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Jack Black, cuore di panda

Il 'Belushi del nuovo millennio' a Taormina con il suo Kung Fu Panda 2.
di Ilaria Ravarino

L'attore e cantautore Jack Black a Taormina per presentare Kung Fu Panda 2, in cui presta la voce al protagonista Po.
Jack Black (Thomas Black) (54 anni) 28 agosto 1969, Hermosa Beach (California - USA) - Vergine. Interpreta Po (voce nella versione originale) nel film di Jennifer Yuh Nelson Kung Fu Panda 2.

lunedì 13 giugno 2011 - Incontri

Le sue smorfie. La fisicità imponente. Gli scatti improvvisi, i colpi di testa, la capacità di alternare pause riflessive a fiumi di parole, riflessioni serie a battute. E ancora l’amore per la musica, il canto liberatorio che gli esplode in gola quando meno te l’aspetti con ritornelli improvvisati, brani rock, persino cori da chiesa. In latino. Tutto questo è Jack Black, più o meno consapevolmente il John Belushi del nuovo millennio, attore versatile e cantante, selvatico talento al servizio della commedia, del dramma, del disegno animato. Suo il corpo, ma soprattutto il cuore, del panda Po protagonista di Kung Fu Panda 2, cartoon da (spettacolare) 3D di Jennifer Yuh in sala dal 24 agosto, che l’attore promuove instancabilmente da mesi, ieri al festival di Cannes e oggi a quello di Taormina. Ed è proprio alla terra di Sicilia, libero dai vincoli chic radicali da Costa Azzurra, che Black si è concesso senza riserva, incontrando i ragazzi e rispondendo a ogni domanda, firmando autografi e cantando, facendo il buffone, imitando il panda, ignorando deliberatamente ogni regola d’etichetta. Quando Black era un bambino, Belushi diceva: «La gente non deve necessariamente essere perfetta. Non deve essere intelligentissima. Non deve seguire le regole. Può divertirsi. La maggior parte dei film di oggi fa sentire la gente inadeguata. Io no». A quasi trent’anni dalla scomparsa del Blues Brother di Chicago Belushi, le sue parole fanno staffetta con quelle dell’erede, il Tenacious D Jack Black da Hermosa Beach: «Non mi preoccupo del futuro. Non rimpiango il passato. Da piccolo volevo essere un supereroe, e da grande mi considero uno sfigato. Recito perché l’ho sempre fatto, e non sono mai cresciuto».

In che senso si sente un bambino?
Da piccolo giocavo a fare il guerriero dello spazio, la spia, insomma adoravo fingere. Ho scelto questa carriera perché mi dava la possibilità di continuare a farlo.

Che ricordi ha di quando era piccolo?
Pochi, ho una pessima memoria. Mi piaceva far ridere la gente, per me era come una droga. Fare il clown mi faceva sentire forte, in paradiso. E ricordo che mi piaceva cantare nel coro della scuola, amavo Vivaldi.

Avrebbe mai pensato di interpretare un panda?
Tutto sommato Po non è un Panda, sono io. Entrambi abbiamo degli eroi che vogliamo disperatamente emulare, entrambi crediamo nei nostri sogni, entrambi siamo infantili. E amiamo il cibo. Siamo due sfigati.

Rispetto al primo film cosa è cambiato nella sua interpretazione?
In questo film ho avuto più a che fare con le emozioni. Ho scoperto temi interessanti e nuovi, parti più complesse nella personalità di Po. È incredibile, ma molti lati del suo carattere mi erano ancora sconosciuti.

Le dispiace che in Italia il film sia doppiato?
No, perché io mi sento comunque proprietario del ruolo anche se vengo doppiato. Sono ugualmente parte della rappresentazione: in fondo sono io che ho delineato il personaggio, insieme alla regista e agli sceneggiatori.

Che consigli darebbe a un aspirante attore?
Non bisogna fare nient’altro che provarci. Io mi esibivo all’inizio della carriera nei club alternativi di New York, e là sono stato scoperto. Facevo quella che si dice stand up comedy. Un altro buon consiglio che posso dare, per chi volesse entrare nel mondo dello spettacolo, è quello di imparare a fare ogni cosa. Bisogna saper scrivere, occuparsi di regia e produzione, poi mettere tutto nel pentolone e vedere cosa esce fuori. Se ci si limita a un settore, emergere è più difficile perché c’è più competizione. Sapersi scrivere i testi da soli, per esempio, aiuta: non devi dipendere dagli altri né aspettare che qualcuno dall’alto ti scopra.

Nella sua carriera ha recitato con molti registi: quali ricorda con più affetto?
Linklater, con cui ho fatto School of rock, è il mio regista preferito. E migliore è il regista, meglio recito io. Lui ama collaborare con gli attori, a differenza di quei registi che si credono geniali, che dicono di avere delle visioni e si rifiutano di condividerle con gli interpreti. Anche Frears è un regista magico, e amo Peter Jackson. Gondry è fantastico, è un ragazzino, un genio dall’immaginazione deviata. A volte è persino spaventoso.

E Ben Stiller? Siete amici, ma averlo come regista è altrettanto divertente?
È un uomo splendido. Tropic Thunder è un film che ha fatto dopo averci pensato 20 anni, da quando era una comparsa e fece rifare tutta una scena a Spielberg perché si era dimenticato una battuta. La pazienza è la dote dei grandi registi. La mia dura pochissimo, purtroppo.

Con Monica Bellucci, anche lei al Festival di Taormina, non ha mai recitato. Le piacerebbe?
Me la ricordo in Matrix, se non sbaglio non era male... certo che mi piace. Non abbiamo nulla che ci porti a breve in un progetto, ma se ci fosse una sceneggiatura... Potremmo rifare Mr. e Mrs. Smith sulle strade della Sicilia. O Bellucci in Black.

A che punto è il nuovo album del suo gruppo, i Tenacious D?
Abbiamo quasi finito, una settimana fa ero in studio a registrare. Di solito facciamo un album ogni cinque anni, ci lavoriamo a lungo per fare buoni pezzi. Nel nuovo disco ci sono sette canzoni straordinarie, tre meno buone e ancora una piccola cosa da aggiungere. Le mie preferite sono una canzone che si chiama "Señorita" e un’altra, "Raise of the Phoenix", che racconta come il gruppo rinascerà dalle ceneri dopo l’insuccesso totale del nostro ultimo album. Con questo torneremo primi in classifica.

Che canzoni ha in questo momento nel suo Ipod?
Led Zeppelin. Impossibile smettere di sentirli, sono il meglio del rock, anche meglio dei Beatles. Hanno scritto cose stupende. Poi mi piace anche Jack White, che nel nome è il mio opposto e prima o poi, spero, ci scontreremo: sono molto dispiaciuto che abbia voluto chiudere i White Stripes. E amo gli Strokes. Gli AcDc sono un must, e i nuovi Beasty Boys sono favolosi. E non lo dico solo perché sono parte del loro video.

Com’è stato lavorare con i Beasty Boys?
Stupendo. Appena mi hanno chiamato per il video ho detto si. Sono stati un grandissimo gruppo e non so come facciano a mantenersi ancora su livelli così alti.

Le piacciono i videogames?
Moltissimo, e mi piace anche recitarci. Sono la nuova frontiera degli attori. Da giocatore adoro i prodotti della Rockstar Games: "Red dead redemption", "LA Noire", sono il futuro.

Lei crede nel destino?
Sì. Ci credo perché credo nella scienza e nella matematica. Credo che le cose non accadano per caso. Mi interessa la fisica dei quanti e la fantascienza. In pratica posso rispondere su qualsiasi domanda sull’universo.

Benissimo. E allora: crede in Dio?
Non lo so. Forse. Credo che ogni momento che viviamo sia un miracolo. Ma non mi fido della religione organizzata, non penso che la si possa condensare in un libro e non credo nei prescelti. Non penso nemmeno che Dio possa avere l’aspetto di un uomo.

Cosa fa nel tempo libero?
Vado al cinema. E se posso viaggio. Amo Los Angeles, che per lo spettacolo è la città più straordinaria al mondo, ma ho amato anche la Nuova Zelanda quando ci sono stato per King Kong. Forse potrei trasferirmi là, un giorno. Il punto però è che non amo le vacanze lunghe. L’ozio mi fa invecchiare, e io voglio rimanere giovane. Il più a lungo possibile.

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