchio. "Le donne del sesto piano" è una pellicola che ha il potere di stimolare l'empatia dello spettatore che segue le vicende raccontate col sorriso sulle labbra.
Eppure i rischi di produrre una commedia di serie B, infarcita di stereotipi e di caratterizzazioni convenzionali, c'erano tutti. Il contrasto tra la borgesia parigina conformista all'inizio degli anni '60 e il gruppo di domestiche spagnole confinate nelle soffitte del sesto piano avrebbe potuto scadere in una rappresentazione clichè o, peggio, paternalista, con un corredo di luoghi comuni che la vicenda narrata sfiora (l'esuberanza delle domestiche; l'allegria dell'indole iberica; il progressivo interesse di Jean-Louis, stagionato esperto finanziario, per Maria, giovane colf di Burgos, al servizio nel suo appartamento; il fiabesco happy end), evitando tuttavia di cadere nelle trappole della banalizzazione e delle interpretazioni macchiettistiche.
Il film ha un ottimo ritmo e si avvale di un eccellente cast di attori. E' un'opera che sprigiona leggerezza, ma non superficialità e che riesce a far convivere un registro realistico con uno sviluppo quasi favolistico della vicenda. Commedia nel senso etimologico del termine, "canto del villaggio" -kome ode-, un lavoro in cui la rappresentazione dei costumi serve a caratterizzare l'intreccio e lo rende uno sguardo penetrante sulle debolezze e le qualità umane.
Anche lo scioglimento finale - i coniugi si separano senza eccessive sofferenze, Jean-Louis raggiunge Maria in Spagna- appare consono con l'andamento da "fiaba realistica" della pellicola e contribuisce a rafforzare la valutazione benevola dello spettatore che, in cuor suo, vorrebbe poter vivere una vicenda analoga e trovare una strada che lo conduca alla realizzazione dei propri desideri... :-)
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rosenkreutz
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domenica 3 luglio 2011
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una vicenda tutta al femminile
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La storia si svolge a Parigi, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Jean-Louis Joubert (un Fabrice Luchini in gran forma), affermato agente di cambio di mezza età, conduce una vita ingessata, ammuffita, scandita da ritmi quotidiani sempre uguali, tra cui primeggia il rito della prima colazione guarnita da un uovo alla coque a 3 minuti e mezzo esatti di cottura. Sposato con Susanne (una lentigginosa Sandrine Kiberlain dotata di un perfetto physique du rôle), con due figli maschi alquanto spocchiosi, Monsieur Joubert, a seguito delle dimissioni di Germaine (una vecchia e fedele domestica, incompatibile con la moglie) si trova a rapportarsi con Maria, una giovane cameriera spagnola e con tutto il gruppo delle connazionali di cui quest’ultima fa parte.
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La storia si svolge a Parigi, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Jean-Louis Joubert (un Fabrice Luchini in gran forma), affermato agente di cambio di mezza età, conduce una vita ingessata, ammuffita, scandita da ritmi quotidiani sempre uguali, tra cui primeggia il rito della prima colazione guarnita da un uovo alla coque a 3 minuti e mezzo esatti di cottura. Sposato con Susanne (una lentigginosa Sandrine Kiberlain dotata di un perfetto physique du rôle), con due figli maschi alquanto spocchiosi, Monsieur Joubert, a seguito delle dimissioni di Germaine (una vecchia e fedele domestica, incompatibile con la moglie) si trova a rapportarsi con Maria, una giovane cameriera spagnola e con tutto il gruppo delle connazionali di cui quest’ultima fa parte. Tutte insieme abitano nello scadente 6° piano del fabbricato in cui vive la famiglia alto borghese dell’agente di cambio. E’ decisamente un film tutto al femminile: inizia con i dissapori tra Germaine e Susanne, che Joubert tenta inutilmente di mediare, prosegue con l’ingresso in scena di Maria (Natalia Verbeke) e delle sue compagne, si snoda nella descrizione delle piccole vicende di vita parigina delle spagnole a cui fanno da contraltare i pettegolezzi e i rapporti ipocriti delle amiche di Susanne.
Joubert si sente attratto dalla vivacità, spontaneità e vitalità delle spagnole, che gradualmente lo affascinano, lo stimolano, e finiscono per estrargli il lato migliore, generoso, autentico della personalità. Cacciato di casa dalla moglie Susanne, ingiustamente sospettato di tradimento, Jean-Louis trova rifugio in una stanzetta del 6° piano in una convivenza full immersion con il microcosmo femminile iberico di cui entra con naturalezza a far parte, recuperando in tal modo il proprio lato “morbido” troppo a lungo sopito, se non represso.
Un film molto gradevole, divertente, leggero. Unica pecca: un finale “happy end” non del tutto convincente.
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cannedcat
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domenica 3 luglio 2011
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presunti diversi
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La Francia ha intellettuali veri, e compito dell'intellettuale è anche quello di educare attraverso la poesia del racconto su quello che succede nel mondo e spiegarci come ci si deve adeguare a questo nuovo che avanza, e se si è bravi, lo si può fare con eleganza, ironia, allegria e leggerezza toccando le corde sensibili dell'animo umano.
Questo film è un piccolo gioiello didascalico che ci spiega, attraverso una storia di un passato prossimo, come ci dovremo comportare in futuro quando il mondo globalizzato non ci porterà solo delle cameriere spagnole, nostre prossime cugine che vivono al di là di una striscia disegnata su un carta politica, ma persone profondamente uguali a noi anche se confinate al 6 piano per ragioni economiche.
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La Francia ha intellettuali veri, e compito dell'intellettuale è anche quello di educare attraverso la poesia del racconto su quello che succede nel mondo e spiegarci come ci si deve adeguare a questo nuovo che avanza, e se si è bravi, lo si può fare con eleganza, ironia, allegria e leggerezza toccando le corde sensibili dell'animo umano.
Questo film è un piccolo gioiello didascalico che ci spiega, attraverso una storia di un passato prossimo, come ci dovremo comportare in futuro quando il mondo globalizzato non ci porterà solo delle cameriere spagnole, nostre prossime cugine che vivono al di là di una striscia disegnata su un carta politica, ma persone profondamente uguali a noi anche se confinate al 6 piano per ragioni economiche.
E l'ascesa del patron al 6 piano è la simbolica ascesa di tutti noi verso una vera fratellanza, senza distinguo, senza se, senza ma e penosi distinguo.
Dipinta con mano sapiente è poi la moglie troppo prigionera del formale, che opprime anche lei, e di cui si libererà con un divorzio e andando a vivere con un pittore.
La storia d'amore narrata è un modo leggero per farci amare la tolleranza che è la virtù dalla quale poi discendono la giustizia e la libertà per ogni essere umano.
Essere riconosciuti dagli altri è un esigenza universale degli umani e la strada verso la convivenza pacifica.
Riconoscere l'altro è pima di tutto un atto di amore, e per quelli che non ci sono ancora arrivati, ben venga una storia graziosa come questa a forzare qualche cuore ancora serrato.
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marezia
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sabato 2 luglio 2011
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anche la servitù ha un'anima
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Questo dovrebbe essere il sottotitolo di questo capolavoro. Bellissimo. Direi che una stagione con titoli come: "Il Discorso del Re", "Il cigno nero", "Il primo incarico", "Michel Petrucciani - Body & Soul", "The Tree of life", "Habemus Papam", "I Guardiani del destino", e per l'appunto " Le donne del 6° piano" è da incorniciare, no?
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epiere
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giovedì 30 giugno 2011
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basta poco per un bel film
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gradevolissimo film francese ,leggero come una piuma,ma capace di dire molto a chi sa leggerlo..girato quasi tutto in due piani di un palazzo di Parigi,nel 1962,tra un francese benestante all'epoca di De gaulle e un gruppo di colf spagnole all'epoca di Franco.La scoperta che si è più felici vivendo in gruppo in una soffitta che in un bell'appartamento(per l'epoca)con moglie e 2 figli che ogni tanto tornano dal collegio.
Bravissimo Fabrice Luchini e molto vere tutte le donne del gruppo,con una menzione particolare per la grande Carmen Maura ,gia musa di Almodovar.
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luca scialò
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lunedì 27 giugno 2011
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una commedia gradevole dal forte messaggio sociale
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Siamo nella Francia di De Gaulle, per la precisione, in una Parigi snob e conformista del 1962. Jean-Louis Jobert è un esperto finanziario che conduce una vita piatta e monotona con la frigida moglie Suzanne e i due figli snob, formatisi e viventi in un collegio.
In modo quasi invisibile, vivono nel fatiscente sesto piano un gruppo di spagnole emigrate, come tante, per sfuggire alla dittatura di Franco. Quando una di loro, la graziosa giovane Maria, prende servizio in casa sua, Jean-Louis si accorge di loro, del loro mondo, tanto semplice quanto felice. Cerca di aiutarle nelle loro difficoltà. Soprattutto, di dare loro una dignità di donne.
Trova così quella gioia che la vita borghese con la fredda moglie aveva ormai affossato.
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Siamo nella Francia di De Gaulle, per la precisione, in una Parigi snob e conformista del 1962. Jean-Louis Jobert è un esperto finanziario che conduce una vita piatta e monotona con la frigida moglie Suzanne e i due figli snob, formatisi e viventi in un collegio.
In modo quasi invisibile, vivono nel fatiscente sesto piano un gruppo di spagnole emigrate, come tante, per sfuggire alla dittatura di Franco. Quando una di loro, la graziosa giovane Maria, prende servizio in casa sua, Jean-Louis si accorge di loro, del loro mondo, tanto semplice quanto felice. Cerca di aiutarle nelle loro difficoltà. Soprattutto, di dare loro una dignità di donne.
Trova così quella gioia che la vita borghese con la fredda moglie aveva ormai affossato. Ma come in tutte le belle storie, non mancheranno i problemi...
Philippe Le Guay ci propone una storia ambientata in una società di cinquant'anni fa, ma sempre attuale. Le spagnole di allora sono le donne dell'est europa o nordafricane di oggi. Quelle di una dignità femminile che si perde e di una realtà ben diversa da ciò che si era sperato ed immaginato recandosi in un altro Paese.
Commedia piacevole e gradevolmente lineare e soave, ma che cela anche un forte messaggio sociale.
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