Paolo D'Agostini
La Repubblica
Leonardo Pieraccioni si ripresenta con la sua formula. Un pizzico di pepe toscano, qualche parolaccia, in una pietanza da commedia sentimentale moderatamente comica. Siamo a Lucca e Leonardo è un maestro di musica idealista e sfigato che ha per amico, sfigato più di lui, Rocco Papaleo guidatore di open bus per turisti. Invitato da Maria De Filippi (pare che il blockbuster italiano non possa fare a meno di qualche ingrediente tv) Leonardo riceve la notizia di avere per sorella – adottata a distanza dalla mamma defunta – una modella brasiliana da sturbo. Di cui lui, va da sé, si innamora. Ma per arrivare all'ovvia conclusione bisogna far passare tutto il film. E non si sa come farlo passare. Pieraccioni è lieve, è simpatico, è caruccio, racconta sempre la stessa cosa con minime variazioni. E qui non si è sforzato. Viene da pensare allo studente somaro che si fa scrivere, male, la tesi di laurea. Invece Pieraccioni ha la piena paternità dei suoi film, e si serve come spalla di Giovanni Veronesi. Insieme buttano lì anche qualche ispirata massima sulle complicazioni dell'universo femminile. Ma il film è del tutto assente.
Da La Repubblica, 16 dicembre 2011
di Paolo D'Agostini, 16 dicembre 2011